La motivazione con la quale i vertici arbitrali hanno tentato di liquidare l’annullamento del gol di Milik contro la Salernitana somiglia ad un rimedio addirittura peggiore del male stesso. Stando alle parole di questi signori, gli arbitri in sala Var non avevano a disposizione un’immagine che permettesse la piena inquadratura dell’ampiezza del campo. Dovremmo quindi credere che Juventus-Salernitana si sia giocata senza un’adeguata copertura da parte del Var per le situazioni di fuorigioco, almeno in quella metà campo. In certi casi, probabilmente, un semplice “abbiamo sbagliato” sarebbe più dignitoso e rispettoso nei confronti di tutti.

Comunque, messo da parte un episodio che mina ulteriormente la credibilità di un movimento calcistico, quello italiano, di cui il Presidente Gravina (uno che fino a tre stagioni fa aveva come unico scopo quello di introdurre i playoff in serie a), dichiarazione dopo dichiarazione, continua a confermare di essere il più degno rappresentante, e in attesa che la Superlega ci porti finalmente via da questo pantano chiamato calcio italiano, la Juventus si presenta alla sfida con il Benfica. 
La squadra portoghese torna a Torino ad otto anni di distanza da quella semifinale di Europa League in cui, sotto il diluvio, riuscì a strappare uno 0-0 che eliminò i bianconeri, allora allenati da Conte, dalla competizione. Fu la notte delle farneticanti dichiarazioni del tecnico circa improbabili ristoranti da cento euro in cui la società Juventus non avrebbe potuto permettersi di mangiare.
Nella notte dello  Stadium contro i portoghesi, i bianconeri si giocano una grossa parte delle possibilità di superare il girone. Nonostante l’importanza della sfida, il primo pensiero con cui deve confrontarsi Allegri, al momento di decidere la formazione, è sempre quello riguardante i troppi giocatori infortunati. La lista si arricchisce continuamente di nomi. Recuperato, almeno per la panchina, Di Maria, il tecnico perde Alex Sandro, mentre continua l'indisponibilità di Rabiot e Locatelli. Tutti fermati da problemi muscolari che continuano a falcidiare la rosa bianconera con impressionante regolarità.
Il tifoso, che per una volta seguirà la partita in un posto differente dal solito, è impegnato ad avviare l’applicazione “Prime”, con tutte le preoccupazioni del caso, sulla tv, quando una notifica richiama la sua attenzione. Si avvicina il momento di scendere in campo. La formazione scelta da Allegri vede Perin tra i pali, protetto da una linea di difesa formata da Bremer, Bonucci e Danilo. A centrocampo, Paredes sarà supportato da McKennie e Miretti, mentre Cuadrado e Kostic avranno il compito di coprire le fasce. In avanti spazio alla coppia formata da Vlahovic e Milik. 
Il Benfica, guidato dal tecnico Schmidt, risponde con Vlachodimos; Bah, A. Silva, Otamenti, Grimaldo; Florentino Luis, Fernandez; Neres, Rafa Silva, João Mario; Ramos.
Guidate dall’arbitro tedesco Zwayer, le due squadre entrano in campo accolte da una cornice di pubblico decisamente non all'altezza dell'importanza della serata europea. Sono troppi i seggiolini bianchi che spuntano nella Tribuna Est. Il segno più tangibile di una progressiva disaffezione da parte della tifoseria tutta nei confronti della società.

La Juventus entra nella partita con grande determinazione. Si presenta nella metà campo avversaria fin da subito in maniera convinta e continua. Dopo cinque minuti la squadra di Allegri passa in vantaggio. Dal lato destro del campo, Paredes calcia una punizione forte e tesa verso il cuore dell’area. Milik di testa anticipa i difensori avversari e infila la porta sul palo più lontano. Vlachodimos invano si pretende in tuffo. Il centravanti polacco, grande protagonista di questo avvio di stagione, idealmente si riprende quanto gli era stato ingiustamente tolto dal var domenica scorsa.
