Guerra, giorno numero 12, ogni giorno è come quello precedente: bombardamenti, paura, rabbia, disperazione, distruzione, fame, sete, freddo, buio, morte.

Ho contatti in Ucraina, per esattezza li avevo. Da martedì scorso la donna che conosco e suo figlio di nove anni non danno più segni di vita a me e alle altre persone che conosciamo in comune.

Vivono a Mariupol, mi piace parlare al presente, pensare, essere convinto che ad entrambi non sia successo nulla, che siano in grande difficoltà ma ancora vivi in quella città sul mar D’Azov massacrata, falcidiata, lasciata senza acqua, cibo, elettricità e riscaldamento, in poche parole senza vita.

Cosa avranno fatto gli abitanti di Mariupol per meritare tutto questo, cosa avranno fatto quelli di Kharkiv e di tutte le altre città ucraine toccate dallo stesso destino?

Nulla mi viene da dire, ma io non so, non vivo là, non ci sono mai stato là. Magari si sono macchiati di crimini efferati, forse non sono degni di aver diritto ad un bicchiere d’acqua, ad un pezzo di pane, a dormire nel proprio letto riscaldato da una coperta calda, nella loro casa non ridotta a macerie dalle bombe amiche.

Bombe amiche, fraterne… Putin continua a dichiarare che russi ed ucraini sono un unico popolo, fiero di dichiaralo e ancor più fiero di distruggerlo quel popolo, mandando alla morte migliaia di inconsapevoli soldati russi e facendo uccidere migliaia tra soldati e civili ucraini, riducendo l’economia, la vita degli uni e degli altri ad uno schifo.

Ma lasciamo stare Putin, lasciamo stare i russi, lasciamo stare la presunta fratellanza tra i due popoli, pardon, tra l’unico popolo separato da un confine immaginario voluto dai conquistadores occidentali, da quella democrazia che ha fallito e che deve essere sostituita dall’autocrazia, dalla dittatura, perché il futuro sano è quello. Lasciamo in pace Putin, il tempo è sempre il miglior giudice, soprattutto per quelli come lui, che di solito vengono giudicati, rimossi dalla loro stessa gente. Parliamo di Zelensky, del protagonista apparentemente buono del film.

Zelensky prima di essere un politico è un uomo di spettacolo, basta andare su youtube per godere delle performance artistiche dell’attuale presidente giallo blu.

La prima domanda è: sta recitando o è tutto vero?

La seconda: cosa vuole veramente? Tutti ci chiediamo da quasi due settimane il fine ultimo di Vladimiro da San Pietroburgo, ma pochi si stanno domandando qual è l’obiettivo, o meglio, qual è il mezzo che intende utilizzare Volodymyr Oleksandrovyč Zelensky da Kryvyj Rih per raggiungerlo.

Io un’idea me la sono fatta: Zelensky vuole trascinare la NATO, il mondo occidentale nella terza guerra mondiale, in un conflitto globale, nucleare.

Questo è quello a cui mira, questo è il mezzo che intende utilizzare per svincolare l’Ucraina dalla Russia, per uscire una volta per tutte dal soffocante, schiacciante peso dell’ex Unione Sovietica e di tutto ciò che quel modello rappresentava e ancora rappresenta nella testa di chi questo cambiamento finale NON lo vuole.

Io ogni giorno penso a quella donna e a suo figlio, ogni giorno mi auguro di avere notizie di loro due vivi, ogni giorno mi sveglio con la speranza che quest’atroce guerra a poco più di due ore da dall’Italia termini, ogni giorno provo a pensare che l’Uomo è un essere comunque di buon senso e che questa cosa finirà presto.

Io, caro Zelensky, la guerra non la voglio, nessuno la vuole, gli eroi li preferiamo vivi, di cenotafi c’è pieno il mondo. Arrenditi, non portare alla morte tutto il tuo popolo e il pianeta intero, una via d’uscita verso la libertà di tutti la troveremo.