In una maniera sorprendente e che sfugge a qualsiasi logica razionale, Allegri è “sopravvissuto” anche alle due sconfitte definitive. Quelle subite a San Siro contro il Milan e ad Haifa in Champions League. Due partite che hanno, in maniera inesorabile, tagliato fuori la Juventus dalla corsa ai due principali obiettivi della stagione. Lo scudetto ed il passaggio del girone nella massima competizione europea, infatti, già a metà ottobre, possono essere considerati traguardi sfumati. Rimangono le macerie di un progetto mai nato, di un’idea di calcio vecchia e non più attuabile con i ritmi pretesi dal gioco moderno. Soprattutto, purtroppo per la maggior parte dei tifosi bianconeri, resta anche Max (come affettuosamente lo chiamano i suoi seguaci più devoti che, nonostante le ingenti perdite causate da questo anno e mezzo nerissimo, continuano ancora oggi ad infestare forum e social con la pretesa di raccontare come il loro vate, con questa rosa a disposizione, stia facendo quasi un miracolo a tenere la squadra fuori dalla lotta per non retrocedere). Difficile a questo punto, soprattutto dopo le parole di Agnelli, continuare ad aspettarsi l’esonero, nonostante il disastro stia assumendo proporzioni imbarazzanti.

Un ritiro farsa, durato forse mezza giornata, e la solita conferenza stampa del tutto priva di un qualsiasi accenno di autocritica, accompagnano la Juventus ed i suoi tifosi verso il derby in casa del Torino. Per la sfida ai non troppo amati cugini granata, Allegri si affida a Szczesny tra i pali, protetto da una linea di difesa formata da Cuadrado, Danilo, Bremer e Alex Sandro. McKennie, Locatelli, Rabiot e Kostic agiranno a centrocampo, mentre in attacco toccherà a Kean, subentrato bene nelle ultime due gare, il compito di affiancare Vlahovic.
Sulla sponda granata, Juric, per una sfida che i padroni di casa sentono di poter fare loro dopo tanti anni, schiera Milinkovic; Djidji, Schuurs, Rodriguez; Aina, Lukic, Linetty, Lazaro; Miranchuk, Radonjic; Vlasic.
L’arbitro Mariani conduce le due squadre sul terreno di gioco mentre l’inno del Torino risuona nello stadio Comunale colorato di granata. La partita viaggia fin da subito ad un’elevata carica agonistica. Le due formazioni si affrontano in maniera decisa, mettendo grande vigore in entrate e contrasti ma senza mai portare il livello della gara troppo al di sopra del regolamento. Entrambe le contendenti mantengono alto il proprio baricentro proponendo marcature piuttosto aggressive. Schuurs e Djidji seguono Vlahovic e Kean fino all’altezza della linea di metà campo avversaria. Nell’area di rigore opposta, lo stesso trattamento viene riservato da Bremer nei confronti Vlasic.

