"Cosa fai scrivi o vieni a fare la spesa con me?". Quando mia moglie stamani mi ha messo di fronte a questo bivio, non avrei avuto alcun dubbio cosa rispondere. Però, un po' per darle una mano, ma soprattutto in mancanza di notizie eclatanti, ho preferito assecondarla accompagnandola in quella immensa fila di gente che banalizza la Pasqua pensando che se non mangia l'agnello, non è Pasqua.
Mi apprestavo a fare la mia consueta scorpacciata di quotidiani, quando un amico viola mi inoltra, su whatsapp, una notizia che ricalca perfettamente il venerdì di Passione.

"Il Tribunale Federale Nazionale – si legge nella nota ufficiale della Federcalcio – presieduto da Carlo Sica ha prosciolto tutte le società, i dirigenti e gli amministratori dei club che erano stati deferiti dalla Procura Federale per avere contabilizzato nelle relazioni finanziarie plusvalenze e diritti alle prestazioni dei calciatori per valori eccedenti a quelli consentiti dai principi contabili. Le motivazioni saranno rese note nei prossimi giorni".
Tutti prosciolti in primo grado!
Il Tribunale Federale Nazionale ha deciso di non sanzionare Juventus, Napoli e le altre nove società coinvolte, oltre ai 59 dirigenti. Le tesi della Procura Figc sono state respinte e spazzate via perché, in buona sostanza, non convincono né i metodi adottati dagli inquirenti per individuare parametri economici congrui da contrapporre a quelli riconosciuti come alterati, né è stato possibile identificare, con ragionevole certezza probatoria, quale sia il confine legale entro il quale dovrebbe muoversi la società che vende un giocatore (di cui ne detiene il cartellino e ne fa il prezzo) e un'altra che accetta le condizioni della transazione per chiudere l'affare.
Praticamente, e sono moltissimi i casi, ti do un giovane della Primavera a 30 tu mi vendi uno sconosciuto a 30 nessuno tira fuori un centesimo e i bilanci, perciò, risultano "bombati".
Ricordiamo, tra l'altro, che è tuttora aperta l’inchiesta, denominata “Prisma”, in riferimento alla "manovra stipendi" di inizio 2020. L'indagine punta il dito sul tema stipendi, in particolare con riferimento al differimento di alcune mensilità, concordato fra la Juventus e i tesserati, per far fronte alle difficoltà finanziarie dovute all’emergenza dovuta al Covid.
Scommettiamo che, come si dice a Firenze, senza "lilleri non si lallera?".
Giustizia deriva dal latino "iustum" che significa "giusto". Per vivere insieme bisogna seguire la legge morale della giustizia, ma che cosa è davvero la giustizia? Se la vogliamo definire con parole molto semplici, essa è la qualità che ci fa mostrare rispetto per i diritti degli altri, è quel valore che ci fa agire secondo bontà e verità. Più precisamente la giustizia è la volontà di riconoscere il diritto di ognuno attraverso l'attribuzione di quello che gli spetta. In genere ci adeguiamo alla giustizia quando ci comportiamo in conformità alle regole, alle norme. Tuttavia, con la parola giustizia si intende pure il potere di tutelare i diritti su qualcuno, di ascoltare le sue richiesta accordandogli ciò che è giusto.
Praticare la giustizia significa comportarsi sempre in modo da tenere in considerazione le necessità degli altri.

La giustizia inoltre regola i rapporti tra le persone che devono portare avanti le loro azioni conformandosi alla legge. Sulla base di quest'ultima, coloro che fanno parte di una comunità devono regolare i loro comportamenti in base a ciò che, dunque, possono o non possono fare. Se un individuo fa qualcosa che va contro le regole o le o norme può essere soggetto a determinate sanzioni o pene, se invece le rispetta, si adegua al sistema che le ha regolate. Quindi gli individui devono rispettare le persone comportandosi secondo legge in maniera rispettosa, onesta e corretta nei confronti dei loro simili. La giustizia consiste dunque nel dare a qualcuno ciò che gli è dovuto. L'esatto contrario di questo concetto importante, in ambito giuridico e sociale, è invece il senso di ingiustizia che consiste nel recare danno verso una persona che subisce, pertanto, una cosa non giusta.
