Scrivere a caldo è la cosa più difficile, sia dopo una gioia sia dopo una delusione. Infatti non scriverò della partita di ieri sera nello specifico, ma allargherò il discorso ai risultati della Juve in Europa nell'ultimo ventennio, così da avere una visione complessiva del fenomeno.
Già, Juve-Europa. Mi verrebbe da dire un amore mai sbocciato del tutto. Una scalata dell'Everest terminata a pochi metri dalla cima. Un traguardo spesso appetito e (troppo) spesso svanito sul più bello. Ma io non la vedo così. Io sono OTTIMISTA. Sì, avete capito bene: sono pieno di ottimismo dopo una sconfitta cocente. E sapete perché? Ve lo spiego qui sotto.
Una delle cose che ho imparato frequentando l'università è a "periodizzare", cioè a dividere in periodi un determinato avvenimento storico protratto lungo un tempo sufficientemente ampio. E' un espediente che serve a capire delle cose che magari non sono immediatamente chiare. Qui sotto riporto i piazzamenti della Juve dalla stagione 1994-95 (cioè quando arrivò Lippi) ad oggi in Europa, e poi andremo ad analizzare:
1994-95: finalista Coppa Uefa (CU)
1995-96: campione Champions League (CL)
1996-97: finalista CL
1997-98: finalista CL
1998-99: semifinalista CL
1999-2000: ottavi CU
2000-01: fase a gironi CL
2001-02: fase a gironi CL
2002-03: finalista CL
2003-04: ottavi CL
2004-05: quarti CL
2005-06: quarti CL
2006-07: /
2007-08: /
2008-09: ottavi CL
2009-10: fase a gironi CL / ottavi Europa League (EL)
2010-11: fase a gironi EL
2011-12: /
2012-13: quarti CL
2013-14: fase a gironi CL / semifinalista EL
2014-15: finalista CL
2015-16: ottavi CL
La periodizzazione, sia chiaro fin da subito, è una scelta di chi la opera. E' opinabile, parziale e incompleta. Ma va svolta seguendo determinati criteri che aiutino lo studioso a capirne di più riguardo a una data epoca storica.
Uno dei criteri fondamentali sono le "cesure", ovvero delle date particolarmente importanti che segnano la fine di un periodo e l'inizio di quello seguente. La cesura è sempre all'insegna della discontinuità (sennò non sarebbe una cesura...). Un'altra regola è che "una rondine non fa primavera": ci possono essere alcuni avvenimenti che richiamano in qualche modo l'epoca precedente o quella successiva, ma ciò non è sufficiente a stabilire una continuità tra epoche differenti. Una rondine non fa primavera vale sia per i successi che per i fallimenti. Infine, lungo un periodo è importante stabilire una sorta di "media" per dare una valutazione qualitativa dell'intera epoca presa in esame.
Benché i risultati siano altalenanti, io ho diviso gli ultimi 20 anni in 4 periodi: 1995-99; 1999-2006; 2006-11; 2011-in corso.
Iniziamo dal primo: 1995-99. E' stato forse il periodo più fulgido della storia europea della Juventus: quattro finali europee di fila (anche se una sola vinta). Il periodo può considerarsi concluso con le dimissioni del grande artefice dei successi bianconeri: Marcello Lippi. Anche se la Juve nell'ultima stagione arriverà alle semifinali con il nuovo allenatore Carlo Ancelotti, è chiaro a tutti che siamo giunti alla fine di un ciclo.
1999-2006. Il secondo periodo in realtà andrebbe spezzettato in due ulteriori sotto-periodi: fino al 2001, allenatore Ancelotti, si vede probabilmente la peggior Juve europea. Con l'avvento del Lippi-bis si torna in finale di Champions (2003), ma una rondine abbiamo detto che non fa primavera, e infatti con Capello la Juve non va oltre i quarti di finale, malgrado uno squadrone di tutto rispetto. E' una Juve che a mio avviso gioca al di sotto delle proprie potenzialità, neanche lontanamente vicina al periodo precedente.
2006: la cesura per eccellenza.
2006-2011. La Juve torna in serie A e poi in Champions con i resti della formidabile corazzata che era un tempo. E sono dolori.
2011-in corso. Cambia la presidenza, cambia la dirigenza e cambia il progetto tecnico. E' vero che il duo Agnelli-Marotta si insedia l'anno prima, ma la stagione precedente la giudico ancora facente parte dei disastri della gestione Blanc-Secco.
Arriva Antonio Conte. E' subito scudetto. L'anno successivo la Juve supera i gironi battendo i campioni uscenti del Chelsea e viene eliminata solo dal Bayern triplettista di Heynckes (che per la cronaca ne rifila 7 al Barcellona). Nella stagione 2013-14 vi è l'unica macchia di questo formidabile percorso con l'eliminazione ai gironi di CL e poi alle semifinali di EL, con la finale in casa e una coppa europea ampiamente alla portata (maledetto record di 102 punti). Il resto è cronaca attuale: finale di CL l'anno passato, fuori col Bayern ieri sera agli ottavi.
Traendo le somme alcuni possono ritenere che la Juve abbia fatto un passo indietro e si prepari a un lungo periodo di digiuno europeo. Io non la vedo così. Proprio per niente.
Prima di Juve-Bayern Agnelli ha detto una cosa che è passata un po' sotto traccia: il 2015 per la Juve rappresenta la rinascita come lo è stato il 2010 per il Bayern. Ovvero due grandi squadre che, malgrado la delusione di una finale persa, si riprendono il rango che spetta loro di diritto. L'anno successivo il Bayern viene eliminato dall'Inter agli ottavi. Poi due finali di fila, la prima persa col Chelsea, la seconda vinta col Borussia. Ecco perché la partita di ieri non ha scalfito le mie certezze.
La Juve è stata l'unica compagine a tener testa sia al Bayern che al Barcellona. La stagione corrente è stata quella dello svecchiamento della rosa e della ristrutturazione del progetto tecnico sotto il marchio di Massimiliano Allegri. L'anno prossimo i giovani saranno maturati anche in Europa, e verosimilmente avremo un Dybala decisivo.
Chiunque non sfoggi il mio ottimismo, e magari non abbia neppure letto l'articolo di cui sopra, ha tutte le ragioni per essere scettico, specie dopo la batosta di ieri sera. Quando, tuttavia, la Juve si riprenderà non solo il rango, ma anche la coppa, ricordatevi di ciò che ho scritto oggi. Alla prossima.
Herr Doktor
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