Il calendario, con la quinta giornata di Serie A programmata in un turno infrasettimanale, offre subito alla Juventus, impegnata in casa dello Spezia, una nuova opportunità per cancellare finalmente quello zero dalla casella delle vittorie ottenute ed iniziare a scalare una classifica che, dopo le prime quattro giornate, ha assunto contorni inquietanti e difficilmente prevedibili nei pronostici di inizio stagione.

Allegri, rispetto alla formazione scelta nei recenti impegni contro Malmoe e Milan, opera alcuni cambiamenti. Nel suo consueto 442 “impuro” propone Szczesny tra i pali e una linea difensiva che vede il ritorno di De Ligt al centro, al fianco di Bonucci. Danilo e De Sciglio sulle due fasce completano il reparto. A centrocampo, spazio dal primo minuto per Chiesa, che si riprende la fascia destra. McKennie e Bentancur agiranno in mezzo al campo, mentre Rabiot occuperà ancora una volta la posizione di centrocampista di sinistra. Lo schieramento si completa con la coppia d’attacco formata da Dybala e Kean, al debutto stagionale da titolare. Morata, uscito dal campo domenica sera in condizioni non ottimali, si accomoda almeno inizialmente in panchina.

I padroni di casa, guidati da Thiago Motta, si presentano in campo con un 4231 che vede Zoet in porta e una linea di difesa formata da Adou, Hristov, Nikolau e Bastoni. A centrocampo, spazio a Ferrer e Bourabia, con Verde, Maggiore e Gyasi chiamati ad offrire supporto all’unica punta Antiste nel tentativo di creare pericoli nella retroguardia avversaria.

Il nuovo super spot dello sponsor del campionato, addirittura più brutto dei suoi predecessori, anticipa il collegamento. Le immagini si presentano fin dall’inizio fluide e di buona qualità. Nonostante l’orario pomeridiano e i limiti di capienza imposti dalle norme anti covid, una cornice rumorosa di pubblico accoglie sul prato le due squadre. Ai padroni di casa spetta il privilegio di indossare il tradizionale bianconero. La Juventus sfoggia invece la strana terza maglia gialla con linee blu e bianche tracciate a caso sul davanti. Esaurite le solite formalità iniziali, l’arbitro Aureliano autorizza il calcio d’avvio di una partita presentata da Allegri, nel corso della conferenza stampa della vigilia, come uno scontro salvezza, almeno stando a quanto recita attualmente la classifica. La definizione del tecnico, per quanto volutamente esagerata, rende però in maniera efficace la necessità della Juventus di uscire dal confronto del “Picco” con una vittoria.

L’avvio di gara vede una breve fase di studio tra le due squadre, con la Juventus che inizia la partita in maniera prudente, mantenendo un baricentro piuttosto basso. Le tante novità portate da Allegri nella formazione iniziale forse necessitano di qualche minuto di assestamento per poter essere assimilate. La Juventus rompe gli indugi con un lancio di Bonucci che pesca Chiesa sulla destra. L’ala, dopo uno scambio con McKennie, affonda e crossa al centro dell’area dove Kean anticipa i difensori ma non riesce ad inquadrare la porta per pochi centimetri. La squadra di Allegri prova a prendere in mano la partita, alzando il baricentro e la pressione, ma la manovra si snoda in maniera piuttosto lenta. La lunga serie di passaggi orizzontali trova il suo unico sfogo sulla fascia destra, dove alcune iniziative di Chiesa generano apprensione nella retroguardia ligure. Da una mischia in area, nata da un calcio d’angolo battuto da Chiesa, De Ligt, intorno al quindicesimo minuto, ha la possibilità di battere verso la porta. La conclusione del centrale olandese, da buona posizione, termina di poco alta sopra la traversa. 

