La Juventus si presenta al “Da Luz” di Lisbona per mantenere vive le flebili possibilità di proseguire il cammino europeo nella competizione più prestigiosa. Compromessa da tre sconfitte subite nelle prime quattro partite, la squadra di Allegri è comunque chiamata, in seconda battuta, a dar seguito in una sfida di grande prestigio ai segnali di progresso esibiti nelle ultime settimane. Troppo presto per parlare di ritrovata euforia, come in maniera infelice lo stesso Allegri si è lasciato sfuggire in conferenza stampa, ma cenni di miglioramento si sono sicuramente visti nelle più recenti uscite.
Nella sfida tra le due squadre che vantano il poco invidiabile record di finali di Champions League perdute, il tecnico bianconero ripropone l’assetto sul quale sembra aver posto le basi per una timida ripresa. Szczesny conserva il suo posto tra i pali. Davanti a lui agirà una linea di difesa formata da Gatti, Bonucci e Danilo. Locatelli in cabina di regia con McKennie e Rabiot ai suoi lati, mentre sulle fasce Cuadrado e Kostic avranno il compito di offrire aiuto in fase difensiva e allo stesso tempo supportare la coppia d’attacco formata da Kean e Vlahovic.
I padroni di casa, guidati dal tecnico tedesco Roger Schmidt, rispondono con il 4231 già esibito nella vittoriosa gara di andata disputata a Torino. Vlachodimos; Bah, Silva, Otamendi, Grimaldo; Florentino Luis, Fernandez; Aursnes, Rafa Silva, João Mário; Gonçalo Ramos; sono gli undici uomini scelti dall’allenatore per iniziare la sfida che potrebbe regalare ai portoghesi il passaggio del turno.
Guidate dall’arbitro serbo Jovanovic, le due squadre fanno il loro ingresso in campo accolte da uno stadio completamente gremito. La bellezza dell’impianto portoghese sembra risplendere ancora di più nella notte europea. Lassù in alto, ad un passo dal cielo, circa duemila tifosi bianconeri fanno sentire la loro presenza. Un peccato non esserci.

La sfida parte su un binario di apparente equilibrio. Vanno in scena alcuni minuti di studio nel corso dei quali si può apprezzare lo schieramento predisposto da Allegri con una difesa a tre che, in fase di non possesso del pallone, viene rinforzata dai ripiegamenti di Cuadrado e Kostic, pronti ad allinearsi al trio arretrato. Il ritmo non sembra altissimo e, rispetto alle ultime due sfide contro Torino ed Empoli, la carica di intensità messa in campo dalla Juventus fin da subito non pare adeguata al livello dell’avversario e della competizione. La squadra di Allegri non esercita una pressione decisa e costante quando il Benfica è in possesso di palla e, un poco alla volta, il pallone e la partita scivolano nelle mani della squadra di Schmidt. I padroni di casa propongono il loro palleggio, essenziale, pulito, efficace ed iniziano a raggiungere le zone calde della metà campo bianconera con una semplicità che non lascia tranquillo il piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv. Le prime avvisaglie di una notte che sarà difficile giungono molto presto. Danilo e Bonucci non si intendono su un pallone calciato lungo da Bah, aprendo a Rafa Silva la strada per calciare. Il tiro del fantasista portoghese si perde sul fondo.
La palla è costantemente gestita dai portoghesi che passano in vantaggio poco dopo il quarto d’ora di gioco. Joao Mario ed Enzo Fernandez scambiano corto dopo un calcio d’angolo. Completamente indisturbato, il centrocampista argentino ha il tempo e lo spazio per calibrare un cross perfetto verso il centro dell’area di rigore, dove Antonio Silva anticipa di testa Gatti e batte un incolpevole Szczesny. Il pubblico di casa celebra la rete del giovane difensore. La regia televisiva coglie Allegri mentre beve un sorso d'acqua. Agnelli, seduto in tribuna accanto a Rui Costa, osserva impassibile
La Juventus per un momento trasmette la sensazione di accusare il gol subito. Joao Mario, sul lato destro, dispone di Danilo a proprio piacimento. Su un cross radente proposto dall’ex interista, Gatti salva con una chiusura tempestiva in calcio d’angolo. Quando sembra che la gara stia per precipitare definitivamente nelle mani dei portoghesi, la Juventus riesce finalmente a proporre una reazione. Da un angolo battuto da Kostic, Danilo trova una deviazione aerea che taglia fuori l’intera retroguardia avversaria e libera Vlahovic davanti a Vlachodimos. Il colpo di testa del serbo viene ribattuto dal portiere greco. Si innesca una mischia nella quale il tocco decisivo è di Moise Kean. La Juventus pareggia. Fermo a ridosso della linea di fondo, bandierina alta, il guardalinee annulla però la rete per fuorigioco. In tv passano i primi replay dai quali non si colgono evidenti irregolarità nell’azione. Il gioco non riparte. Il controllo al Var si protrae. I minuti che passano alimentano le speranze del piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv che continua a non rilevare la posizione di fuorigioco sanzionata dall’assistente di Jovanovic. La sentenza arriva dopo un paio di minuti di attesa. Il gol è valido. La Juventus ha pareggiato. La grafica Uefa attribuisce la rete a Vlahovic. Dalle immagini, però, non sembra che il pallone colpito dal serbo abbia superato la linea. Determinante appare invece il tocco di Kean. Piccoli dettagli. La Juventus trova una rete che riporta in parità una gara che rischiava di essere compromessa già nei primi minuti.
