La sconfitta di Parigi ha creato ulteriore divisione all’interno della tifoseria juventina. Qualcuno ha visto una buona Juventus, tolti i venti minuti iniziali (come se non contassero), altri invece la solita squadra impaurita che nelle grandi partite entra in campo timorosa e quasi rassegnata, rimessa in gara da un errore grossolano di Donnarumma pochi minuti dopo che Mbappe, per eccesso di egoismo, aveva vanificato una ottima opportunità per il tre a zero. La semi esultanza per essere usciti dal Parco dei Principi con un risultato negativo ma tutto sommato dignitoso, rende forse al meglio il periodo complesso che sta attraversando la Juventus nel suo insieme, società, tecnico, squadra, tifosi. Periodo nel quale tutte le buone intenzioni sembrano fermarsi a discutibili “hashtag” creati a scopo commerciale.
In ogni caso, messa da parte la sconfitta europea senza troppi rimpianti, la partita fondamentale per il prosieguo del cammino nella competizione, a detta di tutti, tecnico in testa, sarà mercoledì contro il Benfica, la Juventus è attesa dalla sfida interna contro la Salernitana, nella quale i bianconeri sono chiamati a rispondere alle vittorie delle dirette concorrenti per la corsa al titolo.

Come ormai triste abitudine, le conferenze stampa della vigilia si sono trasformate in veri e propri bollettini medici. I continui infortuni privano ad ogni partita la squadra di molti elementi. Stavolta si sono fermati per fastidi muscolari Locatelli e Rabiot. Per una partita da vincere assolutamente, Allegri schiera Perin tra i pali, protetto da una linea difensiva formata da Cuadrado, Bonucci, Bremer e De Sciglio. A centrocampo, spazio per McKennie, Paredes, Miretti e Kostic. In avanti la scelta del tecnico ricade su Vlahovic e Kean. Sulla panchina granata, Nicola risponde schierando Sepe; Bronn, Daniliuc, Fazio; Candreva, Coulibaly, Maggiore, Vilhena, Mazzocchi; Dia, Piatek. Se a Parigi i pronostici non concedevano particolari speranze ai bianconeri, questa volta le previsioni della vigilia non possono discostarsi dalla vittoria dei padroni di casa.
Guidate dall’arbitro Marcenaro, le squadre fanno il loro ingresso in campo. Le accoglie la voce di Pardo, per un’introduzione come sempre carica di inutile enfasi e retorica. Per l'occasione la Juventus presenta la terza maglia di questa stagione. Un indecifrabile blu e rosa che si colloca ai primissimi posti nella speciale classifica delle divise più brutte create da Adidas.

