Suning-Inter: un'avventura iniziata poco più di quattro anni fa; era il 28 giugno 2016, infatti, quando il colosso dell'imprenditoria cinese, che differenzia i suoi affari dal settore dell'elettronica a quello delle telecomunicazioni, ha rilevato dall'allora presidente Erick Thohir il pacchetto di maggioranza ( 51%) del club nerazzurro. Da lì ad un anno circa, la famiglia Zhang sarebbe diventata proprietaria unica dell'F.C. Internazionale, mettendo a capo della società il rampollo della famiglia Steven che, a soli 27 anni, sarebbe diventato il più giovane presidente di una società di calcio italiana, oltre che della storia dell'Inter.  La proprietà cinese ha da subito dichiarato di voler riportare il club meneghino nell'elite del calcio mondiale, utilizzando anche degli slogan ("andiamo a comandare!") che poi sfortunatamente non hanno giocato a favore del club, anzi. Ma in questo c'è da assolvere pienamente un giovane presidente, venuto per giunta dall'altra parte del mondo, che di sicuro non conoscerà il significato della parola "iella" e quanto sia radicata questa nell'immaginario collettivo del bel Paese.

Comunicazione rivedibile a parte (non ultimo quel Leo Messi proiettato sul Duomo dalla TV di proprietà Suning, ma anche Sandro Tonali in veste "jolly", quasi a preannunciare colpi di mercato poi non effettivamente piazzati) la famiglia Zhang ha pian piano dimostrato nei fatti di voler investire seriamente in un club di calcio, l'Inter per l'appunto. Numeri alla mano i cinesi si sono "presentati" stanziando subito un aumento di capitale pari a 142 milioni di euro, non certo bruscolini! Per poi proseguire con altri due prestiti soci tra il 2016 e il 2018 per un totale di 336 milioni. Proseguendo, i ricavi dalle sponsorizzazioni in tre stagioni hanno fruttato ben 133 milioni! A queste cifre vanno aggiunte le spese della campagna acquisti che negli anni del regime FFP hanno visto la proprietà investire con molta oculatezza ma con numeri di tutto rispetto (sempre oltre i 100 milioni spesi). Successivamente, usciti dal patto del seattlment agreement con la UEFA, i nerazzurri non hanno badato a spese assicurandosi un top manager in panchina quale Antonio Conte, il cui stipendio tocca i 12 milioni di euro l'anno, e fornendo allo stesso allenatore una rosa competitiva sin da subito andando a sborsare per la campagna acquisti 2019-20 la bellezza di 161 milioni, a cui possiamo aggiungere i 40 milioni versati al Real lo scorso giugno per bruciare la concorrenza e far sbarcare a Milano Hakimi, un prospetto tra i più interessanti in circolazione. In totale, in poco più di quattro anni di presidenza, il colosso cinese ha investito nell'Inter circa 751 milioni di euro... niente male!

Ma c'è sempre chi storce il naso, chi vede del marcio dappertutto, chi nega l'evidenza! Sono coloro i quali nutrono una diffidenza di fondo verso la proprietà interista, magari perchè non gli sono simpatici... è l'unica spiegazione che posso darmi. Perchè altrimenti, dato che proverbialmente "la matematica non è un'opinione" e "carta canta" sempre, è sinonimo di poca intelligenza sostenere che Suning abbia il "braccino corto". Eppure c'è chi continua per la sua strada e si ostina a non cambiare idea; per la serie "è come dico io e basta!"... quanta amarezza! Sì, sono amareggiato quando continuo a sentire discorsi del genere. E lo sono ancor di più in quanto sono ragionamenti portati avanti da interisti, o direi io, presunti tali. Questi pseudo-tifosi, come li definisco io, la scorsa estate, riguardo alla vicenda Lukaku, così si esprimevano: "Figurati se viene all'Inter! Costa troppo! I cinesi non tireranno mai fuori 80 milioni... figurati... proprio i cinesi poi!". La storia ci dice che Lukaku arrivò e Zhang tirò fuori un'assegno da 80 milioni di euro. Io, fossi stato il "critico" della situazione mi sarei chiuso in un religioso silenzio. Ma loro, gli pseudo-tifosi, hanno sempre un asso nella manica, la quale, aggiungo, è però bucata dal principio. E così loro vanno avanti con le polemiche venate dall'immancabile diffidenza e dicono: "Sì va beh, Lukaku è arrivato. Ma quanto tempo ci hanno messo a prenderlo!". E già perchè questi "tifosi" conoscono anche alla perfezione le dinamiche del mercato dove, se hai veramente i soldi, si fa tutto e subito; "vuoi tot soldi? Tieni anche qualcosa in più e mi prendo il giocatore". Noi tifosi comuni, come avrebbe detto Socrate, sappiamo di non sapere! Ignoriamo perciò certe logiche di mercato e ci accontentiamo perchè, in fin dei conti, il giocatore ce l'hanno preso.