Nel momento in cui la partita pare ristabilita su un binario di equilibrio, Cuadrado, da ormai troppo tempo costantemente un uomo in più per gli avversari, anticipato da Aursnes all’altezza del vertice dell’area di rigore, proprio sotto gli occhi del direttore di gara, si rende protagonista di un fallo di mano tanto evidente quanto inutile. Il colombiano protesta, nervoso, ma le immagini non lasciano spazio a dubbi. Il rigore viene confermato anche dalla sala Var. Joao Mario, dal dischetto, riporta immediatamente in vantaggio il Benfica spiazzando Szczesny. La partita, appena ripresa, è di nuovo scappata via.
Priva della necessaria intensità, la manovra della Juventus appare troppo piatta e facilmente leggibile dalla difesa avversaria. Tra gli uomini di Allegri sono in tanti a non dimostrarsi all’altezza della serata. Mancano le progressioni di Rabiot. Manca la sicurezza solitamente offerta da Danilo. Kean e Vlahovic continuano a non formare un vero reparto offensivo. Attaccanti dalle caratteristiche e dai movimenti fin troppo simili, i due ricordano due rette parallele che in campo non si incontrano mai. Più di ogni altra cosa, manca in maniera evidente un’idea di gioco efficace. La squadra di Allegri dà vita ad uno sterile palleggio prevalentemente orizzontale che trova una sorta di definizione soltanto attraverso i cross proposti da Kostic sulla sinistra. Arriva parecchie volte sul fondo il serbo e riesce sempre a calciare il pallone in area ma l’azione, costruita in maniera eccessivamente prevedibile, si rivela spesso di facile lettura per i giocatori avversari. Dai cross del serbo, nascono comunque le uniche due occasioni dei bianconeri nella parte conclusiva del primo tempo. Kean e Vlahovic arrivano all’appuntamento con il pallone ma in entrambi i casi non riescono a trovare la porta. Il centravanti serbo, in particolare, vanifica un invitante suggerimento del compagno di nazionale calciando in maniera sporca dal cuore dell’area.
Passa un minuto e il Benfica segna ancora. Rafa Silva serve Joao Mario sulla destra quindi scatta verso il cuore dell’area per ricevere il passaggio di ritorno del compagno di squadra. La deviazione del veloce trequartista non lascia scampo a Szczesny che si ritrova così battuto per la terza volta in poco più di mezz’ora. Ciò che lascia maggiormente interdetti gli spettatori di fede bianconera è la facilità con la quale i padroni di casa trovano varchi nell’incerta difesa juventina. Per gli uomini di Schmidt è sufficiente mandare il pallone in verticale per trovare facilmente la via della porta. Il terzo gol archivia definitivamente il discorso qualificazione. Il tifoso davanti alla tv si ritrova avvolto da pensieri cupi. Allegri è riuscito a farsi eliminare dalla Champions League in nemmeno quattro partite e mezza. Un record, probabilmente, di cui nessuno a Torino sentiva la necessità.
Il primo tempo scorre veloce verso la conclusione senza che la Juventus riesca a mostrare alcun segnale di ripresa. La manovra continua ad essere prevedibile, gli sguardi degli uomini in campo completamente persi nel vuoto. Il duplice fischio dell’arbitro Jovanovic arriva quasi come una piccola liberazione per il tifoso bianconero davanti alla tv che lascia subito la scomoda sedia per due passi distensivi. La prestazione offerta dalla Juventus è stata imbarazzante. Senza giustificazione alcuna.