Trovato il vantaggio, la Juventus continua a spingere. Milik rappresenta un ideale punto di riferimento per la manovra offensiva bianconera, proponendosi come una sorta di regista avanzato capace di catalizzare il gioco sulla trequarti offensiva. In un avvio di gara molto convincente da parte dei padroni di casa, un ruolo di rilievo lo recita anche Kostic che viene spesso sollecitato dai compagni. Dal giocatore serbo, come sempre schierato sulla sinistra, partono diversi cross diretti verso il cuore dell’area. La Juventus, consapevole che da quella parte può creare parecchie preoccupazioni agli avversari, che in quella zona di campo schierano un terzino, Bah, con spiccata propensione offensiva,  attacca prevalentemente sulla sinistra. Kostic ha l’occasione per il raddoppio con un diagonale di prima intenzione che, leggermente deviato, scivola di un soffio a lato del palo più lontano.
In questa fase della partita, la squadra di Allegri, grazie al movimento senza palla di Miretti, Milik e anche McKennie, trova con grande facilità un uomo smarcato all’altezza della trequarti avversaria. La Juventus propone un buon ritmo di gioco, sprigionando l’intensità richiesta da incontri di questo livello. Particolarmente apprezzabile per chi guarda, è l’atteggiamento che rimane propositivo anche dopo il vantaggio, testimoniato da un baricentro che si mantiene alto e favorisce una pressione in avanti che aiuta i padroni di casa a recuperare il pallone velocemente.

In tutta questa prima parte di gara, dai portoghesi non arrivano minacce significative per la porta di Perin. Il Benfica, soffocato da una pressione che raramente si è vista nel gioco della Juventus, appena entra in possesso della palla, cerca l’attacco diretto nello spazio tra il terzo giocatore di difesa e il quinto di centrocampo, tentando di cogliere i bianconeri scoperti nel punto dove un 352 proposto in maniera offensiva come sta facendola squadra di Allegri, porta lo schieramento ad essere maggiormente vulnerabile. Quasi tutti i lanci, eseguiti sotto forte pressione, si perdono però nel vuoto. Sono ancora i padroni di casa a rendersi pericolosi. Una veloce combinazione tra Vlahovic e Miretti porta il giovane centrocampista al cross. Il pallone, calciato forte e teso, attraversa la porta senza purtroppo incontrare una deviazione amica.
L’opportunità sfumata segna una sorta di spartiacque nella prestazione dei bianconeri. La Juventus inizia progressivamente a calare di intensità. La manovra adesso è meno veloce. Compaiono i primi passaggi all’indietro, mentre una serie di errori tecnici inizia ad inquinare un’azione che fino a quel punto scorreva veloce e sicura. Il comodissimo divano sul quale il tifoso bianconero segue la sfida improvvisamente appare meno comodo. Una notifica sullo smartphone richiama la sua attenzione.
“Cazzo! Ci risiamo!”
Stavolta gli amici che scrivono sui vari gruppi di whatsapp non attendono neppure l’intervallo. La partita inizia a ricalcare un copione ormai ben conosciuto. 
Di solito, non c’è il lieto fine per i colori bianconeri.
Le prime avvisaglie che la situazione sia cambiata arrivano con un colpo di testa di Ramos, poco prima della mezz’ora, sul quale Perin si fa trovare pronto e ben piazzato. Lo stesso attaccante, pochi minuti più tardi, chiama ancora alla parata il portiere bianconero, attento su una conclusione rasoterra. La Juventus non pressa più. Il Benfica adesso palleggia con padronanza e tranquillità. La squadra di Schmidt diventa sempre più pericolosa. Rafa Silva prende il controllo della trequarti, ergendosi a protagonista della partita. Il palo colpito dal limite dell’area, con Perin immobile e battuto, più di ogni altra situazione capitata fino a quel momento, rende il tifoso davanti alla tv consapevole che la gara si è messa su un binario in progressiva salita. La Juventus appare inerte, non propone più alcun tipo di pressione sui bravi palleggiatori portoghesi e fatica a tenere la palla le rare volte che ne entra in possesso. Una serie di errori tecnici si inseguono in maniera preoccupante. Sbaglia Bremer. Sbaglia Kostic. Sbaglia Miretti. Più di tutti sbaglia Cuadrado, che brucia con un errore di controllo un contropiede potenzialmente pericoloso.