La Juventus si muove con un sistema di gioco che almeno nelle intenzioni vuole essere molto fluido. La squadra scivola dalla difesa a tre a quella quattro a seconda dei vari momenti della partita. Sono Cuadrado, McKennie e Kostic con i loro movimenti a determinare la variazione del sistema di gioco anche nel corso della stessa azione. L’accorgimento tattico, alla prova del campo, non sembra però portare risultati particolarmente soddisfacenti. La fluidità dello schieramento troppo spesso sfocia in confusione. In alcuni frangenti della partita diversi elementi dello scacchiere bianconero appaiono spaesati. I movimenti improvvisati e i giocatori che si ritrovano da una parte all’altra del campo senza che sia l’esigenza del gioco a richiederlo, riportano alla mente alcuni sprazzi di “calcio liquido” proposto senza successo da Pirlo due anni fa. In fase di attacco la Juventus non riesce mai a rendersi pericolosa. 
Nella prima parte del derby è il Torino, disposto in campo da Juric con l’idea di sfruttare ripartenze rapide sul breve, a proporre le prime iniziative a livello offensivo. I padroni di casa agiscono prevalentemente lungo la fascia sinistra, dove Radonjic riesce a creare diversi fastidi a Cuadrado. La prima conclusione verso la porta nasce da un’iniziativa di Miranchuk. Il russo dalla distanza chiama Szczesny ad una presa in verità non particolarmente complicata.
L’azione della Juventus, già notoriamente complessa, subisce ulteriori impacci a causa dei numerosi errori di controllo e di passaggio commessi da troppi elementi. Cuadrado regala diversi palloni agli avversari, dando la sensazione in alcuni momenti di essere l’uomo in più del Torino. Locatelli appare impacciato nei movimenti e lento nella corsa. A vista d’occhio, molto poco reattivo rispetto agli avversari. Kostic commette una serie di errori, quando entra in possesso del pallone, che vanificano i rari momenti in cui la squadra di Allegri cerca di aprirsi uno spazio dalla sua parte. Il serbo lascia la sensazione di un giocatore non sereno. Con l’andare del tempo inizia a rifugiarsi con sempre maggiore frequenza in semplici tocchi all’indietro.
L’assenza di un vero centravanti che possa offrire un peso significativo all’interno dell’area, limita l’azione dei granata. Vlasic è ben controllato da Bremer che non gli concede mai la possibilità di girarsi. La mancanza di un vero numero nove risalta in particolar modo quando il Toro si ritrova costretto a cercare il cross verso il cuore dell’area. Ogni pallone diventa facile preda di una difesa bianconera sempre molto attenta. Alla fine, nonostante l’intenzione di giocare un partita propositiva, i granata, dalla loro azione, riescono a ricavare soltanto altri due tiri dalla distanza con Lukic e Radonjic che si perdono lontani dalla porta di  Szczesny.
Gli evidenti limiti tecnici di buona parte degli uomini in maglia granata sono la causa di una serie di errori di precisione negli appoggi sui quali, a partire dalla mezz’ora, la Juventus inizia a costruire la sua partita. La squadra di Allegri trova la prima occasione per calciare verso la porta avversaria con Vlahovic. Un sinistro dal limite dell’area facilmente controllato da Milinkovic. Pochi istanti più tardi, Cuadrado recupera palla e verticalizza verso Kean. L’attaccante vede un corridoio nel quale lanciare Vlahovic. Il serbo controlla il pallone tra Lukic e Djidji, si libera con una finta del tentativo di recupero del difensore ma, una volta davanti a Milinkovic, sceglie un tocco con il sinistro che si rivela troppo morbido. Non è finita. La respinta del portiere viene raccolta da Kostic. L’esterno, all’altezza del limite dell’area, appoggia per Locatelli. La conclusione del centrocampista trova ancora pronto Milinkovic che ribatte centralmente. Il primo giocatore a raccogliere il pallone veste ancora la maglia bianconera. Rabiot controlla e dalla distanza prova la conclusione, trovando il portiere serbo pronto per la terza volta a sventare la minaccia, questa volta in maniera definitiva. La fiammata bianconera, accesa all’improvviso, si esaurisce con un tentativo dal limite di Cuadrado, nato da un errore di Lazaro, che non inquadra lo specchio della porta.
Esaurito lo sforzo offensivo della Juventus, la partita ritorna a viaggiare sul binario di grande equilibrio vissuto fino a quel momento. Senza recupero, l’arbitro Mariani chiude un primo tempo sicuramente combattuto ma non particolarmente piacevole. L’andamento della gara fino a questo momento è perfettamente sintetizzato dal risultato fermo sullo 0-0 e dalle poche occasioni avute dalle due squadre. Come nell’intervallo contro il Maccabi, i vari amici presenti sui gruppi di whatsapp restano muti. Non ci sono messaggi ad accompagnare i quindici minuti di riposo che spettano anche al tifoso bianconero che, in verità, come nelle ultime settimane, segue la gara con un certo distacco. La frattura che si è creata tra la società (considerando l’insieme dirigenza, staff tecnico e giocatori) e buona parte dei tifosi è profonda. La sensazione è che questa volta non basteranno un paio di vittorie per ricomporla.