Gli amici sfogano sui soliti gruppi whatsapp l’amarezza per una serata che rischia di assumere i contorni della disfatta. I commenti sono impietosi. Non si salva nessuno ma è la prestazione offerta in generale dalla squadra a destare sconcerto. Di nuovo avanza la sensazione di un allenatore che non abbia più nulla da dare a questo gruppo e probabilmente al calcio in generale.
Esauriti troppo in fretta i quindici minuti di intervallo, il tifoso ripone smartphone e pensieri su un ripiano e riprende posto davanti alla tv nel momento in cui le due formazioni rientrano sul terreno di gioco. Allegri lascia negli spogliatoi Kean, cui la Uefa ha infine attribuito il gol juventino. Non il peggiore in campo, soltanto quello più facile da togliere. Al suo posto entra Milik. Il secondo tempo riparte come si era concluso il primo. Il pallone e il controllo della gara sono totalmente in mano ai giocatori di Schmidt che sembrano disporre a loro piacimento dell’avversario. La Juventus appare stordita, vuota, priva di una qualsiasi forma di reazione. La squadra è completamente scollegata, anche dal punto di vista mentale. Bonucci, dopo una chiusura su Ramos, passa il pallone a Grimaldo. Il terzino vede la voragine nel cuore dell’area bianconera e serve un comodo pallone per Rafa Silva che, indisturbato, con un tocco sotto scavalca il povero Szczesny in uscita. Il “Da Luz” esplode in una festa di canti, sciarpe e bandiere, mentre dall’altra parte si consuma una delle disfatte peggiori della storia bianconera, se non nel punteggio, sicuramente per il modo in cui la squadra ha subito in maniera passiva il dominio degli avversari.

Allegri tenta con le sostituzioni di raddrizzare la sfida. Escono Cuadrado e Bonucci. L’impressione da fuori è quella di un capo di accusa mosso dal tecnico nei confronti dei due senatori. Entrambi, nella notte portoghese, hanno mostrato che con molta probabilità la loro parabola, dopo una grande carriera, sta percorrendo la fase discendente. Entrano Miretti ed Alex Sandro. La Juventus si risistema adesso con McKennie esterno a tutta fascia al posto del colombiano ma la squadra non mostra cenni di reazione. E’ ancora il Benfica ad andare vicino alla quinta rete in due occasioni. Szczesny salva su una conclusione di Ramos da distanza ravvicinata. Sugli sviluppi del calcio d’angolo seguente, ancora Ramos di testa sfiora il palo più lontano. Il piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv osserva inerte lo spettacolo in campo. La prova della Juventus è indegna di una storia secolare. Indegna della maglia bianconera. Indegna dei tifosi che la sostengono. Mentre il tifoso vive il personalissimo dubbio se mollare e lasciare per una volta la squadra in balia del suo destino, Allegri decide di regalare un moto di interesse ai troppi minuti che ancora mancano al novantesimo. Richiama in panchina Vlahovic e Kostic per inserire Soulé e Iling. Il giovane inglese si mette subito in evidenza con una progressione sulla sinistra che, chi lo ha seguito nella Primavera, ha imparato ad apprezzare. 
E’ però il Benfica a continuare a rendersi pericoloso. Rafa Silva, da pochi passi, spedisce alto un pallone servitogli da Joao Mario al termine di un’azione rapidissima e verticale proposta con grande disinvoltura dalla squadra di Schmidt.
Nel momento in cui il tifoso si ritrova a sperare che la partita finisca presto per non vedere il passivo assumere proporzioni ancora più imbarazzanti, la Juventus all’improvviso si accende. La scuote un’accelerazione di Iling. La giovane ala inglese, sulla sinistra, brucia Bah e calibra un cross perfetto verso il centro dell’area dove Milik, di prima intenzione, impatta il pallone e lo manda nell’angolo basso alla sinistra di un impotente Vlachodimos. Il replay evidenzia la bella manovra proposta questa volta dai bianconeri, concretizzata dall'accelerazione di Iling e dalla girata del centravanti polacco.
La sfida riprende. Il Benfica, forse minato nella sua totale sicurezza dal gol appena subito, per un momento sbanda vistosamente. La Juventus segna ancora. Di nuovo Iling accelera sulla sinistra e crossa verso il centro. Il pallone, deviato da Vlachodimos, viene raccolto da Soulé. L’argentino evita con una finta il ritorno del portiere greco, quindi calcia a rete incontrando la respinta del muro di maglie rosse raccolte davanti alla porta. Sul pallone vagante arriva per primo McKennie che, con un tocco rapido, regala la prima giocata utile della sua partita, accorciando ulteriormente le distanze.