Il pareggio, che era nell’aria già da un po’, arriva a ridosso della chiusura del primo tempo. Miretti, ferma un’avanzata di Neres sulla linea di fondo. Sul pallone, rimasto in campo dopo il contrasto, si avventa Ramos. Il giovane centrocampista, nel tentativo di allontanare il pallone, colpisce l’attaccante avversario. L’arbitro inizialmente lascia correre ma, nel giro di pochi secondi, viene immediatamente richiamato dal Var. Le immagini sono evidenti e non lasciano particolari speranze al tifoso. Arriva il rigore per il Benfica. Sotto una pioggia di fischi, Joao Mario rimane freddo e con un tiro potente riporta il risultato in parità, quandi, da idiota quale evidentemente è, invece di festeggiare con i compagni, ha la brillante idea di andare sotto la curva sud portandosi le mani alle orecchie. La provocazione non ha conseguenze, a parte qualche insulto, perchè il pubblico di Torino si mostra civile (come testimoniato anche dalla presenza di maglie rosse che assistono alla partita mischiate con il pubblico di casa). Altrove probabilmente non l’avrebbe passata liscia. A tal proposito, viene alla mente quanto accaduto in un Nizza - Marsiglia della scorsa stagione, quando Payet si rese protagonista di un gesto simile.
Con il gol del pareggio, si conclude di fatto il primo tempo. Esauriti i quattro minuti di recupero, le squadre rientrano negli spogliatoi. La solita Juventus ha illuso i tifosi con un buon inizio e il vantaggio immediato per poi spegnersi progressivamente. Ancora una volta la condizione fisica si è mostrata deficitaria.
I messaggi che arrivano dai vari gruppi whatsapp accompagnano l’intervallo del tifoso, che lascia il comodo divano per due passi distensivi. La consapevolezza che il prosieguo del cammino europeo sia appeso ad un filo ben più di quanto non dica il punteggio, è il pensiero prevalente di questo piccolo gruppetto di tifosi. 
“Giochiamo venti minuti!”
“Ogni partita la stessa storia…”
“Sembra il giorno della marmotta” (film di una trentina d’anni fa in cui il protagonista rivive in continuazione lo stesso giorno).
L’insofferenza verso una situazione che si ripete da troppo tempo, senza che lo staff tecnico riesca a porvi rimedio, è ormai ad un passo dallo sfociare nell’intolleranza. Guardare la Juventus non è più un piacere. Sta diventando una fatica in alcuni momenti insopportabile.

Esauriti i quindici minuti di riposo, le squadre si presentano in campo per il secondo tempo senza cambi negli schieramenti. La ripresa parte su un binario di illusorio equilibrio, con la Juventus che per prima si rende pericolosa grazie ad una conclusione dalla distanza di Milik che, deviata, costringe Vlachodimos ad una difficile parata. Da quel momento in poi, la partita della squadra di Allegri finisce. Le maglie rosse spuntano con sempre maggiore insistenza e pericolosità dalle parti di Perin. Il gol che decide la sfida arriva presto, quando sono trascorsi appena dieci minuti dall’avvio della ripresa.
