La quarta giornata di Serie A si disputa a ridosso della chiusura del mercato. La Juventus dopo una lunga trattativa aggiunge alla rosa a disposizione di Allegri il regista tanto atteso dal tecnico. L'argentino Paredes, acquistato dal Psg in prestito con possibilità di riscatto, è l'uomo scelto dalla dirigenza per colmare quella lacuna in mezzo al campo che la Juve si trascina dietro da diverse stagioni e per la quale, la scorsa estate, aveva individuato (su incessante pressione di opinionisti e mezzi di informazione) in Locatelli l'uomo adatto a colmarla, a quanto pare sbagliando.

Archiviato il pareggio interno contro la Roma, allo Stadium si presenta lo Spezia. Una sfida dalla quale i bianconeri, che partono con il favore del pronostico, sono chiamati ad uscire con i tre punti per evitare di perdere contatto fin da subito con la vetta della classifica.
Con ampio margine rispetto all’orario d’inizio della partita, una notifica dello smartphone richiama l’attenzione del tifoso in procinto di prendere posto sulla solita scomoda sedia. I canali di comunicazione della società diffondono le formazioni ufficiali. Allegri conferma Szczesny tra i pali. In difesa, ancora assente Bonucci, arriva per Gatti il momento dell’esordio in Serie A. L’ex difensore del Frosinone è il prescelto dal tecnico per fare coppia con Bremer al centro, mentre sulle fasce agiranno Danilo e De Sciglio. A centrocampo, in attesa di vedere il debutto di Paredes, conferma per Miretti, Locatelli e Rabiot che bene avevano fatto contro la Roma. In avanti, Cuadrado avrà il compito di innescare Vlahovic e Kean. Di Maria, recuperato dopo l’infortunio subìto contro il Sassuolo, partirà dalla panchina.
Gotti, allenatore della squadra ospite, risponde con Dragowski; Hristov, Kiwior, Nikolaou; Holm, Kovalenko, Bourabia, Bastoni, Reca; Gyasi, Nzola. Questi gli undici uomini scelti dal tecnico dei liguri per iniziare la partita.
Guidate dall’arbitro Colombo, le due formazioni fanno il loro ingresso sul terreno di gioco. La Juventus vestita di nero, lo Spezia indossa una discutibile maglia gialla con inserti di vari colori. Inguardabile. 

Dopo un avvio di gara frammentato a causa di alcune interruzioni, la Juventus prende subito il comando delle operazioni. Come nella sfida di sabato contro la Roma, sono i centrocampisti, in particolare Rabiot e Miretti, a permettere alla squadra di Allegri di controllare la gara. La squadra si muove veloce sul terreno di gioco, trovando inserimenti tra le linee e scarichi per le zone esterne del campo. L’azione continua dei bianconeri costringe gli ospiti nella trequarti difensiva, grazie ad una pressione portata sui portatori di palla di Gotti in maniera convinta ed insistente. 
L’efficacia dell’azione juventina è rappresentata al meglio dalla giocata con la quale Miretti recupera palla e serve Cuadrado, fermato irregolarmente da Reca al limite dell’area. Il punto di battuta è praticamente identico a quello da dove Vlahovic aveva trovato la rete contro la Roma. L’esecuzione è altrettanto perfetta. Il pallone sorvola la barriera e cade appena sotto la traversa, molto vicino all’incrocio dei pali. Dragowski, invano proteso in tuffo, non può fare altro che raccogliere la palla dentro la rete. Al decimo minuto di gioco i bianconeri sono dunque già in vantaggio. Un evento che sta diventando una piacevole abitudine per il tifoso seduto sulla solita sedia, resa appena meno scomoda dalla bellissima punizione di Vlahovic.
Il gol sembra infondere ulteriore convinzione negli uomini di Allegri. Rabiot e Miretti continuano ad offrire una prestazione di alto livello sia dal punto di vista fisico che tecnico. Particolarmente apprezzata la capacità del giovane centrocampista di muoversi in completa armonia con il pallone, mantenendo sempre la coordinazione per eseguire la giocata più opportuna. In difesa Gatti e Bremer gestiscono i pochi attacchi che arrivano verso l’area bianconera con rassicurante serenità. In particolare, si dimostra lucido Gatti, in una circostanza, a leggere l’azione avversaria e salire con i tempi giusti per mettere in fuorigioco Gyasi lanciato a rete.
