Il fine settimana di Pasqua porta in regalo agli appassionati di calcio uno degli ormai rarissimi turni di campionato alla vecchia maniera. Tutte le partite concentrate in un solo giorno, ben sette in scena nel primo pomeriggio, nell’orario più tradizionale per la serie A italiana. Un orario purtroppo ormai sempre più spesso svilito con incontri di secondo piano. Cinque partite in contemporanea su Sky, altre due trasmesse da Dazn. Televisore e tablet collegati per non perdere nulla di questa giornata, aperta ad ora di pranzo dal pareggio di San Siro tra Milan e Sampdoria. E’ andato in scena un pomeriggio ricco di reti, nel quale le squadre favorite hanno recitato fino in fondo il copione previsto, con l’unica eccezione rappresentata dalla Roma, fermata sul pareggio in casa del Sassuolo. Le vittorie di misura ottenute da Atalanta, Napoli e Lazio, rispettivamente contro Udinese, Crotone e Spezia, aumentano la pressione sulla Juventus in vista di un derby che arriva forse nel momento più delicato della stagione, dopo la clamorosa sconfitta interna contro il Benevento. Il distacco dalla vetta ormai incolmabile, un quarto posto al momento per nulla al sicuro e i soliti danni causati dalle trasferte per le nazionali che restituiscono alla Juventus due giocatori importanti come Bonucci e Demiral positivi al covid, aggiungono ulteriori elementi di criticità ad una situazione delicata. La Asl di Torino, a differenza di quanto disposto in altre occasioni dagli enti di Napoli e Milano, in questo caso non ravvisa gli estremi per intervenire. La partita  si gioca regolarmente, per i bianconeri nessun “bonus Napoli” di cui beneficiare. 

Inoltre, come se non bastassero le difficoltà che accompagnano questa stagione infelice, proprio pochi giorni prima del derby, era arrivata anche la notizia della serata proibita trascorsa da Arthur, McKennie e Dybala. Una semplice cena con alcuni amici, fatta passare da una certa stampa per un festino, ma sicuramente un’idea come minimo inopportuna di questi tempi e che costa ai tre giocatori l’esclusione dalla lista dei convocati. Niente per cui disperarsi troppo comunque. Dybala quest’anno, purtroppo, non l’abbiamo mai avuto. L’assenza degli altri due, per quello che si è visto finora, non sembra rappresentare una perdita irreparabile. 

La Juventus, priva anche di Buffon, squalificato in settimana per una bestemmia pronunciata nel dicembre scorso (giusto il provvedimento ma tempi rivedibili), si presenta in campo con il solito 442 “liquido” che tanto piace al suo allenatore. Davanti alla porta difesa da Szczesny, Pirlo presenta una linea formata da De Ligt e Chiellini al centro con Cuadrado e Alex Sandro sulle due fasce, rispettivamente destra e sinistra. In mezzo al campo continuità per Danilo nel ruolo di mediano, affiancato da Bentancur. Chiesa torna a sinistra, come sempre accade quando c’è in campo anche Cuadrado, mentre a Kulusevski viene affidato quel ruolo ibrido tra la fascia destra e la trequarti che tante vittime, da Ramsey a McKennie passando per lo stesso Kulusevski, ha mietuto in stagione. Una moderna riedizione della celebre botola sacchiana nella quale verso la metà degli anni novanta finirono risucchiati alcuni tra i più forti attaccanti di quell’epoca. La composizione bianconera viene completata da Ronaldo e Morata, da troppo tempo gli unici due attaccanti di ruolo a disposizione. Assente Bonucci, lontano dalla squadra per colpa del covid, pesa sulle spalle del solo Pinsoglio l’onere di rappresentare tutti i tifosi juventini forzatamente assenti dal settore ospiti.

Il Toro di Nicola, alla disperata ricerca di punti salvezza, si presenta sul prato di casa schierando Sirigu tra i pali, protetto da una linea difensiva a tre formata da Izzo, Bremer e Buongiorno. In mezzo al campo, spazio alla solidità offerta da Rincon e Mandragora, supportati sulle corsie esterne da Vojvoda e Ansaldi. Il tridente offensivo, composto dal capitano Belotti al centro e da Verdi e Sanabria sulle ali, completa lo schieramento granata.