Chi ha la seria responsabilità di governare uno Stato deve sempre ricordare che esistono alcune categorie di cittadini che, a causa delle loro condizioni personali, hanno bisogno di ricevere più degli altri. Questa giustizia sociale è ammessa dalla nostra Costituzione, all'articolo 38. Perciò in una società civile l'assistenza ai cittadini bisognosi non può restare un'opera da affidare a persone generose, ma rimane, o rimarrebbe, un obbligo dello Stato. Infatti si realizza la giustizia sociale quando lo Stato garantisce l'uguaglianza dei diritti di tutti i cittadini, la libera esplicazione della loro personalità e un'equa ripartizione delle ricchezze.
In ambito sociale dunque per giustizia si intende il rendere una giustizia equa a tutti, senza distinzioni di classe sociale. Tutti devono essere liberi di esprimersi in ambito sociale secondo un codice di diritti che sono uguali per tutti.
In ambito filosofico, ad esempio, essa viene concepita come quell'elemento che mantiene armoniche le relazioni tra gli esseri umani. I pitagorici definiscono la giustizia attraverso i numeri considerandola come un elemento armonico del cosmo e della morale. Platone invece sostiene che essa sia un elemento tra quelle che sarebbero le facoltà dell'anima e le classi sociali. La religione identifica come "dike", che in greco significa "colei che ordina, guida, una specifica direzione". Quindi sarebbe una qualità che servirebbe all'uomo per poter guidare la sua esistenza basandosi su un ordine specifico.

Se democrazia significa "governo del popolo", questo vuol dire che tutti dobbiamo sentirci coinvolti in ciò che il governo fa o decide e negli errori che compie. Tra i compiti di uno Stato democratico c'è quello di emanare leggi che siano uguali per tutti i cittadini i quali sono tenuti a rispettarle. Lo Stato impone di rispettare le leggi e di comminare pene a coloro che le violano, secondo la giustizia. Essa indica la libertà dei cittadini che devono sentirsi tutelati e, allo stesso tempo, sicuri che le decisioni dei magistrati abbiano le stesse conseguenze per tutti. Un moderno Stato democratico deve quindi amministrare la giustizia in modo equo ed efficace, in modo da garantire ai propri cittadini la loro uguaglianza davanti alle leggi, nel rispetto dei loro diritti, così come dei doveri a cui sono chiamati in quanto facenti parte di una società civile.
Ma è mai possibile che quando si cerca giustizia nel calcio sembra che la giurisdizione sia come il tornello di una qualsiasi curva di un qualsiasi stadio? È mai possibile entrare a gamba tesa, come un qualsiasi terzino killer, su squadre di Lega Pro, come ad esempio il Catania, e non portare nemmeno in giudizio incartamenti particolarmente eclatanti? La storia non insegna niente?
Quando i carabinieri, il 23 marzo del 1980, alle cinque della sera, si presentarono nei principali stadi della Serie A per ammanettare alcuni tra i più famosi calciatori di Serie A, fu chiaro a tutti che quello non era uno scan­dalo come gli altri. Era, per mol­ti italiani, la fine dolorosa di una passione: la scoperta di un tradimento. La conferma di un sospetto al quale non si voleva credere. Non si trattava più di una partita truccata, ma di un incredi­bile intreccio di combine che coinvolgeva mezza Serie A. Una farsa: ecco cos’era diventato il gioco che da ottant’anni riempiva le domeniche degli italiani.
Attenzione,  però. Non voglio, nella maniera più assoluta, confondere procedimenti che tra loro non hanno alcuna valenza. Preferisco però sottolineare, come successe oltre quarant'anni fa, che nonostante situazioni inquisitorie particolareggiate, poco fu fatto. O almeno, le condanne furono considerate marginali per le prove che sembravano anche troppo circostanziate.

Ecco il testo originale dell’esposto presentato da Massimo Cruciani, scommettitore "beffato", alla Procura della Repubblica di Roma. 
