La trasferta in casa del Verona, ultimo in classifica e avviato verso una retrocessione che appare inevitabile, offre alla Juventus la possibilità di rientrare in maniera definitiva nel gruppo di testa del campionato. Sempre lontano e al momento irraggiungibile il Napoli, i bianconeri cercano nel pomeriggio veronese i tre punti che consentirebbero loro di agganciare il quarto posto per la prima volta dall’inizio della stagione e di mettere nel mirino Lazio, attesa domenica sera a Torino per l’ultima sfida dell’anno prima della lunga pausa per la coppa del mondo, e Milan.
Per una partita che Allegri, come dichiarato in conferenza stampa, si attende molto complicata, il tecnico schiera Perin tra i pali, protetto da una linea di difesa formata da Bremer, Bonucci e Danilo. Locatelli agirà davanti alla difesa, supportato ai due lati da Fagioli e Rabiot. Lungo le fasce, Cuadrado e Kostic avranno il compito di rifornire la coppia offensiva formata in questa occasione da Milik e Kean.
I padroni di casa, guidati da Bocchetti, rispondono proponendo l’ormai abituale 3421. Montipò; Dawidowicz, Hien, Ceccherini; Terracciano, Sulemana, Hongla, Doig; Lasagna, Kallon; Djuric; sono gli undici uomini scelti dal tecnico gialloblù per iniziare l’incontro. 
Condotte dall’arbitro Di Bello, le due squadre, vestite nei loro tradizionali colori, entrano in campo accolte da uno stadio che manifesta apertamente la propria ostilità verso il presidente veronese Setti. Esaurito il noioso protocollo introduttivo, compresi gli ormai tradizionali fischi verso il brutto inno della Lega, il direttore di gara autorizza l’inizio dell’incontro.

Fin dalle prime battute, il Verona tenta di imporre alla partita un ritmo sostenuto, proponendo una pressione incessante ad alta intensità che crea difficoltà alla Juventus in fase di costruzione dell’azione. Come sempre accade in queste situazioni, la squadra di Allegri non risponde adeguando il livello del suo gioco all’intensità richiesta dalla sfida, ma prova a smorzare l’impeto avversario cercando di addormentare la gara con un possesso palla estremamente conservativo. Ne viene fuori una manovra che fin da subito appare sterile, non finalizzata alla creazione di opportunità da rete e che molto spesso finisce inquinata da errori di passaggio e di scelte che accompagneranno la gara dei bianconeri per tutti i primi quarantacinque minuti. Pur senza costruire vere e proprie opportunità per passare in vantaggio, sono i padroni di casa per primi ad affacciarsi dalle parti di Perin. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo allontanato da Bremer, Sulemana calcia di prima intenzione dal limite dell’area. Il pallone termina di poco largo alla sinistra del portiere bianconero. Pochi minuti più tardi, Lasagna finalizza una ripartenza gialloblù con un sinistro a giro verso l’incrocio dei pali più lontano. Perin blocca con grande sicurezza.
La Juventus fatica a proporre gioco, sembra quasi attendere che il ritmo imposto alla partita dal Verona cali di intensità per tentare di far valere una superiorità tecnica che, almeno a giudicare dal numero di imprecisioni collezionate, i bianconeri faticano a mostrare. La manovra si sviluppa prevalentemente in orizzontale, quando non all’indietro. Perin è chiamato molto spesso a partecipare all’azione. Presto isolati in avanti, Milik e Kean vengono cercati soltanto con palloni diretti da dietro, sui quali si trovano costantemente circondati dai marcatori avversari. La prima conclusione verso la porta di Montipò arriva con il centravanti polacco che riceve un lancio di Bonucci e protegge palla, creando lo spazio per la conclusione che risulta però centrale. Il pallone viene facilmente bloccato dal portiere veronese.
Intorno alla metà del primo tempo, si inizia a percepire un principio di calo nella carica agonistica dei padroni di casa. La Juventus adesso ha gioco più facile nel controllare il ritmo della gara ma non riesce mai ad imprimere alla sua azione un’accelerazione che possa creare pericoli alla porta avversaria. Tra i membri del ristretto gruppo di ascolto davanti alla tv comincia a trapelare qualche segnale di nervosismo dopo l’ennesimo passaggio all’indietro effettuato da Cuadrado. Non piace l'atteggiamento di una squadra che sembra quasi rinunciare per scelta a giocare. Contro l’ultima squadra della classifica, sconfitta praticamente da tutti, il secondo tiro in porta della Juventus arriva nel finale di primo tempo. E’ Locatelli, servito da Fagioli, a cercare di battere Montipò con una conclusione a giro dalla distanza. Il portiere è reattivo nel deviare in angolo un pallone che in realtà non ha mai dato la sensazione di potersi rivelare davvero pericoloso.
