Si dice che ognuno nella propria vita sceglie chi essere. Un concetto questo sicuramente nobile e veritiero, o almeno in teoria. Già perchè nella vita reale, alcune massime come questa non trovano piena realizzazione, rischiando così di valere solo a parole. Scavando un po' nelle mie reminiscenze storiche, mi si sono presentate in primo piano due figure che, in maniera totalmente opposta, hanno lasciato un segno indelebile nella storia. Sto parlando di Nerone, imperatore romano, e di Napoleone, il grande generale francese. 

Il primo è entrato negli annali per gesta che fanno di lui un personaggio negativo. L'associazione mentale immediata che facciamo oggi accostandolo al nome Nerone è l'incendio di Roma. Nonostante la sua colpevolezza diretta non fu mai dimostrata, anzi, tuttavia questa per lui è ancora oggi una macchia indelebile. Un aspetto che però risalta maggiormente di Nerone, e che interessa portare alla luce in questa circostanza, riguarda la sua personalità. Egli venne infatti descritto come un uomo irrequieto, dal carattere debole, quasi manovrato nelle sue decisioni politiche dall'abile madre-stratega Agrippina, la quale fece di tutto, con mezzi anche illeciti, per far salire suo figlio al potere. Nerone è stato letto sempre in questa chiave, come succube della madre, vincolato totalmente al suo volere. Ciò, nonostante in tenera età abbia avuto un precettore del calibro di Seneca, in grado, quindi, di sviluppare nel futuro imperatore un pensiero autonomo. Ma, a volte, l'indole nasce debole e debole rimane.

Tutt'altro possiamo dire, invece, dell'altro personaggio storico preso in esame: Napoleone Bonaparte. Un figlio della Rivoluzione francese, vissuta appieno e trasformata in un Impero personale. Napoleone fu un uomo che camminò sempre sulle proprie gambe, formatosi dal nulla, che pian piano riuscì a scalare la "montagna" del successo. Il suo Impero fuse abilmente aspetti totalitari, in primis l'accentramento amministrativo e la collocazione dei suoi parenti a capo degli Stati satelliti, le famose Repubbliche sorelle, con tratti democratici, quali la consultazione, benchè puramente formale e dall'esito già scontato, del popolo attraverso i plebisciti. Napoleone è perciò l'esempio di chi sa indirizzare, grazie alla propria personalità forte e determinata, la propria vita, raggiungendo l'obiettivo finale

Facendo un confronto tra due "tipi" storici del genere e un calciatore al centro della scena attuale, Mauro Icardi, non risulta difficile accantonare il leader dei francesi dal discorso e concentrarsi sulle analogie tra Icardi e Nerone. Nella mente del bomber argentino, anni fa, un riferimento a Napoleone gli sarà passato per la testa. Mauro, infatti, si diceva, e anche ultimamente, nonostante tutto, lo ha confermato, pronto per essere un VERO capitano per la sua squadra del cuore, anche queste sue parole, ovvero l'Inter. In effetti Icardi, anche nei fatti, ha dimostrato come pochi il suo attaccamento alla maglia. In campo i suoi gol hanno spesso portato la squadra a raggiungere gli obiettivi. L'attaccante di Rosario fu perfino il capocannoniere del campionato negli anni bui della storia recente dell'Inter. Ma dallo scorso anno qualcosa si è rotto, o per meglio dire è venuto a galla. Già, perchè la sensazione di un malumore crescente nei confronti di Icardi stesso ma anche, e forse soprattutto, di sua moglie-agente Wanda Nara, c'era da tempo. Nell'inverno appena passato sarà caduta la famosa "goccia" che ha fatto traboccare il vaso. E da lì, fino ad oggi, a poco più di un giorno dalla chiusura del mercato estivo, quella che è diventata una vera "telenovela", termine più che mai azzeccato visto che gli argentini sono maestri del genere, non lascia intravedere la tanto sperata conclusione. Anzi, Icardi e Wanda, sottolineamo sempre il suo ruolo nella vicenda, hanno recentemente intrapreso le vie legali. Non voglio entrare in questa occasione nel merito e paventare previsioni sull'esito della battaglia legale. Ciò che mi preme sottolineare è l'aspetto umano di Mauro Icardi, non l'Icardi calciatore che nessuno ha mai discusso, nemmeno la società nerazzurra.

L'attaccante è sembrato tanto simile a quel Nerone che ha lasciato il segno nella storia, in quanto manifestazione di scarsa maturità e poca personalità. Wanda, al pari di Agrippina, si è dimostrata abile stratega, pronta a cogliere la palla al balzo per la propria ascesa professionale. Non che Icardi non abbia alcuna dose di colpe. Anzi, si dice che "chi tace acconsente!". Il paragone in ogni caso è strabiliante, ma non totale. Icardi si colloca più che altro a metà strada tra l'uomo tutto d'un pezzo per eccellenza e l'eterno bambino per antonomasia. Egli, infatti, un tempo non lontano, era convinto di essere il "Napoleone" nerazzurro, capace di guidare verso il successo i propri compagni. Forse si è sopravvalutato. Sono i fatti che parlano in ultima istanza. E questi vanno sempre più nella direzione opposta, mostrando un Mauro Icardi, ormai 26enne, ergo maturo fisiologicamente, ancora troppo fragile, succube allo stesso modo di Nerone. E in queste parole che scrivo c'è grande rammarico da parte mia. Ora indietro non si torna! Icardi non è più parte della "sua" Inter. Ha perso la sua battaglia non professionale ma umana. Farebbe bene ad isolarsi da tutto e tutti, per provare a ripartire, ovviamente lontano Potrà riflettere attentamente concentrandosi totalmente su sè stesso, su Mauro Icardi, perchè, come diceva Michel de Montaigne: "La guerra più difficile per l’essere umano è la guerra contro se stesso. La storia è piena di uomini e di donne che hanno vinto il mondo ma che sono crollati di fronte a loro stessi e alle loro debolezze".