La famiglia Mihajlovic ha diramato, ieri nel primo pomeriggio, un comunicato nel quale ha annunciato la scomparsa del tecnico serbo.
«La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare».

Sinisa Mihajlović, ex calciatore e allenatore serbo, è morto a Roma. Era malato da tempo: nel luglio del 2019 gli era stata diagnosticata una forma acuta di leucemia.
Nato a Vukovar, allora Jugoslavia, da madre croata e padre serbo, è stato uno dei calciatori slavi più vincenti di sempre. Fu tra i giocatori della Stella Rossa campione d’Europa e del mondo nel 1991; campione d’Italia e vincitore di una Coppa delle Coppe con la Lazio tra il 1998 e il 2000; quattro volte vincitore della Coppa Italia, due con la Lazio e due con l’Inter, squadra con la quale chiuse la carriera da calciatore nel 2006.
Dell’Inter fu anche vice allenatore di Roberto Mancini. Poi iniziò ad allenare: a Bologna, Catania e nella mia Firenze. Nel 2012 fu nominato allenatore della Nazionale serba e l’anno successivo tornò in Italia, alla Sampdoria, squadra con cui si guadagnò il successivo ingaggio al Milan. Prima di tornare a Bologna, dal 2016 al 2018 fu allenatore del Torino.
Si era visto in pubblico per l’ultima volta i primi dicembre a Roma, visibilmente sofferente, per la presentazione del libro dell’allenatore ceco Zdenek Zeman.
Nella sua prima conferenza stampa, dopo il primo ciclo di cure, Mihajlović si era presentato con i medici dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, che aveva ringraziato commuovendosi più di una volta. Aveva voluto mandare un messaggio di sostegno a tutti i malati in cura, dicendo loro di non perdere mai la voglia di vivere. Parlando di se stesso aveva detto: «Mi sono rotto le palle di piangere». Nell’ottobre dello stesso anno si era poi sottoposto a un trapianto di midollo osseo.

Sinisa se n'è andato ad appena 53 anni, nulla ha potuto contro una forma particolarmente aggressiva di leucemia con cui combatteva da tempo: il guerriero che da calciatore sul campo si faceva rispettare e in panchina era un duro dal cuore pulito, ha provato in tutti i modi a vincere anche questa battaglia, ma l'avversario era davvero troppo bastardo. Un maledetto bastardo che ha stroncato l'ex tecnico del Bologna in pochi giorni, quando il suo cielo sembrava sereno e poteva intravedere, dopo il Natale, il ritorno a fare quello che più amava, oltre a stare con la sua meravigliosa famiglia, ovvero respirare l'erba di un campo di calcio.

