Qualora ce ne fosse bisogno il derby ha dimostrato che il Milan sarebbe una squadra discreta se la classifica finisse all’altezza di Fiorentina o Sampdoria. Quando il livello si alza, con squadre dal sesto posto in su siamo quello che siamo: dei mediocri.
L’arrivo del maturo Higuain non basta a nascondere il fatto che molti stentano a sottolineare: se si continua a credere che Kessié o Bonaventura, piuttosto che Suso o Rodríguez siano dei grandi giocatori e non, appunto, dei mediocri sopravvalutati, il processo di ritorno nel gotha del calcio sarà sempre un miraggio.

Abbiamo sfoderato il derby della squadra che non solo è, ma si sente inferiore all’Inter fino al midollo. Il coraggio, caro Rino dovresti saperlo, è altra cosa! È attaccarsi alla giugulare del competitor più attrezzato con la bava alla bocca di chi è affamato: magari coi Cutrone, i Castillejo, i Laxalt fin dall’inizio. Estendere questo elenco è impossibile vista la rosa da settimo posto che ci troviamo per il settimo anno consecutivo.

Gia’ sarà proibitivo per la dirigenza creare un gruppo di almeno 7/8 giocatori davvero competitivo, base che oggi non c’e, se poi anche l’atteggiamento in campo e di complesso d’inferiorità ad oltranza perdurano nella loro pochezza il percorso durerà anni ed anni.
Anche i fondi d’investimento molto ricchi si stufano e mollano tutto. Si stufano quando capiscono che il previsto medio termine rischia di diventare lungo anni. Capitolo a parte meritano i tifosi: sono gli unici a strappare un lungo applauso: umiliati, affranti da anni di prospettive di essere alla fine di un tunnel buio e puntualmente scaraventati a cospetto di una realtà imbarazzante: quella del Milan di questi tempi.