Al fischio d’avvio, è la Juventus a cercare di impadronirsi fin da subito della partita. La squadra di Allegri desta una buona impressione per la decisione con cui ha approcciato l’incontro. Il pallone scorre veloce tra gli uomini vestiti con questa strana maglia rosa, che cercano di prendere possesso della metà campo avversaria tenendo alto il baricentro e mostrandosi propositivi anche in fase di recupero, portando subito pressione sui portatori di palla avversari. E’ Miretti l'elemento che maggiormente si distingue nel predominio iniziale bianconero. Il centrocampista si presenta nella partita con un’iniziativa personale all’interno dell’area conclusa con diagonale di sinistro che impegna Sepe in una parata complicata. Ancora Miretti, pochi minuti più tardi, chiama il portiere dei campani alla parata con un tiro dal limite dell’area. Il giovane prodotto del vivaio si dimostra, all’interno del centrocampo juventino, come l’elemento in possesso di qualcosa in più rispetto a tutti gli altri giocatori in termini di movimenti e visione di gioco. Grazie alla sua capacità di inserirsi tra le linee avversarie e dettare il passaggio, offre un validissimo punto di riferimento a Paredes nell’impostazione dell’azione.
La squadra di Allegri si fa apprezzare, ma anche la Salernitana si mostra ben presente dentro la partita. Ben organizzati da un validissimo allenatore, i campani non rinunciano mai, quando il momento lo consente, a proporsi in avanti. Probabilmente sanno che la Juventus potrebbe concedere qualcosa nella sua troppo spesso incerta fase difensiva. Il primo scricchiolio si avverte dopo pochi minuti, quando Bremer calcola male il tempo dell’intervento su un lancio di Maggiore e rischia di concedere a Piatek una comoda occasione per portare avanti la sua squadra.
Intorno al quarto d’ora sale in cattedra Cuadrado, da troppe partite a questa parte l’uomo in meno dello schieramento bianconero. Il colombiano tenta in due occasioni di lanciare il contropiede salernitano, riuscendoci al secondo tentativo, quando buca l’intervento sul pallone aprendo il capo e l'area di rigore all’avanzata di Mazzocchi. L’esterno aggira McKennie e calcia forte verso il centro. All’altezza del secondo palo arriva Candreva che con il corpo corregge in rete la traiettoria della palla. Nonostante un buon avvio di gara la Juventus si ritrova in svantaggio.
La rete subìta produce un contraccolpo micidiale sul morale dei padroni di casa. Mentre Allegri dalla panchina invita la squadra alla calma e a muovere il pallone da una parte all’altra del campo (non si capisce bene a quale scopo), la Juventus comincia ad avvitarsi su se stessa, dando vita ad un decina di minuti nei quali non riesce ad elaborare una manovra efficace.
Lo stadio si spazientisce, piovono fischi dopo l’ennesimo retropassaggio. Si coglie ansia e paura nello sguardo di alcuni giocatori. Avanza la sensazione di un problema di personalità. Qualcuno forse non ha ancora assorbito il passaggio alla Juventus. Il piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv, osserva in silenzio quanto accade sul terreno di gioco. Il tifoso osserva la sua squadra incapace di qualsiasi reazione. La solita sedia è ormai divenuta scomodissima.
Il primo tempo scivola via senza che la Juventus riesca a produrre una reazione concreta. Il buon avvio è ormai un lontano ricordo. Al primo evento negativo la squadra si è sciolta. La Salernitana continua a giocare la sua partita. Ben organizzata su linee di gioco magari semplici ma molto efficaci, gli uomini di Nicola disegnano sul terreno di gioco trame pulite, nelle quali ogni giocatore sa esattamente come muoversi per ricevere il pallone e dove passare.
La prima parte di gara è ormai agli sgoccioli. Paredes sulla destra manca l’intercetto su un lancio dalla difesa e consente a Dia di involarsi verso l’area bianconera. L’attaccante serve Piatek, posizionato al centro, che calcia in porta. Il tiro incontra la deviazione di Bremer e termina in angolo. I giocatori della Salernitana protestano. Il tifoso davanti alla tv capisce che è successo qualcosa. Il var richiama Marcenaro alla revisione al monitor. Le immagini evidenziano un tocco con la mano di Bremer. E’ rigore. Piatek dagli undici metri spiazza Perin.

