"En Argentina nací, tierra de Diego y Lionel de los pibes de Malvinas que jamás olvidaré No te lo puedo explicar, porque no vas a entender las finales que perdimos, cuántos años las lloré Pero eso se terminó porque en el Maracaná la final con los brazucas la volvió a ganar papá Muchachos, ahora nos volvimos a ilusionarquiero ganar la tercera, quiero ser campeón mundial Y al Diego en el cielo lo podemos ver con Don Diego y con la Tota, alentándolo a Lionel..."

L'Argentina ha vinto la ventiduesima edizione dei Mondiali di calcio che si sono disputati in Qatar. Ha fatto vivere un sogno ai suoi tifosi che hanno invaso Buenos Aires e che hanno ricambiato con il consueto calore cantando a squarciagola "Muchachos".
Il tormentone ha accompagnato le partite dell'Albiceleste con un coro che in breve tempo è diventato virale anche tra i protagonisti della lunga cavalcata.
Sulle note di "Muchachos, hoy nos volvimos a ilusionar", brano di La Mosca Tsé-Tsé, i supporter argentini hanno accompagnato i giocatori in ogni partita inebriando, dopo il triplice fischio, la capitale dove, oltre due milioni e mezzo di persone, lo hanno intonato a ritmo continuo e incessante. 
Il coro utilizza le note di una canzone, la fa sua e la modifica al suo interno dove ci sono riferimenti al calcio ma non solo, anche ad alcuni fatti storici che hanno contrassegnato la storia della nazione.

Si fa ad esempio un richiamo ai ragazzi della Malvinas, le isole Falkland contese da Argentina e Inghilterra e protagoniste della guerra del 1982. Si passa poi alle due finali perse nel 1990 e nel 2014, che tanto hanno fatto male ai tifosi che però non hanno perso le speranze. Per arrivare poi alla recente finale di Copa America vinta al Maracanà proprio contro i brasiliani.
Non mancano, naturalmente, i riferimenti a Diego Maradona e a Lionel Messi.
Un piccolo passo indietro per la doverosa assegnazione della medaglia di bronzo vinta dalla squadra di Luka Modric.
Un match divertente che decreta la vittoria della Croazia: la compagine di Dalic supera il Marocco con il risultato di 2-1 e si guadagna il terzo posto. Un trionfo che porta il segno di Gvardiol e Orsic (forse il più bel gol insieme a quello di Mbappé).

La finale inizia in maniera scoppiettante e all'insegna dei gol e dello spettacolo. Dopo appena 7 minuti di gioco infatti arriva la prima rete della partita: calcio di punizione battuto da Majer, sponda di testa di Perisic e stacco di Gvardiol, sontuoso e preciso, che batte un incolpevole Bono.
La Croazia attacca con intensità, proponendo gioco soprattutto sulle fasce e mettendo in difficoltà il Marocco che appare stanco, che però non rinuncia ad attaccare, specialmente in contropiede. La compagine africana non si perde d'animo e, dopo solo 2 minuti dal vantaggio croato, ristabilisce la parità con Dari.
La partita è scoppiettante, i ritmi sono alti e le due squadre si sfidano a viso aperto, senza esclusione di colpi e soprattutto senza troppa paura. Il coraggio e la sfrontatezza sono protagonisti e ne beneficia lo spettacolo. Al 42° Livaja cede palla ad Orsic e la stella della Dinamo Zagabria si lascia andare a una conclusione a giro splendida e velenosa che porta in vantaggio la Croazia prima dell'intervallo.
Nella seconda frazione i ritmi calano leggermente, ma le due squadre continuano ad affrontarsi senza troppo timore. Verso il finale di partita la situazione si cristallizza su un equilibrio assoluto, ritmi scialbi e davvero pochissime occasioni degne di note. Così termina il match.
Croazia-Marocco 2-1
Marcatori: 7' Gvardiol, 9' Dari, 42' Orsic.
