L'Europa riaccende i riflettori sul palcoscenico principale. Ritorna la Champions League. Dopo il brutto pareggio di Firenze, la Juventus inaugura il suo cammino europeo a Parigi, tornando al Parco dei Principi a 26 anni di distanza dall’ultima volta, quando la squadra all’epoca guidata da Marcello Lippi si impose nella finale di andata della Supercoppa Europea con un 6-1 destinato a rimanere scolpito nel tempo. Era quella una Juventus ben diversa dall’attuale, negli uomini e nella consapevolezza della sua forza. Era una squadra che scendeva su ogni campo, in Italia e in Europa, convinta di imporre la propria forza, molto spesso riuscendoci. La narrazione del dna difensivo, degli 1-0 e del “corto muso” era ancora lontana dal fare la sua nefasta irruzione nell'ambiente bianconero. La Juventus in ogni partita trasmetteva la sensazione di poter segnare in qualsiasi momento. L’esatto opposto di oggi, dove ogni azione da gol non sfruttata lascia scie di rimpianti e il timore che potrebbe non essercene un’altra.
Oggi il rapporto di forza tra le due contendenti in scena nello stadio parigino sembra quasi invertito rispetto a quella lontana notte di Supercoppa. Opinionisti, addetti ai lavori e anche tifosi non lasciano particolari speranze ai bianconeri, la cui vittoria viene offerta dalle agenzie di scommesse anche fino a nove volte la puntata. Una quota mai vista per una vittoria della Juventus, almeno a memoria di chi scrive. Ma del resto, se in conferenza stampa è lo stesso allenatore ad esprimersi con toni molto prossimi alla rassegnazione perchè aspettarsi qualcosa di diverso?
In un'epoca che mai come oggi appare molto lontana, i protagonisti delle grandi Juventus che furono si presentavano alle sfide di prestigio annunciando battaglia. “Siamo la Juve, andiamo a giocare la nostra partita”. 

Oggi arriviamo ad un appuntamento di questo livello augurandoci di fare una bella partita e di giocare bene tecnicamente (concetto che Allegri ripete spesso ma in campo non si vedono riscontri). Poi vada come deve andare, servono dieci punti per passare il girone. Con una punta di malinconia e tanta nostalgia, il tifoso pronto a prendere posto davanti alla tv torna con la mente alle conferenze stampa di Lippi.
“Abbiamo davanti sei partite. Le dobbiamo vincere tutte. Siamo la Juve.” 
Siamo la Juve, qualcuno forse se n'è dimenticato.

Con il solito abbondante anticipo, i canali di comunicazione della società diffondono le formazioni ufficiali. Allegri sceglie la difesa a tre, formata da Bremer, Bonucci e Danilo a protezione di Perin. In mezzo al campo, spazio a Miretti, che debutta dal primo minuto nella massima competizione europea, Paredes e Rabiot. Cuadrado, a destra, e Kostic, dalla parte opposta, avranno il compito di presidiare le fasce. In avanti, per la prima volta in stagione, il tecnico bianconero sceglie di affiancare Milik a Vlahovic.
La risposta di Galtier, tecnico dei padroni di casa, è affidata al consueto 343. Donnarumma; Sergio Ramos, Marquinhos, Kimpembe; Hakimi, Verratti, Vitinha, Nuno Mendes; Messi, Mbappé, Neymar; sono gli uomini scelti dal tecnico francese per il debutto stagionale nella competizione che è da qualche anno l’obiettivo dichiarato del Paris Saint Germain.
Guidate sul terreno di gioco dall’arbitro inglese Taylor, le due squadre vengono accolte da un’atmosfera di festa e entusiasmo che avvolge il Parco dei Principi. Il pubblico francese è convinto che la squadra di casa reciterà un ruolo di primo piano nella corsa al trofeo.

