L’ennesima delusione stagionale, la sconfitta rimediata nella finale di coppa Italia, è ormai alle spalle. La Juventus torna in campo allo Stadium per l’ultimo turno casalingo di questo campionato. Contro la Lazio, in una sfida alla quale i bianconeri hanno ormai ben poco da chiedere, il motivo di maggiore interesse nasce dal saluto al popolo juventino da parte di Chiellini e Dybala, entrambi all’ultima partita interna con la maglia bianconera.
Due storie differenti. Una carriera ricca di gloria e di successi che giunge ad una naturale conclusione per il capitano della Juventus. Una storia che sembrava poter ricalcare le orme dei grandi fantasisti del passato e che, invece, la società, con una decisione sicuramente forte, ha deciso di interrompere al termine di questa stagione, lasciando il numero dieci argentino libero di andare via dalla Juventus alla fine di giugno, dopo sette stagioni, cinque scudetti e il nono posto nella classifica dei marcatori bianconeri di ogni epoca.
Non soltanto addii. La giornata odierna ha visto andare in scena alla Continassa un incontro che potrebbe aprire la strada ad un ritorno che la maggior parte dei tifosi attende da sei anni. La dirigenza bianconera e gli agenti di Paul Pogba hanno iniziato a tracciare una strada che potrebbe riportare a Torino il centrocampista, in uscita dal Manchester United a parametro zero. Potrebbe essere lui, forse già nei prossimi giorni, il primo rinforzo in vista della nuova stagione. Le perplessità destate dalle sei stagioni tutt’altro che felici trascorse ad Old Trafford e da una certa tendenza all’infortunio manifestata dal giocatore nelle ultime tre stagioni, non sembrano minare l'entusiasmo del popolo juventino, pronto a celebrare il ritorno allo Stadium di Pogba. 

In attesa che il mercato faccia il suo corso e consegni ad Allegri la rosa per la prossima stagione, resta un campionato ancora da concludere. Per il penultimo impegno stagionale, il tecnico juventino si affida al 4231. Tra i pali, tocca ancora a Perin. In difesa, Chiellini si regala un ultimo giro assieme a Bonucci. Ai lati della coppia antica, giocheranno Cuadrado sulla destra e Alex Sandro sulla corsia opposta. Locatelli e Miretti, entrato in questo finale di stagione in pianta stabile nella rosa della prima squadra, formeranno la diga di centrocampo, mentre qualche metro più avanti, alle spalle di Vlahovic, riferimento centrale del reparto offensivo, agirà il trio composto da Bernardeschi, Dybala e Morata. Il tifoso che si accinge a prendere posto davanti alla tv, stavolta su una più comoda poltrona invece della solita scomoda sedia, non riesce a fare a meno di pensare che, con molta probabilità, dalla prossima stagione non vedremo più in bianconero nessuno di questi tre giocatori.
La Lazio di Sarri si presenta a Torino con l’obiettivo di ottenere il punto che le manca per conquistare l’accesso alla prossima Europa League e per mettersi definitivamente alle spalle la Roma, da sempre il vero obiettivo stagionale, assieme ai derby, per le due squadre della Capitale. Nel consueto 433 proposto dal tecnico toscano, i biancocelesti, privi di Immobile, si presentano in campo schierando Strakosha; Lazzari, Patric, Acerbi, Marusic; Milinkovic, Cataldi, Luis Alberto; Anderson, Cabral, Zaccagni.
Guidate dall’arbitro Ayroldi, le due formazioni fanno il loro ingresso in campo, accolte da uno stadio completamente esaurito. La Tribuna Est mostra la scenografia allestita dalla società in onore di Giorgio Chiellini. Un bel pensiero per il capitano che lascia. Il tifoso davanti alla tv, però, per un momento, rimpiange i tempi in cui queste manifestazioni nascevano spontanee dal cuore e dalla fantasia dei tifosi piuttosto che dagli studi della divisione marketing di un’azienda.
L’ultima partita casalinga, ormai da tradizione, è anche l’occasione per la Juventus e per lo sponsor tecnico Adidas di presentare la maglia con la quale la squadra disputerà la stagione successiva. Il risultato ottenuto in questi mesi di studi e di lavoro dai grafici del prestigioso marchio tedesco desta, almeno al primo impatto, discrete perplessità. Una maglia tendenzialmente bianca, sulla quale le strisce nere, il cui disegno a zig zag nasce dalla fusione di tanti piccoli triangoli, omaggio a detta dei creatori alle stelle e ad una parte dell’architettura dello Stadium, ma in realtà chiaramente ispirate ai fulmini che rappresentano il percorso intrapreso da Jeep verso l’elettrificazione del parco auto (come la decorazione presente sullo scritta dello sponsor lascia intendere), sembrano stampate con un toner scarico. L’effetto è mesto. Un bianco-grigio che non scalda il cuore. Dopo la maglia bipartita, sopportata durante la stagione che ha visto Sarri alla guida tecnica, i tifosi sono ormai abituati a tutto. Qualcuno di loro conserva ancora la vana speranza che, almeno per quanto riguarda la maglia bianconera, venissero maggiormente rispettate la storia e la tradizione.