CROAZIA (3-4-1-2) Livakovic 6; Stanisic 6, Sutalo 6, Gvardiol 7.5; Orsic 7.5 (96' Jakic SV), Modric 6.5, Kovacic 6, Perisic 6.5; Majer 5 (66' Pasalic 6); Livaja 6.5 (66' Petkovic 6), Kramaric 5 (61' Vlasic 6).
Commissario tecnico: Dalic
MAROCCO (4-3-3) Bounou 6; Hakimi 6, El Yamiq 5 (66' Amallah 5), Dari 6.5 (64' Benoun 6), Attiat-Allah 6; El Khannouss 6 (56' Ounahi 6), Amrabat 6.5, Sabiri 5 (46' Chair 6); Ziyech 6, En-Nesyri 5, Boufal 6 (64' Zaroury 6).
Commissario tecnico: Regragui 

E veniamo alla finale.
Partiamo dalla fine, o quasi. L’Argentina ha rischiato la beffa clamorosa sul gol del 3-2 segnato da Messi nei supplementari. 
È il 108° minuto, il match è sul 2-2: un doppio guizzo di Mbappé ha riportato incredibilmente in due minuti i transalpini in partita e allungato la sfida.
L'Albiceleste attacca, è Messi a innescare il compagno di squadra disegnando un assist preciso e calibrato. Lautaro, in posizione leggermente defilata, riceve e controlla, si coordina e calcia. Hugo Lloris respinge ma è la Pulce ad arrivare prima di tutti sulla palla e fa gol, nonostante il disperato tentativo di Koundè di deviare la sfera (è al di là della linea di porta).
L'Argentina si porta in vantaggio quando mancano una manciata di minuti alla fine dell'incontro ma ha rischiato la beffa clamorosa per eccesso di entusiasmo da parte di alcuni calciatori. Si tratta di un paio di quelli non titolari che seguono con grande ed eccessiva partecipazione emotiva la partita.
La maggiore parte dei giocatori sudamericani sono all'interno dell'area tecnica, due di loro si spingono oltre e mettono piede in campo in quel breve lasso di tempo che passa tra la conclusione di Lautaro e il tap-in di Messi. In base alle norme vigenti, quella disattenzione, quell'euforia incontenibile poteva comportare l'annullamento del gol.
Lo spiega la norma 3.9 enunciata nel regolamento del gioco del calcio elaborato dall'Ifab. "Se, dopo che è stata segnata una rete, l’arbitro si accorge, prima che il gioco riprenda, che c’era una persona in più sul terreno di gioco nel momento in cui la rete è stata segnata, l’arbitro non convaliderà la rete se la persona in più era un calciatore titolare (entrato o rientrato senza autorizzazione), di riserva, sostituito o espulso o un dirigente della squadra che ha segnato la rete".
Questa è stata Argentina-Francia!
Una delle più belle partite a cui abbia mai assistito. Degna di un incontro di boxe dove i due pugili, a un certo punto, se le davano di santa ragione senza nessuna esclusione di colpi fino a quando l'altro non stramazzava al suolo. Una sorta di Rocky Balboa contro Ivan Drago; ognuno scelga il proprio beniamino. Il mio aveva una "camiseta de la Scaloneta...".
Il primo tiro nello specchio arriva dopo soli 5 minuti: McAllister ci prova, conclusione forte ma centrale e Lloris blocca senza troppi problemi. Spinge forte l'Argentina a inizio gara, la Francia è alle corde e in affanno non riuscendo a tenere praticamente mai la palla e a orchestrare azioni offensive. Al 17° contropiede di Messi, De Paul la rimette in mezzo e la sfera arriva a Di Maria che col piede debole spedisce altissimo. Al 21° Dembelé,  frastornato, stende in area El Fideo, per l'arbitro non ci sono dubbi: dal dischetto Messi spiazza Lloris e fa 1-0.
