La sconfitta contro la Roma, inutile negarlo, lascia amarezza, ed anche tanta. Non tanto perchè l'Inter si credesse forte quanto la Roma (sarebbe stato bello però, questo va ammesso), ma più che altro per che cosa avrebbe significato la vittoria: ovvero le porte dell'Europa, proprio come l'esercito ottomano nel 1683. Con la differenza che lì gli ottomani ci credevano davvero, ma questo è un altro discorso. Fatto sta che, come loro, la compagine nerazzurra subisce una battuta d'arresto importante nel cammino verso l'Europa. Se definitiva o meno non ci è dato saperlo, non ancora perlomeno.

Battuta.

Questa è la vera parola della settimana, è proprio il caso di dirlo. Perché può essere usata riferendosi a molte cose diverse tra loro, ma che tutte portano ad un enorme bersaglio a tinte nere e azzurre.

Battuta. Come l'Inter dalla Roma. Una partita senza storia sin dai primi minuti dell'incontro, che ha visto la Roma meritatamente padrona del campo e l'Inter a inseguire, a cercare di stringere i denti, con qualche ripartenza infruttuosa, almeno sino al gol di Icardi. Troppo poco, per una squadra che vuole essere tale.

Battuta. Dalla Roma, dalla Juventus e dal Napoli. Le tre prime della classe hanno mostrato il divario che corre tra la nostra squadra e la loro, e i risultati parlano chiaro. Zero punti su nove possibili contro le rivali maggiori, almeno teoriche. Non siamo ancora a quel livello. Fa male, ma è così.

Battuta. D'arresto, grave e (speriamo non) decisiva nella corsa alla zona Champions. Inutile vincere contro le provinciali se poi quando bisogna battere le squadre che contano non si gioca a calcio. O peggio, si gioca un brutto calcio.

Battuta. Come quella di Perisic vicino alla nostra porta, dove solleva il pallone per poi passarlo ad Handanovic di testa. Un gesto tecnico sicuramente apprezzabile, se non fosse che il regolamento lo vieta. Forse il croato manco ci pensava che potessero fischiargli fallo, altrimenti una cosa del genere non la avrebbe neppure tentata. Ma non siamo nella sua testa, e non avremo la sua versione dei fatti. Anche perchè onestamente, conta davvero poco a questo punto.

Battuta. Da Tagliavento. No, ovviamente sto scherzando, è una battuta nella battuta. Certo, quello su Eder era rigore netto, e l'arbitro poteva spostarsi anziché fare un body check a centrocampo degno dei migliori cestisti della NBA bloccando una nostra ripartenza, ma attaccare Tagliavento dopo la partita di ieri suona davvero infantile. Che sia un arbitro i cui arbitraggi spesso e volentieri fanno inarcare un sopracciglio, su questo non ci piove. Ma ieri la colpa è stata della squadra, Tagliavento non è neppure un co-responsabile. Fa sbuffare, arrabbiare, ma i colpevoli sono altri.

Battuta. Da due lampi di genio di Nainggolan, un centrocampista che quest'anno più che mai sta mostrando tutto il suo repertorio, caricandosi sulle spalle il già ottimo centrocampo della Roma rimasto orfano di Pjanic con una grinta, una forza mentale e sopratutto di piede devastante. Il gol del campione può venir fuori a chiunque, farne due significa avere i numeri, farne due nella stessa partita significa essere fuori categoria. E lui lo è. Inutile fare paragoni con Joao Mario e con Gagliardini, due giocatori giovani appena giunti a calcare i campi della serie A. Verrà il tempo in cui mostreranno il loro vero valore (si spera), ma per ora, in Italia, ed in Europa, il belga è uno dei migliori interpreti. Solo applausi.

Battuta. Come quella che Medel si permette di fare in area, sul 2-1 e in un momento delicato, nel tentativo di fermare Dzeko. Piede che va a battere sulla gamba dell'attaccante, rigore e gol di Perotti. Serve più attenzione in queste circostanze.

Battuta. E aggiungerei anche ribattuta. Ogni volta che la Roma sbagliava ad impostare, i giocatori dell'Inter si rimpallavano la sfera, che magicamente tornava tra i piedi dei giallorossi. Vere e proprie triangolazioni della Roma completate grazie alle scarse doti di palleggio della nostra squadra. Uno spettacolo pietoso ed imbarazzante. Tra le ribattute, anche la media dei cross di Candreva che si infrangono sull'uomo sta iniziando ad innalzarsi un pò troppo.

Battuta. La formazione messa in campo da Pioli è stata annichilita proprio nel folto centrocampo che aveva studiato per contrastare i capitolini. C'erano tutti, ma proprio tutti, quasi fosse la serata degli Oscar: Joao Mario, Kondogbia, Gagliardini, Brozovic. Della serie "Perché scegliere?". Forse perché facendolo bene si sarebbero evitati anche degli stravolgimenti nei ruoli. Brozovic spostato in avanti quasi fosse l'esterno destro d'attacco è stato inguardabile proprio perché non è il suo ruolo. Sembrava di rivedere quei ruoli raffazzonati di manciniana memoria ai tempi di Perisic, Ljajic e Jovetic, tre sinistri disposti poi tutti insieme lì davanti, con la conseguenza che due su tre erano fuori ruolo. Perisic e Candreva che si inventano terzini, Joao Mario che tende verso l'esterna, sono tutti segnali che se un modulo non va bene, non va bene e basta, inutile adattare i giocatori. L'Inter, per come è costruita, è una squadra da 4-2-3-1, e questo deve essere il modulo standard. Gli esperimenti si potranno fare a luglio, magari con dei terzini decenti in rosa.

Battuta. Sopratutto a livello mentale. Sia con la Juventus, che con la Roma, i giocatori dell'Inter perdono troppo facilmente la testa. Aizzati dall'ambiente, ovvio che in campo certi fischi arbitrali li si avverta maggiormente e che sembrino ancora più ingiusti di quanto potrebbero essere, ma se l'arbitro ha fischiato, è inutile andare a lamentarsi contro di lui, la decisione non cambierà e renderà il clima più ostile. La grinta va bene se la si sa convogliare bene, ma sfogarla così significa sprecarla. Era contro la porta della Roma che andava catalizzata la furia dell'Inter, non contro Tagliavento. Che non è esente da colpe, ma come detto prima, non è questo il punto e né deve essere un alibi.

Battuta. Come quella che ormai il tifoso medio avversario rivolge all'Inter, più per inerzia che per reale volontà di farlo seriamente. La famosa frase rivolta a Maramaldo da Ferrucci nella battaglia di Gavinana direi che descrive bene l'atmosfera.

Battuta. Quella che dovremmo farci tutti noi interisti. Una battuta sana, liberatoria, per recuperare il sorriso e cancellare la rabbia. Almeno per noi, a differenza dei giocatori, dovrebbe essere più facile.