Parecchie volte, nel corso della vita, capita di fantasticare un po' su ciò che sarà. In poche parole siamo utopici. "Utopia" è un termine derivante dal greco e significa letteralmente un "non luogo", un qualcosa che non esiste se non solo nella nostra mente

Fu lo studioso Tommaso Moro ad utilizzare questa parola per primo nella storia della letteratura, addirittura costruendoci un'intera trama attorno, la celebre opera dal titolo "Utopia". In questo libro Moro con "utopia" si riferiva al nome di un paese ideale. Già Esiodo però, secoli prima, parlava di una "Età dell'Oro", riferendosi ad un'epoca storica in cui non si diventava mai vecchi e nessuno aveva preoccupazioni di alcun tipo.

Arrivando verso i giorni nostri, con le teorie di Marx ed Engels applicate dai regimi totalitari comunisti del Novecento, possiamo definire la teoria della società senza classi, il comunismo appunto, come una grande utopia, forse la più grande della storia, la quale sognava un mondo senza gerarchie in cui il lavoro del singolo era finalizzato esclusivamente al benessere collettivo.

Il termine in questione ha assunto oggi, con significato estensivo,  l'accezione di "ideale", "speranza", " aspirazione che non può avere attuazione".  Anche il mondo del calcio è pervaso, quasi quotidianamente, da un velo di utopia. Essa si manifesta in vari modi nei tifosi come nelle società, tra speranze di vittoria sul campo e sogni di top player da arruolare nella propria squadra. 

E' di questi giorni la notizia, clamorosa in un certo senso, svelata dal quotidiano "El Pais", il quale ha annunciato la possibilità di Leo Messi, o meglio la facoltà, di svincolarsi gratis dal Barcellona al termine della stagione calcistica corrente. Immediatamente, come da prassi per una novella dall'impatto mediatico simile, i tifosi di ogni grande squadra europea hanno favellato sul possibile colpaccio: vedere Messi, il giocatore più forte del Pianeta con i colori della propria squadra del cuore. C'è già, così, chi lo immagina in Italia, magari all'Inter per riprendere più da vicino il duello con l'eterno rivale CR7. Lo stesso Cristiano mesi fa aveva invitato la "Pulce" a trasferirsi in Italia. I più romantici, invece, vedono un ritorno in patria di Leo, magari con la maglia del Newell's Old Boys, squadra del cuore del cinque volte Pallone d'Oro.

Ma, al di là di sogni nel cassetto più disparati, esiste davvero la possibilità concreta che Messi lasci il Barça dopo tutti questi anni? Leo è stato prelevato dai catalani ancora giovanissimo e con problemi di crescita. Il club lo ha aiutato a curarsi e a formarsi in una delle realtà più importanti del mondo. Messi deve tutto al Barcellona! Lì è diventato il giocatore più forte del pianeta. 

E' oggi una delle poche bandiere rimaste in attività. Non è mai andato via non per questione di soldi, ma perché né il giocatore né il club hanno mai voluto separarsi. Il 10 di Rosario e il Barcellona hanno camminato a lungo insieme e continueranno a farlo, con buona pace degli utopici. Lo stesso presidente Bartomeu e il compagno di squadra Piquè, intervenuti con estrema tranquillità sull'argomento, si sono detti sicuri della permanenza di Messi in blaugrana. 

Fine del sogno dunque? Sì, ma fino ad un certo punto. Perchè nell'animo del tifoso ci sarà sempre una speranza, che, per antonomasia, è l'ultima a morire. Ne era convinto anche Lamartine quando sostenne: "Le utopie spesso non sono altro che verità premature."