Archiviato il successo casalingo contro il Bologna, in questo nuovo inizio di stagione dopo la falsa partenza della prima parte, il calendario propone adesso alla Juventus il confronto contro gli israeliani del Maccabi Haifa. Va in scena allo Stadium una sfida tra due squadre ancora a zero punti nel girone e che sembrano ormai destinate a contendersi il piazzamento utile per accedere all’Europa League ed evitare quindi di finire estromesse dalle competizioni continentali già prima della lunga pausa prevista per i mondiali. Il terzo posto nel girone non rappresenta sicuramente l'obiettivo che la Juventus si era posta ad inizio stagione, ma le due sconfitte consecutive, a Parigi e soprattutto quella interna contro il Benfica, considerando l’importanza della partita il punto forse più basso di un cammino fin qui pesantemente al di sotto delle aspettative, hanno posto i bianconeri dinanzi ad una strada in ripida salita. 

Nella notte torinese, allo Stadium si presenta dunque il Maccabi Haifa. Per una sfida da vincere ad ogni costo, Allegri propone Szczesny tra i pali, protetto da una linea di difesa composta da Cuadrado, Bremer, Danilo e De Sciglio. A centrocampo, Paredes riprende il suo posto in cabina di regia, affiancato in mezzo al campo da McKennie e Rabiot. In avanti, il tecnico bianconero ritrova Di Maria. Sarà il fantasista argentino, assieme a Kostic, ad avere il compito di supportare Vlahovic, riferimento centrale dell’attacco bianconero. Milik, senza dubbio l’elemento più in forma della rosa bianconera, finisce in panchina a causa di un affaticamento muscolare.
Gli ospiti, guidati dal tecnico Bakhar, si schierano con Cohen; Batubinska, Seck, Goldberg; Sundgren, Chery, Ali Mohamed, Abu Fani, Cornud; Pierrot, Tchibota.

L'apertura del collegamento offre l'impatto con uno stadio che presenta, come ormai triste consuetudine, ampie porzioni di spalti vuoti. Evidentemente, tra partite “da televideo” e ripetuti inviti ai tifosi, che pagano il biglietto per assistere ad una partita di calcio, ad “andare al circo”, è accaduto che la maggior parte dei sostenitori abituati ad affollare le costose tribune Est ed Ovest, abbia deciso di raccogliere il suggerimento arrivato dall’allenatore e preferito dunque dirottare parte delle proprie risorse verso il più economico circo. Le tribune sono vuote, un aspetto che forse dovrebbe invitare la società, e in particolare il Dottor Arrivabene, ad una riflessione. Mandare via Allegri avrebbe sul bilancio un impatto economico notevole per via del contratto folle concessogli per convincerlo a tornare. Continuare ad imporlo ad un pubblico che per larga maggioranza non vuole più saperne di lui, rischia di creare una perdita economica ancora maggiore a causa di una diserzione dei tifosi dallo stadio sempre più evidente che va ad aggiungersi a risultati sul campo al momento altamente deficitari.

