La sessione di mercato dell'Inter si è conclusa con esiti che molti non esitano a definire disastrosi: mercato in entrata ridicolo, cessioni imbarazzanti e soprattutto, ciliegina sulla torta, il mancato arrivo di Pastore. E, anche se questa è passata molto in secondo piano, la fallita cessione di Pinamonti e di Valietti al Sassuolo per opposizione del primo, che chiedeva delle garanzie sul minutaggio che, come è evidente, non gli sono state date. Una buona frangia del tifo interista quindi si è spostata sui social, coprendo di insulti la pagina del figlio del proprietario del club, Steven Zhang, accusando il padre per interposta persona di essere tirchio, di non avere a cuore l'Inter, di "quando c'era Lui" riferendosi a Moratti, con espressioni che ricordano molto i nostalgici fascisti, e così via, in un turbinio di maleparole e urla, anche se solo virtuali.

La vera domanda è: perchè? Presto detto. Quando si parla dell'economia di un club, non si tiene molto conto della voce "passivi". Questo perchè noi interisti (e il calcio italiano in generale) siamo sempre stati abituati sin troppo bene, specie dai tempi dell'arrivo di Pellegrini, che si presentò con Rumenigge, sino ad arrivare ai fasti morattiani delle spese folli ed incontrollate. All'epoca gli sceicchi del calcio eravamo proprio noi italiani, i migliori talenti al mondo facevano la fila per venire nel Belpaese a tirare calci a un pallone, la Serie A aveva una visibilità incredibile e pertanto, nessuno si lamentava. Adesso che gli sceicchi non siamo più noi, la cosa non va affatto bene. Adesso spendere cento milioni per un calciatore è immorale, dimenticando forse i novanta miliardi per Vieri, i settanta per Mendieta e altri ancora, cifre che all'epoca erano spropositate come quelle attuali. E questo ci porta ai proprietari nerazzurri. Cinesi, non arabi, con una cultura basata sugli investimenti a lungo periodo, una cosa che in Italia abbiamo ormai dimenticato completamente, ragionando sulla base del presente, e mai del futuro. Zhang Jindong non è certamente uno che ha problemi di soldi, né ne ha Suning, l'azienda da lui fondata letteralmente dal nulla e che adesso vanta introiti vastissimi, eppure non spende.

Perchè? Perchè è tirchio? Perchè è avido? Perchè sono pezzenti? Rispondere di sì sarebbe semplice, e lo è, visti i commenti sulla pagina Instagram del figlio, ma sfortunatamente è la risposta sbagliata. Il problema è un altro: ovvero il settlement agreement. No, non il Fair Play Finaziario, ma il settlement agreement. E non è una differenza da poco. Il Fair Play Finanziario vale per tutti, mentre il settlement agreement vale per tutte le squadre che, per via dei loro passivi al momento dell'entrata in vigore del primo, sono state costrette a firmare il secondo. In Italia, come ormai tutti ben sappiamo, c'è anche la Roma, mentre all'estero, sanzionate nel 2015, vi sono state il Besiktas, il Krasnodar, la Lokomotiv Mosca, il Monaco, lo Sporting Lisbona e CSKA Sofia, FC Rostov e Kardemir Karabukspor. Un nutrito guppo di squadre, ma è l'Inter che interessa e di Inter si parlerà.

Il settlement agreement, firmato nel 2015, copre le stagioni 2015/2016, 2016/2017, 2017/2018 e anche 2018/2019. Quindi la lente della UEFA starà a vigilare sui conti dell'Inter anche l'anno prossimo, oltre che in questo e a giugno. Pertanto, tutti quelli che dicevano l'anno scorso che "ancora un anno e siamo fuori!" forse non avevano notato questo piccolo ma fondamentale dettaglio. Quindi sì, anche l'anno prossimo sarà così. Può dare fastidio, può seccare, ma è così e sarà così. E Zhang Jindong non può farci niente, né il figlio, né Ausilio, né Sabatini, né Zanetti, né Gardini, né il tifoso. E quando vedrete magari la Roma che invece inizierà a spendere l'anno prossimo e vi chiederete perchè, la risposta è altrettanto semplice: perchè il settlement agreement della Roma copre le stagioni 2015/2016, 2016/2017 e 2017/2018, ma non quella 2018/2019. Va ricordato che il passivo della Roma era inferiore al nostro, e quindi minore passivo, minor rigore.