Esaurito il minuto di recupero concesso da Di bello, il primo tempo si conclude in parità. Il tifoso lascia la sua postazione per percorrere qualche passo in giro per la casa. Telefono in mano, legge i messaggi lasciati dai veri amici dei gruppi whatsapp nel corso dei primi quarantacinque minuti di gioco. Le sensazione negative percepite guardando la partita, sono confermate dal tono dei messaggi che criticano, anche in maniera decisa, un atteggiamento della squadra giudicato fin troppo conservativo. La sensazione diffusa è che questo tipo di gioco possa anche bastare contro avversari di calibro modesto ma sia assolutamente insufficiente quando il livello della sfida, soprattutto in Europa, si alza in maniera notevole. Il quarto d’ora di intervallo si conclude. Il tifoso riprende il suo posto davanti alla tv quando le due squadre, tornate in campo senza alcun cambiamento nelle rispettive formazioni, hanno già ripreso il gioco da pochi secondi.

La partita sembra percorrere lo stesso binario sul quale era trascorso il primo tempo. I primi quindici minuti di gioco scivolano via praticamente invano. Il Verona crea un paio di mischie nell'area di rigore bianconera, risolte con sicurezza dalla difesa. Rabiot con uno strappo poderoso spezza la linea difensiva veronese e propone un cross radente che attraversa l’area senza che Kean riesca a deviare verso la rete. La Juventus fatica a far valere la sua superiorità. Il ritmo della manovra resta sempre troppo basso. Le trame prevalentemente orizzontali. Proprio nel momento in cui le proteste da parte dei membri del piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv iniziano a diventare continue e rumorose la squadra di Allegri trova la combinazione per scardinare la difesa allestita da Bocchetti. La manovra che porta al vantaggio bianconero si sviluppa lungo un asse verticale avviato da Milik, proseguito da Rabiot e concluso da Kean che batte Montipò e corre ad esultare sotto la curva piena di tifosi ospiti. Un lampo che illumina una serata che iniziava a sembrare troppo buia. I diversi replay proposti dalla regia di Sky permettono di apprezzare in particolare la bravura di Milik e Rabiot nel trovare la traccia verso la porta avversaria e la lucidità di Kean al momento del controllo a seguire con il quale si è aperto lo spazio per la battuta vincente.
E’ trascorsa un’ora esatta di gioco e la Juventus, alla prima vera occasione costruita con una manovra palla a terra, è passata in vantaggio. Per i due tecnici arriva il momento di proporre le prime sostituzioni. Nel giro di pochi minuti, Allegri richiama in panchina Locatelli, Fagioli e Kean per inserire Paredes, Miretti e Di Maria. Evidente l’intenzione del tecnico bianconero di alzare la qualità dei palleggiatori per congelare il possesso fino al novantesimo. Bocchetti risponde richiamando Doig, che soprattutto nel primo tempo aveva impensierito diverse volte Cuadrado, e Kallon, sostituiti da Lazovic e Verdi.