Esaurite le solite formalità introduttive la partita può avere inizio. E’ la Lazio a prendere per prima l’iniziativa. Il binario sul quale scorrerà la gara diventa chiaro fin dalle prime battute, con il pallone prevalentemente in possesso dei biancocelesti e la Juventus in attesa, come sempre compatta sulle due linee da quattro uomini schierate a ridosso dell’area di rigore. La squadra di Sarri, dopo un palleggio praticamente ininterrotto nei minuti iniziali della gara, si presenta in maniera pericolosa dalle parti di Perin con un tiro improvviso di Cataldi che si infrange contro la traversa.
Il pericolo corso scuote la Juventus. Morata si cala nelle vesti del suggeritore. Nella prima occasione in cui la squadra di Allegri si presenta nella metà campo avversaria, con un colpo di testa corregge un lancio lungo di Bonucci a beneficio di Vlahovic. Il serbo nella circostanza indugia qualche momento di troppo prima di battere a rete, finendo per subire la chiusura da parte della difesa laziale. Pochi minuti più tardi, la Juventus passa in vantaggio. Morata, largo a sinistra, scambia con Alex Sandro e calibra un cross perfetto a rientrare verso il secondo palo sul quale Vlahovic, con un colpo di testa in tuffo, anticipa i difensori avversari e batte Strakosha. Il centravanti serbo esulta mimando il gesto della maschera in omaggio a Dybala, con il quale, fin dalle prime apparizioni con la nuova maglia, aveva mostrato una notevole intesa. La Lazio accusa il colpo. Nemmeno un minuto più tardi la Juventus è di nuovo pericolosa, questa volta con una veloce ripartenza conclusa da Bernardeschi con un sinistro a giro alto di poco.
Al minuto diciassette, come il numero delle stagioni disputate in bianconero, arriva il momento forse più atteso dal pubblico presente allo Stadium. Allegri richiama in panchina Chiellini. Al suo posto entra in campo De Ligt. L’uscita dal campo del difensore avviene tra gli applausi e l’abbraccio con tutti i compagni. L’ultimo, quello con il giocatore olandese che prende il suo posto, rappresenta un ideale, definitivo passaggio di consegne tra il vecchio capitano e il suo erede designato. Lo Stadium tributa un saluto emozionante ad uno dei campioni più rappresentativi della storia di questa società. Una vita spesa tutta in bianconero, dieci scudetti vinti e un ruolo di assoluto protagonista nella rinascita juventina del dopo calciopoli. Mentre Chiellini si sistema in panchina, le immagini proposte dalla regia continuano ad offrire diversi primi piani di persone visibilmente commosse ed emozionate. Un’epoca importante celebra in questa notte la sua conclusione. La partita riprende dopo un paio di minuti di interruzione, mentre tutto lo stadio continua a cantare cori di ringraziamento nei confronti di Chiellini, a più riprese invitato ad andare sotto la curva.
In campo, il copione non cambia. La Lazio propone in maniera insistente il suo gioco fatto di possesso palla e triangoli veloci tra i giocatori. Pesa, però, sul potenziale offensivo della formazione ospite l’assenza di Immobile, che priva i biancocelesti di un riferimento avanzato credibile. Il giovane Cabral, al momento, sembra ancora molto lontano dal poter essere considerato un centravanti. La Juventus, che non propone nessun tipo di pressione sui portatori di palla, tutto sommato se la cava senza particolari danni. La Lazio guadagna diversi calci d’angolo, dai quali ricava soltanto qualche mischia di poco conto, prova a colpire con i tiri dalla distanza ma, tolta la traversa iniziale di Cataldi, la squadra di Sarri non va mai vicino ad impensierire Perin, sempre bravo e attento a vigilare su tutto quello che accade nella sua area, offrendo grande sicurezza al reparto difensivo. In fase di possesso, la squadra di Allegri esibisce un palleggio di tipo conservativo, con l’evidente scopo di preservare quanto più possibile le poche energie rimaste dopo la finale di coppa Italia conclusa ai tempi supplementari, in attesa che si presenti l’opportunità per una rapida ripartenza verso uno dei giocatori avanzati.
Le insistenti richieste della curva alla fine convincono Chiellini ad anticipare il giro d’onore. Il vecchio capitano lascia la panchina e inizia il suo giro di campo celebrativo. Saluta tutti, uno per uno. Gran parte dei tifosi presenti lascia il proprio posto per raggiungere le balconate e stringere le mani, regalare un’ultima carezza ad un sorridente e commosso Chiellini. Quanto accade sul terreno di gioco per qualche momento passa in secondo piano.