Non c’è nemmeno il tempo di riprendere a giocare. La prima parte di gara si conclude con il gol di Piatek. La Juventus rientra negli spogliatoi sotto di due reti. Il tifoso lascia la scomoda sedia ormai diventata piena di spine e si aggira per le varie stanze della casa. Lo sguardo perduto nel vuoto. Sotto di due reti a Torino contro la Salernitana. Il crollo della Juventus dopo la rete di Candreva non ammette giustificazioni.
Esaurito l’intervallo, Allegri rimanda in campo la squadra con una novità. Entra Milik al posto di Kean, autore di una prova negativa. Non è un’ala e come centravanti ha la strada chiusa da Vlahovic e appunto Milik. La Juventus cerca fin da inizio ripresa di organizzare una reazione che possa portarla concretamente a rimontare lo svantaggio. Le basi le pone dopo cinque minuti, quando Kostic, dal fondo, calibra un cross perfetto al centro dell’area, dove, di prepotenza, irrompe Bremer che di testa schiaccia in porta il pallone dell’uno a due. Un gol molto bello quello del centrale brasiliano, alla prima marcatura in bianconero. Adesso la Juventus vede concretamente aprirsi una strada verso la rimonta. 
La squadra di Allegri, sulla spinta della rete di Bremer, cerca di riprendere in mano la partita. Rispetto a quanto visto nel primo tempo, dopo essere andata in svantaggio, i bianconeri sembrano aver ritrovato almeno un minimo di personalità. L’azione bianconera però è alimentata più dalla carica nervosa che da lucidità. Prende il via una parte di gara piuttosto confusa per la Juventus. Il tifoso davanti alla tv fatica ad individuare un modulo di riferimento.
352, 433, 442. 
In diversi momenti di questa fase del gioco, la squadra di Allegri sembra disposta con uno di questi moduli. L’azione successiva, i piazzamenti dei giocatori fanno invece pensare a scelte differenti. De Sciglio un’azione si comporta da terzo centrale di difesa, in quella seguente assume una posizione molto avanzata da terzino di spinta (anche se poi alla resa dei conti, offre una produzione limitata). Cuadrado nel giro di cinque minuti si muove da terzino, esterno a tutta fascia, quindi da regista (con risultati sempre modesti). McKennie galleggia a metà strada tra la posizione di esterno e quella da mezz’ala. L’unica costante di questo avvio di ripresa è rappresentato dalla spinta offerta da Kostic lungo la fascia sinistra. Il serbo dopo un primo tempo modesto, inizia a proporsi con buona continuità sul fondo, da dove riesce a calciare alcuni palloni interessanti nel cuore dell’area. 
La Juventus lotta, non si può dire che la squadra non ci provi, ma non riesce a creare pericoli alla porta di Sepe. Il cronometro scorre veloce. Il primo quarto d’ora è già andato via. Allegri tenta di pescare dalle risorse a disposizione in panchina le chiavi per ribaltare la partita. Lasciano il campo Miretti e De Sciglio, entrano Fagioli ed Alex Sandro. Qualche dubbio avvolge il tifoso sulla scelta di togliere dal campo un elemento come Miretti, giocatore che trasmette ogni volta che ha il pallone la sensazione di poter dare alla partita qualcosa di differente rispetto a tutti gli altri. 
Il copione della partita rimane di facile lettura. La Juventus prova ad attaccare, anche se troppo spesso in maniera poco lucida, alla ricerca del pareggio, la Salernitana si difende senza però blindarsi all’interno della propria area. La squadra di Nicola cerca infatti appena ne ha l’occasione di proporre iniziative in ripartenza. Fagioli appena entrato trova un corridoio verticale per Vlahovic. Il serbo da posizione defilata sulla destra cerca il secondo palo con un tiro ad effetto sul quale Sepe si distende e respinge il pallone. Paredes tenta dalla distanza senza fortuna, quindi è Vlahovic ad innescare Milik. Dalla stessa posizione dalla quale il serbo aveva impegnato Sepe pochi minuti prima, il centravanti polacco cerca di raggiungere il palo più lontano con un tiro a giro. La palla esce di poco, dando al tifoso preoccupato davanti alla tv l’illusione del pareggio. Ancora Vlahovic, sempre dalla distanza, cerca la porta con un destro che finisce di poco alto.
Il cronometro sembra quasi accelerare la sua corsa verso il novantesimo. Allegri guarda ancora verso gli uomini a disposizione in panchina. Il cambio proposto dal tecnico però desta ancora perplessità. Kostic viene richiamato in panchina proprio nel momento in cui la sua azione sulla sinistra si stava rivelando più efficace rispetto al primo tempo. Al suo posto entra Danilo. Sotto di una rete in casa, il tecnico inserisce un difensore. La Juventus si sistema adesso su un più riconoscibile 442, nel quale McKennie si muove sulla fascia destra. Largo a sinistra si sistema Cuadrado. La Salernitana quando ha l’occasione si affaccia in avanti. Dia dal limite dell’area chiama alla parata Perin con un tiro rasoterra che rischiava di diventare insidioso. Con il passare del tempo aumenta anche il ritmo della telecronaca di Pardo, ora fin troppo incalzante. Le parole sfuggono dalla bocca del telecronista senza pause. Come sempre gli succede, sovrasta la partita con la sua voce. 