Segna Neres, che mette in rete dall’interno dell’area dopo che prima Bremer e poi Perin in qualche modo erano riusciti ad opporsi all'insistita azione proposta da Ramos e Rafa Silva. Il brasiliano prelevato dallo Shakhtar esulta insieme ai suoi tifosi, mentre gli sguardi dei giocatori in maglia bianconera trasmettono sensazioni di paura e smarrimento. Lo Stadium coglie il momento di difficoltà della squadra e prova ad infondere coraggio alzando il livello del sostegno. Il comodo divano sul quale stasera il tifoso segue la partita inizia a ricordare in maniera fin troppo sinistra la solita scomoda sedia.
Allegri cerca dalla panchina le risorse per cambiare il destino di una partita che, nonostante manchi mezz’ora alla conclusione, appare già segnata. Escono Miretti e Cuadrado, entrano Di Maria e De Sciglio. Le sostituzioni non producono l’effetto sperato. Mentre la Juventus sembra naufragare in balia di onde troppo grandi da affrontare per una squadra tanto smarrita, il Benfica cerca con insistenza il gol che chiuderebbe definitivamente la partita. Una grande opportunità capita, in situazione di mischia, sui piedi di Bah. Bonucci respinge il tiro a colpo sicuro del terzino. La Juventus cammina pericolosamente sull’orlo del burrone. Nuovamente tornano ad affacciarsi alcune perplessità riguardo la poca personalità mostrata da diversi giocatori mentre Rafa Silva dal limite dell’area costringe Perin alla deviazione in angolo.

La squadra di Allegri non ha più alcun tipo di filtro in mezzo al campo. Paredes e McKennie si ritrovano in netta e costante inferiorità numerica di fronte ai palleggiatori portoghesi. Rafa Silva sulla trequarti fa quello che vuole, creando continue situazioni di apprensione ad una difesa che per come si è messa la partita, dimostra di reggere l’urto anche piuttosto bene. Bonucci ferma un’altra situazione ormai disperata chiudendo su Neres, poi tocca a Perin tenere ancora in piedi la Juventus parando una conclusione, sempre di Neres, da distanza ravvicinata.
Lo Stadium inizia a perdere la pazienza. Alcuni fischi piovono su una brutta Juve mentre il Benfica sulla trequarti offensiva dà vita ad una serie di possessi nei quali i giocatori in maglia bianconera arrivano costantemente in ritardo. Ancora Perin impedisce a Neres la soddisfazione della doppietta personale.
Allegri interviene ancora sulla formazione quando mancano venti minuti al termine. Richiama in panchina Milik e Kostic per inserire Kean e Fagioli. Nonostante l’evidente intenzione di restituire un uomo al centrocampo e dare maggior vigore fisico alla squadra, desta un minimo di perplessità la scelta del tecnico di togliere dal campo forse i due uomini migliori. In ogni caso, Kean, accolto da fischi ingenerosi al momento del suo ingresso in campo, si presenta nella partita con un’iniziativa personale conclusa con un pallone che attraversa l’area di rigore e si infrange sulla base del palo più lontano.
Allegri manda in soffitta la difesa a tre, ridisegnando la Juventus con un 433 ma il tempo continua a scorrere senza che dalla squadra arrivi una reazione che faccia pensare ad un cambio di rotta della partita. La sensazione è che solo una giocata individuale possa risollevare le sorti di una gara che sembra ormai destinata a scivolare inesorabilmente verso una sconfitta, che complicherebbe in maniera quasi irrecuperabile il cammino della squadra di Allegri nella massima competizione europea. Il tifoso bianconero sta già immaginando le possibili trasferte dei turni ad eliminazione diretta di Europa League, quando Di Maria, dalla destra, taglia verso il centro e trova un pallone illuminante che libera Bremer, rimasto in avanti dopo un calcio d’angolo, davanti alla porta avversaria. Da posizione favorevolissima il brasiliano calcia alto. In realtà il pallone dà l'impressione di incontrare la deviazione di Vlachodimos ma arbitro e guardalinee ordinano di riprendere con la rimessa dal fondo. Come sempre, una squadra a cui il tecnico non è stato in grado di dare un minimo di idea di gioco, si aggrappa al suo uomo di maggior talento. Ieri era Dybala, oggi Di Maria.