Nella bella prestazione offerta dai bianconeri, la nota dolente arriva dalle fasce dove Cuadrado offre agli spettatori un primo tempo assolutamente dimenticabile. Vanno in scena una serie di errori tecnici e di scelte sbagliate che il colombiano sta ormai mostrando da diverso tempo. La manovra risente inoltre dello scarso apporto dei terzini. Danilo rimane spesso bloccato per fornire all’azione in uscita quel tocco di qualità che manca ai due centrali. Dall’altra parte De Sciglio spinge poco e nemmeno troppo bene, trovandosi spesso a giocare il pallone con il suo piede debole, in una situazione di evidente difficoltà.
La Juventus ha il torto di giocare molto il pallone ma di costruire poco, anche a causa della poca qualità degli uomini sugli esterni. Detto di Cuadrado, Kean sulla sinistra fa quello che può ma l’ala (o esterno d’attacco come dicono oggi quelli bravi) non sarà mai il suo mestiere. Corre ma non trova mai uno spunto utile a favorire la creazione di palle gol. La squadra di Allegri si ritrova così, dopo quasi mezz’ora di totale controllo, a non aver praticamente mai tirato in porta se non in occasione del gol e di un colpo di testa di Vlahovic finito alto, direttamente da azione di calcio d’angolo.
Mentre la regia dedica lunghi primi piani a Paredes, giunto direttamente allo Stadium dal vicino aeroporto, con il passare dei minuti la partita inizia a cambiare copione. La Juventus dà la sensazione di adagiarsi sul gol di vantaggio. Dalla tv si percepisce anche un calo a livello fisico. L’azione perde d’intensità, mentre viene quasi del tutto meno l’efficace pressione sui portatori di palla avversari che aveva permesso ai bianconeri di chiudere lo Spezia nella propria metà campo. Le distanze tra i reparti si allungano e, di conseguenza, con la squadra in possesso della palla, la manovra inizia a ristagnare, soprattutto in fase di uscita dalla difesa. Con Danilo riportato a destra, la Juventus manca di un centrale in grado di dare verticalità al primo pallone. Inizia a crearsi un binario orizzontale Gatti - Bremer sul quale annaspa la costruzione del gioco. Toccherebbe a Locatelli assumersi la responsabilità di andare a prendere il pallone e pilotarlo verso la metà campo ma il centrocampista non riesce ad offrire una prestazione convincente, spegnendosi nettamente, dopo un buon inizio, con il passare dei minuti.
La formazione ospite, che mai fino ad allora era riuscita a mostrarsi nella partita, prende fiducia. Il pallone passa ora, anche per lunghi momenti, sotto il controllo dei giocatori liguri. La Juventus si abbassa e osserva i suoi avversari palleggiare alle porte dell’area di rigore bianconera. A causa di un potenziale tecnico pesantemente limitato, la squadra di Gotti non riesce mai ad impensierire porta difesa da Szczesny. Avanza però la sensazione che la partita stia imboccando la solita china e che la Juventus difficilmente ricaverà altre reti.
Con l’infortunio del portiere polacco, caduto male sulla caviglia destra dopo un’uscita sbagliata, e l’ingresso di Perin si chiude il primo tempo.
La soddisfazione per il vantaggio immediato ed un avvio di gara convincente è ormai svanita. Prevale, nel piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv e nei vari gruppi whatsapp, che come sempre accompagnano l’intervallo, la preoccupazione per un calo fisico che è parso evidente dopo la prima mezz’ora e soprattutto per la tendenza della squadra ad abbassarsi lasciando l’iniziativa agli avversari anche quando, come in questo caso, sono nettamente inferiori.

Esaurito il quarto d’ora di intervallo, le squadre rientrano dagli spogliatoi con gli stessi undici con cui hanno iniziato l'incontro.
L’avvio di ripresa sembra incoraggiante per i tifosi bianconeri. Miretti serve Kean che dal limite dell’area calcia alto. Locatelli, qualche minuto più tardi, trova lo stesso Miretti, anche in questo caso al limite dell’area. Il centrocampista si libera per la conclusione che, deviata, termina fuori non di molto.
Le due iniziative rimangono però episodi isolati. La Juventus continua a giocare, o meglio a non giocare, esattamente come nella parte finale del primo tempo. Allegri capisce che non si può perdere un altro minuto. Non attende nemmeno lo scoccare dell’ora di gioco, come suo solito, per effettuare le prime sostituzioni. Addirittura prima del decimo minuto richiama in panchina Cuadrado, il peggiore in campo, e Kean, nettamente a disagio sull’ala, inserendo al loro posto Di Maria e Kostic.