Guidate dall’arbitro svizzero Scharer, le due formazioni entrano in campo in un impianto che presenta una notevole e rumorosa rappresentanza di tifosi ospiti. Nei primissimi minuti la gara vive una fase in cui le due squadre cercano di studiarsi. Come sempre, si può apprezzare la Juventus schierata, in fase di non possesso della palla, sulle due classiche linee da quattro uomini, caratteristiche del sistema di gioco di Allegri. In fase di proposizione, la squadra evidenzia fin da subito una manovra piuttosto lenta e a tratti ripetitiva, nella quale emerge la sensazione di una ricerca forse troppo ossessiva di Di Maria, nello scacchiere allegriano il giocatore deputato ad accendere l’azione con la sua qualità.
Dopo una decina di minuti, la Juventus sembra finalmente decidersi a rompere gli indugi iniziali e provare a prendersi la partita. Cuadrado affonda sulla destra e scarica all’indietro per Vlahovic. Il serbo con il piatto sinistro cerca l’angolo basso più lontano, impegnando il portiere avversario Cohen in una difficilissima deviazione in angolo. Pochi minuti più tardi, Di Maria innesca il contropiede di Vlahovic. L’attaccante, arrivato a ridosso dell’area di rigore, cerca Kostic. L’esterno controlla e restituisce al connazionale un pallone da calciare in rete. L’attaccante serbo, forse per la fretta di concludere, chiude troppo tiro e il pallone scivola fuori al lato del palo.
Quello che sembrava essere il principio di un monologo bianconero in realtà non trova seguito. La partita continua a scorrere su ritmi blandi. La Juventus non propone nessun tipo di pressione in avanti. Dell’intensità esibita domenica contro il Bologna non c’è traccia. La manovra diviene a tratti stagnante. Una lenta serie di passaggi che finisce quasi sempre per rivolgersi al talento di Di Maria. L’argentino però non sembra vivere la sua migliore serata. Numerose forzature inquinano la sua prova.
Incastrata in un questo sistema di gioco particolare, tanto amato dal tecnico quanto poco definibile con i numeri, la squadra non riesce a trovare un piano sul quale far scorrere la manovra. McKennie, confinato sulla fascia destra, non riesce ad incidere sulla gara, limitandosi a offrire un contributo in termini di quantità nella zona di campo di sua competenza. Il baricentro bianconero, tenuto inspiegabilmente molto basso da Paredes, che non propone mai un tentativo di pressione in avanti, somiglia in alcuni momenti ad un’ancora che frena l’azione bianconera. La sensazione è che alla fase offensiva della squadra di Allegri continui a mancare almeno un ulteriore elemento. Accade così che il modesto Maccabi verso la metà del tempo inizi a trovare il coraggio di affacciarsi dalle parti dell’area bianconera, anche se gli israeliani non sembrano in possesso della qualità necessaria per mostrarsi davvero minacciosi. 
Il ritmo lento della gara, la vista dei troppi posti vuoti nella Tribuna Est, il dominio sugli spalti dei numerosi tifosi ospiti. Per un momento, un velo di malinconia avvolge il tifoso bianconero seduto sulla solita scomoda sedia davanti alla tv. In un periodo poco felice come quello attraversato dalla squadra di Allegri, anche un avversario come il Maccabi riesce a risultare ostico.
La Juventus, fino a quel momento piuttosto spenta, si accende all’improvviso, poco dopo la mezz’ora. Rabiot recupera palla al limite dell’area avversaria e scarica su Di Maria. L’argentino, in posizione centrale al limite dell’area, vede l’inserimento dello stesso centrocampista francese alle spalle della difesa israeliana e lo serve con un filtrante che smarca il giocatore davanti alla porta. Il sinistro di Rabiot, potente e preciso, si infila sotto la traversa, non lasciando scampo ad un incolpevole Cohen. Per il francese arriva la prima rete stagionale a coronamento di un periodo in cui ha offerto prestazioni molto buone in serie. Il gol regala impulsi positivi alla squadra, anche lo stadio inizia a far sentire un pochino di più la sua voce. Ancora Di Maria, poco prima della fine del primo tempo, vede una nuova traccia in verticale nella quale offre il pallone per De Sciglio. Il cross del terzino incontra la deviazione di Seck che manda il pallone di pochissimo a lato del palo.
Trascorso il minuto di recupero concesso, l’arbitro Scharer fischia la conclusione del primo tempo. La Juventus va al riposo in vantaggio di una rete ma la soddisfazione, da parte dei soliti amici che accompagnano l’intervallo con i loro messaggi, è limitata al solo risultato. Per il resto la prova viene giudicata fino a questo punto troppo piatta e povera di continuità nella proposta offensiva, considerando anche la differenza di valori tra le due squadre in campo. 