Una gara che sembrava destinata ad una conclusione catastrofica vive adesso un finale emozionante. La Juventus si riversa nella metà campo avversaria lasciando però ampi spazi alle ripartenze veloci dei portoghesi. Rafa Silva raccoglie una respinta della sua difesa e si invola in campo aperto verso la porta. Arrivato a tu per tu con Szczesny, calcia a colpo sicuro trovando però il palo a negargli la tripletta. Scampato il pericolo, la Juventus si ripresenta dall’altra parte. E’ ancora Iling a ispirare l’attacco bianconero. Sul cross dalla sinistra dell’ala inglese, Soulé, con il destro, allarga troppo l’angolo di tiro mandando il pallone di poco largo. Il “Da Luz” segue adesso con grande apprensione i minuti finali. 
Il cronometro scorre velocissimo mentre la Juventus continua ad inseguire il pareggio, trascinata dalla sfrontatezza e dal vigore dei ragazzi subentrati. Alla scadere del recupero, da calcio d’angolo di Miretti, Gatti di testa manda il pallone di poco a lato sfiorando un pareggio che sarebbe stato clamoroso. Il difensore sfoga il suo rammarico con un pugno deciso contro il palo della porta. E’ l’ultima emozione della gara. L’arbitro serbo Jovanovic fischia tre volte.
Vince il Benfica, meritatamente, e si qualifica per gli ottavi.
Per la Juventus il cammino nella massima competizione europea si chiude qui, al netto dell’ultima partita contro il Paris Saint Germain, significativa ormai soltanto per l’incasso.
Dopo nove anni la squadra bianconera si ferma ai gironi. La squadra fallisce il primo obiettivo stagionale e lo fa in maniera rovinosa. Le quattro sconfitte subite nelle prime cinque partite rappresentano un ruolino di marcia imbarazzante. Mai nella storia della Juventus, la squadra aveva compiuto un percorso simile. Allegri raccoglie l’ennesima sconfitta di questo suo sciagurato ritorno al quale, in una sorta di accanimento terapeutico, la società si ostina a non voler porre fine.
Rimangono soltanto quegli ultimi venti minuti ai quali aggrapparsi per ripartire. Una scintilla accesa dai ragazzi che, a testa alta e senza paura, sono entrati in campo in una gara ormai perduta cambiando volto alla squadra. Della brutta notte del “Da Luz” resta la sensazione che la via da seguire per la ricostruzione della Juventus sia indicata proprio nel suo nome.
Il tifoso si ritrova infine da solo, nel cuore della notte, a battere le dita a caso sulla tastiera del computer tentando di raccogliere alcuni pensieri sulla serata europea che ha sancito l’eliminazione dei bianconeri. Gli tiene compagnia, accucciata ai suoi piedi, la piccola Zoe che ogni tanto, scodinzolando, chiede una carezza regalando un sorriso al suo padrone.

LE PAGELLE di Carlo e Zoe 
SZCZESNY 6
Vive una serata da incubo, nel corso della quale si vede arrivare i giocatori avversari da tutte le parti. Incolpevole sui quattro gol subiti, evita con un paio di interventi e con l’aiuto del palo un passivo ancora più pesante.
GATTI 5,5 Perde il duello con Antonio Silva in occasione del primo gol del Benfica, si trova a metà in strada in occasione del terzo gol firmato da Rafa Silva. Al debutto in Champions League si mostra incerto, lasciandosi spesso prendere alle spalle dalle verticalizzazioni avversarie. Non lo aiutano Bonucci e Danilo, autori di una prova peggiore della sua. Ha il merito però nella difficoltà di trovare il carattere per non demoralizzarsi e cercare di reagire. Nel finale sfiora di testa il gol di un pareggio che sarebbe stato clamoroso.
BONUCCI 4,5 In questa stagione si evidenziano i segni di un inevitabile declino fisico. Gioca forse la sua peggior partita in bianconero, costantemente in difficoltà davanti alla rapidità di Rafa Silva, viene bruciato dal piccolo fantasista portoghese in occasione del terzo gol. Inguardabile l’errore di passaggio e la lentezza nel recuperare la posizione con le quali spiana la strada della doppietta personale a Rafa Silva. La sostituzione suona come un’accusa da parte di Allegri nei suoi confronti.