Il cronometro scivola sempre più velocemente verso una rovinosa sconfitta. Allegri si gioca anche la carta Soulé. Lascia il campo McKennie, autore di una prestazione divenuta via via sempre più impalpabile. La Juventus si riversa nella metà campo offensiva. Cuadrado dalla sinistra offre la prima iniziativa degna di rilievo nella sua prova opaca. Il colombiano dal vertice dell'area, cerca il secondo palo con un pallone tagliato sul quale arriva Danilo. Il destro del brasiliano attraversa tutto lo specchio della porta e finisce sul fondo senza che nessun compagno riesca a dargli il tocco decisivo verso la rete. Le immagini, fin troppo frequenti, che la regia offre del pubblico sugli spalti mostrano sempre più persone con espressione di forte preoccupazione dipinta sul volto. Soulè offre a Milik l’occasione di concludere dal limite dell’area. Il sinistro del polacco tocca la parte alta della traversa e si perde in curva nord. Non è nemmeno troppo fortunata la Juventus ma di sicuro non si può dire che la squadra non ci stia provando.
I cinque minuti di recupero segnalati dall’arbitro Marcenaro rimangono tutto il tempo a disposizione per i bianconeri per riuscire ad evitare la sconfitta. Cuadrado dalla sinistra salta Candreva ed entra in area dove viene chiuso da tre avversari. Sul pallone che sfugge al controllo di Vilhena, arriva per primo Alex Sandro che anticipa l’avversario e subisce il fallo. Il direttore di gara indica il dischetto.
Per la Juventus arriva l’occasione di riequilibrare la sfida. Il pubblico allo stadio e quello davanti alla tv attendono Vlahovic. Sul punto di battuta si presenta invece Bonucci, mentre il serbo si allontana scuotendo la testa. Il tifoso davanti alla tv avverte una brutta sensazione. Il tiro del capitano bianconero viene intercettato da Sepe che però non riesce ad allontanare. E’ lo stesso Bonucci ad arrivare per primo sul pallone e a trovare una difficile coordinazione per ribadire in rete. La Juventus pareggia.
Il pallone torna immediatamente a centrocampo. Mancano tre minuti e la squadra sembra intenzionata a giocarsela fino in fondo. Un atteggiamento che colpisce in maniera favorevole il tifoso in equilibrio precario sulla scomoda sedia. I bianconeri si riversano immediatamente in avanti. Cuadrado dalla sinistra serve Fagioli al limite dell’area. Il destro del giovane centrocampista incontra una leggera deviazione e finisce sul fondo sfiorando il palo. 
Dal successivo calcio d’angolo, prende il via una storia che di fatto cancella tutto quello che è accaduto fino a questo momento.
Sul cross di Cuadrado dalla bandierina, Milik di testa anticipa tutti e devia il pallone in rete. E’ il gol del 3-2. Lo Stadium esplode.
La panchina guidata da Pinsoglio si rovescia in campo per celebrare una vittoria che soltanto pochi minuti prima pareva ormai sfuggita. Milik si toglie la maglia dimenticandosi di essere già stato ammonito. Arriva il secondo giallo, la sua partita finisce in anticipo. Esce dal campo sotto l’applauso scrosciante del pubblico presente. È il lieto fine. Esulta, sollevato, anche il tifoso davanti alla tv che inizia a dimenticare la prestazione non particolarmente brillante della squadra. E’ arrivata comunque la vittoria e, in un periodo come quello che la Juventus sta attraversando, è la cosa che più conta.

E invece no. 
Milik, Pinsoglio, il pubblico allo stadio e il tifoso davanti alla tv hanno esultato tutti troppo presto. Senza fare i conti con quello strumento che sta diventando la rovina del calcio. 