Fece come Henry Gondorff (Paul Newman), nel film "La Stangata", che rivolgendosi a Johnny Hooker interpretato da Robert Redford disse: "È inutile essere un artista se devi vivere come un impiegato". E fu, inesorabilmente, fregato...
"Ill.mo Signor Procuratore, io sottoscritto Cruciani Massimo nato a Roma, il 15-8-1948, sottopongo alla cortese attenzione della S.V. Ill.ma il seguente esposto, i fatti sottoelencati sono necessariamente scarni data la estrema complessità della vicenda; per cui, nel pormi a completa disposizione della S.V. Ill.ma fornirò in prosieguo tutti i dettagli che la S.V. medesima riterrà utili ai fini dell’indagine. Verso la metà del 1979, frequentando il locale ristorante «Le Lampare», di proprietà del Sig. A. T. che rifornivo di frutta possedendo un magazzino all’ingrosso, ebbi modo di conoscere alcuni giocatori di calcio, tra i quali in particolare Giuseppe WILSON, Lionello MANFREDONIA, Bruno GIORDANO, Massimo CACCIATORI. Intervennero gradualmente, con costoro, dei rapporti di amicizia, alimentati dal mio interesse per il calcio e per le scommesse clandestine e non che ruotano intorno al mondo del pallone. I quattro giocatori, in proposito, mi dissero chiaramente che era possibile «truccare» i risultati delle partite, con il che, ovviamente, scommettendo nel sicuro. Mi precisarono, a titolo di esempio, che era scontato il risultato della partita PALERMO-LAZIO (amichevole) verificatasi, mi pare, nel mese di ottobre 1979 attraverso l’intervento dì Guido MAGHERINI, giocatore del PALERMO. Accettai l’idea e decisi di intraprendere una serie di attività di gioco d’accordo con i suddetti giocatori e gli altri che a volta a volta, come mi si disse, si sarebbero dichiarati disponibili. Iniziò così, per me, una vera e propria odissea che mi ha praticamente ridotto sul lastrico ed esposto ad una serie preoccupante di intimidazioni e minacce. Come ho già detto, tutta la vicenda è costellata di tali e tanti episodi dettagliati che, in questa sede, mi limiterò ad illustrarne alcuni, riconfermandomi a disposizione della S.V. Ill.ma per tutto il resto. Successivamente, ad esempio, alla partita PALERMO-LAZIO accennata, presi contatti con il MAGHERINI per combinare il risultato della partita TARANTO-PALERMO prevista per il 9-12-1979. In proposito il MAGHERINI organizzò il pareggio delle due squadre a patto che io giocassi sul risultato, nel suo interesse, 10.000.000 e altri 10.000.000 consegnassi a ROSSI Renzo e QUADRI Giovanni del TARANTO. Contrariamente ai patti, vinse il PALERMO. Il MAGHERINI, a tal punto, avrebbe dovuto rifondermi i 10.000.000 giocati per lui ed i 10.000.000 consegnati ai giocatori del TARANTO, ma si rifiutò. Inoltre in seguito al mancato rispetto degli accordi ho perduto, insieme ad altri scommettitori che meglio preciserò in prosieguo, L. 160.000.000 presso svariati allibratori clandestini. A seguito delle mie rimostranze, il MAGHERINI mi promise il risultato certo della partita LANEROSSI VICENZA-LECCE. Nella stessa occasione egli combinò, d’accordo con i citati giocatori della LAZIO il risultato MILAN-LAZIO (entrambe le partite ebbero luogo il 6-1-1980). Per quanto riguarda la Partita LANEROSSI VICENZA-LECCE il MAGHERINI mi mise in contatto con Claudio MERLO giocatore del LECCE, il quale ricevette da me un assegno di L. 30.000.000 assicurando la sconfitta della sua squadra. Per quanto riguarda l’altra partita MILAN-LAZIO i giocatori biancazzurri GIORDANO, WILSON, MANFREDONIA e CACCIATORI si accordarono con Enrico ALBERTOSI del MILAN affinché si verificasse la vittoria di quest’ultima squadra. Per quest’ultima partita consegnai tre assegni da 15.000.000 e due da 10.000.000 a GIORDANO, WILSON, MANFREDONIA, VIOLA