Mentre l’ormai ex capitano firma autografi e riceve in regalo sciarpe e piccole bandiere, Dybala interrompe una manovra laziale e lancia sulla destra il contropiede della Juventus con uno scatto profondo concluso da un pregevole colpo di tacco a beneficio dell’accorrente Cuadrado. Il colombiano ha lo spazio per puntare l’area avversaria. Giunto al limite, serve Morata, libero sulla sinistra. Lo spagnolo controlla, per un momento sembra perdere il tempo per la battuta a rete, evita l’intervento di Patric, quindi calcia, con forza e precisione. La palla bacia il palo più lontano e si infila in porta. La Juventus raddoppia. Bonucci corre ad abbracciare Dybala, la cui iniziativa ha aperto la strada alla seconda rete bianconera, presto raggiunto dallo stesso Morata e dal resto della squadra. Non sfugge l’attenzione da parte dei compagni nei confronti del giocatore argentino, in stridente contrasto con la freddezza mostrata dalla società nei giorni che hanno preceduto la partita. Nemmeno un hashtag si sono sforzati di creare per quello che rimane comunque il nono marcatore di tutti i tempi della lunga e gloriosa storia della Juventus. E sì che di questi tempi un hashtag non si nega a nessuno. Una caduta di stile che sicuramente, con un minimo di delicatezza e buona educazione, si sarebbe potuta evitare.

Un ultimo tentativo dalla distanza di Cataldi, facilmente contenuto da Perin, chiude, dopo due minuti di recupero, un primo tempo tutto sommato piacevole, vissuto con grande serenità anche dal piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv, arrivato ormai esausto in tutti i suoi componenti alla fine di una stagione molto faticosa. Si prendono un turno di riposo anche i soliti gruppi di whatsapp che accompagnano da sempre l’intervallo del tifoso che lascia per qualche momento il suo posto davanti alla tv. Torna a sedersi giusto in tempo per il primo piano dedicato dalla regia a Leao, protagonista di un Milan arrivato ormai ad un solo punto dal meritato scudetto, presente a sorpresa nella notte dello Stadium. L'idea di un tridente con Chiesa e Vlahovic accende per un momento la fantasia del tifoso, comunque ben consapevole che non esiste alcuna possibilità di vederlo realizzato.

Le formazioni tornano sul terreno di gioco con gli stessi undici con cui hanno concluso la prima parte. La Juventus non sembra avere più le risorse fisiche necessarie per contrastare in maniera efficace il palleggio della Lazio ed impensierire con le veloci ripartenze, tanto ben sfruttate nel corso del primo tempo, l’incerta difesa biancoceleste. In mezzo al campo, nonostante il lavoro di Bernardeschi e Morata sulle due fasce, Locatelli e Miretti sembrano troppo soli, costantemente presi in mezzo dai movimenti continui dei centrocampisti e degli attaccanti avversari. La Lazio accorcia subito le distanze. Lo fa grazie all’ennesimo tiro dalla bandierina. Sul cross di Cataldi, Patric di testa anticipa i difensori avversari e, complice la decisiva deviazione di Alex Sandro, batte Perin. Per la Juventus è l’inizio di un seconda parte di gara di esclusivo contenimento. La squadra di Allegri, per lunghe fasi di gioco, non riesce praticamente mai ad uscire dalla trequarti difensiva. La Lazio si presenta ancora alla conclusione con Zaccagni e con un colpo di testa di Acerbi, trovando sempre la risposta pronta da parte di Perin.
Allegri prova a correre ai ripari. Ridisegna la sua squadra con tre sostituzioni in un’unica finestra. Lasciano il campo Morata, Vlahovic e Locatelli, entrano sul terreno di gioco Kean, Akè e Pellegrini. La Juventus si muove adesso con un 433 che vede Miretti perno centrale del centrocampo affiancato da Bernardeschi ed Alex Sandro. Dybala è ora il riferimento più avanzato della squadra bianconera, con Akè e Kean larghi sulle fasce. Nonostante la partita ormai decisamente difensiva, le sostituzioni proposte dal tecnico bianconero aiutano la squadra a riassestarsi almeno in parte. Da un pallone recuperato dal giovane Akè, nasce una ripartenza condotta da Bernardeschi e conclusa dallo stesso giocatore con un cross in area verso Kean, la cui girata con il destro, dopo un controllo con il petto, esce per un soffio alla sinistra di Strakosha.

