L’edge found Elliott ha rilevato la proprietà Milan all’ultimo minuto utile per sottrarci al pubblico ludibrio della tragica gestione Lì. Da quel momento ha fatto una doverosa, ma non ancora completata piazza pulita delle figure legate a quella non proprietà, insediato persone serie e competenti.
Ma era già la fine di luglio e per apparecchiare un calciomercato decente i giorni erano pochi. Individuati nell’eccellente Leonardo e nella leggenda Maldini i due operatori chiave, i nostri hanno fatto quanto potevano e va detto loro grazie.

Tuttavia i tempi strettissimi non hanno consentito ai nostri di colmare lacune pesantissime come quella di ingaggiare un vero regista (al posto dell’ectoplasma ex Lazio), un’ala da 12 gol ed il terzo centravanti. Se alle seconde sue lacune si può rimediare con Castillejo (ignorato da Gattuso sabato) e con Bonaventura terza punta, per far fronte alla prima enorme lacuna occorre un allenatore che, al di là delle dichiarazioni di facciata, i nostri non hanno individuato in Gattuso per mancanza di tempo e di alternative pronte.

Occorre dicevo un genialoide alla Sacchi che inserisca in quella posizione chi ha piedi sopraffini e fosforo da vendere. In rosa con queste caratteristiche abbiamo Halilovic e, ancora più convincente per quel ruolo, Hakan Calhanoglu, che potrebbe consacrare la sua rinascita come grande metronomo capace di verticalizzazioni fulminanti.
Ma Gattuso è un testardo (pregio), oltre che un testone (difetto) e non ha il genio nel suo DNA.

Dicevo di Leo e Paolo. Ottime leggende rossonere, ma non va dimenticato che sono le figure chiave poste da un fondo alla direzione sportiva di una squadra che va rilanciata oltre che come brand, come conti in ordine, come punto di riferimento affidabile, anche dal punto di vista dei risultati. E un fondo per definizione non può aspettare che la capa di Gattuso diventi malleabile ed aperta ai colpi di genio né che Biglia o Rodriguez diventino capaci di giocare a calcio.
Ai nostri due non saranno certamente sfuggiti questi particolari, come escludo che non siano stati presi dai conati di vomito nel vedere il non gioco horror di sabato, preannunciato dalle amichevoli estive! E siccome sono sì romantiche ed intramontabili bandiere, ma anche le figure che devono servire a Singer su un piatto d’argento il quarto posto, credo sia indispensabile chiedersi: come pensano di portare a termine la loro missione con un tecnico che fa giocare in questo modo una squadra, sì rinforzata, ma piena di lacune?