La Juventus in avanti non si vede più. I minuti di recupero trascorrono con il Benfica in pieno controllo. La squadra di Schmidt proprio negli istanti finali spreca un’occasione enorme per chiudere definitivamente la gara. Trascorsi i quattro minuti di recupero, l’arbitro Zwayer dichiara la partita conclusa. Il confronto tra i portoghesi e la Juventus è stato impietoso. Loro si sono dimostrati una squadra capace di giocare a calcio, noi no. Per il Benfica arriva la dodicesima vittoria consecutiva dall’inizio della stagione. Per la Juventus una pioggia di fischi da parte del suo pubblico. 
Prima di lasciare il campo, la squadra si schiera sotto la curva sud, ricevendo un’altra bordata di fischi mentre Bonucci e Danilo si avvicinano ai tifosi per un confronto. Fischi legittimi e meritati. Si può perdonare il fatto di non saper giocare a pallone. Non è arte per tutti. Non si può accettare di vedere una squadra, soprattutto quando indossa la maglia bianconera, spaventata, timorosa, impacciata contro chiunque abbia la capacità di organizzare una manovra degna di questo nome.

Per il tifoso davanti alla tv il triplice fischio dell’arbitro tedesco Zwayer rappresenta la fine di un’agonia, iniziata dopo il pareggio di Joao Mario ma le cui avvisaglie si erano avvertite già poco dopo il ventesimo, quando la Juventus aveva cominciato ad arretrare, mostrando i limiti di una condizione fisica precaria.
La partita è appena finita. Il tifoso bianconero deluso spegne la tv e se ne va a dormire. E’ stanco e triste. Da quasi due anni vede la sua squadra ripetere costantemente la stessa partita, senza che l’allenatore (che a questo punto non si capisce cosa ci stia a fare) riesca a trovare una soluzione che non sia la solita storia del “giocare bene tecnicamente, difendere bene e sbagliare di meno”.
La mente torna ai messaggi letti durante l’intervallo.
Un sorriso amaro. E’ proprio vero, sembra il giorno della marmotta.

PAGELLE
PERIN 6
Senza colpe in occasione delle reti subite, tiene anzi in piedi la Juventus con alcune parate che impediscono al Benfica di dilagare. Nell’avvio di stagione incerto dei bianconeri si conferma uno dei pochi punti fermi.
BREMER 6 Assieme ai suoi compagni di reparto, a partire dalla mezz’ora del primo tempo, vede i giocatori vestiti di rosso arrivare da tutte le parti. Fa quello che può per limitare l’attacco avversario. Nel finale spara addosso al portiere il pallone del pareggio offertogli da Di Maria. Poteva fare meglio ma non è il suo mestiere.
BONUCCI 6,5 Guida la difesa con la solita sicurezza. Senza particolari responsabilità in occasione delle reti subite, evita con due salvataggi provvidenziali la terza rete del Benfica, contribuendo a tenere viva una fiammella di speranza purtroppo tenue e vana.
DANILO 6 Si conferma uno dei pochi giocatori a non presentare problemi di personalità. Anche questa volta l’allenatore lo costringe a districarsi in diversi ruoli nel corso della stessa partita. Non demerita. 
CUADRADO 5 Prosegue nel suo periodo negativo. Continua a commettere errori sia nelle scelte che nell’esecuzione come quando, nel primo tempo, con la Juventus in vantaggio, si palleggia sui piedi la possibilità di innescare un contropiede che avrebbe visto l’attacco bianconero in superiorità numerica. Viene quasi da tirare un sospiro di sollievo al pensiero che non giocherà domenica a Monza per squalifica. Andava salutato lo scorso giugno.
(DE SCIGLIO SV Entra e il mondo rimane come era prima, non è colpa sua)
McKENNIE 5,5 Qualche buon movimento senza palla tra le linee avversarie in avvio di gara, prima di perdersi nella disorganizzazione mostrata dalla squadra. Da mediano, nel secondo tempo, fatica a contrastare il palleggio avversario.