Manca meno di un quarto d’ora al termine della partita. Arriva anche per Dybala il momento di salutare lo Stadium. L’argentino, sostituito dal giovane Palumbo, lascia il campo a passo lento, visibilmente emozionato. Riceve un caldo abbraccio di gruppo da parte dei compagni. Per lui nessun ringraziamento e nessun hashtag, nemmeno un piccolo saluto, da parte di una società che diventa ogni giorno che passa sempre più arida. Ci pensa il popolo bianconero, tutto in piedi per lui, a tributargli l’adeguato riconoscimento per questi sette anni di gol e giocate sopraffine. Il tifoso davanti alla tv, apertamente schierato contro la decisione della società di lasciare andare quello che rimane il giocatore di maggior classe ad aver vestito la maglia bianconera in questi ultimi anni, rivive in un lampo queste sette stagioni, trascorse all’improvviso troppo velocemente. La doppietta al Barcellona, la rete segnata a Wembley contro il Tottenham e l’azione personale con la quale risolse una complicatissima partita a Roma contro la Lazio, nell’anno del duello punto a punto con il Napoli di Sarri, sono i tre momenti che per primi affiorano nella memoria, insieme ad un repertorio infinito di giocate preziose con il quale l’argentino ha regalato sincere emozioni ai tifosi. Dybala dunque se ne va. L’argentino raggiunge la panchina, dove viene accolto dall’abbraccio dei compagni e da un bacio di Pinsoglio. Occhi velati di malinconia, un ultimo saluto al pubblico prima di sedersi.

La partita riprende. La Lazio continua a tentare di riequilibrare il risultato, senza raccogliere vere occasioni da rete. L’attenzione ormai è tutta fuori dal campo. Chiamato dalla curva, Dybala lascia la panchina ed inizia il suo ultimo giro di campo. Mentre la partita scorre verso la conclusione, l’argentino che non farà parte del futuro della Juventus, saluta i tifosi. Riceve sciarpe e carezze mentre firma autografi. Di sicuro qualcuno gli avrà anche chiesto un ultimo regalo. Mai all’Inter. L’ultimo giro è lungo, molto lento. Ogni passo un autografo. Ogni passo una sciarpa. Ogni passo una carezza. Si arriva quasi allo scadere dei cinque minuti di recupero concessi da Ayroldi. Dybala ha appena finito di salutare la curva sud e si accinge a raggiungere i tifosi che si sporgono dalle balconate della tribuna est, quando Bernardeschi lancia l’ultimo contropiede bianconero. In situazione di superiorità numerica, il numero venti serve Cuadrado. Il cronometro è agli sgoccioli. Mancano meno di venti secondi alla fine della sfida. Il colombiano potrebbe puntare la bandierina e far concludere così la partita. Sceglie invece di cercare la porta. Sbaglia. Zaccagni lo contrasta in maniera efficace. In realtà lo placca. Il fallo pare evidente. L’arbitro Ayroldi lascia correre. Adesso è la Lazio a ripartire. Patric risale il campo velocissimo e, raggiunto il limite dell’area, scarica su Basic, entrato in campo nel corso della ripresa. Il centrocampista tenta una conclusione in diagonale sulla quale Perin si distende e riesce a respingere lateralmente. Il primo ad arrivare sul pallone è Milinkovic Savic che, da posizione defilata, è bravo a calciare forte sotto la traversa eludendo l’intervento in scivolata di Pellegrini e il tentativo di parata da parte di Perin. E’ il gol del pareggio. Nato da un intervento di Zaccagni su Cuadrado che, anche dopo diversi replay, continua a lasciare molto perplesso il tifoso davanti alla tv. Il fallo sembrava netto. Rimane comunque la scelta sbagliata del giocatore colombiano.