Il quarto d’ora di intervallo si esaurisce, la Juventus si presenta alla ripresa del gioco con una novità nella formazione. De Sciglio, a causa di un problema muscolare, lascia il posto ad Alex Sandro. La gara riprende con la squadra di Allegri determinata nella ricerca del gol della tranquillità. Lo trova dopo cinque minuti. Di Maria in ripartenza lancia Vlahovic in campo aperto. Il serbo si presenta davanti a Cohen e lo batte con un tiro rasoterra. La Juventus raddoppia in avvio di ripresa. La partita appare adesso in gradevole discesa. Dalla panchina, Pinsoglio e Perin applaudono felici.
Il tecnico Bakhar cerca tra i giocatori inizialmente tenuti fuori a causa del digiuno imposto dalla celebrazione religiosa del giorno dell’espiazione, le risorse per tentare di cambiare l’inerzia di una sfida ormai incanalata verso la sconfitta per la formazione israeliana. Tchibota e Cornud lasciano il posto ad Atzili e Haziza. Sotto di due reti il Maccabi abbandona l’atteggiamento estremamente difensivo mantenuto fino a quel momento ma, nel tentativo di rendersi pericoloso in avanti, lascia ampi spazi alle ripartenze bianconere. Ogni volta che la Juventus recupera il pallone nascono potenziali occasioni da rete. Ancora Di Maria libera Vlahovic oltre le linee avversarie. La rete del serbo viene però vanificata da pochi centimetri di fuorigioco, come segnala il sorridente arbitro Scharer.
Il nuovo entrato Atzili si mette subito in evidenza con una conclusione che colpisce il palo esterno e termina fuori. Nell’azione successiva, Rabiot, lanciato da Di Maria, commette l’unico errore di una grande partita, perdendosi in un primo controllo infelice e vanificando una buona opportunità con Vlahovic e Kostic liberi in area. La Juventus potrebbe segnare ancora. Il Maccabi lascia spazio e profondità per le ripartenze. In telecronaca Marocchi si sbilancia: “la partita sta dicendo 3-0”. A quel punto, con la sua squadra lanciata verso una comoda vittoria, si erge a protagonista Max, l’uomo che vede il gioco del calcio in un modo tutto suo. Toglie dal campo Kostic, come da qualche tempo a questa parte costante nell’attaccare lo spazio e raggiungere il fondo, e Cuadrado per inserire Locatelli e Bonucci. La Juventus, adesso imbottita di mediani, non ha più la velocità e la profondità per sfruttare le tante opportunità di ripartenza. La squadra rallenta. Si abbassa. Palla al piede si perde in una serie di tocchi inutili senza riuscire a trovare l’uomo da lanciare nelle praterie concesse dalla difesa avversaria. Del resto sono stati sostituiti tutti.
Allegri interviene ancora togliendo anche Vlahovic per far posto a Kean. Backer inserisce Lavi e Din David al posto di Abu Fani e Pierrot.  Alla fine il gol lo fa il Maccabi, con un ripartenza in verticale rapidissima, innescata da un passaggio di Chery che lancia il nuovo entrato Din David verso la porta. L’attaccante evita Szczesny, uscito in maniera forse troppo avventata (la sensazione è che ci fosse abbastanza campo per permettere a Bremer di tentare il recupero in velocità), e deposita in rete il pallone del 2-1.
Una partita che sembrava chiusa, torna pericolosamente in bilico. Gli israeliani spinti dal sostegno incessante dei tanti tifosi al seguito, adesso credono in una rimonta che sarebbe clamorosa. Ancora Atzili, questa volta su punizione, colpisce di nuovo il palo esterno. La regia offre un primo piano di Allegri decisamente nervoso. E’ nervoso anche il tifoso davanti alla tv, avvilito all’idea di dover trascorrere altri due anni e mezzo con questo allenatore seduto in panchina. Che anche per lui sia arrivato il momento di abbandonare la scomoda sedia e andare al circo?
A scacciare l’ansia che avvolge il perplesso tifoso, ormai in bilico sulla sedia divenuta scomodissima a rimuginare sulle mosse tattiche di Max che hanno riaperto una partita abbondantemente chiusa, ci pensa ancora Rabiot. Su calcio d’angolo battuto da Di Maria, il francese all'altezza del primo palo trova una magnifica torsione con la quale manda il pallone nell’angolo più lontano. E’ il gol che orienta definitivamente la sfida e regala alla Juventus tre punti, anche se nel finale c’è ancora spazio per Atzili che, nel giro di pochi secondi, prima colpisce per la terza volta il palo, questa volta alla base con un sinistro a giro, quindi impegna Szczesny in una difficile parata a terra.

Trascorsi i quattro minuti di recupero concessi dall’arbitro Scharer, arriva il fischio finale. La Juventus trova continuità dopo la vittoria ottenuta in campionato contro il Bologna e adesso si prepara ad affrontare la sfida di sabato contro il Milan, maltrattato dal Chelsea a Stamford Bridge anche oltre il 3-0 finale. Per i tifosi bianconeri quella con il Maccabi Haifa non sarà certo una partita che rimarrà impressa nel libro dei ricordi. Siamo però in una fase nella quale, dal momento che il cambio di guida tecnica (che continua ad apparire urgente e necessario, come dimostrano le sostituzioni con le quali Allegri è riuscito a rimettere partita la squadra israeliana) non arriverà, conta cominciare a recuperare più punti possibili per rilanciare la corsa almeno ad un piazzamento valido per un posto nella prossima Champions League. Traguardo minimo che, visto il livello fin qui mostrato dalla maggior parte delle concorrenti, continua a sembrare ampiamente alla portata. A patto però di non buttare via altri punti. L’imminente sfida contro il Milan e il derby nella settimana successiva forniranno ulteriori risposte in merito a questo principio di rilancio mostrato per adesso dai bianconeri.

