Le luci dello Stadium si accendono su Juventus-Inter. Una partita che non sarà mai come le altre, mette a confronto le due formazioni che forse più di tutte hanno deluso in questa prima parte di stagione. Entrambe tagliate fuori dalla lotta scudetto, che vede in questo momento il Napoli lanciato verso il suo terzo titolo tricolore, le due squadre sono comunque chiamate a confermare i segnali di progresso esibiti nelle ultime settimane. 
Con il solito anticipo rispetto al fischio d’inizio, una notifica sul telefono richiama l’attenzione del tifoso che, terminato di assistere al derby romano, si prepara a seguire la sfida dello Stadium. I canali di comunicazione della società diffondono le scelte di Allegri. In porta gioca Szczesny. Davanti al portiere polacco, agirà una linea di difesa a tre formata dai brasiliani Danilo, Bremer e Alex Sandro. Locatelli, dopo la bella prestazione offerta contro il PSG, mantiene il suo posto davanti alla difesa, al suo fianco Fagioli e Rabiot. Le fasce sono affidate a Cuadrado e Kostic, mentre in avanti tocca ancora a Miretti supportare Milik.
Sulla sponda nerazzurra, Simone Inzaghi si affida a Onana; Skriniar, De Vrij, Acerbi; Dumfries, Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco; Lautaro, Dzeko. Questi gli undici uomini scelti dal tecnico interista per iniziare la partita.

Guidate dall’arbitro Doveri, le due formazioni fanno il loro ingresso sul terreno di gioco accompagnate dalla solita introduzione di Pardo carica di enfasi e banalità. Il telecronista riversa senza sosta un fiume di parole nelle orecchie dei poveri telespettatori sovrastando il rumore del campo, del pubblico, del calcio. La regia di Dazn regala un’inquadratura della tribuna. In uno dei palchi, il Direttore Luciano Moggi siede accanto a Paolo Montero.
Fin dal fischio d’avvio è l’Inter a mostrarsi maggiormente attiva sul fronte offensivo, creando subito la prima occasione per passare in vantaggio. Un cross di Dimarco da sinistra innesca una mischia nel cuore dell’area. Sul pallone vagante arriva Lautaro che, con un tiro di prima intenzione, non riesce ad inquadrare la porta. La sensazione che si ricava dai primissimi minuti è quella di un evidente divario fisico tra le due squadre. La Juventus soffre la fisicità interista in fase di contrasto. Milik, presto isolato in avanti, si ritrova soffocato dalla marcatura dei tre centrali di Simone Inzaghi. La manovra bianconera scorre prevalentemente per vie orizzontali. La squadra di Allegri manca di spunti individuali, di accelerazioni in grado di cambiare l’inerzia ad un’azione che si sviluppa sempre fin troppo placida. La Juventus impiega troppo tempo per superare la linea di metà campo e, non appena si affaccia dall’altra parte, subisce la pressione del folto schieramento di maglie nerazzurre allestito da Inzaghi che crea non pochi imbarazzi ai portatori di palla juventini. Da errori di passaggio e di scelte, commessi dai giocatori bianconeri, nascono per l’Inter potenziali occasioni in ripartenza. Calhanoglu sfrutta un passaggio sbagliato di Miretti per recuperare palla e calciare subito in porta, chiamando Szczesny alla presa. Proprio Miretti sembra uno dei giocatori maggiormente in difficoltà. Troppo esposto alla marcatura avversaria da una posizione di partenza fin troppo avanzata che non ne esalta le caratteristiche, il giovane frutto del vivaio si rende protagonista di un primo tempo in cui, pur dandosi molto da fare per schermare le linee di passaggio avversarie, non riesce mai a trovare la qualità di gioco necessaria per incidere sul fronte offensivo.
Avanza fin da subito la sensazione che per la Juventus sarà una partita complicata, nonostante Pardo in telecronaca racconti di un equilibrio che non è rispecchiato dal numero di occasioni avute dalle due squadre. Nessuna per i bianconeri, eccezion fatta per un tentativo acrobatico di Bremer su cross di Kostic, diverse per la squadra di Inzaghi, che va di nuovo vicina al vantaggio con Dzeko. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo, il centravanti bosniaco di testa manca la porta da pochi passi. Onana trascorre un primo tempo di discreta tranquillità, mentre il piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv e gran parte dello Stadium si spazientisce per l’ennesimo retropassaggio di Cuadrado. Tra i padroni di casa nessuno si rende protagonista di qualche accelerazione, nessuno si assume la responsabilità di puntare l’avversario palla al piede. Soltanto Kostic, dalla zona sinistra, oltre ad offrire un’azione di contrasto efficace su Dumfries, tenta di proporre diverse iniziative che non trovano però un esito significativo. Un paio di strappi li azzarda anche Rabiot, uno dei pochi che fisicamente sembra in grado di reggere l’impatto contro avversari che appaiono in condizioni atletiche migliori rispetto ai bianconeri.