e GARLASCHELLI, affidandoli materialmente a MANFREDONIA. Ulteriore assegno di L. 15.000.000 consegnai a CACCIATORI Massimo (Lazio) il quale provvide ad incassarlo intestandolo a certo sig. Orazio SCALA. Il Milan, da parte sua, contribuì alla «combine» con l’invio di L. 20.000.000 liquidi che mi portò a Roma, nel mio magazzino di Via (omissis) il giocatore di tale squadra Giorgio MORINI, due giorni dopo il rispettato esito dell’incontro. In conseguenza nei citati accordi, ed in cambio del loro contributo, WILSON, MANFREDONIA, GIORDANO e CACCIATORI mi chiesero di puntare per loro 20.000.000 sulla sconfitta della LAZIO. La vincita di lire 80.000.000 d’accordo con i quattro anziché consegnarglieli avrei dovuto usarli per pagare i giocatori dell’AVELLINO (Cesare CATTANEO, Salvatore DI SOMMA, Stefano PELLEGRINI) i quali avrebbero dovuto perdere contro la LAZIO la settimana successiva. Io ed altri scommettitori, in base agli accordi di cui sopra, abbiamo scommesso per «l’accoppiata» costituita dai due risultati concordati, circa 200.000.000 di lire: cifra perduta per il mancato rispetto dell’impegno assunto dalla squadra leccese la quale ha pareggiato 1-1. Tutto quanto sopra, costituisce una esemplificazione di come si svolgessero i moltissimi episodi di cui è costellata questa storia, che, come più volte precisato illustrerò in prosieguo, nei dettagli, alla S.V. Ill.ma. Desidero peraltro precisare che le squadre coinvolte in questa storia sono anche l’AVELLINO, il GENOA, il BOLOGNA, la JUVENTUS, il PERUGIA, il NAPOLI. Ciò nel senso che i relativi giocatori o meglio alcuni di essi come Carlo PETRINI (Bologna), Giuseppe SAVOLDI (Bologna), PARIS (Bologna), ZINETTI (Bologna), DOSSENA (Bologna), COLOMBA (Bologna), AGOSTINELLI e DAMIANI (Napoli), Paolo ROSSI e DELLA MARTIRA e CASARSA (Perugia), GIRARDI (Genoa) ed altri hanno partecipato agli incontri truccati percependo denaro o richiedendo, in cambio dei loro favori, forti puntate nel loro interesse. Ho invece perduto, insieme ad altri scommettitori, centinaia e centinaia di milioni per scommesse perdute in seguito al mancato rispetto di precisi e retribuiti accordi da parte di giocatori. Preciso ancora che molti allibratori clandestini i quali a seguito delle recenti notizie giornalistiche hanno capito di avermi talora pagato vincite in ordine a risultati precostituiti, hanno preteso con gravi minacce la restituzione di circa 300.000.000 (da me ed altri scommettitori) trattenendo peraltro, ovviamente, le ben più ingenti somme perdute in seguito ai non rispettati accordi di cui sopra. Sono ormai completamente rovinato eppure vivo ancora nel terrore di minacce e rappresaglie. Nel confermarmi a completa disposizione della S. V. Ill.ma e riservandomi di depositare la documentazione in mìo possesso, precisare nomi di testimoni e tutte quelle circostanze che la S. V. medesima riterrà utili, porgo deferenti ossequi.
Roma, 1 marzo 1980".

Ognuno tragga, come sempre, le proprie conclusioni. La giustizia esiste? La giusta giustizia nel calcio è presente?
L’espressione "rompere le uova nel paniere", particolarmente calzante pur non essendo di cioccolata, viene usata per indicare il tentativo di ostacolare un piano ben organizzato con lo scopo di rovinarlo.
Il dubbio però a questo punto nasce spontaneo: il piano era ordito dai giudici o dalle società?
Se è vero come è vero che quando l'ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere, non possiamo fare altro, in questo contesto, che assistere impotenti. Magari con una fetta di colomba in mano; meglio dare una seconda possibilità ai dolci piuttosto che alle persone.

Questo è il mio augurio, affettuoso e sincero, di Buona Pasqua a tutto il Blog.