PAREDES 5 Un buon avvio, la punizione per il gol di Milik poi progressivamente si spegne con la squadra. Soffre nel secondo tempo il palleggio e la pressione degli avversari perdendo moltissimi palloni. Le qualità le ha ma la sensazione che anche lui stia per essere risucchiato dalla spirale involutiva che da qualche tempo inghiotte tutti quelli che vestono il bianconero è forte.
MIRETTI 5,5 Un buon primo tempo nel quale esibisce le ormai note qualità di palleggio e movimento senza palla. Crea una pericolosa occasione dopo uno scambio con Vlahovic. Sfortunato e avventato in occasione dell’intervento che ha portato al rigore del pareggio. Nel prosieguo sembra subite il contraccolpo di quell’episodio fino alla sostituzione.
(DI MARIA 6 Pochi palloni giocati gli bastano per mandare in porta Bremer. Ha l’ingrato compito di dover creare calcio in mezzo al nulla del sistema allegriano).
KOSTIC 6 Uno dei più continui nella prima parte di gara. Garantisce alla Juventus un appoggio costante sulla sinistra, da dove riesce a mettere in area diversi palloni interessanti. Rimane uno dei più lucidi anche quando la squadra inizia ad affondare. Allegri lo toglie, solo lui sa perchè.
(FAGIOLI SV Entra quando la partita è ormai nelle mani del Benfica. Ingeneroso imputargli la responsabilità del mancato cambio di passo della squadra)
VLAHOVIC 5 Poche buone giocate, qualche errore e troppo nervosismo. La squadra lo serve poco e male, lui non riesce a mantenere la lucidità. Il ruolo di centravanti in una squadra di Allegri è un peso troppo grande in questo momento per lui. Il suo rendimento è la dimostrazione più evidente che nessun giocatore, per quanto forte sia, senza il supporto di un’organizzazione di gioco, si porta in dote un sacco con 30 reti. L’impressione è che il film Moneyball (sul baseball) abbia illuso troppe persone, tecnici compresi, di poter ridurre in freddi numeri un gioco che, per la quantità di variabili presenti in una partita e per la sua complessità, tende, nella maggior parte delle occasioni, a sfuggire a qualsiasi tipo di statistica. Non è scarso Vlahovic, non era scarso Morata e nemmeno Higuain. Senza il supporto della squadra, nessun attaccante può vincere le partite da solo. Una volta può capitare la giocata. In molte altre situazioni, il valore di un giocatore si perde in affannose rincorse, continue difese della palla, per permettere ad una squadra sempre troppo sulla difensiva di salire, e tantissima frustrazione che sfocia in plateali gesti di nervosismo. Rischia di rappresentare l’ennesimo patrimonio tecnico ed economico bruciato sull’altare del non gioco allegriano.
MILIK 6,5 Il gol e tanto lavoro per organizzare la manovra offensiva. In questo momento è il miglior giocatore della Juventus, sicuramente il più pericoloso. Allegri lo sostituisce oppure lo fa partire dalla panchina.
KEAN 6 Entra quando la gara è già sfuggita via. Va vicino al gol con un’azione personale che si scontra sul palo. Non fa mancare l’impegno in un ruolo, quello di esterno, che non gli appartiene.

ALLEGRI SV E’ il tecnico di una squadra in grado di giocare non più di venti minuti a partita, che raramente propone tre passaggi in avanti, che non mostra mai una condizione fisica adeguata e che, in situazioni di difficoltà, pecca in maniera grave sotto l’aspetto della personalità. La sua squadra gioca sempre la stessa partita. Contro chiunque. Questa con il Benfica, a suo dire, doveva essere la partita più importante del girone. L’abbiamo persa, in maniera impietosa.
Prima o poi dovrà assumersi la responsabilità di quanto (non) sta facendo.