Il Psg cerca subito di prendere il controllo della partita, portando, fin dalle prime battute di gioco, la gara nella metà campo bianconera. Il gol arriva presto. Mbappé riceve palla sulla sinistra, serve Neymar e scatta verso l’area di rigore, dove viene servito dal brasiliano con un pallonetto che scavalca l’intera difesa avversaria e libera l’attaccante francese davanti alla porta. Il destro al volo non lascia scampo a Perin. Il Psg è avanti. Per la Juventus si prospetta una gara in ripida salita. Il replay evidenzia l’errore della linea difensiva juventina. Tutti i giocatori della retroguardia bianconera restano immobili ad ammirare l’intuizione di Neymar e la conclusione al volo di Mbappé.
Passata subito in svantaggio e chiamata quindi a tentare di riprendere la partita, la Juventus non mostra la reazione che sarebbe lecito attendersi. Il Psg contiene con discreta tranquillità il lento palleggio bianconero che si sviluppa quasi esclusivamente per vie centrali. Come ormai siamo abituati a vedere da troppe partite a questa parte, la Juventus è del tutto priva di intensità, slegata tra i reparti. Manca completamente qualsiasi tipo di movimento volto a dettare il passaggio al giocatore in possesso della palla. Dopo quindici minuti già non si contano più le volte che Cuadrado ha restituito il pallone ai difensori. 
Il piccolo gruppo d’ascolto davanti alla tv mostra i primi segni di insoddisfazione.
Sotto la cenere di un inizio di partita da dimenticare, cova però qualche piccola scintilla che si accende all’improvviso. Cuadrado riceve il pallone sulla destra e calibra un cross preciso verso il centro dell’area. Milik supera Sergio Ramos e di testa impegna Donnarumma in una difficile parata. Il rammarico per il polacco deriva dall’aver colpito il pallone troppo centralmente. Bastava angolare, anche leggermente, per creare problemi molto più seri alla porta dei padroni di casa. Finalmente però è arrivata una reazione, un segnale da parte della Juventus di essere dentro la sfida. 
L’illusione però si esaurisce nel giro di qualche minuto e nella solita mancanza di continuità della proposta offensiva. Nonostante l’opportunità appena creata, la squadra di Allegri sembra quasi ostinarsi a cercare troppo raramente le due fasce. In telecronaca Marocchi, dopo l’ennesimo passaggio per vie centrali, rimarca la totale mancanza di un’azione che preveda lo sbocco sui due esterni e che è in quelle zone del campo che la Juventus potrebbe creare difficoltà ad una squadra che ha blindato i percorsi centrali.

In possesso di palla il Psg palleggia senza particolare affanno. Il pallone circola in maniera fluida mentre la Juventus rimane raccolta negli ultimi trenta metri, schiacciata su una linea di difesa che sempre più spesso diventa a cinque. Non c’è alcuna pressione in avanti. I francesi raramente rischiano di perdere il controllo del gioco. Nonostante l’atteggiamento tattico decisamente prudente, manca totalmente la solidità difensiva, al punto che poco dopo il ventesimo arriva anche il secondo gol. Verratti, Mbappé e Hakimi, con scambi rapidi, evitano quella che dovrebbe essere l’opposizione dei birilli vestiti di bianconero. Ancora una volta tutti fermi, immobili, ad ammirare la pulizia della trama degli avversari conclusa in rete da Mbappé. E’ il gol del raddoppio. Accolto ormai con serena rassegnazione dal tifoso davanti alla tv, che non si aspettava nulla di troppo diverso dopo la pessima prova di Firenze. Nemmeno la scelta di giocare a tre in difesa sembra pagare. Testimonianza ulteriore che nella situazione in cui si trova la Juventus non è più una questione di giocatori e di schemi.
La parte restante del primo tempo scivola via tra i tuffi di Neymar e Mbappè. Il Psg in questa fase della partita trasmette la sensazione di piacersi troppo, perdendosi spesso in un palleggio che, quando non riesce ad innescare la velocità di Mbappè, rimane fine a se stesso. E’ un atteggiamento che hanno pagato a caro prezzo nella scorsa stagione contro il Real Madrid ma non sembrano aver imparato la lezione