Passa una stagione, dove a metà ci sarebbe da sottolineare anche l'arrivo di un certo Eriksen, e gli interisti "chiacchieroni", come gli animali in Primavera, si "risvegliano" in estate. A loro piace molto la parola, la riconoscono come gli oratori latini, Cicerone in primis, in quanto "ars", "arte". E così la coltivano a loro piacimento nei moderni "fori" calcistici (nei bar, ma, i più "autorevoli" anche in televisione). I loro must oggigiorno sono pressapoco questi: "Conte ha chiesto garanzie sul mercato, come Spalletti e prima ancora Mancini... questi cinesi sono marci! Non vogliono investire più di tanto! Ora non arriveranno i giocatori che Conte ha chiesto e perderemo un grande allenatore... per colpa dei cinesi!". E in pieno clima "complottistico" si sente anche dire. "Adesso i cinesi hanno pure la 'scusa' del Covid... non cacceranno una lira!". E queste non sono solo "chiacchiere da bar", ahimè! Sono persone che hanno l'arroganza di sentirsi custodi esclusivi della verità, l'unica, la sola. O forse, custodiscono la menzogna, lei che ha sempre bisogno di complici, come sosteneva qualcuno. Queste voci di dissenso trasformano la semplice "diffidenza" in una vera e propria forma di "razzismo", quello che io definisco "razzismo calcistico".

A pensarci bene, da cosa nasce un comportamento razzista? Da una primordiale forma di diffidenza verso qualcuno o qualcosa. Si diffida, ad esempio, da chi ha un colore della pelle diverso dal mio e lo discrimo. Oppure discrimo chi appartiene ad un certa "classe" sociale, sia alta sia bassa, perchè sono abituato a diffidare da certa gente.  Nella fattispecie, noto una forma di "razzismo calcistico" verso la famiglia Suning. Sono cinesi, stanno dall'altra parte del mondo, ergo non si cureranno delle esigenze dell'Inter. Questo è ciò che una parte, fortunatamente minoritaria del tifo nerazzurro, sostiene. Suning discrima l'Inter, secondo loro. Ma, in realtà, è una parte di Inter a discriminare Suning. E forse, in questa fetta di torta c'è anche chi ricopre un ruolo di vertice in squadra. Forse. Perchè non può essere una frase da buttare nel dimenticatoio quella di Antonio Conte post Atalanta-Inter, il quale così si esprimeva: "Il presidente sta in Cina". Personalmente la ritengo una esternazione grave, magari detta d'impulso, anzi sicuramente. Ma così facendo, si alimenta la diffidenza del tifo "malato". Diffidenza che cresce, prende forma e diventa razzismo, appunto. Ma non voglio accusare nessuno sia chiaro! Soltanto ammonire e far riflettere.

Non sono un moralista, non mi piace dire ciò che è "giusto" e ciò che è "sbagliato", semplicemente perchè credo che non sia questa una facoltà ascrivibile all'essere umano. Posso però, attraverso la scrittura che giudico un'arma e come tale da usare con molta cautela, stimolare il pensiero e magari far cambiare idea ai "fratelli" interisti che amano andare in "guerra" sempre e comunque. A loro rivolgo l'appello di uscire dalla "caverna" platoniana e aprirsi alla luce della verità. Abbiate il coraggio di cambiare idea! Come si dice... solo gli stupidi non la cambiano mai.