La notizia che FCA potrebbe essere interessata ad accettare le proposte di vendita di buona parte dei propri asset fattele da società automobilistiche cinesi è stata di quelle in grado di far sobbalzare dalla sedia buona parte dei trader e degli economisti europei e internazionali. Dopo che, per generazioni, la famiglia Agnelli si è legata al destino dell’automotive senza mai cedere davanti ai vari momenti di crisi che questo tipo di industria ha incontrato negli anni sul suo cammino superandoli sempre con slancio e... con qualche aiutino da parte dello Stato italiano per poi decidere di uscirne in un momento in cui, tutto sommato, il trend è in crescita costante e le prospettive nel breve e medio periodo permettono di dormire sonni tranquilli, desta non poche perplessità.

Ad aggiungere un po’ di pepe nel piatto di questa notizia c’è la novità legata alle pressioni internazionali fatte dagli Stati Uniti di Trump (o da Trump degli Stati Uniti, fate un po’ voi). Il presidente americano spinge per rimettere in gioco i dazi internazionali allo scopo di influenzare le politiche che, a suo dire, penalizzerebbero i commerci da e con gli USA. Jean Claude Juncker, il presidente della Commissione europea, sembra che annuncerà a breve (settembre?) una maggiore restrizione sul meccanismo di validazione delle acquisizioni da parte di imprese straniere nei confronti delle prestazioni sportive dei calciatori europei e delle società. L’obiettivo finale è quello di mettere il classico bastone tra le ruote a quei Paesi (arabi e cinesi in testa) che nell’ultimo anno hanno fatto uno sperticato shopping nel Vecchio Continente grazie alla mancanza di una procedura comune tra gli Stati membri per la difesa degli asset strategici nazionali. Al di là delle singole operazioni (ovvio che né Trump e né Juncker hanno da ridire sull’acquisto di Paulinho da parte del Barcellona) i maggiori indiziati che queste misure intenderebbero colpire in Italia sarebbero l’Inter, il Milan e anche la Juventus, se andasse in porto la vendita di tale società nel complesso affare che si profila tra FCA e imprese cinesi (al momento non è né scontato né impossibile, si tratta pur sempre di società quotate in Borsa). Tuttavia, ci sono alcuni distinguo.

La leva che l’Unione Europea (che non va proprio a braccetto con tutte le iniziative del nuovo presidente americano) intenderebbe usare per sanzionare e modificare operazioni di mercato già effettuate o in corso d’opera è quello dei contributi europei. Verrebbero, in buona sostanza, messi sotto la lente d’ingrandimento delle nuove metodologie di controllo proprio coloro che hanno usufruito di apporti determinanti da parte delle leggi (speciali) delle autorità UE. In questo caso, oggi sarebbe la Juventus ad avere più problemi tra le tre società (anche se in maniera indiretta) e il Milan a partire dalla verifica del FFP di ottobre. Inutile suggerire che al primo posto nei desiderata di Juncker c’è ovviamente il Qatar e quanto sta avvenendo in Francia al Paris Saint-Germain. Le italiane sono solo un sassolino nella scarpa degl’ingranaggi economici, politici e sportivi di questa Unione Europea che rischia seriamente di far litigare gli Stati membri anche dal punto di vista calcistico.