La prima frazione di gara si conclude sul doppio vantaggio per i padroni di casa. L’idea di anticipare il meritato sonno per un momento accarezza il tifoso bianconero, ormai più rassegnato che deluso. La prestazione offerta dalla squadra vestita di bianconero (oltretutto molto sbiadito grazie ai geni del marketing) non ricorda in nessun aspetto la Juventus. Sicuramente non è la prestazione di una squadra che possa competere ai livelli più alti. 
I vari gruppi di amici, che come sempre accompagnano l’intervallo con i loro commenti sui gruppi whatsapp, manifestano forte insoddisfazione per una proposta di gioco che continua a latitare e per una condizione fisica che tarda a crescere. Il colpo di testa di Milik, parato da Donnarumma, rappresenta tutto il raccolto offensivo della squadra di Allegri. Una squadra che ha dato la sensazione di partire battuta già da prima del fischio d’inizio.

La Juventus rientra dall'intervallo con una novità nel suo schieramento. Allegri toglie Miretti, che pure non aveva demeritato nella prima parte, e inserisce McKennie. La difesa a tre torna in soffitta, speriamo per sempre questa volta. I bianconeri sono ora schierati su un 442 più abituale per il tecnico. Il nuovo entrato si piazza sulla destra. Cuadrado rimane terzino. La squadra sembra trarre beneficio dalla mossa che le regala a prima vista un maggiore equilibrio e una migliore distanza tra i reparti. Kostic, dopo un primo tempo in cui era parso completamente spaesato e fuori dagli schemi (ammesso ve ne siano), inizia ad essere coinvolto con maggiore continuità. E’ proprio il serbo, con un tiro dalla distanza, a chiamare Donnarumma alla prima parata, in verità non eccessivamente complicata, del secondo tempo. In difesa la Juventus però continua a soffrire. Dalle parti di Cuadrado il Psg trova spazi aperti per affondare. Nuno Mendes, dopo aver saltato in velocità il colombiano, offre a Neymar una buona opportunità per calciare da posizione centrale. Il destro rasoterra del brasiliano viene contenuto da Perin. I francesi fanno paura quando hanno la possibilità di aprire il campo alla corsa di Mbappé. Lanciato da Messi e irraggiungibile per l’intera retroguardia avversaria, l’attaccante vanifica però una grande occasione, preferendo calciare da posizione defilata piuttosto che servire Neymar completamente libero davanti alla porta. La conclusione si perde sull’esterno della rete. Situazioni di questo genere rappresentano il segnale più evidente che la strada da percorrere per trasformare in squadra un insieme di figurine è ancora molto lunga. 
Problemi di Galtier comunque.
Fallita l’occasione di chiudere definitivamente la sfida, il Psg subisce la rete bianconera. Dagli sviluppi di un calcio d’angolo, Paredes tocca corto per Kostic. Il serbo lascia partire un cross che cade all’altezza del secondo palo. Donnarumma calcola male il tempo dell’uscita. Kimpembe salta a vuoto. Ne beneficia McKennie che di testa appoggia il pallone nella porta libera. La Juventus, dopo aver rischiato di incassare la terza rete, trova il modo di riaprire la partita.
Il gol di McKennie apre alcune crepe nelle certezze dei padroni di gara, apparsi addirittura arroganti nella convinzione della loro superiorità. La Juventus ha subito un’altra buona opportunità. Donnarumma salva su un colpo di testa di Vlahovic. 
La squadra di Galtier ha perso gran parte della sicurezza con la quale aveva gestito il pallone e la partita nel corso del primo tempo. La sensazione adesso è che la Juventus abbia una concreta opportunità per portare a casa almeno un pareggio dal Parco dei Principi. La squadra nel secondo appare più bilanciata, con i giocatori schierati nelle corrette posizioni, eccezion fatta proprio per l’autore del gol, costretto sulla destra da esigenze tattiche.
Manca però la convinzione di crederci fino in fondo.
Manca forse in campo anche un leader capace di trascinare i compagni.
La Juventus vorrebbe ma teme di non avere la forza per farcela.
A minare ulteriormente la convinzione della squadra, interviene Allegri. A venti minuti dal termine, con il risultato tornato in bilico, il tecnico decide di togliere Milik e di inserire Locatelli. Sotto di un gol, via una punta, dentro un mediano. Perchè?
Era il momento di accelerare, ci tiriamo indietro.
La partita scivola via verso il novantesimo. Con il passare dei minuti, l’inerzia favorevole ai bianconeri svanisce. Allegri inserisce anche De Sciglio al posto di Cuadrado, ancora una volta protagonista di una brutta gara. L’ultimo sussulto per la squadra ospite arriva con Locatelli che crea disordine nell’area francese con una percussione contenuta con un certo affanno dalla difesa. Galtier richiama in panchina Messi, della cui presenza il tifoso davanti alla tv si era persino scordato, e manda in campo Soler, ultimo acquisto del mercato estivo. In contropiede, i padroni di casa hanno l’occasione per chiuderla definitivamente. Perin nega a Neymar la soddisfazione della rete con un intervento di piede. 
Non accade più niente.
Esauriti i tre minuti di recupero (forse pochi viste le frequenti interruzioni), l’arbitro Taylor fischia la fine della partita. Vince il Psg, come era nei pronostici, anche se la vittoria è decisamente meno netta di quanto parte della stampa e dell’opinione pubblica si attendeva (e si augurava). La Juventus esce sconfitta da un confronto nel quale è entrata in campo sentendosi già battuta. I due gol di Mbappé, segnati con la difesa immobile ad osservare, hanno orientato pesantemente la sfida, inclinandola su un percorso in ripida salita.