Nonostante le due buone occasioni iniziali, la Juventus convince poco. La squadra pare appesantita dalla scelta di impostare a tre, mantenendo bloccato in difesa Danilo, che sarebbe un elemento capace anche di proporre una grande spinta sulla fascia, per alzare De Sciglio dall'altra parte. Il significato di questa mossa tattica non è molto chiaro, dal momento che il terzino italiano, oltre a non rendersi mai pericoloso in fase offensiva, finisce quasi sempre per pestarsi i piedi con Rabiot che gravita in quelle stesse zone. L'impressione che si ricava è che la Juventus, con i soli Chiesa, Dybala e Kean, abbia in campo pochi uomini offensivi. McKennie prova a farsi vedere nello spazio che si crea tra la trequarti e l'area avversaria, cercando inserimenti e sponde per i compagni. L'americano però è troppo spesso impreciso nel momento della rifinitura. Bentancur, visibilmente spaventato dall’essere tornato ad occupare quella posizione di riferimento centrale nella quale Pirlo la scorsa stagione ha insistito a proporlo, si limita a contenere i danni. Riceve palla e la scarica a Bonucci. Si produce come sempre in qualche recupero ma, in una partita in cui l’avversario in avanti si fa vedere poco, la sua utilità in quella posizione è limitata. Come ormai siamo abituati a vedere in ogni partita, Dybala è chiamato a tornare molto indietro per partecipare alla manovra fin dai primi tocchi, finendo spesso imbottigliato nell’intenso traffico creato dalla squadra di Thiago Motta con raddoppi puntuali e costanti.

Il gol del vantaggio juventino arriva comunque poco prima della mezz’ora, con un’azione da sempre ricercata dal sistema di gioco di Allegri. Bonucci dalla propria metà campo cerca con un lancio la testa di Rabiot, bravo a proporsi al limite dell’area avversaria. Il francese di testa sistema il pallone sui piedi di Moise Kean che controlla, si crea lo spazio e con il destro incrocia sul palo più lontano, non lasciando scampo al tuffo di Zoet. La Juventus passa quindi in vantaggio ma l’illusione di una gara da qui in avanti in discesa dura giusto il tempo dell’esultanza di Kean sotto il settore riservato alla tifoseria ospite. 

Pochi minuti più tardi infatti, alla prima occasione in cui si presenta nella metà campo avversaria con una certa pericolosità, lo Spezia trova il gol del pareggio. Verde batte un angolo corto cercando lo scambio con Bourabia. Liberato sul vertice destro dell’area di rigore, l’esterno vince il contrasto con Dybala e lascia partire un sinistro tagliato che impegna Szczesny in una parata non semplice. Sugli sviluppi dell’azione, Gyasi è il più veloce a recuperare il pallone che sta rotolando sul fondo. Dal limite corto dell’area, punta Danilo che compie forse qualche passo indietro di troppo, consentendo all’attaccante di entrare in area e calciare in porta nonostante il raddoppio di marcatura portato da Bentancur. Il tiro, forse deviato, assume una traiettoria strana che scavalca Szczesny e si infila in rete. Il gol scatena l’entusiasmo del pubblico e dello stesso Gyasi che esulta nella maniera resa celebre da Cristiano Ronaldo.

Incassato immediatamente il pareggio, la Juventus cerca a riproporsi in avanti. Non riesce però a produrre particolari pericoli per la porta avversaria, fatta eccezione per un sinistro di Dybala dal limite dell’area alzato in angolo da Zoet. Per il resto, si ricordano due calci di punizione dello stesso Dybala, bloccati facilmente dal portiere e una serie di azioni, caratterizzate da una lunga serie di passaggi, che andavano a spegnersi sul versante sinistro dell’attacco bianconero, dove né De Sciglio, né Rabiot riuscivano mai trovare uno spunto vincente sul  diretto avversario. Una volta che il pallone arrivava nella zona sinistra dell’attacco bianconero, inevitabilmente veniva giocato all’indietro e l’azione ricominciava. In un giro infinito e senza soluzioni.  

Quella che nella passata stagione aveva rappresentato una delle inutili complicazioni tattiche proposte da Pirlo, lo slittamento dalla difesa a 4 all’impostazione a tre, e che era forse la prima cosa da eliminare per ripartire con un gioco più semplice, più efficace, nel quale collocare ogni giocatore nel proprio ruolo, viene invece riproposta anche da Allegri. La prova del campo, come nella scorsa annata, al momento non sembra premiare le scelte dell’allenatore. La Juventus rinuncia in partenza ad un uomo in fase offensiva, costringendo uno dei due terzini a restare bloccato dietro e aggravando la situazione con un centrocampo che, tolto il confusionario McKennie, funziona meglio in fase di filtro piuttosto che in impostazione, lasciando sempre più spesso a Bonucci il compito di trovare soluzioni imprevedibili con i suoi lanci. Rimane anche difficile da comprendere la rinuncia ad un esterno vero sulla fascia sinistra per inserire in quella zona un mediano. Ronaldo è andato via ma la squadra è schierata come se ancora ci fosse bisogno di coprirlo nella fase difensiva.

