La storia del mondo dal secondo dopoguerra fino all'alba degli anni '90 ha visto contendersi il potere tra due grandi potenze, espressione di due concezioni economiche, politiche e sociali totalmente agli antipodi. Da una parte c'era la patria della democrazia, espressione massima dei valori occidentali, gli Stati Uniti d'America, dall'altra un mondo utopico, affascinante quanto totalitario, l'Unione Sovietica.

USA e URSS dunque, decisero il grande "concerto" europeo negli anni della ripresa economica e della ricostruzione. Si fronteggiarono a suon di schermaglie dirette ed indirette, ma mai combattendo una guerra frontale, diretta. Fu una guerra quasi mascherata, a volte sotto aspetti economici, altre volte politici. Ma lo scontro risolutore stile guerra dei Cent'anni, ad esempio, non si verificò mai. La dissoluzione dell'URSS si consumò lentamente a causa delle contraddizioni che albergavano nella sua struttura interna. 

Proprio per la peculiarità del conflitto, Il 16 aprile del 1947 il consigliere presidenziale Bernard Baruch e il giornalista Walter Lippmann introdussero il termine “Guerra Fredda” per descrivere il sorgere delle tensioni tra i due alleati della Seconda Guerra Mondiale: gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. 


La storia del calcio italiano ha anch'esso uno scontro simile, tutt'oggi in atto. Anzi, ad oggi vivo più che mai.
Mi riferisco all'eterna rivalità che vede contrapposte da decenni l'Inter e la Juventus.

Due tra le più gloriose compagini del nostro calcio si sono scontrate non solo sul campo, ma spesso anche mediaticamente, a volte direttamente nei tribunali, vedi il processo Calciopoli del 2006, il culmine della "guerra fredda" pallonara.

Ricostruendo storicamente il testa a testa ci si accorge che in realtà fino agli anni '90, proprio mentre la "guerra fredda" più famosa si era ormai conclusa, la sua omologa in campo sportivo stava per prendere forma

Infatti, il casus belli che divise nettamente Inter e Juventus come società e come tifosi, come credo calcistico in generale fu quel match scudetto disputatosi a Torino nell'aprile del 1998. Vinse la Juventus 1-0. I bianconeri, così, si apprestarono a trionfare in campionato proprio ai danni dei rivali nerazzurri. Dalla descrizione fatta finora non si comprende ancora, se leggesse un ignorante in materia, il perché quel giorno fu così carico di polemiche e ferite indelebili. 

Sarà bene fare chiarezza. Sul punteggio ancora bloccato sullo 0-0, l'arbitro Ceccarini giudicò regolare un contatto in area juventina tra Iuliano e il fuoriclasse dell'Inter Ronaldo. L'indignazione per il presunto torto subito da parte del mondo Inter, dai giocatori ai tifosi, passando per l'allenatore e la presidenza, fu talmente forte che da quel momento agli occhi del tifoso interista lo juventino era il "ladro", colui che aveva costruito i propri successi su "giochetti di palazzo" piuttosto che su meriti calcistici.

Lo sdegno diventò reciproco anni dopo, precisamente nel 2006 quando scoppiò il più grande scandalo della storia del calcio, noto come Calciopoli. Da registrazioni telefoniche fatte pervenire in Lega Calcio, veniva provata la sudditanza di alcuni arbitri  nei confronti dell'allora dirigenza bianconera, tra i cui esponenti di spicco c'era Luciano Moggi.
In quell'estate in cui la Nazionale divenne Campione del Mondo per la sua quarta volta, il mondo juventino si macchiò di una vergogna enorme che screditò il nome che il club aveva costruito negli anni in maniera esemplare. Contemporaneamente, il tifoso juventino scagliò il proprio dissenso verso l'Inter e i suoi seguaci, soprattutto dopo l'assegnazione dello scudetto di quell'anno proprio ai nerazzurri.

Da lì in poi, mentre la Juventus ripartiva dalla Serie B a ricostruire squadra e buon nome, l'Inter di Massimo Moratti si avviò ad un ciclo vincente che culminò nel Triplete del 2010

Durante quegli anni e anche recentemente non sono mai mancate "frecciatine" verbali tra le due rivali storiche, le quali sembrarono dividersi per sempre le loro strade e raggiungere un armistizio nel periodo del ritorno di un Agnelli alla presidenza bianconera in concomitanza con la graduale uscita di scena di Moratti. 

Ma, si sa! In guerra basta una scintilla per ravvivare il fuoco bellicoso. E così arriviamo con la cronologia al presente.
Beppe Marotta e Fabio Paratici, i due uomini mercato rispettivamente di Inter e Juventus, hanno trovato nuovo terreno di sfida sul mercato.
Prima la battaglia per accaparrarsi Romelu Lukaku, nuovo idolo nerazzurro, e ora il possibile scambio Dybala-Icardi con manovre, celate fino ad un certo punto, di convincimento da ambo le parti. A ciò si aggiunge che il "comandante" della rinascita interista è quell' Antonio Conte simbolo juventino di un altro smacco bianconero ai rivali, ovvero lo scudetto del 2002.

Insomma carne al fuoco ce n'è e in abbondanza.
La "guerra fredda" del calcio italiano promette nuovi capitoli che i posteri, un giorno, potranno leggere con curiosità e decidere, se vorranno, per quale parte patteggiare.

La compenetrazione del calcio nella storia e viceversa per noi italiani l'ha colta decenni fa l'autorevole Primo Ministro inglese Winston Churchill, il quale affermò: "gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio."