Marilyn Monroe nacque il 1° giugno 1926 a Los Angeles, in California. Trascorse gran parte della sua infanzia e adolescenza in un orfanotrofio. È uno dei sex simbol più grandi e duraturi ancora oggi a sessant'anni esatti dalla sua scomparsa. I suoi film incassarono oltre duecento milioni di dollari; praticamente una macchinetta dove, inserendo una monetina, elargiva "musica buona" per le tasche di impresari, a volte, senza scrupoli. Nota, inoltre, per le relazioni con Arthur Miller, Joe Di Maggio e, probabilmente, con il presidente John F. Kennedy. Nel 1937, un'amica di famiglia e suo marito, Grace e Doc Goddard, si occuparono di lei per alcuni anni. La coppia, profondamente religiosa, seguiva le dottrine fondamentaliste; di conseguenza alla giovane Norma Jeane (suo vero nome) venivano vietate diverse cose, anche banali, tra cui il permesso di andare al cinema. Quando Doc Goddard fu trasferito sulla costa orientale per lavoro, la coppia non poté permettersi di portarla con loro. A sette anni, Marilyn, venne ridata in affido, e, in quelle circostanze, subì violenze sessuali in diverse circostanze. Lei stessa dichiarò, in più di una occasione, che la prima volta accadde quando aveva 11 anni. Successivamente, ad appena 15 anni, abbandonò la scuola superiore. Riuscì a evadere da quelle orribili situazioni attraverso il matrimonio sposando, ad appena 16 anni, nel 1942, il suo ragazzo Jimmy Dougherty, che faceva parte della marina mercantile.

Marilyn non conobbe mai suo padre; più di una volta pensò e sostenne che fosse addirittura Clark Gable: tuttavia, non ci furono mai prove che il famoso attore avesse incontrato o conosciuto sua madre Gladys. Quest'ultima, tra l'altro, sviluppò problemi psichiatrici talmente accentuati da doverla collocare in un istituto psichiatrico. Da adulta, Marilyn, sostenne che uno dei suoi primi ricordi di sua madre era nell'atto in cui cercava di soffocarla nella culla con un cuscino. Aveva una sorellastra ma solo anagraficamente in quanto, nel corso della vita, si incontrarono poche volte. Sognava, da sempre, di diventare un'attrice come Jean Harlow e Lana Turner. Quando suo marito fu inviato nel Sud Pacifico, iniziando a lavorare in una fabbrica di munizioni, fu scoperta per la prima volta da un fotografo. Quando Dougherty tornò nel 1946, iniziò ad avere successo come modella. Nel corso di quell'anno firmò il primo contratto a livello cinematografico; la giovane iniziò ad avere un nuovo nome ma soprattutto un'immagine nuova: decise di chiamarsi Marilyn Monroe, tingendosi i capelli di biondo. Inizialmente, non fu considerata una stella del cinema, la carriera di attrice decollò pochi anni dopo. Con la voce mozzafiato (fra i successi come cantante vi sono "My Heart Belongs to Daddy" di Cole Porter, "Bye Bye Baby" e "Diamonds Are a Girl's Best Friend", inserite in "Gli uomini preferiscono le bionde", e "I Wanna Be Loved by You", cantata in "A qualcuno piace caldo") e la sua figura a clessidra, sarebbe presto diventata una delle attrici più famose di Hollywood. Dimostrò abilità vincendo vari riconoscimenti e attirando un vasto pubblico: la sua icona stava spiccando il volo...

Divenne una star internazionale molto ammirata nonostante le insicurezze croniche riguardo alle capacità recitative. Soffriva di ansia pre-performance che a volte la faceva ammalare fisicamente ed era spesso la causa principale del suo leggendario ritardo sui set cinematografici; così estremo da far infuriare spesso i protagonisti, compreso la troupe. Durante la carriera, Marilyn firmò e subito dopo stracciò (o glielo fecero fare...) numerosi contratti con studi cinematografici. A metà degli anni '50 si stancò di ruoli frizzanti, decidendo di trasferirsi a New York per studiare recitazione con Lee Strasberg. All'inizio degli anni '60, tuttavia, la vita professionale e personale di Marilyn sembrò essere in subbuglio a seguito di relazioni infruttuose. I suoi ultimi due film, Let's Make Love (1960) e The Misfits (1961), furono autentiche delusioni al botteghino. Durante la carriera, tra i film più importanti ricordiamo: "The Asphalt Jungle" (1950). La piccola parte della stella del cinema nel film poliziesco di John Huston; "All About Eve" (1950). Impressionò sia pubblico che critica con la sua interpretazione di Claudia Caswell, insieme alla strabiliante Bette Davis; "Niagara" (1953). Marilyn svoltò interpretando una giovane donna sposata adita a uccidere il marito con l'aiuto dell'amante; "Gentleman Prefer Blondes" (1953). L'emergente sex symbol, insieme a un'altra bomba, Jane Russell, per questa commedia musicale di successo. Nel film due showgirl si recano a Parigi, inseguite da un investigatore privato, assunto dal padre del fidanzato, insieme a molti altri ammiratori.