Durante l’intervallo si susseguono, sulle solite chat di whatsapp, messaggi di delusione e di sconforto. Vengono rispolverate le parole del mister in conferenza stampa e effettivamente si conviene sul fatto che questa partita somigli veramente ad uno scontro salvezza. Diversi messaggi si chiedono quale sia l’utilità di tenere De Sciglio in posizione così avanzata, oltretutto sulla fascia sinistra, quella opposta al suo piede naturale. Del terzino che tanto piace ad Allegri non si ricordano in carriera particolari abilità offensive. Un solo gol segnato contro il Crotone quattro anni fa.

Al rientro in campo per il secondo tempo, la Juventus si presenta con due novità. Escono Bentancur e De Sciglio, al loro posto entrano Locatelli ed Alex Sandro. Appena il tempo di ricominciare e lo Spezia passa in vantaggio. Rabiot tenta un tiro dal limite dell’area respinto dalla difesa. Il pallone arriva a Maggiore che, con la Juventus sbilanciata, lancia in campo aperto Antiste, solo contro Bonucci. L’attaccante appena entrato in area, rientra sul destro e calcia trovando una leggera deviazione del difensore bianconero che inganna Szczesny sul primo palo. Lo Spezia è in vantaggio, la Juventus è ancora sotto. Il tifoso davanti alla tv comincia ad avvertire la sensazione di essere dentro un incubo. Il gol dello Spezia scatena l’entusiasmo del pubblico e probabilmente anche del regista di Dazn che per diversi minuti offre ai telespettatori continue inquadrature del pubblico festante, a discapito dell’azione che si svolge sul campo.

I bianconeri provano a reagire. Kean ha subito una buona opportunità su un cross da sinistra di Dybala. Il colpo di testa viene deviato in angolo dall’attento Zoet. Intorno al decimo, McKennie, smarcato al limite dell’area da Chiesa, tira di poco alto da buona posizione. Pochi minuti più tardi tocca a Dybala chiamare Zoet alla deviazione con un sinistro da fuori. Allegri, nel tentativo di riprendere la partita, gioca la carta Morata. Il centravanti spagnolo prende il posto di Kean, autore di un gol e di una prova incoraggiante con altre due occasioni per andare in rete mancate di poco.

La Juventus continua a premere ma è una squadra pesante e macchinosa, una squadra che, così schierata, per portare anche solo un uomo in più in fase offensiva rischia di sbilanciarsi e di concedere pericolose ripartenze agli avversari. Quando manca meno di mezz’ora alla conclusione della sfida, lo Spezia ha un'occasione enorme per segnare il terzo gol. Antiste, servito da un cross radente di Bastoni, ha la possibilità di battere a rete da pochi passi. La sua conclusione sporca viene salvata sulla linea da Locatelli a Szczesny ormai battuto. Per il tifoso davanti alla tv, l’incubo assume forme molto concrete. Le stesse sensazioni sembra provarle Nedved che dalla tribuna continua a osservare con sguardo cupo ciò che accade in campo.

Sull’immediato capovolgimento di fronte arriva il gol del pareggio che permette a Nedved in tribuna e al tifoso a casa quantomeno di ricominciare a respirare. Verde si prodiga in un ripiegamento profondo nel tentativo di evitare un calcio d’angolo in favore della Juventus. Sulla linea di fondo si permette però una giocata di troppo per evitare la pressione di Chiesa che in un istante gli piomba addosso come un indemoniato. Il tocco non riesce. Chiesa recupera palla ed entra in area dal lato corto a grande velocità. Scarica il pallone su Morata che, spalle alla porta, lo protegge dalla pressione dei difensori con il movimento del corpo, rendendolo nuovamente disponibile per l'inserimento di Chiesa. L’ala travolge tutti con la sua velocità e, arrivato davanti a Zoet, segna con sicurezza il gol del 2-2. Un gol da Federico Chiesa. Pinsoglio, in piedi davanti alla panchina, applaude convinto il suo compagno e incita la squadra ad insistere.