L’Inter, pur non incantando, continua a mostrarsi maggiormente decisa nell’attaccare la metà campo avversaria, muovendo immediatamente il pallone in verticale non appena ne entra in possesso. Mkhitaryan, con un lancio profondo, premia l’inserimento di Barella. Il centrocampista, leggermente defilato, si coordina per la battuta al volo. Ne viene fuori un tentativo a metà strada tra un tiro e un passaggio. Il pallone raggiunge il centro dell’area, dove Dumfries, in allungo, calcia in curva con tutto lo specchio della porta a disposizione. Nell’urlo grasso di Pardo si coglie una punta di rammarico per l’occasione mancata dal terzino olandese.
Esaurito il tempo di recupero concesso, l’arbitro Doveri manda le due squadre negli spogliatoi per l’intervallo. Una prova non particolarmente brillante quella proposta dalla Juventus nei primi quarantacinque minuti. La squadra di Allegri però ha comunque avuto il merito di non disunirsi e di dare vita ad una prova difensiva di buon livello, al netto di qualche occasione concessa ai rivali. Il tifoso bianconero, dopo un rapido consulto dei vari messaggi arrivati sui gruppi di whatsapp, in buona parte, anche in maniera sorprendente, fiduciosi riguardo l’andamento della partita, riprende posto sulla scomoda sedia nel momento in cui le due squadra, senza nessuna modifica negli schieramenti iniziali, rientrano in campo per il secondo tempo.

E’ di nuovo l’Inter per prima a cercare la porta in maniera pericolosa con Calhanoglu. La conclusione del turco carica di effetto viene alzata in angolo da Szczesny con l’aiuto della traversa. La gara sembra proseguire su un copione che continua a vedere l’Inter maggiormente propositiva, quando all’improvviso, da un pallone allontanato da Miretti, Kostic aggira Barella con un’elegante finta di corpo e lo brucia con una progressione palla al piede di sessanta metri. L’azione del serbo apre un varco nella linea difensiva interista, fino a quel punto sempre ben stretta e attenta ad evitare di concedere spazi. Giunto sul fondo, Kostic mantiene la lucidità necessaria per servire il pallone verso l’accorrente Rabiot che, in area, con un tocco di destro trova l’angolo più lontano battendo Onana, invano proteso in tuffo. Al primo vero affondo la Juventus passa in vantaggio. Lo Stadium celebra la rete, rilanciando verso un cielo diventato all’improvviso sereno e pieno di stelle il nome del centrocampista francese.

Con i padroni di casa passati a condurre nel punteggio, la gara adesso si incanala sul binario preferito da Allegri. I bianconeri attendono gli avversari a ridosso della propria area e cercano di colpirli sfruttando le occasioni di ripartenza che si presentano. L’Inter sembra accusare il colpo del gol appena subito. La squadra di Inzaghi fa più fatica ad organizzare manovre in verticale, ritrovandosi sempre più spesso costretta a tentare il lancio dalla trequarti verso il cuore dell’area. Tutti palloni che diventano facili prede del trio difensivo bianconero, protagonista di un secondo tempo di livello assoluto.
La partita scivola velocemente su un piano sempre più favorevole alla Juventus. Sono i bianconeri ora a trasmettere una sensazione di crescente controllo sulla gara. Il raddoppio pare un’eventualità tutt’altro che remota ed infatti arriva con Danilo, che da un calcio d’angolo battuto da Kostic, in girata con il sinistro anticipa De Vrij e batte Onana. Lo Stadium esulta ancora e, insieme al pubblico presente sugli spalti dello stadio torinese, esulta felice anche il piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv. I tifosi bianconeri non hanno però fatto i conti con il Var. Lo stadio sta ancora celebrando il marcatore, quando si comincia a percepire che qualcosa non va. Il gioco non riparte. Il controllo si protrae a lungo. Gli arbitri davanti ai monitor hanno ravvisato un tocco con la mano di Danilo, immediatamente successivo al tiro dello stesso brasiliano. Il gol viene annullato tra le proteste bianconere. Le immagini mostrate dalla regia evidenziano una situazione quantomeno bizzarra. Danilo tocca il pallone con la mano e dunque il gol, in base ad un regolamento che punisce qualsiasi tipo di tocco con le braccia in occasione della realizzazione di una rete, non è regolare. Il braccio del giocatore brasiliano si trova però sulla traiettoria del tiro a causa di una trattenuta evidente di De Vrij. In una situazione indubbiamente difficile e nebulosa, forse nemmeno prevista dal regolamento, la decisione è quella di non convalidare il gol. Una scelta molto complessa, sulla quale nemmeno il commentatore arbitrale Marelli riesce ad esprimere una valutazione sicura. Regole forse eccessivamente cavillose e un utilizzo del mezzo televisivo in alcuni frangenti molto invadente stanno pian piano soffocando lo spirito del gioco, avvolgendolo in una spirale di controlli su situazioni che in un campo di oltre centro metri rappresentano minuzie insignificanti. Comunque la decisione dell’arbitro Doveri è ormai presa. Qualche dubbio rimane, ma si riparte con la Juventus che continua a condurre per uno a zero.
