Leo Messi e il Barcellona, il Barcellona e Leo Messi. Comunque volevamo leggere questi nomi ci davano la certezza di essere palindromi, perfettamente uguali, in una simbiosi indissolubilmente perfetta; l'uno non poteva esistere senza l'altro. Insieme erano un connubio vincente, separati chissà. Ma è proprio questo dubbio carico di curiosità, per chi da sportivo avrebbe voluto vedere uno dei giocatori più forti di sempre indossare un'altra casacca, che rischia seriamente di materializzarsi in quello che è stato pronosticato, con largo anticipo, come un mercato all'insegna dell'austerità (per la serie "zero spese folli"). Lo stesso dubbio mascherato e sminuito, o proprio non considerato dai tifosi del Barça che mai come in queste settimane stanno sudando le famose "sette camicie", certamente non solo per il caldo di stagione... a quello ci si è abituati. La sudorazione tipicamente catalana aumenta di giorno in giorno, tra la lettura di un quotidiano sportivo ed un'occhiata, forse più di una, ai siti calcistici sparsi su Internet. La notizia che sta prendendo sempre più corpo ha del clamoroso, dell'impossibile avremmo detto fino a qualche settimana fa. Leo Messi vuole lasciare il Barcellona! 

"Ma dai!"... "saranno le solite fake news!". Aggiungiamo che siamo in periodo di calciomercato e il castello di menzogne e pressochè smontato.  Che poi... è normale mettere zizzania in un ambiente distrutto dopo il tracollo Champions". "Sono i soliti maliziosi pettegoli e magari pure invidiosi, perchè gli altri Messi non lo avranno mai dalla loro parte". Avranno suonato più o meno così le parole del coro blaugrana alle prime dicerie sul loro beniamino. Dicerie che nel frattempo si facevano sempre più insistenti e ricche di particolari. Non i soliti indizi, e nemmeno concreti come ogni tanto sono saltati fuori in questi 16 anni di "Messiade" a Barcellona. "Stavolta è diverso!", cominciano a sussurrare tra sè e sè i tifosi dei top club di tutta Europa, sognando il colpaccio. Effettivamente, questa volta sembra che il solito copione abbia subito variazioni significative. 

Dal lontano 16 ottobre 2004, prima comparsa di Lionel Messi con i blaugrana, entrato al minuto 81 in un derby contro l'Espanyol, almeno una dozzina di volte il campione argentino è stato accostato ad altri club, con una particolare predilezione per l'Inter, quasi un accanimento di qualche penna nerazzurra che probabilmente viveva nel "mondo delle idee" caro a Platone. Ma stavolta, forse, è diverso. Non più le solite "esclusive" che partono dall'Argentina e finiscono in Spagna per poi fare il giro del mondo. No, in questo caso ci sono indizi concreti che uniti, è noto, fanno una prova.

Ricostruiamo brevemente la cronologia del "caso Messi". Leo, la settimana successiva al Ferragosto interrompe le proprie vacanze per tornare in Spagna e discutere del futuro con il neo-tecnico del Barça Ronald Koeman. Il contenuto di quella conversazione sarebbe dovuto rimanere segreto, dicono su esplicita richiesta del sei volte Pallone d'Oro. Non andrà così. Tanto che poco dopo la fine del meeting titoloni spiazzanti la fanno da padrone in rete. "Messi si sente più fuori che dentro!" Inizia la "tremarella" in salsa catalana. Qualcuno comincia davvero a temere ciò che non avrebbe mai pensato di temere. Contemporaneamente, i supporter degli altri grandi club del vecchio continente iniziano a sognare ad occhi aperti. Parte ufficialmente l'operazione Pulce. 

E così c'è chi azzarda sulla futura destinazione del 33enne argentino mettendo insieme vecchi indizi lasciati lì per strada a mo' di briciole di Pollicino. Da Milano: "Messi e suo padre hanno comprato dallo scorso mese casa nel capoluogo lombardo, e guarda caso di fronte alla sede dell'Inter". E ancora: "All'Inter c'è pure Lautaro, amico di Messi (lo avrebbe voluto con sé a Barcellona)... e se arriva pure Vidal in nerazzurro, il gioco è fatto!". Da Manchester: "Guardiola ha lanciato Messi e lo ha consacrato al mondo. E' lui il suo mister! Andrà al City sicuro!". Da Parigi: "Qui abbiamo Neymar, grande amico di Messi. Lo chiamerà sicuramente e lo convincerà a giocare di nuovo insieme".