Allegri interviene ancora con una nuova sostituzione. Tocca a Bernardeschi entrare in campo. Esce Rabiot, autore di una prova abbastanza anonima. In evidente difficoltà nella posizione di ala in una partita in cui la Juventus aveva la necessità di trovare sbocchi continui sulle due fasce per forzare l’attenta linea difensiva disposta da Motta. Bernardeschi prende la fascia destra, Chiesa si sposta a sinistra. La Juventus continua a spingere alla ricerca del terzo gol che ora appare alla portata. I bianconeri chiudono lo Spezia all’interno dell’area di rigore, spingendo sulle fasce adesso anche con entrambi i terzini. Chiesa cerca la porta con un destro dal limite dall’area che cade non lontano dall’incrocio dei pali, poi, quando mancano poco meno di venti minuti al termine, la pressione adesso costante della Juventus viene premiata dal gol del vantaggio. Segna De Ligt, che risolve con un destro a fil di palo una mischia accesa in area da situazione di calcio d’angolo. Pinsoglio esulta, Nedved e il tifoso davanti alla tv tirano un sospiro di sollievo. In questa fase la partita sembra saldamente nelle mani della squadra di Allegri.

Trovato il vantaggio, la Juventus, come sempre accade (purtroppo), si abbassa subito a ridosso della propria area, con l’evidente intenzione di gestire il tempo rimanente. La partita però è ancora troppo lunga. Da bordocampo, Allegri invita Bonucci a tenere la squadra alta, a non indietreggiare troppo, a cercare ancora la via della rete. 

Thiago Motta interviene sulla sua formazione, proponendo i suoi primi tre cambi in un unico momento. Escono Bourabia, Antiste e Verde, sostituiti da Sala, Nzola e Manaj (attaccante inspiegabilmente ingaggiato in estate dal Barcellona e poi girato allo Spezia in prestito). I nuovi entrati, soprattutto Nzola, offrono una rinnovata fisicità ai padroni di casa che iniziano a guadagnare campo in maniera preoccupante. Si creano spazi e possibilità per ripartire ma la Juventus, con il trascorrere dei minuti, asseconda sempre di più il suo antico e inestirpabile vizio, finendo con il rintanarsi a protezione della porta, portandosi l’avversario dentro la propria area. 

Mancano cinque minuti al novantesimo. Lo Spezia ha l’occasione per riequilibrare il punteggio. Alex Sandro non si intende con Locatelli lasciando il disimpegno a metà. Sulla trequarti la palla è recuperata da Sala che, dal vertice destro dell’area, lascia partire un lungo cross sul quale Danilo manca l’intervento, concedendo a Maggiore una grande possibilità per battere a rete. Il tiro del capitano ligure viene però respinto da un efficace intervento in uscita di Szczesny che questa volta salva il risultato. 

Il finale di partita è comunque di sofferenza, con lo Spezia che sfruttando la fisicità di Nzola si propone in avanti con continuità e la Juventus che fatica ad alzare il proprio baricentro nonostante le urla sempre più forti di Allegri. Dopo quella fallita da Maggiore, i liguri non creano più delle vere occasioni da gol ma la pressione continua, i tanti palloni lanciati in area e alcuni angoli conquistati, tengono sulle spine il tifoso davanti alla tv per tutti i sei lunghissimi minuti di recupero.

Il triplice fischio finale di Aureliano, giunge quindi come una piccola liberazione per i tifosi juventini che, al termine di una partita sicuramente vivace, vedono finalmente la loro squadra ottenere quella vittoria in campionato indispensabile per provare a ripartire dopo il brutto avvio. Non è sicuramente quella andata in scena allo stadio “Picco” la partita che risolve tutti i problemi della squadra di Allegri, alcuni dei quali ormai sembrano talmente radicati da apparire inestirpabili, rimane però l’impressione di una squadra che, liberata da vincoli tattici ormai superati dal progressivo rinnovamento della rosa, abbia un potenziale importante da portare alla luce.  Il calendario offre ora alla Juventus, con la sfida casalinga contro la Sampdoria, la possibilità di iniziare a trovare una continuità di risultati che possa rilanciare le ambizioni di classifica. Ad Allegri e ai suoi uomini il dovere di coglierla.