​I cambi non producono l’effetto che il tecnico aveva sperato. Giusto un leggero miglioramento dovuto al fatto che non ci sono più in campo uomini completamente regalati agli avversari ma la Juventus continua nella sua proposta di gioco incerta e frammentata. L’intensità è completamente svanita. I giocatori in possesso di palla si guardano intorno senza saper bene cosa fare del pallone. La conseguenza è rappresentata da una serie di passaggi in orizzontale e all’indietro che finiscono per tagliare fuori Vlahovic dalla partita. Il centravanti serbo viene cercato soltanto con i rinvii profondi di Perin, sui quali si trova a combattere in solitudine contro due avversari. Da alcune inquadrature ampie del terreno di gioco, in queste circostanze, si riesce a cogliere la distanza tra Vlahovic e il resto della squadra. Anche nei casi in cui l’attaccante riesce ad uscire vincitore dal contrasto, non ha poi nessuno cui scaricare il pallone.
Le occasioni da gol sono rare. La Juventus si rende pericolosa su calcio d’angolo con un colpo di testa di Vlahovic, forte ma centrale, sul quale Dragowski esibisce un buon riflesso. Lo Spezia prova da fuori con NZola. Una conclusione fuori misura che non spaventa Perin.
La partita scivola verso la conclusione ma il piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv non è tranquillo. La squadra non trasmette sensazioni di sicurezza. In questi casi basta una mischia, una deviazione, come già capitato diverse volte in passato, per compromettere una vittoria che i bianconeri non possono permettersi di veder sfuggire. A poco meno di dieci minuti dal termine una combinazione tra Danilo, Di Maria e Rabiot apre il campo alla corsa del terzino brasiliano che entra in area, ignora Vlahovic e Kostic, posizionati al centro, e calcia in porta. Il pallone si perde alto sopra la traversa, vanificando la migliore azione costruita nella ripresa dalla squadra di Allegri.
Gli ultimi cambi del tecnico bianconero arrivano a ridosso del novantesimo. Entrano Milik, per permettere a Vlahovic di risparmiarsi dieci minuti di fatica in vista della trasferta di Firenze, e Alex Sandro, che rileva Bremer alle prese con un leggero fastidio fisico. La partita entra nei minuti di recupero. Miretti, all’altezza della trequarti, evita con un movimento elegante l’intervento di Reca e dalla destra effettua un cross rasoterra che raggiunge Milik nel cuore dell’area di rigore. Il polacco controlla, sfrutta Hristov come perno per girarsi verso la porta e con il sinistro batte Dragowski. E’ il gol che chiude la partita. Il primo in bianconero per il nuovo centravanti di Allegri,  capace di trovare già la prima rete nonostante i pochi minuti avuti a disposizione. 
Non c’è quasi nemmeno il tempo di ricominciare. Esaurito il recupero, l'arbitro Colombo fischia la fine della partita. La Juventus ottiene i tre punti da una partita che non ammetteva un pronostico differente. Una vittoria non indimenticabile che permette però alla squadra e al tecnico di preparare con relativa serenità l’insidiosa trasferta di Firenze di sabato prossimo.
Rimane la sensazione di una squadra fisicamente non al meglio e che fatica a tenere ritmi sostenuti per più di un tempo, finendo poi per venire risucchiata in una spirale di attesa e paura che rischia di compromettere partite controllate anche agevolmente nella prima parte. Dalla necessaria crescita della condizione fisica e dall’inserimento dei nuovi acquisti passano le sorti di un campionato che, considerato anche il livello delle rivali, è ampiamente alla portata degli uomini di Allegri.

PAGELLE
SZCZESNY SV
Non viene mai chiamato in causa dal modesto attacco avversario. Si infortuna cadendo sulla caviglia destra dopo un’uscita non perfetta.
(PERIN SV Subentra a Szczesny a guardia della porta. Mai chiamato alla parata dagli attaccanti avversari, si limita a far ripartire l’azione in occasione delle rimesse dal fondo).
DANILO 5,5 Torna terzino dopo la buona prestazione da centrale offerta contro la Roma. Spinge poco sulla destra, preferendo partecipare all’inizio della manovra. Pecca di egoismo e scarsa lucidità nel finale quando spreca con troppa precipitazione una buona occasione.
GATTI 6 Debutta in serie A con una partita che si rivela tutto sommato comoda. Si mostra attento e lucide nelle poche occasioni in cui viene sollecitato dagli avversari.