Mihajlovic pianificava già il suo ritorno in panchina, a distanza di 4 mesi dal doloroso esonero incassato lo scorso 6 settembre dal Bologna. E non era un fantasticarne dal letto di un ospedale, ne aveva parlato nell'ultimo fine settimana con gli amici - racconta Repubblica - spiegando che da gennaio, dopo aver terminato il ciclo di terapie a cui si stava sottoponendo, avrebbe ripreso a girare l'Italia e l'Europa per assistere dal vivo alle partite. Un modo per tenersi aggiornato ed essere pronto per quando sarebbe arrivata la chiamata da una nuova squadra.
Domenica scorsa, all'improvviso, la febbre è salita e Mihajlovic è stato ricoverato alla clinica Paideia: aveva sviluppato un'infezione che si è immediatamente aggravata a causa del sistema immunitario compromesso dal male e dalle terapie molto pesanti.
È stato un fulmine a ciel sereno che ha preceduto la tempesta. In pochissimo tempo il quadro clinico del serbo è peggiorato, finché la situazione è precipitata già il giorno dopo: lunedì pomeriggio è entrato in coma farmacologico.
In quel momento è cominciato l'ultimo tratto del suo viaggio. Dopo cinque giorni, durante i quali la sua famiglia non lo ha abbandonato un attimo, ieri Mihajlovic è spirato. Un'evoluzione così tragica e imprevista da lasciare attoniti tutti i suoi amici e membri dello staff, che ci avevano discusso fino alla scorsa settimana.
Il rischio di recidiva è assai consistente nella leucemia mieloide acuta (Lma), la malattia che si sviluppa nel midollo osseo e progredisce velocemente. Proprio per la velocità di progressione è detta acuta. Si tratta di una patologia estremamente aggressiva, che colpisce con maggior probabilità gli uomini sopra i 60 anni, sebbene possa insorgere anche nei bambini. È la seconda leucemia più diffusa (rappresenta circa il 26% del totale) e si stima che in Italia colpisca ogni anno circa 2.100 persone. 
La moglie Arianna non l'ha mai lasciato solo, neanche un attimo. «Come quando torni a casa e posi le chiavi all’ingresso e sorridi, perché sai di essere al sicuro», aveva scritto lei in una dedica social a Sinisa lo scorso aprile. Perché questo era la famiglia per lui e allo stesso tempo lui per la famiglia: un porto dove arrivare, un abbraccio da stringere. E così i figli (sei, cinque da Arianna e uno da una relazione precedente), di cui due ragazze, Viktorija, Virginia (che nel luglio 2021 l'ha reso nonno) di cui era gelosissimo. E lei era follemente innamorata del papà. A testimoniarlo le tantissime foto condivise sui social di quando lui vestiva la maglia della Lazio fino alle più recenti, nelle serate in Sardegna o al mare. 
Viktorija ha studiato psicologia a Roma e nel 2018 aveva organizzato con "Le Iene" uno scherzo al papà Sinisa in cui fingeva di avere una relazione con un ragazzo a lui non gradito. Viktorija nel 2020 ha pubblicato un libro dedicato a lui: “Sinisa, mio padre”. 
Dall'ottobre 2021 Mihajlovic era diventato nonno di Violante, nata dall’unione tra la figlia del tecnico Virginia e il difensore del Genoa Alessandro Vogliacco. E anche dopo i suoi ricoveri il primo pensiero andava sempre alla più piccola di casa. «Bentornato nonnino, ci sei mancato tanto», aveva scritto in un'occasione nelle sue storie di Instagram la figlia immortalando i due in una foto.
Che fosse una persona speciale lo si può desumere da una serie infinita di post. Lo era davvero. Anche e soprattutto da vivo, mai scontato.