Come spesso accaduto negli anni sotto la gestione di Allegri, la Juventus si è resa conto di potersela giocare con un tempo di ritardo. Accadde contro il Barcellona nella finale di Berlino, contro il Bayern Monaco, all’epoca allenato da Guardiola, l’anno successivo, contro il Real Madrid nella notte della rimonta mancata per un fischio di un inglese pavido ed emaciato. Tutte partite nelle quali, una volta sotto nel punteggio (o reduce da una pesante sconfitta nella gara di andata) e presa coscienza che di non aver più niente da perdere, la Juventus ha iniziato a giocare libera da condizionamenti e paure, andando vicina alla rimonta.
Per una volta, sarebbe bello giocarsi una grande sfida fin dall’inizio. Poi che vada come deve andare ma la sensazione di non aver sfruttato le proprie possibilità fino in fondo, evento troppo spesso capitato nel passato recente, lascia un’amarezza peggiore della sconfitta stessa.

PAGELLE
PERIN 6 Difficile imputargli particolari responsabilità sulle reti subite. Gestisce bene un paio di tiri che potevano diventare insidiosi e, nel finale, con un bel riflesso nega il gol a Neymar.
BREMER 5 In occasione del primo gol, si lascia scavalcare dal pallonetto di Neymar mentre Mbappè gli freccia accanto. Tenta spesso la chiusura in anticipo, mancando però quasi sempre l’appuntamento con il pallone.
BONUCCI 5,5 Resta immobile anche lui, come i suoi compagni di reparto, in occasione delle due reti che costano alla Juventus la prima sconfitta stagionale. Soffre quando è costretto ad inseguire Mbappè.
DANILO 5,5 Viene travolto anche lui dalla rapidità con cui Mbappè e Hakimi confezionano il secondo gol. Inizia da centrale di sinistra, poi terzino sinistro quindi a destra. Sballottato in varie posizioni a causa di un’identità tattica che l’allenatore fatica a dare alla squadra.
CUADRADO 5 La sua prima partita da terzino fu a San Siro contro l’Inter ormai quattro anni fa. Un disastro che avrebbe consigliato di terminare l’esperimento sul nascere. La società invece continua a puntare su di lui in un ruolo per il quale, oltre a non aver mai avuto l’attitudine, inizia anche ad accusare i limiti imposti dall’età che avanza. Dalla sua parte il Psg fa quello che vuole. Non si contano passaggi e scelte sbagliati. Una sola giocata produttiva. Il cross per il colpo di testa di Milik nel primo tempo. Troppo poco.
(DE SCIGLIO SV L’ultimo quarto d’ora al posto di Cuadrado)
MIRETTI 6 Si presenta dal primo minuto in Champions League esibendo personalità e coraggio. Uno dei pochi a tenere la rotta nel pessimo primo tempo bianconero. Lascia il campo per esigenze tattiche ad inizio ripresa.