Dalla girandola di sostituzioni, sembra uscire meglio il Verona che ritrova l’impeto necessario per provare a riportare la partita nella metà campo bianconera. Gli innesti proposti da Allegri non hanno sulla gara l’impatto previsto e atteso dal tecnico. La Juventus inizia pericolosamente ad arretrare, fino a rintanarsi all’interno della sua area. Le occasioni di attraversare la linea di metà campo adesso sono limitate a sporadiche iniziative individuali, in prevalenza tentate da Rabiot e Kostic. La pressione esercitata dal Verona porta al verificarsi di una serie di mischie nell’area bianconera in cui la Juventus corre dei rischi eccessivi. Accade infatti che un pallone schizzato via da un rimpallo tra Veloso e Dawidowicz colpisca il braccio di Bremer. Il braccio è largo ma il giocatore bianconero è molto vicino all’azione e in caduta. L’arbitro lascia proseguire. I giocatori del Verona buttano fuori il pallone per chiedere a Di Bello di andare a rivedere l’azione, mentre il pubblico di casa reclama a gran voce il rigore. Il tifoso davanti alla tv inizia a prepararsi al peggio. Il controllo da parte del Var invece si esaurisce invece nel giro di pochi istanti senza la necessità che il direttore di gara si rechi al monitor. In telecronaca, Gentile e Marocchi spiegano che Bremer è in caduta e la posizione del braccio è congrua con il movimento del corpo. La spiegazione verrà poi ripresa dai vari moviolisti che giudicano corretta la decisione di arbitro e Var di non concedere il rigore. Abituato a subire in passato rigori per tocchi di mano irrilevanti, il tifoso bianconero davanti alla tv tira un sospiro di sollievo. Allegri interviene ancora sulla sua formazione. Finisce la partita di Cuadrado. Al posto del colombiano entra Alex Sandro. 

La gara riprende, trascorrono pochi minuti e il rigore per il Verona arriva davvero. Accade in occasione di una delle tante mischie create dai gialloblù nell’area bianconera. Su un pallone che saltella appena dentro la linea dei sedici metri, nasce un contrasto tra Bonucci e Verdi. Il capitano bianconero alza la gamba nel tentativo di anticipare l’attaccante. I piedi dei due giocatori entrano in contatto. L’arbitro Di Bello, questa volta, fischia immediatamente il rigore. Le prime immagini televisive evidenziano come Bonucci sia arrivato per primo sul pallone, subendo il calcio di Verdi. Questione di istanti. La decisione di Di Bello non supera la revisione del Var. L’arbitro viene invitato al monitor. Il rigore concesso al Verona diventa un calcio di punizione in favore della Juventus.
Scampato il pericolo più grande la gara scivola tesa e nervosa verso la sua conclusione. Pur non correndo la Juventus particolari rischi rimane quella sensazione fastidiosa di un risultato che balla sul filo degli episodi. Basta un soffio di vento contrario da parte della buona sorte per compromettere una vittoria anche contro l’ultima in classifica. Questa volta il destino è benevolo verso i colori bianconeri (oppure il Verona, per quanto volenteroso, si rivela troppo modesto). C’è il tempo solo per un’ultima emozione, in pieno recupero. Lasagna, lanciato in verticale, brucia sullo scatto Alex Sandro che non può fare altro che stenderlo prima che entri in area. Il brasiliano sceglie il male minore, concedendo un calcio di punizione al Verona dal limite dell’area, piuttosto che la possibilità per Lasagna di presentarsi da solo davanti a Perin. L’intervento costa al difensore bianconero l’espulsione per fallo da ultimo uomo in situazione di chiara occasione da rete. La Juventus chiude in dieci ma il Verona non riesce a trarre vantaggio dalla superiorità numerica. La squadra di Bocchetti getta gli ultimi disperati palloni in area di rigore, proprio nel momento in cui la piccola Zoe compie la sua fragorosa irruzione nel salone. Osserva anche lei, mentre tormenta le sempre buffe pantofole di Costanza, i secondi finali che conducono al triplice fischio dell’arbitro Di Bello.

La partita si conclude. Vince la Juventus. La squadra di Allegri ottiene il quinto successo consecutivo in campionato, sempre senza subire reti, che le vale il quarto posto a due soli punti da Milan e Lazio appaiate in seconda posizione. Mentre il Napoli continua a sembrare ad oggi irraggiungibile, la Juventus compie un passo, ovviamente non ancora decisivo, ma senza dubbio fondamentale nella rincorsa ad un piazzamento valido per partecipare alla prossima Champions League. Della sfida del Bentegodi, che certamente non verrà ricordata negli anni, rimane la vittoria e la bella combinazione che ha portato al gol di Kean. Nel corso dei novanta minuti si è però vista una Juventus ancora troppo incerta, forse anche in difficoltà fisica per l’alto numero di partite disputate in pochi giorni. Una squadra che fatica ad imporre una superiorità indiscutibile anche contro la squadra al momento peggiore del campionato. Una squadra che troppo spesso lega il destino delle partite a frammenti ed episodi. Rimane la sensazione, forte, che serva molto di più.