Le squadre si presentano in campo per i secondi quarantacinque minuti con gli stessi undici con i quali avevano iniziato l’incontro. La ripresa vede fin da subito un approccio più deciso da parte della Juventus. La squadra di Allegri, che in questa fase sembra essersi maggiormente stabilizzata sul 442, innesca con maggiore frequenza la corsa di Kostic sulla sinistra. Un cross radente del serbo viene chiuso in angolo da Djidji che, nel tentativo di anticipare Vlahovic, rischia l’autorete. Ancora Kostic, sempre dalla sua zona di competenza, propone un altro cross basso sul quale Vlahovic e McKennie non riescono a trovare l’impatto con il pallone. Il rinvio della difesa granata si ferma sui piedi di Locatelli che, dal limite dell’area, impegna Milinkovic in una complicata deviazione in angolo. L’incoraggiante avvio di secondo tempo viene raffreddato da un problema muscolare che ferma Bremer. Il brasiliano lascia il campo tra i fischi dei suoi ex tifosi. Al suo posto, Allegri inserisce Bonucci.
La partita adesso viene interpretata dalle due squadre in maniera più aperta. Entrambe le formazioni cercano di cogliere il momento giusto per impadronirsi del derby. Le azioni si inseguono. Vlasic dal limite chiama Szczesny alla parata a terra. Poi è la volta di Lazaro creare apprensione nell’area bianconera con un’azione sulla sinistra chiusa in angolo da Danilo e dallo stesso Szczesny. La Juventus ha il merito di restare sempre dentro la partita. 
La squadra di Allegri esibisce finalmente una condizione fisica in crescita rispetto a quanto mostrato nel corso della stagione. I bianconeri, in netta controtendenza con il recente passato, sembrano addirittura riuscire ad alzare il ritmo nel corso dei novanta minuti. Dopo un’ora di gioco arriva la più grande opportunità per la formazione ospite. Vlahovic viene incontro e apre sulla sinistra per Kostic. Il serbo resiste al ritorno di Aina e offre a Kean l’occasione per portare in vantaggio la Juventus. Il giovane attaccante da pochi passi spreca, calciando quasi ad occhi chiusi il pallone sul fondo. Mani nei capelli per Pinsoglio, un piccolo cenno di rammarico per il tifoso davanti alla tv.

Arriva il momento della prima sostituzione anche per Juric che prova a dare più peso offensivo alla sua squadra inserendo Pellegri al posto di un fumoso Radonjic. Vlasic, fin lì completamente annullato dalla difesa bianconera, torna a ricoprire la posizione a lui più congeniale di trequartista. Il Torino torna a rendersi pericoloso. E’ Miranchuk, libero nel cuore dell’area, a raccogliere un cross di Vlasic e ad avere sul piede sinistro la possibilità di portare in vantaggio la sua squadra. Il russo sceglie di piazzare il tiro nell’angolo alto ma colpisce male e il pallone vola via, abbondantemente fuori dallo specchio della porta.
La Juventus risponde immediatamente con l’ennesima iniziativa di Kostic, nettamente cresciuto dopo un brutto primo tempo, sulla sinistra. Il serbo riceve un lancio di Locatelli e calibra un cross teso sul quale Vlahovic impatta di testa verso la porta chiamando Milinkovic alla parata più difficile della serata.
E’ il momento in cui il derby si decide.
Dagli sviluppi del successivo calcio d’angolo, Cuadrado trova la testa di Danilo che prolunga la traiettoria del pallone verso il palo più lontano dove arriva Vlahovic che in allungo deposita in rete il gol del vantaggio bianconero. Mentre il centravanti serbo esulta insieme ai compagni, il tifoso aspetta il replay e soprattutto il verdetto del Var. Le immagini sono subito tranquillizzanti. Il centravanti serbo è scattato con i tempi perfetti sulla salita dei difensori di Juric. Piccoli cenni di esultanza anche nel piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv.
Passato in svantaggio, Juric interviene in maniera più massiccia sulla sua squadra. Toglie Linetty, Aina e Djidji per inserire Karamoh, Singo e Zima. Allegri risponde richiamando in panchina Kean, autore di una buona prestazione in parte rovinata dall’occasione sciupata pochi minuti prima, per inserire Milik ed aumentare il peso dell’attacco bianconero per un finale di partita che si annuncia combattuto sotto l’aspetto fisico. Ma non accade più nulla. L’attacco granata si rivela evanescente di fronte alla solidità esibita dalla difesa bianconera nella serata del Comunale. Allegri manda in campo anche Paredes per avere un uomo in più in grado di gestire il pallone nei momenti conclusivi della sfida. Gli lascia il posto Vlahovic, autore del gol partita.
La Juventus controlla al meglio, riuscendo a tenere il pallone lontano dall'area di Szczesny, i cinque minuti di recupero, esauriti i quali l’arbitro Mariani dichiara il derby concluso.
Vince la Juventus, come la storia della Torino calcistica pretende.
Vince per 0-1 che è il risultato che maggiormente ricorre nelle ultime partite andate in scena in epoca recente tra le due formazioni.

Per l’ambiente bianconero, Allegri in testa, arriva una vittoria che rasserena un minimo il cielo burrascoso sopra la Continassa. Troppo presto per parlare di crisi superata, come in maniera avventata aveva fatto lo stesso tecnico dopo le due vittorie contro Bologna e Maccabi. Si tratta di un primo, piccolissimo passo verso una ripresa ancora lontana. Le prossime partite contro Empoli, Benfica e Lecce, che chiuderanno un intenso mese di ottobre, daranno una misura più attendibile del valore di questo derby vittorioso. 