Il dominio sudamericano è totale per gioco, intensità, entusiasmo: la Francia è in confusione e non riesce a riconquistare il possesso per larghissimi tratti del primo tempo. Le trame degli uomini di Scaloni passano sempre dai piedi di Messi che allarga per Di Maria e i compagni che vanno a riempire l'area: canovaccio sempre identico, ma estremamente efficace. E al 36° arriva il raddoppio con un'azione meravigliosa "telecomandata" dal tecnico ex difensore di Atalanta e Lazio. Recupero su Mbappé, ripartenza improvvisa con McAllister, dopo scambio volante a centrocampo con l'erede del Pibe, che serve un assist al bacio per Di Maria che firma il 2-0. Deschamps non ci sta e cambia subito: fuori Dembelé e Giroud, dentro Kolo Muani e Thuram. La reazione auspicata nel finale di frazione però non arriva: si va al riposo con l'Argentina avanti di due lunghezze.
Nella ripresa lo scenario non cambia: l'Argentina è assatanata, la Francia non rientra col piglio giusto. Prosegue la super partita di Di Maria e Messi, Deschamps non riesce a capacitarsi della differenza di approccio mentale e fisico alla partita da parte delle due squadre. Primo squillo transalpino solo dopo 71 minuti con Mbappé che ci prova dal limite, pallone alto sopra la traversa. Al 79° l'episodio che riscalda il finale: Otamendi si fa scappar via Kolo Muani e fa fallo da rigore; dagli undici metri Mbappé la mette all'angolino e la riapre. Sessanta secondi dopo accade l'incredibile dopo un pallone perso dal Lionel nazionale. Thuram appoggia di prima a Mbappé che, con una conclusione al volo, porta inaspettatamente al pareggio la propria squadra. In pieno recupero Camavinga per Rabiot, girata di prima, si salva Martinez in due tempi. l'Argentina è in apnea. Ma al 7° minuto di recupero, prima dell'extra time, Messi cerca un altro acuto con un sinistro da fuori che  Lloris, reattivo, è bravo a metterla in angolo. 
Nella prima frazione dei supplementari, dopo un inizio più convinto della Francia, esce di nuovo fuori l'Argentina che sfiora il gol per tre volte, con Lautaro in due occasioni e poi con Montiel, dove risulta decisivo Varane con un salvataggio che avviene praticamente sulla linea.
La veemenza, la creatività e la garra dell'Albiceleste emergono ancor di più nella seconda frazione e difatti passa in vantaggio, di nuovo, ancora una volta con lui, con Lionel Messi protagonista. Azione spettacolare, tiro di Lautaro, parata di Lloris e di rapina il 10 argentino deposita in rete.
Finita? Macché...
La Francia guadagna un nuovo penalty con l'ennesimo e superbo Kylian Mbappé: tiro, fallo di mano di Montiel, calcio di rigore e rete della stella del Psg, autore di una tripletta. Una finale spettacolare che naturalmente non poteva che concludersi dagli undici metri prima che Kolo Muani, al primo e unico minuto di recupero, non si dimenticherà, per tutta la sua carriera, quello che ha sbagliato davanti a Martinez.
Su un lancio casuale, ha fatto rimbalzare il pallone e, cercando più la forza che la precisione, ha tirato a botta sicura per l'incredibile match point tennistico che avrebbe decretato il 3-4. Miracolo dell'estremo difensore argentino che si guadagnerà il "guanto d'oro" come miglior portiere della manifestazione. Peccato che, dopo la premiazione, faccia un gesto volgare e stupido.
Argentina-Francia 7-5
Marcatori: 23' Messi, 36' Di Maria, 80' Mbappé, 81' Mbappé, 109' Messi, 118' Mbappé.