(McKENNIE 6,5 Bravo a sfruttare l’errore di Donnarumma e Kimpembe e a segnare il gol che riapre l’incontro. Per il resto offre un valido contributo di energia in una posizione che continua a non appartenergli).
PAREDES 6,5 Dimostra personalità, visione di gioco e predisposizione al contrasto. Sembra già calato nel ruolo di leader del centrocampo, forse fin troppo. In alcuni momenti si avverte l’impressione che i compagni facciano anche troppo affidamento su di lui, cercandolo quando magari l’azione potrebbe svilupparsi sulle corsie esterne.
RABIOT 6 Ha una fisicità non indifferente che sfrutta offrendo alla squadra qualche buon recupero e un paio di strappi. Dopo un primo tempo difficile, cresce nella ripresa arrivando anche al tiro in un’occasione.
(KEAN SV Gioca i minuti finali)
KOSTIC 6 Cresce nel secondo tempo, quando Allegri lo riconsegna ad un ruolo più congeniale alle sue caratteristiche, proponendosi con discreta continuità sulla sinistra. Dal suo piede nasce il cross che porta al gol di McKennie. Dovrebbe essere sfruttato di più, soprattutto quando, come ieri sera, in area ci sono due punte vere.
MILIK 6 L’unica occasione da gol della Juventus nel primo tempo capita sulla sua testa. Non riesce ad angolare a sufficienza per battere Donnarumma. Costretto ad una partita di sacrificio, si fa apprezzare con una lavoro di raccordo che in teoria non sarebbe il suo mestiere. Allegri lo sostituisce con un mediano in un momento della partita in cui la Juventus sembrava poter provare concretamente a riequilibrare il punteggio.
(LOCATELLI 6 Entra al posto di Milik nonostante lo svantaggio da recuperare. Prova a dare il suo contributo con un’incursione nell’area avversaria contenuta con qualche affanno dalla difesa)
VLAHOVIC 6 Con un compagno di reparto accanto divide il compito di far salire la squadra. Paga il primo tempo difficile di tutta la Juventus. Nella ripresa Donnarumma gli nega il gol del pareggio. 

ALLEGRI SV In avvio gioca la carta della difesa a tre, sperando di risolvere i problemi che la sua squadra si trascina da tempo. Se possibile, li aggrava. Il reparto arretrato offre una prestazione imbarazzante. Sistema le cose ad inizio ripresa, dando alla squadra un assetto più razionale. Si perde sul più bello, quando, con la concreta possibilità di pareggiare, toglie Milik e inserisce Locatelli. Forse nel suo modo frammentario ed episodico di intendere questo gioco, era troppo presto per riequilibrare la gara. Avessimo trovato il gol con ancora una parte di gara da giocare poi cosa avremmo fatto? Provato a vincerla?
Ma dai… quei tempi sono lontani.