L'Inter, sempre citando il settlement agreement, "si impegna a raggiungere il pieno pareggio di bilancio sino al periodo di monitoraggio 2018/2019". Questo è uno snodo cruciale, perchè la UEFA impone all'Inter di raggiungere il pieno pareggio di bilancio, ovvero con le perdite che non devono essere superiori agli utili, sino alla stagione 2018/2019. Quindi l'anno prossimo sarà l'ultimo anno, ma l'ultimo per davvero, se, e solo se, l'Inter sarà in pareggio di bilancio. Quindi fare spese folli per poi ricominciare tutto daccapo, o incorrere in sanzioni ben peggiori, non è esattamente una buona idea, e questo i dirigenti lo sanno benissimo. Magari qualche tifoso no, ma loro sì, eccome se lo sanno. E' come quando si vede una bella macchina al concessionario, ma non si hanno abbastanza soldi, e allora ci si dice mentalmente "quando pagherò l'ultima rata del mutuo allora cambierà tutto". Ecco, una cosa del genere.

Per quanto riguarda le "Sporting Measures", ovvero le implicazioni sportive del settlement agreement, fissavano, per le stagioni 2015/2016 e 2016/2017, un limite nelle rose da presentare nelle competizioni UEFA. Invece che avere un massimo di 25 iscritti nella lista A, come avviene normalmente, potevamo iscriverne solo 21 nel 2015/2016 e 22 nel 2016/2017. E inoltre, per le stagioni 2017/2018 e 2018/2019 le limitazioni non sussisteranno solo se non si sforeranno le disposizioni del settlement agreement. In altre parole, se l'Inter entrasse in Champions o in Europa League, subirebbe una riduzione nella rosa da iscrivere per la competizione, ovvero meno ricambi di qualità. E non è una cosa da poco, considerando squalifiche e infortuni.

Inoltre, e questo è un altro punto importante, "il club accetta di ridurre significativamente le sue spese nel calciomercato". Quindi vengono imposti dei limiti. In particolare, "per le stagioni 2015/2016 e 2016/2017 accetta una programmata riduzione del numero di nuovi acquisti che potrebbero essere inclusi nella lista A ai fini delle competizioni UEFA. Questo calcolo è realizzato al netto delle cessioni nelle stagioni indicate nel settlement". E inoltre, "per le stagioni 2017/2018 e 2018/2019, le limitazioni sono condizionate e si applicheranno solo se non verranno rispettate le operazioni e le misure finanziarie previste nel settlement agreement". Quindi, limiti ai trasferimenti se dovessimo entrare in una qualche coppa. Se si fosse fatto il "mercato da 100 milioni", come chiedevano ad alta voce alcuni tra tifosi e addetti ai lavori, l'Inter, nel caso non fosse riuscita a reperire le risorse per compensare in toto il "mercato da 100 milioni", avrebbe avuto anche, oltre alla riduzione delle rosa e altre sanzioni, anche quella dei limiti sul mercato, anche con l'ingresso in Champions. E a quel punto tutti si sarebbero stupiti: "Come mai non comprano nulla? Eppure siamo in Champions, i soldi ci sono!". Sarebbe stato per questo. Quindi, ancora una volta, si è voluto guardare al futuro per evitare problemi.

Se l'Inter dovesse trasgredire le misure indicate all'interno del Settlement, andrebbe incontro a delle sanzioni a seconda della decisione dei giudici UEFA, che possono essere, come recita l'art.29 delle regole procedurali:

1) Avvertimenti;

2) Rimprovero ufficiale della UEFA;

3) Multe;

4) Decurtazione di punti, il che sarebbe oltremodo fastidioso;

5) Trattenere i premi di partecipazione di una competizione UEFA, ovvero i soldi del superamento del girone vengono trattenuti e non possono essere utilizzati, come già ci accadde nel 2015 salvo poi vederceli restituiti per aver seguito le norme del settlement;

6)  Divieto di registrare i nuovi giocatori acquistati durante la stagione in una competizione UEFA (suona familiare vero?);

7) Restrizioni sul numero di giocatori che un club potrebbe tesserare per partecipare a una competizione UEFA, inclusi dei limiti fiscali riguardo le deduzioni che i giocatori presenti nella lista A possono usufruire. Ad esempio, eventuali premi in denaro che il presidente vuole concedere alla squadra, e altre simili;

8) Squalifica dalla competizione in corso o da future competizioni ("Siamo in Champ... ah no, ci hanno esclusi. E allora perchè abbiamo fatto un mercato così grosso? Ah, c'era una sanzione simile?");

9) Revoca di un titolo o di una coppa;

E tutte queste misure possono essere combinate...

Tutto questo per spiegare che i motivi alla base del non certo esaltante mercato nerazzurro ha delle radici tangibili, motivate e consultabili da tutti. Può dare fastidio, certo, ma questa è la nostra realtà. E dobbiamo conviverci ancora per un anno. Cinesi o non cinesi, Moratti o non Moratti.