Il pericolo scampato infonde coraggio a Simone Inzaghi, che prova a cambiare la storia di una partita che si sta colorando di bianconero con le prime sostituzioni. Correa e Gosens prendono il posto di Calhanoglu e Dimarco. Si muove anche Allegri. Il tecnico toscano inserisce Chiesa in sostituzione di Milik. Appare evidente l’intenzione di sfruttare in ripartenza i varchi che inevitabilmente la squadra di Inzaghi, adesso sistemata con un modulo di gioco sulla carta decisamente offensivo, è destinata a concedere. La grande occasione per il pareggio dei nerazzurri non arriva però da una trama di gioco elaborata, ma nasce da un errore di Rabiot. Il francese sbaglia forse il primo e unico pallone della sua partita, aprendo il campo alla corsa di Correa. Il nuovo entrato, arrivato a ridosso dell’area, serve Lautaro. Il tifoso davanti alla tv è già rassegnato all’inevitabile. L’attaccante argentino però non sfrutta l’occasione, calciando in maniera banale. Il pallone, rasoterra e centrale, viene ribattuto da Szczesny. L’Inter adesso si muove su un assetto sicuramente offensivo, ma probabilmente troppo fragile in mezzo al campo, dove i soli Barella e Mkhitaryan faticano a contrastare un palleggio avversario che, dopo la rete del vantaggio, con il passare dei minuti ha acquistato grande sicurezza ed uno sfogo determinante sulla sinistra, dove Kostic esce nettamente vincitore dal duello con Dumfries.
Quando mancano poco più di dieci minuti al novantesimo, proprio il serbo ha l’opportunità per blindare il risultato. Fagioli con una bella apertura serve l’esterno al limite dell’area. Kostic controlla e scarica un diagonale violento che si infrange contro la base del palo. Il replay dietro la porta permette di apprezzare il determinante intervento di Onana.
Il cronometro scorre verso il novantesimo e con il trascorrere del tempo si rafforza la sensazione che per l’Inter il momento buono sia ormai alle spalle. Simone Inzaghi interviene ancora proponendo tre sostituzioni nello stesso momento. Brozovic, Bellanova e Darmian rilevano Mkhitaryan, Dumfries e Skriniar. Non sembrano cambi in grado di capovolgere l’inerzia della sfida. Allegri risponde mandando in campo Di Maria al posto di Miretti. Con l’avvicinarsi del triplice fischio arbitrale, il campo comincia ad evidenziare una certa tensione, inevitabile vista l’importanza della posta in palio. La partita vive una fase ad alta carica agonistica pur mantenendosi sempre nei binari della correttezza. Risalta la prestazione difensiva dei brasiliani, in particolare Danilo e Bremer, sempre perfetti negli anticipi e nelle chiusure.
Ed è proprio Bremer, con l’ennesima chiusura determinante della sua partita, ad intercettare un passaggio di Dzeko per Brozovic lanciato verso la porta. L’intervento del brasiliano innesca il contropiede bianconero guidato da Di Maria. L’argentino apre sulla sinistra per Kostic che evita l’intervento di Bellanova e di nuovo conserva la lucidità necessaria al momento della scelta di passaggio servendo Fagioli, entrato in area lungo il lato destro. Il centrocampista controlla e lascia partire un destro potente che, leggermente deviato da Gosens, batte Onana.
La Juventus raddoppia quando il novantesimo è lontano soltanto cinque minuti. Il giovane centrocampista bianconero, tocco di palla pulito e lucide geometrie, trova il suo secondo gol consecutivo in campionato in una delle sfide più sentite dalla tifoseria. In tribuna John Elkann celebra la rete insieme ai due figli. “Fagioli uno di noi” canta il pubblico felice, mentre altri cori divenuti leggendari in un pomeriggio di maggio di tanti anni fa si alzano dalle tribune dello stadio in festa. La regia offre un primo piano della dirigenza interista. Braccia conserte e volti scuri. Per nulla felice Beppe Marotta. Lo sguardo cupo di un personaggio mai amato dall’autore di queste modeste righe, regala un ulteriore momento di dolcezza ad una serata che si avvia a terminare nel migliore dei modi. I sei minuti di recupero concessi da Doveri scorrono via con il pubblico che accompagna il sicuro palleggio con cui la Juventus conduce la gara fino alla sua conclusione.