Le PAGELLE di Carlo e Zoe
PERIN 6
Attento sulla conclusione di Lasagna nel primo tempo, rimane sempre concentrato in una partita che lo vede poco chiamato in causa dagli avversari. Vigila sulle mischie che il Verona crea nella sua area.
BREMER 6,5 Conferma il suo periodo di crescita che lo porta a proporsi come una delle possibili rivelazioni degli imminenti mondiali. Il brasiliano non concede spazi dalla sua parte, offrendo una copertura efficace ed attenta.
BONUCCI 6 Gioca tutta la gara con il peso di un cartellino giallo rimediato dopo pochi minuti. Dopo qualche errore di troppo in fase di impostazione commesso nel primo tempo, la sua prestazione difensiva sale di livello con il trascorrere dei minuti.
DANILO 6,5 Del trio di difesa è quello che più degli altri cerca anche qualche iniziativa in fase di proposizione. Offre una prestazione solida, arricchita da almeno un paio di chiusure decisive.
CUADRADO 5,5 Soffre Doig per gran parte del primo tempo, si riscatta con un paio di diagonali difensive che stroncano azioni potenzialmente pericolose. Molto limitato in fase di spinta, non offre alcun contributo all’azione offensiva.
(ALEX SANDRO SV Entrato nel finale per consolidare la linea difensiva, prende il cartellino rosso per bloccare Lasagna lanciato a rete)
FAGIOLI 6 Qualche sprazzo della sua qualità in una squadra lenta e macchinosa. Si distingue come sempre per la pulizia del tocco di palla e la capacità di vedere il gioco. Offre una prestazione dignitosa, dimostrandosi all’altezza anche sul piano fisico.
(MIRETTI 6 Entra nel momento in cui il Verona esercita la massima pressione alla ricerca del pareggio. Offre un contributo di fatica)
LOCATELLI 5,5 Soffre forse più degli altri la pressione incessante esercitata dal Verona nel primo tempo. Fatica a trovare le misure nei passaggi, rivelandosi spesso impreciso e limitandosi a giocare in orizzontale.
(PAREDES 5 Entra per cercare di dare ordine ad una squadra che con il passare dei minuti andava pericolosamente abbassando il baricentro. Non riesce a prendere in mano il gioco)
RABIOT 6,5 E’ l’unico a non patire la fisicità avversaria e uno dei pochi a tentare con i suoi strappi di cambiare l’inerzia ad una manovra piatta e orizzontale. Determinante in occasione della rete di Kean. Si conferma uno degli elementi più importanti in questa serie di vittorie ottenute dalla Juventus.
KOSTIC 6 In una prestazione di squadra complessivamente scadente, cerca di distinguersi con i consueti affondi sulla sinistra. Pur risultando meno incisivo rispetto alle ultime uscite, fornisce come sempre un valido apporto in copertura.
MILIK 6,5 Gli tocca in sorte la tipica partita che spetta al centravanti di una squadra di Allegri. Cercato quasi soltanto con palloni lunghi, è bravo a liberarsi al tiro nel primo tempo con un controllo pregevole e poi, nella ripresa, ad avviare l’azione del gol, sfruttando nel migliore dei modi la traccia verticale suggerita dal movimento di Rabiot.
KEAN 6,5 Partita che poco si addice alle sue caratteristiche di attaccante forte nel puntare la porta. Deve partire spesso da lontano e con le spalle rivolte alla metà campo avversaria. Lucido nel controllo che gli permette di superare il diretto marcatore e di aprirsi la strada per la rete che decide la partita.
(DI MARIA 5,5 Entra per cercare di tenere il pallone il più lontano possibile dalla porta di Perin. Soffre l’agonismo e l’intensità del Verona non riuscendo ad offrire un contributo significativo)
ALLEGRI 6 Partita di episodi e frammenti che questa volta girano tutti per il verso giusto. Per lui conta solo il risultato. L’esito del campo gli è favorevole. L’andamento della partita lascia invece spazio a riflessioni sul modo in cui la sua squadra abbia faticato per avere la meglio contro un avversario modesto che si presentava al via di questa partita con la peggiore difesa del campionato. In novanta minuti di poco calcio, la Juventus ha creato una sola vera azione. E’ bastato per avere la meglio sul Verona. La sensazione è che domenica contro la Lazio servirà qualcosa di più.