FRANCIA (4-3-3) Lloris 6; Kounde 5 (120' Disasi SV), Varane 5 (113' Konatè SV), Upamecano 5, Theo Hernandez 5 (71' Coman 6); Griezmann 5 (71' Camavinga 5), Tchouameni 4, Rabiot 5 (96' Fofana 6); Dembelé 4 (41' Kolo Muani 6.5), Giroud 5 (41' Thuram 6.5), Mbappé 9.
Commissario tecnico: Deschamps.
ARGENTINA (4-3-3) Martinez 8; Molina 5 (91' Montiel 7), Romero 6.5, Otamendi 5, Tagliafico 6 (123' Dybala 6); De Paul 7 (102' Paredes 6), Fernández 7, McAllister 6.5 (116' Pezzella SV); Di Maria 7.5 (64' Acuna 6), Messi 9, Alvarez 6.5 (102' Lautaro Martinez 6.5). 
Commissario tecnico: Scaloni.

È stato un Mondiale da "montagne russe"; né bello né brutto, non ha detto niente di nuovo a livello tattico se non in alcune squadre, davvero sorprendenti, del continente asiatico e africano.
L'organizzazione impeccabile per quello che ci hanno fatto vedere...
Alla fine, come sempre, il gioco conta, la squadra conta, l'organizzazione conta, il gruppo conta, l'allenatore conta ma avere un fuoriclasse, inequivocabilmente, conta di più.

Un'altra notizia terribile ha scosso il mondo del calcio: se ne è andato a 74 anni Mario Sconcerti. 
Chi era e cosa ha fatto lo dice la sua storia, la sua figura, il suo lavoro da direttore del "Corriere dello Sport", del "Secolo XIX", editorialista del "Corriere della Sera". Firma storica del giornalismo sportivo, profondo studioso del calcio in tutti i suoi aspetti, opinionista schietto e verace in ogni dibattito televisivo o radiofonico che fosse. Di Firenze e di Fiorentina parlava spesso, pur vivendo a Roma.
Irruento, appassionato, umorale, istrionico, nemico giurato di ogni banalità, di ogni frase fatta. Il giornalismo come missione, una carriera vissuta sul podio dei migliori. Amava la bella scrittura, Mai nessuno ha avuto la forza delle opinioni di Sconcerti. Capace di litigare col mondo pur di difendere la propria idea.
La Fiorentina era il suo grande amore, mai nascosto. Mario, se mi è permesso chiamarlo di primo nome, non riusciva a rimanere allo stadio, talmente era la tensione per i colori viola.
Il mio ricordo su Twitter, penso sia stato significativo. Molte volte, per iniziare il mio Pagellino Viola, facevo riferimento alle sue parole in sala stampa. Per me era come prendere la biro e togliere il tappino per iniziare a scrivere...
Alda Merini usava augurare Buon Natale "con pochi regali ma con tutti gli ideali realizzati"; per imparare sempre qualcosa.
Allora io, per augurarli a ognuno di voi, mi è venuto in mente che...
"La cosa migliore da fare quando si è tristi", replicò Merlino, cominciando a soffiare e sbuffare, "è imparare qualcosa. È l'unica cosa che non fallisce mai. Puoi essere invecchiato, con il tuo corpo tremolante e indebolito, puoi passare notti insonni ad ascoltare la malattia che prende le tue vene, puoi vedere il mondo attorno a te devastato da lunatici maligni, o sapere che il tuo onore è calpestato nelle fogne delle menti più vili. C'è solo una cosa che tu possa fare per questo: imparare. Impara perché il mondo si muove, e cosa lo muove. Questa è l'unica cosa di cui la mente non si stancherà mai".
Questo è il mio personale auspicio a tutti quei pochi che mi leggeranno.
"Quando sfondi le pareti dell’emozione la vita diventa una palla di Natale" - afferma Paolo Sorrentino.
Se lo spirito non manca e la follia nemmeno, non ci resta che brindare insieme, tanto a Natale sono tutti più buoni. È il prima e il dopo che mi preoccupa...
Auguri, di cuore.