Voci e speranze che si rincorrono fino alla notizia riportata a caratteri cubitali lo scorso martedì sera: "MESSI HA CHIESTO LA CESSIONE!". Il peggior incubo di ogni tifoso blaugrana sta assumendo sembianze veritiere. Il desiderio più bello di ogni altro tifoso può essere esaudito; e non a Natale (Babbo Natale per questa volta non c'entra niente!), ma a fine estate, pochi giorni dopo del noto "sogno" shaekspeariano. Non ci sono più dubbi ormai. Messi e il Barcellona si separeranno, come nel più felice dei matrimoni, che improvvisamente può finire dopo anni perchè qualcosa si è rotto. D'altronde si dice che prima o poi tutto debba finire. "Si sono separati Albano e Romina dopo quasi 40 anni di vero amore... figurati se un calciatore non può lasciare una squadra", suggerisce la saggezza popolare italiana. Un fondo di verità c'è.

Ma anche dopo l'ennesima notizia che allontana Messi dalla sua "seconda casa" (oggi non si è presentato ai test anti-Covid del Barça), personalmente conservo il beneficio del dubbio. Il perchè cercherò di spiegarlo nel più breve tempo possibile, per non annoiare chi mi leggerà. Leo Messi, come è risaputo, arrivò neanche maggiorenne al Barcellona, scartato da altri club europei per via di una patologia che non gli permetteva di svilluparsi in altezza. Il club catalano, mettendo da parte la logica dell'usato sicuro, ha avuto pazienza e, come un genitore verso il proprio figlio, si è preso cura di Leo, lo ha guarito e lo ha fatto diventare uno dei giocatori pù forti che siano esistiti. Ora io mi domando: "Come si fa a tradire un genitore?". Perchè qui si tratterebbe di vero e proprio tradimento. Il Barcellona vive uno dei momenti più bui della sua storia, sicuramente il più buio da quando ha Messi in squadra. E lui, Leo cosa fa? Lascia che il genitore malato sopravviva solo verso il proprio destino? Permettetemi di nutrire più di un dubbio in merito.

Considero Messi una delle ultime "bandiere" del calcio. Il suo rapporto con il Barça non può finire così. Ci sta che finisca, sarebbe finito prima o poi, è naturale, ma non in questo modo. Non senza che Leo abbia prima guarito un suo genitore. Bartomeu, presidente attuale del club, il "cattivo" della situazione, non è un ostacolo insormontabile come viene dipinto. Ha indubbie colpe, ormai è palese, agli occhi di Lionel. Ma il fuoriclasse di Rosario sa che, se davvero volesse, e in fondo io credo che voglia, può cambiare le carte in tavola, prendere le redini in mano, e restare a casa sua. Forse, come un abile giocatore di poker sta solo bluffando. Forse, come il più astuto degli strateghi ha pianificato tutto nei minimi dettagli, mossa dopo mossa. In che senso? Provo ad entrare nel "Messi pensiero".

Io, Leo, considero Bartomeu il problema numero uno per frenare le ambizioni del mio Barça. Questo per svariati motivi che gli altri non sanno. A questo punto io, Leo, soffrendo nel vedere un mio genitore e tutta la mia famiglia blaugrana così male, penso a come possa far star meglio, e magari guarire i miei cari. Dopo varie riflessioni, e perchè no, prendendo per un attimo in considerazione l'idea di mollare tutto ed andarmene, elaboro un piano. Ho un solo modo io, Leo, per mettere alla porta Bartomeu, la malattia: creare un fracasso mediatico! Ovvero, dichiaro di voler andar via, sperando che i miei parenti si ribellino, facendo da medicina. In pratica, dopo lo schiamazzo che andrà a creare, io Leo porterò i tifosi a ribellarsi e a chiedere a gran voce le dimissioni del presidente. Dimissioni a cui io Leo mi aspetto Bartomeu si opporrà, ma sarà una breve resistenza destinata a spezzarsi.

A quel punto, Bartomeu, che è pur sempre un uomo orgoglioso, vorrà andarsene con dignità. Magari mettendomi davanti ad un microfono a dire pubblicamente che sarei disposto a rimanere se lui, il presidente, si facesse da parte. E così, io Leo, figliol prodigo guarirei il mio genitore restandogli fedele e guidandolo per mano nel percorso riabilitativo. Puta caso, qualche giorno fa, e così torno alla cronaca dei fatti, Bartomeu ha realmente posto un aut-aut: la sua testa in cambio di quella del 10 di Rosario. Come forse proprio Messi aveva previsto? E allora siamo ancora così sicuri dell'imminente separazione? Ai posteri l'ardua sentenza!