PAGELLE
SZCZESNY 6
Normale lavoro di ordinaria amministrazione. I tiri tentati dai giocatori in maglia granata terminano abbondantemente lontani dai pali. Sugli unici due indirizzati verso lo specchio della porta, prima da Miranchuk e poi da Vlasic, si fa trovare pronto.
CUADRADO 5 Il più in difficoltà del pacchetto arretrato. Alle consuete criticità abitualmente mostrate nella fase difensiva, aggiunge una serie di errori di passaggio che, soprattutto nel primo tempo, lo fanno sembrare un uomo in più per gli avversari. Appena meglio nel secondo tempo ma la prestazione rimane lontana dall’essere considerata sufficiente. Nel corso della gara, dalla sua parte agiscono Radonjic, Lazaro e Karamoh. Li soffre tutti e tre.
DANILO 6,5 Contribuisce alla buona prova complessiva del pacchetto arretrato offrendo una prestazione lucida e ordinata. Determinato in marcatura, impreziosisce la sua gara con la spizzata che apre la porta a Vlahovic per il gol della vittoria.
BREMER 6,5 Partita autorevole. Non concede spazio a Vlasic che, schierato centravanti, se lo ritrova addosso fino alla sua metà campo. La sua gara dura poco più di un tempo. Costretto ad uscire da un problema muscolare.
(BONUCCI 6 Entra in partita con grande decisione, dando il suo valido contributo nel mantenere alto il livello della prestazione difensiva).
ALEX SANDRO 6,5 Molto a suo agio in questa posizione a metà strada tra il terzo di difesa e il terzino classico. Il brasiliano si dimostra sempre lucido e attento nelle letture difensive. Non concede nulla a Miranchuk e Aina che agiscono dalle sue parti. Si disimpegna bene anche con il pallone tra i piedi.
MCKENNIE 5 Vaga per tutta la partita alla ricerca di una posizione in cui possa rendersi utile alla squadra. Il continuo alternarsi tra il centro del campo e la fascia, sembra mandarlo in confusione. Offre una prova inconsistente.
LOCATELLI 5,5 Molto male nel primo tempo, nel corso del quale appare sempre più lento e più pesante dei suoi avversari. Mostra, nel prosieguo della gara, almeno il carattere che gli consente di rimanere dentro la partita e gli permette di rendersi utile per i compagni. In leggera crescita nel secondo tempo. Forse un piccolo segnale di miglioramento rispetto alle ultime uscite ma la strada per ritrovarlo pare ancora lunga.
RABIOT 6 Meno incisivo rispetto alle ultime prove offerte, mette comunque a disposizione della squadra il suo fisico ed il suo peso che risultano determinanti nei contrasti. Cresce, come tutta la squadra, nel secondo tempo.  
KOSTIC 6 Evidenzia grandi difficoltà quando deve entrare a giocare dentro al campo. Il suo posto è sulla fascia ed è da lì che nel secondo tempo offre due ottimi palloni a Kean e a Vlahovic, oltre a proporre una serie di iniziative che creano apprensione alla retroguardia granata. Cresce anche lui nella seconda parte della gara.
KEAN 5,5 Conferma la buona condizione e la concentrazione mostrata nei due spezzoni di gara contro Milan e Bologna. Gioca una partita seria, purtroppo rovinata dall’occasione sprecata a pochi passi dalla porta.
(MILIK SV Un quarto d’ora a battagliare contro i difensori granata)
VLAHOVIC 6,5 Continuo nel giocare con la squadra, mostra qualche imprecisione di troppo in fase di rifinitura. Riesce però a non rimanere isolato in avanti. Leggero in occasione dell’occasione calciata addosso a Milinkovic, è determinato nel colpo di testa che impegna il portiere granata nella ripresa e soprattutto in occasione del gol, dove è bravo a muoversi con i tempi corretti per evitare di finire in fuorigioco.

ALLEGRI SV Una vittoria come piace a lui. Un gol, qualche occasione, una solida prestazione difensiva. Nel derby ottiene tre punti che gli permetteranno di vivere una settimana più serena in vista della sfida contro l’Empoli. Per la prima volta in stagione si è vista una Juventus in grado di reggere i novanta minuti di partita. Il Torino è parso poca cosa ma la squadra ha dato alcuni segnali di ripresa.