«Addio Mister, vivrai per sempre nel nostro cuore. Sinisa Mihajlovic ci ha lasciato oggi, all’età di 53 anni, dopo una lunga e commovente battaglia contro la leucemia. Il Bologna Fc 1909 piange l’allenatore che ha guidato i rossoblù fino allo scorso settembre», così la squadra rossoblù nel dare il proprio saluto all'allenatore serbo che nelle ultime stagioni aveva fatto le fortune del club emiliano.
Anche Giorgia Meloni si è unita nel coro d'addio per commemorare la figura dell'allenatore serbo: «Hai lottato come un leone in campo e nella vita. Sei stato esempio e hai dato coraggio a molti che si trovano ad affrontare la malattia. Ti hanno descritto come un sergente di ferro, hai dimostrato di avere un gran cuore. Sei e resterai sempre un vincente. A Dio Sinisa Mihajlovic».
La Lazio ha ricordato Mihajlovic, diventato grande grazie e con i biancocelesti con cui ha vinto uno scudetto nella stagione 1999/2000, attraverso le parole del presidente Claudio Lotito: «La S.S. Lazio piange la scomparsa di Sinisa Mihajlovic: un grande laziale, un guerriero in campo e nella vita. Il suo coraggio sul terreno di gioco è stato secondo solo a quello dimostrato di fronte a una grave malattia, che mai ne ha fiaccato lo spirito e la tempra. Di questo combattente dal grande cuore resterà una traccia indelebile nella storia della Lazio, non solo per essere stato Campione d’Italia, ma per il messaggio di speranza di fronte alle difficoltà che ha saputo rappresentare fino all’ultimo momento della sua vita. Lo ricorderemo come merita, con l’abbraccio infinito della sua squadra e della sua gente. Alla famiglia le nostre commosse condoglianze».
Mihajlovic ha fatto la storia dell'Inter, come calciatore prima e, in panchina dopo, come vice di Roberto Mancini, conquistando ben tre scudetti. La società meneghina lo ha ricordato con un comunicato sul proprio sito web: «Non si è mai pronti a salutare un compagno di viaggio. Sembra che il tempo sia stato troppo poco, già svanito, solo un ricordo. Salutare per sempre Sinisa Mihajlovic è difficile per tante ragioni. È doloroso, ingiusto, profondamente malinconico. Prima avversario in campo, poi nerazzurro, da giocatore e da vice allenatore. Poi di nuovo di fronte, sulle panchine rivali. Sempre fedele a se stesso: nella grinta e nell'atteggiamento, nella fierezza e nella serietà».
«Professionalità e sicurezza trasmesse ai suoi calciatori, lottatore in campo e fuori, quando ha dovuto intraprendere la sfida più difficile e importante, quella contro la malattia. Affrontata alla Sinisa: la voglia di vivere, di lottare. Sinisa fino in fondo. Con un messaggio che ha raggiunto e resterà nel cuore di tutti gli appassionati di calcio. Sport e vita. FC Internazionale Milano, il suo Presidente Steven Zhang, il Vice Javier Zanetti, gli Amministratori Delegati Alessandro Antonello e Giuseppe Marotta, l'allenatore Simone Inzaghi e il suo staff, i calciatori e tutto il mondo Inter, si uniscono al cordoglio per la scomparsa di Sinisa Mihajlovic e, nel ricordarlo, abbracciano i suoi familiari», conclude l'Inter.
Il 3 giugno 2010, la Fiorentina annunciava ufficialmente di avere ingaggiato l'allenatore serbo sulla panchina viola al posto di Cesare Prandelli. Al termine della stagione, viene riconfermato dal patron Andrea Della Valle per un altro anno sulla panchina viola. La prima stagione in viola si conclude con un 9º posto in classifica con ben 15 pareggi all'attivo. Dopo essere stato in corsa con altri allenatori per sedersi sulla panchina dell'Inter, il 23 giugno 2011 ribadisce la propria volontà di restare a Firenze ancora a lungo.
«R.I.P. Sinisa. La Fiorentina piange la scomparsa di Sinisa Mihajlovic e si stringe attorno alla famiglia e ai suoi cari». Il saluto dei viola sulla pagina Twitter ufficiale.
Anche Empoli lo ricorda come mister determinato e umano. A tal proposito Marcello Carli, ex ds dell'Empoli, ha rivelato un simpatico aneddoto tra Maurizio Sarri e Mihajlovic. "Fuori dal campo scherzavano tanto, a parte un dettaglio terribile" - ha raccontato "perché abbiamo portato Sinisa a cena e ordinato la bistecca alla fiorentina. Miha ci ha messo la senape, Sarri quasi gridava!".
«Sei stato uno straordinario amico, compagno, uomo, lottatore. La tua forza, la tua sincerità e il tuo modo di essere semplicemente Sinisa sono stati un esempio per tutti, ogni giorno. Un dolore immenso, non ci sono parole. Un enorme abbraccio alla famiglia e ai suoi cari. Ciao Sinisa, riposa in pace». Queste le parole dell'ex capitano, e ora vicepresidente dell'Inter, Javier Zanetti su Instagram.
«Alla famiglia di Sinisa Mihajlovic va il più sentito cordoglio da parte di tutta la comunità del Sant'Orsola di cui Sinisa era entrato a fare parte. Abbiamo combattuto con lui, sempre al suo fianco, una lunga e dura battaglia. La consapevolezza che la malattia non sempre si può sconfiggere, nonostante le cure avanzate e l'impegno imponente, non attenua certo il profondo dolore per la sua scomparsa». Così il Policlinico Sant'Orsola di Bologna dove Sinisa Mihajlovic è stato curato da quando gli è stata diagnosticata la malattia.
Prima compagno di squadra con le maglie di Sampdoria e Lazio, poi suo assistente in panchina ai tempi dell'Inter. Ma Sinisa Mihajlovic, per il Ct della Nazionale Roberto Mancini, è stato molto di più: un grande amico, con cui il rapporto è andato ben oltre un campo di calcio.
Mancini ha voluto dedicare un pensiero. «Questo è un giorno che non avrei mai voluto vivere, perché ho perso un amico con cui ho condiviso quasi 30 anni della mia vita, in campo e fuori. Non è giusto che una malattia così atroce abbia portato via un ragazzo di 53 anni, che ha lottato fino all'ultimo istante come un leone, come era abituato a fare in campo. Ed è proprio così che Sinisa resterà per sempre al mio fianco, anche se non c'è più, come ha fatto a Genova, a Roma e a Milano e successivamente anche quando ha preso strade diverse».
«Ciao amico mio, mi mancherai». Con queste parole, e una foto su Instagram in bianco e nero che li ritrae assieme, Francesco Totti esprime il cordoglio per la morte di Sinisa Mihajlovic. Fu proprio il campione serbo che suggerì all'allora tecnico della Roma, Vujadin Boskov, di far entrare in campo il «ragazzino» che stava in panchina, durante la partita della Roma a Brescia il 28 marzo 1993. Totti entrò al posto di Rizzitelli e fece il suo esordio in serie A.
Il presidente della Fifa Gianni Infantino ha espresso la sua tristezza per la notizia della scomparsa di Sinisa Mihajlovic. «Sono profondamente rattristato nell'apprendere della scomparsa di Siniša Mihajlović, uno dei calciatori e allenatori più celebri della Serbia. In campo, i suoi calci di punizione incarnavano una passione e una dedizione per la bellezza del gioco che hanno lasciato un segno indelebile nel mondo dello sport e la sua morte è una grande perdita per tutti noi. Le nostre più sentite condoglianze vanno alla sua famiglia e ai suoi cari in questo momento difficile».