Le ultime due pellicole, vennero apprezzate dalla critica e le valsero un Henrietta Award ai Golden Globe 1954. La definitiva consacrazione internazionale avvenne poi con "Come sposare un milionario", "Quando la moglie è in vacanza", "Fermata d'autobus" e, soprattutto, "A qualcuno piace caldo", per la quale vinse un Golden Globe per la migliore attrice in un film commedia. Nel 1999, Monroe è stata inserita dall'American Film Institute al sesto posto nella lista delle più grandi star femminili di tutti i tempi e tra le 100 donne più attraenti di tutti i tempi. Nella cultura popolare, oltre che nell'immaginario collettivo, l'attrice ha rappresentato una fonte di ispirazione per molte opere artistiche. Tra i numerosi che hanno utilizzato il volto o il corpo vi sono Andy Warhol, Christo e Salvador Dalí. In campo musicale, vi sono brani che trattano dell'attrice, tra i quali "The Jean Genie" di David Bowie, "Candle in the Wind" di Elton John, "Tabloid Junkie" di Michael Jackson, "We Didn't Start the Fire" di Billy Joel, "Applause" di Lady Gaga e "Vogue" di Madonna. Il nome del gruppo metal Norma Jean è un riferimento al vero nome di Marilyn Monroe. Anche nel cinema, piccoli elementi direttamente riconducibili a Marilyn sono spesso presenti come nei film "Pulp Fiction", "Le ali della libertà", "L.A. Confidential" e "Una settimana da Dio".

L'attrice morì per overdose di medicinali il 5 agosto 1962, a soli 36 anni. Fu trovata una bottiglia vuota di sonniferi nel suo letto. Ci sono state speculazioni nel corso degli anni sul fatto che potrebbe essere stata assassinata, ma la causa della morte fu ufficialmente considerata inequivocabilmente quale "probabile suicidio". La nota stella del cinema fu sepolta col suo abito preferito, di Emilio Pucci, in quella che fu ribattezzata come "bara Cadillac"; la più elegante disponibile, realizzata in bronzo massiccio di grosso spessore e foderata con seta color champagne. Marilyn è stata amata dal pubblico perché rappresentava un'ideale di bellezza diverso da quello canonico, identificato nelle grandi dive del cinema dei decenni precedenti. Romi Scheider, Lauren Bacall, Audrey Hepburn erano bellezze eteree, quasi divine, emanavano un'aura di irraggiungibilità; la Monroe era e doveva essere, per quegli anni, necessariamente diversa... "Se avessi rispettato tutte le regole, non sarei arrivata da nessuna parte", diceva. E questa consapevolezza di aver osato troppo e, nell'osare, di essersi spinta lì dove il confine fra sola bellezza e stupidità era sottilissimo, le causò un'infelicità autentica. "Non sono mai stata abituata alla felicità: è qualcosa che non ho mai dato per scontato, pensavo che sarebbe arrivata con il matrimonio", affermava sospirando.

L'unica cosa che contava per Marilyn era il pubblico. Il sentirsi apprezzata come una brava attrice, piuttosto che come una attrice sexy. Quello, e l'ottenere il rispetto: "Se sei famosa la gente crede di avere il diritto di dirti in faccia qualunque cosa, come se questo non potesse ferirti. A volte, penso che sarebbe meglio evitare la vecchiaia e morire giovani. Ma vorrebbe dire non completare la propria vita, non riuscire a conoscersi completamente". E, purtroppo, non la completò quella sua esistenza. Le sue ultime parole, pronunciate alla fine di un'intervista concessa poche settimane prima di morire, furono: "La prego, non mi faccia apparire ridicola". Domani saranno 60 e un giorno che la signora Mortenson ci ha lasciato; fra un anno saranno 61; fra 40 avremmo toccato il secolo senza la Diva. Ovunque, sempre sarà ricordata. Forse aveva bisogno di altro, di essere amata per quello che era ma soprattutto di non essere lasciata sola, quando i flash, inesorabilmente, finivano la loro luce abbagliante e accecante. Del resto c'è chi pensa che la solitudine sia una bella cosa: occorre qualcuno però che vi dica che la solitudine è una bella cosa...