BREMER 6 Come per il suo compagno di reparto, una prestazione ordinata in una partita non particolarmente difficile. Esce nel finale per un piccolo affaticamento.
(ALEX SANDRO SV)
DE SCIGLIO 5 Difficile capire cosa ci faccia nella Juventus. Da terzino sinistro evidenzia una serie di limiti con il piede più debole che di fatto lo annullano in fase di proposizione. Da qualche partita cerca in tutti i modi di lanciare gli avversari verso la porta con una serie di passaggi sbagliati. Da tempo il reparto terzini necessità di una decisa ristrutturazione sul mercato che però tarda ad arrivare.
RABIOT 6,5 Un’altra buona prestazione dopo quella contro la Roma. Offre un contributo di intensità, corsa e qualità.  Conferma di non essere lui il problema di questa squadra.
LOCATELLI 5,5 Parte benino ma si perde quasi subito. Sta entrando in una spirale involutiva pericolosa. Quando per un centrocampista si comincia a discutere su quale sia la posizione più adatta, significa che qualcosa non va. Pagato tanto, su incessante pressione da parte di stampa e opinionisti, per ricoprire il ruolo di regista, inizia a dare la sensazione di essere un acquisto sbagliato.
MIRETTI 6,5 Si conferma ancora una volta qualcosa di più di una giovane promessa. Eccellente per continuità d’azione e qualità il suo avvio di gara. Nel prosieguo finisce risucchiato dal calo che condiziona la Juventus, finendo anche per diversi minuti ai margini della sfida. Nascono comunque da lui buona parte delle iniziative bianconere nella ripresa, tra cui il gol di Milik. 
CUADRADO 5 Giocatore che sembra arrivato alla fine del suo ciclo juventino. Da un paio d’anni gli viene attribuito un ruolo di rilievo che non è in grado di sostenere. Il colombiano è sempre stato un uomo, eccellente, di complemento. Se da lui ci si attende che prenda la squadra sulle spalle e che sia l’uomo deputato a creare gioco, significa che le cose non vanno come dovrebbero. Necessaria la sostituzione operata da Allegri ad inizio ripresa.
DI MARIA 5,5 Entra per imprimere una svolta alla manovra bianconera, pericolosamente impantanata in una serie di passaggi orizzontali, ma finisce anche lui risucchiato dal momento di difficoltà della squadra. Si nota in occasione della bella combinazione che libera Danilo al tiro. Quaranta minuti per ritrovare la condizione dopo il piccolo infortunio subìto).
VLAHOVIC 7 Apre la partita con un'altra punizione perfetta. La seconda in due partite. Gioca una partita di lotta e sacrificio, soprattutto nella seconda parte della gara, quando la squadra arretra lasciandolo solo in avanti.
MILIK 7 Segna il suo primo gol in bianconero con un movimento da centravanti vero. Nei pochissimi minuti fin qui giocati, ha lasciato sensazioni positive. Giocatore che può rivelarsi un acquisto importante).
KEAN 5 È un numero 9. Un centravanti che ha nella capacità di attaccare la porta in verticale la sua qualità migliore. Schierato all'ala, offre un contributo di fatica ma non ha in alcun modo la possibilità di rendersi utile alla manovra d'attacco.
KOSTIC 5,5 Largo sulla sinistra, si nota per la corsa e un paio di bei cross ma, entrato con Di Maria in un momento di difficoltà della squadra, non riesce ad imprimere un cambiamento, lasciandosi trascinare dall'inerzia della piatta manovra bianconera)

ALLEGRI 6 La Juventus, come contro la Roma, parte bene, dando la sensazione di poter ottenere una vittoria comoda, ma inevitabilmente si spegne con il passare dei minuti. Il tecnico assiste ad una serie di errori tecnici e di scelte che continuano ad essere ricorrenti nelle partite della sua squadra. A bordo campo, si innervosisce, capisce che la partita si sta inclinando su un piano pericoloso ed interviene subito con le sostituzioni. Arrivano i tre punti e in questo momento probabilmente sono la sola cosa che conta ma deve riuscire a dare alla squadra qualcosa di più. Con l’arrivo di Pogba e Paredes, la crescita di Miretti e il rilancio di Rabiot, ha un centrocampo completamente nuovo rispetto alla scorsa stagione. Con il tempo vedremo se riuscirà ad imprimere una svolta necessaria a questo nuovo progetto ancora incerto.