Ad un anno dal closing, dopo 160 milioni spesi per un faraonico mercato, al netto delle cessioni, siamo al punto di partenza.

Per mille motivi a partire dal modo in cui ci avviciniamo alla sfida col Napoli, peraltro ininfluente ai fini della qualificazione Champions in cui siamo consapevoli di avere poche speranze.

Ed è proprio questo il punto ; non abbiamo alcuna possibilità di avvicinarci al nostro obiettivo minimo

stagionale, perché nessuno dei giocatori acquistati è in grado di fare la differenza, non lo sono i sopravvissuti della gestione Berlusconi, e perché esattamente come lo scorso anno ,quando l'allenatore di turno si gira verso la panchina per cercare di dare una raddrizzata, ad esempio ad una gara col Sassuolo, gli vengono le lacrime agli occhi, non esattamente per la felicità.

Come non bastasse siamo senza un centravanti internazionale, ne abbiamo tre nessuno dei quali in grado di garantire un rendimento di livello. Tre che, escluso il giovane Cutrone, pesano 150 milioni, solo loro, sul bilancio e di cui abbiamo assoluta necessità di liberarci.

Abbiamo un centrocampo con Biglia che non è Pirlo, Kessie che non ha capito nemmeno lui cosa sia, Bonaventura in una fase ormai lunga d'involuzione.

Meglio in difesa dove siamo a posto quasi ovunque tranne Rodriguez che non può essere il laterale sinistro titolare anche il prossimo anno, semplicemente perché, come molti dei nomi citati prima è mediocre.

Non è bello chiamare le cose col proprio nome , ma è giusto. Non so se il Milan arriverà sesto, ma è un non traguardo.

E non è un caso, ma il reale rapporto di valori, se davanti abbiamo Juve, Napoli, Roma, Lazio ed Inter : il Milan è questa cosa qui, dopo 160 milioni ed un anno di closing.

Per passare davanti a tutte e cinque occorrono ben altri giocatori a giugno , ma i nostri dubito abbiano i denari ed un chiaro disegno di resurrezione per riemergere  da quasi 10 anni di buio pesto.