Vince la Juventus. Vince in maniera meritata per il modo in cui ha saputo progressivamente prendere in mano la partita e volgerla in suo favore dopo una prima parte semplicissima. La squadra di Allegri raccoglie la sua quarta vittoria consecutiva in campionato, la più importante, perchè arrivata finalmente in uno scontro diretto, e a questo punto rilancia in maniera forse definitiva la sua rincorsa ad un piazzamento valido alla qualificazione alla prossima Champions League. Verona e Lazio, prima della lunga sosta per l’assurda Coppa del Mondo in Qatar, diranno forse le parole decisive su una Juventus che sembra vicina a ritrovarsi.

PAGELLE
SZCZESNY 7
Nel primo tempo lo salvano gli errori di mira di Dzeko e Dumfries. Attento quando viene chiamato in causa, si distingue per la deviazione con cui manda in angolo una conclusione di Calhanoglu che appariva minacciosa e soprattutto con la parata su Lautaro.
DANILO 7 Capitano, nonostante per numero di presenze non sia in cima all’elenco, gioca una partita all’altezza della fascia che indossa. Non concede alcuno spazio, offrendo una prestazione difensiva vicina alla perfezione. Una bizzarria regolamentare gli nega la soddisfazione del gol. 
BREMER 7 Ingaggia un duello con Dzeko dal quale esce nettamente vincitore. Non lascia alcuno spazio al bosniaco, proponendo una marcatura decisa e implacabile. Determinante in occasione della chiusura che darà poi il via all’azione che porterà al gol di Fagioli.
ALEX SANDRO 6,5 Ancora una buona prestazione da terzo di difesa. Attento e concentrato. Commette nel primo tempo un paio di errori in impostazione. Importante in un salvataggio di testa nel finale di primo tempo su una conclusione di Acerbi che rischiava di diventare pericolosa.
CUADRADO 5,5 Collezione una serie infinita di passaggi all’indietro. Nel meccanismo bianconero sono le due fasce a dover creare la superiorità numerica e cambiare l’inerzia dell’azione. Non punta mai l’uomo e non riesce mai ad arrivare al cross.
FAGIOLI 7 Tecnica, intelligenza e agonismo. Si conferma come uno dei prospetti più interessanti nel panorama calcistico italiano. Tocco di palla sempre pulito, movimenti a smarcarsi, lucido nel servire i compagni. Non si tira indietro nei contrasti. Il gol nella sfida più sentita dalla tifoseria è un premio per un ragazzo di sicuro avvenire.
LOCATELLI 6 In alcuni momenti appare troppo macchinoso e finisce per indugiare sempre un attimo di troppo prima di passare il pallone. Nel primo tempo non tenta in nessuna occasione la verticalizzazione, non aiutando la manovra a salire di ritmo. Si rende protagonista di un grande lavoro in fase difensiva.
RABIOT 7 Giocatore che, forse in ritardo, si sta scoprendo dominante. Regge l’urto con i centrocampisti avversari e alla distanza prende il sopravvento. Strappi, contrasti, chiusure e il gol che orienta la partita. Commette un solo errore che rischia però di rivelarsi determinante.
KOSTIC 7 Molto attento su Dumfries nel primo tempo, nella ripresa assume il controllo della fascia sinistra e con le sue iniziative contribuisce a costruire le basi della vittoria bianconera. Bravo nel mantenersi sempre lucido nonostante la grande quantità di lavoro cui si sottopone.
MIRETTI 5,5 Allegri lo schiera in appoggio a Milik con il compito principale di disturbare le linee di passaggio verso Calhanoglu. Assolve bene alla funzione assegnatagli ma palla al piede si rende protagonista di troppe imprecisioni. La posizione avanzata non lo aiuta.
(DI MARIA SV Entra negli ultimi dieci minuti. Con la sua tecnica aiuta la squadra a congelare il pallone nel finale)
MILIK 6 Partita di grande sacrificio, come sempre chiede Allegri ai suoi centravanti. Non ha un compagno di reparto con il quale dividere l’area e si ritrova spesso isolato in mezzo a tre marcatori. Aiuta poco la squadra ad alzare il baricentro faticando a tenere la palla in zona offensiva.
(CHIESA SV Entra per sfruttare gli spazi che l’Inter inizia a concedere dopo essere passata in svantaggio)
ALLEGRI 6,5 Formazione obbligata e praticamente nessuna sostituzione disponibile. Imposta una partita molto attenta in fase difensiva, puntando a sfruttare gli spazi in ripartenza. Nel primo tempo soffre, nella ripresa, una volta in vantaggio, la squadra assume il controllo della gara. Sta scoprendo anche lui che si può vincere qualche partita nonostante la presenza in campo di ragazzi giovani. Ha sprecato mezza stagione prima di accorgersi che Fagioli in questa squadra può rappresentare un valore aggiunto.