Tre signori vestiti come evidenziatori decidono infatti di scippare la Juventus della vittoria. Quanto accade non può essere definito in altro modo. I due arbitri in sala var, probabilmente annebbiati da qualche birretta, richiamano al monitor Marcenaro. Bisogna valutare se Bonucci, leggermente più avanti del diretto marcatore, tocchi il pallone. L’immagine mostra soltanto l’area di rigore. Il capitano della Juventus è effettivamente più avanti, ma non ostacola l’intervento del difensore (si trova alle sue spalle), non ostacola la visuale del portiere e soprattutto non esiste immagine in grado di accertare che abbia toccato il pallone. 
Mentre il commentatore arbitrale Marelli spiega che il fuorigioco di Bonucci non può essere considerato punibile, in campo la tensione accumulata dai giocatori per un finale molto teso sfocia in rissa. Marcenaro dimostra a tutta Italia che quello di arbitro non è un mestiere adatto a lui. Questo signore infatti, con il volto teso per quanto sta accadendo in campo, nonostante abbia le immagini davanti, rivolge solo un rapidissimo sguardo al monitor. Nonostante le parole di Marelli, il tifoso davanti alla tv è perfettamente consapevole di quanto sta per accadere. Marcenaro non ha la personalità per imporre la sua decisione a due colleghi più esperti. Nemmeno gli interessa la corretta applicazione del regolamento. Asseconda il volere dei due signori in sala Var. Mentre in campo prosegue la rissa, Marcenaro chiude la revisione, rientra sul terreno di gioco e annulla il gol, inseguito da Pinsoglio che gli urla tutto ciò che in quel momento vorrebbero gridare contro di lui tutti i tifosi bianconeri. Di più non può fare. Marcenaro fatica a riportare l’ordine. La Juventus si sente defraudata di una vittoria che aveva conquistato sul campo. Volano cartellini rossi, probabilmente a caso. Vengono espulsi Cuadrado, Fazio e Allegri. Il tecnico lascia la panchina ma non imbocca la porta che conduce agli spogliatoi. Lo sguardo dell’allenatore è furioso.

La partita finisce. Il var infligge l'ennesimo colpo alla credibilità di questo gioco e del nostro campionato. Il tifoso si allontana dalla tv. Cerca di distrarsi, di non pensare a quanto appena visto. Passino pure i rigori per contatti insignificanti, i gol annullati per fuorigioco millimetrici ma comunque accertati. Quanto appena accaduto allo Stadium supera qualsiasi limite di decenza. I vari gruppi di whatsapp però richiamano la sua attenzione. Su Sky propongono un’immagine che dimostra come Candreva, fuori dall’inquadratura nelle riprese passate in diretta e al monitor, molto vicino alla linea di fondo campo, tenga in gioco tutti. 

Il fuorigioco di Bonucci oltre a non essere punibile non era nemmeno fuorigioco.
Stavolta la nefandezza commessa dal Var è troppo evidente. Anche chi ha sempre voluto credere alla buona fede di quei signori vestiti da evidenziatori seduti davanti al monitor si lascia andare. 
Rapina. Furto. Indecenza. 
Sono i termini che adesso rimbombano all’interno dei gruppi infuocati per definire quanto accaduto. L’analisi della partita passa in secondo piano. Juventus - Salernitana ha smesso di essere una partita di calcio dopo il gol di Milik. 
La sensazione di aver subìto una grande ingiustizia è molto forte.
La società non può più tacere

In chiusura, un ulteriore motivo di rammarico arriva dal comportamento di parte della tifoseria bianconera, quella che si esprime prevalentemente attraverso i social. Viviamo un’epoca in cui difendere a tutti i costi la propria opinione è diventata un’ossessione per molti. La Juventus non gioca bene, ha problemi che sembrano lontani dall’essere risolti. L’autore di queste righe spesso ha criticato, anche in maniera dura, l’operato di Allegri. Ma ieri, quanto accaduto nei minuti di recupero della partita contro la Salernitana, poteva essere l’occasione per superare almeno per un giorno le tantissime divisioni in seno alla tifoseria e tornare a schierarci tutti al fianco della Juventus. L’abbiamo sprecata. L’astio verso società, tecnico o giocatori ormai supera anche il senso di appartenenza e l’emozione che lega ognuno di noi alla maglia bianconera.