La partita finisce qui. La Lazio ottiene il punto che cercava per l’accesso all’Europa League. Per la Juventus non cambia molto. Quarta era e quarta rimarrà al termine di una stagione decisamente negativa. Arriva il momento di celebrare in maniera ufficiale la conclusione dell’annata e l’addio di Giorgio Chiellini. Fanno il loro ingresso sul terreno di gioco anche le ragazze della squadra femminile, di nuovo campionesse d’Italia per la quinta volta consecutiva. Dybala sta ancora completando il suo lungo giro di saluti, letteralmente sommerso dall’abbraccio dei tifosi, quando tutta la famiglia bianconera si schiera su due file ordinate all’ingresso della porta degli spogliatoi per accogliere ancora un’ultima volta il capitano che lascia. Chiamato dallo speaker e dal pubblico, Chiellini raggiunge il centro del campo. L’ennesimo applauso si alza nel cielo sopra lo Stadium. Fa il suo ingresso Andrea Agnelli. Stavolta dagli spalti si alzano forti fischi. Il risultato per aver annichilito il sentimento e le emozioni dei tifosi, ormai ridotti a portafogli dai quali attingere quanti più soldi possibile. Il Presidente consegna una targa a Chiellini. Barzagli e Bonucci si avvicinano al capitano. Sul prato dello Stadium riprende vita la vecchia BBC mentre i due schermi lanciano un filmato che ripercorre le gesta del difensore nei diciassette anni di militanza in bianconero. Se ne va uno degli ultimi grandi marcatori che si siano visti su un campo di calcio.

Al termine del filmato, le telecamere di Sky si spostano su Dybala. Dimenticato dalla società, sono i compagni a regalargli un pensiero nel giorno dell’addio. L’argentino viene portato in trionfo.
Le lacrime, trattenute a stento fino a quel momento, iniziano a sgorgare copiose mentre Bonucci lo trascina di peso sotto la curva sud per ricevere l’ennesimo abbraccio di una tifoseria che lo ha sempre amato. L’applauso dello stadio è forte e sincero come il pianto commosso dell’argentino, in un momento che sicuramente immaginava diverso e, soprattutto, molto più lontano nel tempo. Sugli schermi passa una veloce inquadratura del nuovo amministratore delegato. Barba, cravatta, camicia a righe. La solita espressione arida e arrogante sul viso. Fischi anche per lui. In rapida successione, viene di nuovo inquadrato Andrea Agnelli. Ancora fischi. Il nuovo amministratore delegato rientra negli spogliatoi nell’indifferenza generale. Potrebbe anche lasciare la Juventus stasera stessa, di lui non si ricorderebbe nessuno.

La festa giunge alla fine. Chiellini, scortato dal fratello, figli e nipoti al seguito, si regala un ultimo giro di campo. In maniera discreta, quasi con pudore, a pochi passi di distanza, li segue Dybala. Stride la differenza nello sguardo dei due giocatori. Sul volto di Chiellini brilla la serenità di chi è consapevole di essere arrivato alla naturale conclusione di un percorso forse irripetibile. Negli occhi umidi di Dybala emerge invece la tristezza e il rammarico di una storia stroncata in maniera inattesa. Una storia che, anche per serie responsabilità del giocatore e dei suoi agenti, non ha avuto il finale che avrebbe desiderato. Dybala completa il suo ultimo giro di saluto tra gli applausi del pubblico. Ha ricevuto anche lui l’adeguato ringraziamento. Dove non è arrivata una società sempre più arida, ha posto rimedio il cuore dei tifosi. Diversi bambini non riescono a trattenere le lacrime nel vedere andare via l’idolo dell’infanzia. Un’ultima richiesta da parte di una tifoseria che, in qualche maniera, già rimpiange questo addio accompagna l’argentino negli ultimi passi sul prato dello Stadium. 
Non rovinare il ricordo di questi anni andando da quelli lì.
Non indossare la loro maglia. E’ l’ultimo gol che puoi segnare per i tifosi della Juventus.