PAGELLE
SZCZESNY 6
Fino al gol era stato chiamato in causa soltanto da un tiro morbido di Tchibota da trenta metri. Azzarda l’uscita in occasione della rete del Maccabi, favorendo la possibilità di dribbling di Din David. Si riscatta con una parata importante su Atzili nel finale e con un buon controllo della sua area in occasione delle mischie create dalla squadra avversaria.
CUADRADO 6 Sembra avere recuperato una condizione fisica e mentale migliore rispetto alle ultime settimane. In avanti si propone con maggiore costanza ed efficacia. Quando viene attaccato continua invece a fare fatica in un ruolo che non ha mai padroneggiato completamente.
(BONUCCI 6 Entra nel momento in cui la partita da comoda che era si complica e rischia di tornare in equilibrio. Contribuisce a mantenere la solidità difensiva).
BREMER 6 Una buona partita per un’ora, in cui svolge al meglio il poco lavoro che gli procurano gli attaccanti avversari. L’uscita avventata di Szczesny in occasione della rete subita gli impedisce di tentare di raggiungere l’avversario lanciato verso la porta.
DANILO 6 Parte centrale, finisce terzino. Valido in fase di impostazione, sicuro le poche volte che viene chiamato a chiudere sul diretto avversario. La solita prestazione di personalità.
DE SCIGLIO 6 Mantiene la posizione sulla sinistra. Spinge poco nonostante lo spazio per proporsi non manchi. Una buona iniziativa nel finale di primo tempo, prima di lasciare il campo per un fastidio muscolare.
(ALEX SANDRO 6 Entra bene in partita. Si mostra concentrato in occasione di un paio di chiusure a ridosso dell’area).
MCKENNIE 6 Oramai presenza fissa sulla fascia destra. Il ruolo ibrido a metà strada tra l’esterno e l’incursore, nel quale Allegri lo costringe, sembra disorientarlo. In alcuni tratti di partita l’americano trasmette la sensazione quasi di girare a vuoto. Della sua partita rimangono impressi un buono spunto sulla fascia e tanti appoggi utili per i compagni.
PAREDES 6 Una partita tutto sommato ordinata nella quale però, sul risultato ancora di parità, limita la pressione sui portatori di palla avversari, lasciando la squadra ancorata forse qualche metro di troppo all’indietro.
(MIRETTI SV Gioca gli ultimi minuti a risultato acquisito)
RABIOT 7,5 Dominante in mezzo al campo. Offre una prestazione convincente sotto tutti gli aspetti. Ha il merito di sbloccare il risultato con un inserimento verticale concluso con un sinistro sotto la traversa e, a pochi minuti dal termine, di regalare un finale in tranquillità ai suoi tifosi segnando il terzo gol. Prima doppietta in bianconero per un giocatore che si sta dimostrando sempre più indispensabile per questa Juventus. Un altro consiglio per il Dottor Arrivabene. Nonostante l’ingaggio elevato, valutare con attenzione se è il caso di lasciare andar via a parametro zero quello che ad oggi è il miglior centrocampista in rosa.
DI MARIA 7 Riveste il ruolo ingrato di elemento a cui viene chiesto di illuminare la manovra scolastica, ai limiti dello scheletrico, allestita da Allegri. Spesso è costretto a forzare le giocate per tentare di offrire il tocco di qualità decisivo. Sbaglia molto nella prima mezz’ora poi inizia ad regalare lampi di classe purissima con le tracce in verticale con cui libera in più occasioni i compagni al tiro.
VLAHOVIC 6,5 Un gol segnato, un altro annullato per un fuorigioco di pochi centimetri, una grande occasione calciata addosso al portiere avversario e un’altra strozzata sul fondo, all’interno di una partita in cui si è mosso molto al servizio della squadra. In alcuni momenti sembra avere la tendenza ad accelerare troppo il tempo del tiro o del passaggio finendo per forzare la giocata e sbagliare.
(KEAN 6 Circa venti minuti nel corso dei quali riesce a presentarsi al tiro al termine di una buona iniziativa personale. Calcia troppo centrale mancando l’opportunità che si era procurato. Chiude la gara a faticare sulla sinistra).
KOSTIC 6,5 Grande continuità nel proporsi lungo la fascia, con il suo arrivo la Juventus è finalmente tornata ad agire anche nel settore sinistro del campo, divenuto negli ultimi anni troppo arido. La qualità dei cross non è ancora ai livelli esibiti a Francoforte ma riesce comunque a fornire palloni interessanti come il passaggio per Vlahovic ad inizio gara non capitalizzato dall’attaccante.
(LOCATELLI 6 Sembra in crescita rispetto al complicato inizio di stagione).

ALLEGRI SV Poche perplessità sulle scelte iniziali, legate a questioni marginali. La sua squadra offre un calcio molto basico nel quale la differenza la creano i giocatori di qualità. Con la partita in pugno e la possibilità di dilagare offerta da un Maccabi sbilanciato nel tentativo di riprendere il risultato, il tecnico sale in cattedra. Tutti gli allenatori del mondo avrebbero colto l’occasione mantenendo in campo uomini veloci e capaci di colpire in ripartenza, lui, con praterie di campo da sfruttare, inserisce difensori e mediani, spegne la squadra e per poco non permette al Maccabi di recuperare una partita ampiamente chiusa. Lo salva il palo colpito da Atzili e il gol di testa di Rabiot. Continua a sembrare stanco, confuso e superato.
Finita la partita, si presenta in televisione a lamentarsi di quanto i giocatori ad un certo punto abbiano voluto essere “troppo bellini”.
Un minimo di autocritica ogni tanto forse non guasterebbe.