PAGELLE
PERIN 6
Non ha responsabilità in occasione delle reti subite. Bravo a farsi trovare pronto su una conclusione insidiosa di Dia e, in generale, gestisce bene le situazioni in cui è chiamato all’intervento.
CUADRADO 5 Da terzino si conferma dannoso. Continua nel suo momento negativo regalando a Mazzocchi il pallone da cui arriverà la prima rete della Salernitana. Offre un contributo più significativo nel finale, pur continuando a muoversi in maniera confusionaria.
BONUCCI 6 Una prova pulita nella quale, in pieno recupero, si assume la responsabilità di un rigore pesantissimo. Sbaglia ma è fortunato ad avere una seconda occasione per segnare dopo l’errore ed è molto bravo a trovare una coordinazione non semplicissima per il gol del pareggio.
BREMER 6 Un errore di valutazione in avvio di gara rischia di aprire a Piatek la strada verso Perin. Alterna buoni interventi a momenti di incertezza. Bello e determinante il colpo di testa con cui riapre la partita.
DE SCIGLIO 5 Sta lì. Regge il posto di qualcuno che al momento non è presente in rosa. Spinge poco, si limita a tenere la posizione. 
(ALEX SANDRO 6,5 Entra con decisione in partita, proponendosi con buona continuità in fase offensiva. Ha il merito di procurarsi il rigore del pareggio. Nonostante non sia più il giocatore apprezzato nei primi due anni alla Juventus, rimane il terzino sinistro della nazionale brasiliana che andrà a giocare i mondiali. In attesa di una profonda ristrutturazione del reparto non può non essere preferito a De Sciglio)
McKENNIE 5 Quando non segna è inutile. Allegri lo toglie con almeno mezz’ora di ritardo dopo averlo provato in diverse posizioni senza ricavare nulla.
(SOULE' SV Entra negli ultimi minuti)
PAREDES 6 Molto bene nei primi venti minuti, quando la Juventus offre una prova di buon livello. Dopo la rete di Candreva la squadra si smarrisce ed anche lui fatica a ritrovare la strada. Lascia comunque intravedere alcune qualità di palleggio e visione di gioco che possono contribuire a dare maggiore fluidità alla manovra bianconera.
MIRETTI 6,5 Grande protagonista del buon momento iniziale della Juventus. Quando il pallone passa per i suoi piedi si avverte sempre la sensazione che qualcosa di importante possa accadere. Incomprensibile la scelta di Allegri di toglierlo dal campo.
(FAGIOLI 6 Sa giocare a calcio. Entra in campo con personalità mostrando un tocco di palla e una visione di gioco non indifferente).
KOSTIC 6 Riscatta un primo tempo difficile, anonimo, nel corso del quale è parso del tutto estraneo alla squadra, con il cross per il gol di Bremer in apertura di ripresa e con un’azione più continua ed efficace sulla sinistra nel corso della ripresa. Allegri lo toglie nel momento in cui sembrava che i pericoli per la difesa salernitana potessero arrivare soprattutto dal suo piede.
(DANILO 6 Entra per dare il suo contributo sulla destra nel finale)
VLAHOVIC 6 Alterna buone giocate a errori talvolta grossolani in fase di controllo del pallone. A parziale giustificazione, gioca sempre con almeno due uomini che lo controllano da molto vicino. Sale di tono della seconda parte di gara, quando cerca la porta in diverse occasioni.
KEAN 5 Non è un esterno offensivo. Difficile in quella posizione chiedergli qualcosa in più di un generoso contributo di fatica che però non può bastare in una partita in casa contro la Salernitana. Chiuso da Vlahovic e Milik nel ruolo di centravanti, rischia di diventare un costoso problema in casa bianconera.
(MILIK 6,5 Centravanti in possesso del raro dono di saper legare la manovra d’attacco. Bravissimo nel ricevere palla, alzare la testa e avviare l’azione. Presente anche in fase di conclusione. Viene scippato del gol con cui la Juventus aveva completato la rimonta. In questo momento, sembra molto difficile lasciarlo fuori.

ALLEGRI SV Dopo venti minuti ben giocati, assiste impotente allo sfaldamento della sua squadra che va in crisi dopo aver subito il primo gol. Calma, calma. Non sembra in grado di trasmettere ai giocatori in campo indicazioni più utili. Lasciano perplessi la sostituzione di Miretti, arrivata forse troppo presto e il cambio di Kostic nel momento in cui il serbo aveva finalmente trovato una valida continuità in fase di spinta. Con la squadra sotto di una rete, inserisce un difensore. Solo lui sa perchè.
Espulso nel finale, lascia la panchina giustamente infuriato.