(ALEX SANDRO 6 Entra a partita praticamente finita, partecipa al tentativo di rimonta).
DANILO 4,5 Dalla sua parte Joao Mario fa quello che vuole. Il brasiliano soffre le iniziative degli avversari dalla sua parte che lo attaccano spesso in situazione di superiorità numerica. Non riesce a riemergere dal naufragio bianconero.
CUADRADO 4,5 Ormai si rivela costantemente l’uomo in più per la squadra avversaria. Regala al Benfica il rigore del nuovo vantaggio con un ingenuo fallo di mano. E’ un altro elemento per il quale la conclusione della sua storia in maglia bianconera sembra ormai vicina. Possibilmente anche prima della fine della stagione.
(MIRETTI 6 Entra in campo sul 4-1 mostrando il coraggio e la personalità che mancano ad alcuni suoi compagni)
MCKENNIE? Il tocco con cui spinge in porta il pallone del 4-3 rappresenta la prima giocata utile della sua partita. Parte da mezzala, chiude da esterno. Guarda gli avversari sfrecciargli accanto e scambiarsi il pallone senza che lui riesca nemmeno a capire dove si trovi e cosa stia accadendo. Se non segna è un giocatore completamente inutile. Stasera ha segnato un gol e offerto una prestazione pessima. Difficile dargli un voto. Il punto interrogativo rappresenta al meglio un giocatore che ancora non ha trovato la sua definizione in campo.
LOCATELLI 5 In netta difficoltà dinanzi al palleggio sicuro del Benfica, non riesce a farsi argine di una difesa pericolante. Ha il merito di rimanere dentro la partita e di proporsi anche in avanti in occasione del concitato finale, ma è ancora molto lontano dal raggiungere il ritmo e il livello di gioco richiesto da queste serate.
RABIOT 5 Non riesce a prendere mai le misure ai rapidi palleggiatori del Benfica. Qualche buon contrasto portato, qualche recupero ma non riesce ad impattare sulla partita come invece gli era spesso accaduto nelle ultime uscite. Sembra vagare anche lui per il campo senza un vero scopo.
KOSTIC 5,5 Le uniche occasioni prodotte dalla Juventus nella prima ora di gioco passano esclusivamente attraverso i suoi cross. Offre due buoni palloni che Vlahovic e Kean non sfruttano ma il suo contributo si esaurisce qui. Sbaglia troppo quando deve giocare dentro al campo.
(ILING JR 7 Impatto devastante sulla partita. Stordisce Bah con accelerazioni continue che lasciano il segno. Dal suo piede e dalle sue iniziative nasce l’illusione della rimonta soltanto sfiorata. Giocatore che merita almeno di essere considerato nelle rotazioni).
VLAHOVIC 4,5 Altra prestazione negativa per un giocatore che sembra ormai completamente risucchiato dal buco nero che è la Juventus attuale. Sbaglia controlli e appoggi in maniera banale. Svirgola in area il pallone offertogli da Kostic per il potenziale 2-2. Si avvita in una spirale di errori e nervosismo fino all’inevitabile sostituzione.
(SOULE’ 6 Coraggio, orgoglio e capacità tecnica al servizio della squadra nel finale di marca bianconera. Un altro ragazzo che mostra sprazzi di calcio in un contesto in cui è difficile giocare bene a pallone. Manca di poco il gol del pareggio).
KEAN 6 L’intesa con Vlahovic non accenna a salire di livello. Lasciano entrambi la sensazione di cercare le stesse zone di campo. Segna un gol facile, ne sfiora un altro quasi impossibile. Sostituito nell’intervallo perchè di lui non importa nulla a nessuno, avrebbe meritato di continuare la partita.
(Milik 6,5 Entra ad inizio ripresa e la Juventus incassa il quarto gol. Apre la strada per il tentativo di rimonta finale con una girata pregevole sul cross di Iling. Il confronto tra lui e Vlahovic, alla luce delle differenti valutazioni economiche dei due giocatori, inizia a diventare inquietante).

ALLEGRI SV
Eliminato con disonore ai gironi per la prima volta nella sua carriera. La squadra non gioca, non corre, non può nemmeno definirsi tale. La sua colpa maggiore è quella di aver reso normale la sconfitta all’interno dell’ambiente bianconero. Mancano due anni e mezzo alla scadenza del suo contratto. Nessuna notte dura in eterno.