Sono stato a lungo combattuto sulla stesura o meno di questo articolo, in cui affronterò un argomento difficile da trattare, vista la frequenza con la quale ritorna il problema "razzismo" negli stadi italiani

Una piaga questa che dovrebbe esulare dai discorsi in ambito calcistico, ma che invece, purtroppo, occupa sempre più spazio, togliendolo al gioco in quanto tale.

E' successo ancora domenica sera a Cagliari, in occasione del match tra i sardi e l'Inter. L'episodio increscioso è avvenuto nella ripresa, in seguito ad un calcio di rigore accordato ai nerazzurri. Dal dischetto è andato il bomber belga Lukaku, il quale nella fase preparatoria al tiro si è visto rivolgere da una parte del pubblico di casa, ed è bene sottolineare che la parte malata del tifo è sempre una minoranza, per fortuna, ululati di chiara impronta discriminatoria. Il giocatore interista, una volta realizzato il penalty ha rivolto uno sguardo minaccioso ai "cretini" di turno. 

Chiaramente il "gigante" nerazzurro ha ricevuto nelle ore successive alla partita i soliti attestati di stima e vicinanza, divenuti ormai di rito in questi casi, da parte di autorevoli personalità sportive e non solo. Lo stesso Lukaku ha fatto un appello sui social per intraprendere un percorso decisivo per far sì che le cose cambino una volta per tutte. E su questo punto, purtroppo, il beneficio del dubbio è forte.

L'atto ancora più sconcertante però, e che mi ha spinto a trattare questa vicenda, si è verificato martedì sera quando la Curva Nord dell'Inter ha deciso di scrivere una lettera indirizzata al proprio attaccante

Ci si aspettava, ovviamente un messaggio di vicinanza da parte di alcuni "tifosi", le virgolette non sono casuali, nei confronti del proprio beniamino. Invece, no. Nessuna parola di conforto, anzi! Gli ultras hanno voluto discolpare i "compari" cagliaritani considerando quei "buu" semplici manovre per scoraggiare l'avversario. Una lettera che più scorrevano nei miei occhi le righe e più lo sconcerto aumentava.

Mi sono chiesto: "Come è possibile minimizzare a tal punto fenomeni seri, che invece di essere estirpati per sempre, in questo modo vengono fomentati ancora di più?". A tal proposito una sola parola mi è comparsa davanti agli occhi: NEGAZIONISMO!

Per definizione, questo è un atteggiamento che, utilizzando a fini ideologici modalità di negazione di fenomeni storici accertati, nega contro ogni evidenza il fatto storico stesso.

Uno dei più aberranti episodi del genere si è verificato nel periodo del secondo dopoguerra, quando alcuni personaggi di una certa importanza e cultura, definirono un' invenzione degli ebrei la Shoah. O, ancora, ufficiali tedeschi che negarono le uccisioni in massa di italiani nelle cosiddette "foibe". Senza dimenticare Stalin, il quale "tralasciò" il fenomeno delle "purghe". 

Senza associare ovviamente la portata storica di tali avvenimenti con il caso in questione, bisogna comunque riflettere sul fatto che, ancora oggi, nel terzo millennio, in Italia c'è gente con un livello di ignoranza più che di stupidità, in quanto quest'ultima è diretta conseguenza della prima, molto elevato

Il mondo associativo e solidale degli ultras ha mostrato la sua faccia peggiore, criminale. Questi signori qui, possiamo definirli in mille modi, tranne che tifosi. Anzi, col tifo hanno poco a che vedere e, considerandosi invece, tifosi più accaniti e partecipi, infangano l'intera categoria, composta per lo più da gente sana e per bene. 

Le parole della Nord sono il frutto non di indole razzista in sé per sé, quanto piuttosto di ignoranza allo stato puro. Questi individui sono ignoranti! Su questo bisogna riflettere a lungo. 

Al giorno d'oggi, dunque, non bisogna scandalizzarsi tanto per l'ennesimo episodio razzista, ma piuttosto restare attoniti di fronte alla mancanza di un livello culturale anche minimo di alcune persone, che non sanno vivere nel vero senso della parola, non sono in grado di affrontare discorsi di senso compiuto, ma solo mostrare fieramente la propria stupidità. Lo potremmo definire un "so' di non sapere" di socratiana memoria, frainteso totalmente.

Come sosteneva qualcuno: "Io non sono contro il razzismo, ma contro l'ignoranza, perché il razzismo è il frutto dell'ignoranza."