Di sé diceva: “Ho smesso di giocare a 37 anni… In realtà ho smesso 4-5 anni fa, perchè ancora non me ne ero accorto visto che con la testa sono rimasto calciatore ancora per un po’. I giocatori hanno stile? I miei calciatori si vestono tutti malissimo, meno male che hanno gli sponsor che gli mandano qualcosa. Ogni tanto quando vengono al campo gli chiedo se si sono vestiti al buio".
Delle sue famose punizioni ricordava che "Bruno Longhi durante una partita della Coppa dei Campioni, ai tempi in cui giocavo nella Stella Rossa, ha detto che prima di calciare una punizione la gente già inizia ad abbracciarsi… e quella volta combinazione ho fatto gol. A fine allenamento mi fermo con i portieri a calciare le punizioni, ma solitamente lo faccio al lunedì o al martedì così hanno tempo tutta la settimana per riprendersi".

Nel corso di una carriera di 12 anni con la nazionale, il difensore è apparso in 63 partite e ha segnato 10 gol per Jugoslavia/Serbia e Montenegro. A Francia 1998, ha segnato il gol con cui la Jugoslavia ha battuto l'Iran nel primo torneo. A livello di club, ha rappresentato la Vojvodina e la Stella Rossa Belgrado, prima di trasferirsi in Italia dove ha giocato per Roma, Sampdoria, Lazio e Inter in Serie A tra il 1992 e il 2006.
La sua reputazione è cresciuta non solo per le sue qualità difensive, ma anche per la sua grande capacità di segnare calci dalla lunga distanza. Il suo record di 28 gol su punizione è ancora imbattuto in Serie A, che lo colloca davanti a grandissimi come Andrea Pirlo e Diego Maradona.
E io? Come posso ricordarlo? 
Riporto, integralmente, l'ultima parte di una lettera che scrissi a un direttore di un quotidiano per sollecitare la donazione del midollo.
Mia nipote, nelle medesime condizioni, lo stava disperatamente aspettando...

Nella scena di un film di un regista italiano ho sentito questa frase: ciascuno di noi ha due cuori. Spesso però uno dei due eclissa l’altro. Ma se ognuno di noi riuscisse, anche per un solo istante, a intravedere la luce del suo cuore nascosto, allora capirebbe che quello è un cuore sacro e non potrebbe più fare a meno del calore della sua luce.
Facciamo che ognuno vada a cercare il proprio cuore, anche “soltanto” il primo, per aiutare tante Gaia che abbiamo potuto vedere in ospedale, perchè ogni bambino è l’immortalità di un genitore; è la continuità di una vita che rimane presente. Sempre.
La mia cucciola ce l'ha fatta.
Dedico a lei queste poche righe; tutto il vuoto che a volte può avere la mia vita, è riempito dal suo sorriso.
È vero, e l'ho constatato, che una lacrima sulla terra convoca il Re del Cielo...