Il solito ingresso in campo scaglionato di arbitri e squadre, il buffo inno del Torino seguito da quello come sempre inascoltabile della Lega, quindi, finalmente, il fischio dell’arbitro Fabbri, designazione che lascia inquieto ogni tifoso bianconero, da il via al derby. Questa volta l'approccio alla gara della Juventus sembra fin da subito adeguato all’importanza della partita. Nei primi cinque minuti la squadra di Pirlo si presenta pericolosamente dentro l’area granata in diverse occasioni. Alex Sandro, Chiesa, Morata. Dopo un minuto il centravanti spagnolo impegna Sirigu che è bravissimo a chiudergli lo specchio in uscita bassa. Trascorre forse un minuto e di nuovo la Juventus arriva alla conclusione. Questa volta l’iniziativa è di Cuadrado che dalla destra calibra un cross sul secondo palo dove incontra la testa di Ronaldo. La sponda del portoghese offre a Chiesa, libero al centro dell’area, il pallone per il vantaggio. L'ala bianconera non riesce però a trovare la necessaria coordinazione, il pallone passa alto sopra la traversa della porta di Sirigu. Ancora Chiesa, pochi istanti più tardi, servito ancora da Ronaldo, impegna il portiere avversario. Tanto bianconero in questo avvio di gara ma anche il Toro si presenta a sua volta dalle parti di Szczesny con un diagonale sinistro di Mandragora che scivola fuori non troppo lontano dal palo. 
Dopo tanta pressione la Juventus alla fine passa. Alex Sandro conduce il pallone sulla sinistra e scarica verso Chiesa. Il 22 bianconero, apparso in grande spolvero fin dalle prime battute di gioco, punta subito la porta. Alza il pallone verso Morata che glielo rende con un tocco di prima intenzione. Chiesa, dal vertice sinistro dell’area di rigore, irrompe sul pallone travolgendo l’intera retroguardia granata. Il diagonale di sinistro, sicuro e letale, passa tra le gambe di Sirigu. La Juventus concretizza dunque la mole di gioco e di occasioni prodotte in questo avvio di gara condotto con la determinazione che troppo spesso finora è mancata. Niente di trascendentale, forse il minimo che ci si possa attendere da una rosa con questi giocatori, ma almeno si vede sul terreno di gioco un ritmo e un’intensità che non sembravano più appartenere a questa squadra.
Purtroppo come troppo spesso accade, una volta in vantaggio, la Juventus riduce il livello del gioco e ricade nel solito ineliminabile istinto di abbassarsi e lasciare il pallone agli avversari. Si vedono i primi errori in palleggio causati da un eccesso di superficialità. Sbaglia Alex Sandro, sbaglia Kulusevski, sbaglia anche Ronaldo. L’eccessiva ricerca di tocchi frivoli che non appartengono allo spirito di questa partita accende un campanello di allarme nel tifoso davanti alla tv. Rincon ha una grande occasione da dentro l’area di rigore ma trova Alex Sandro pronto ad opporsi con il corpo al tiro a colpo sicuro del venezuelano. L’intervento del terzino brasiliano rimanda solo di qualche minuto l’inevitabile. Da una rimessa laterale invertita dall’arbitro Fabbri, arriva il gol del Torino. I granata manovrano sulla sinistra e si presentano al cross con Verdi, a conclusione di una combinazione tra lo stesso attaccante e Ansaldi. La respinta di Danilo diventa un invitante assist per Mandragora che arriva in corsa puntando l’area di rigore. Il sinistro del centrocampista granata è forte e rasoterra ma centrale. Il resto lo fa Szczesny. Il portiere polacco si oppone alla conclusione in maniera maldestra, con l’avambraccio. Non allontana il pallone ma lo lascia lì, in mezzo all’area, alla comoda disponibilità di Sanabria che di testa appoggia in rete. Un altro dei grandi insegnamenti impartiti ai piccoli portieri delle scuole calcio era che la respinta doveva avvenire sempre lateralmente. Addirittura si facevano esercizi specifici per migliorare la tecnica di parata e aiutarli ad entrare in confidenza con il movimento. L’errore di Szczesny riporta alla mente del tifoso bianconero molto infastidito una scena di ormai vent'anni fa, quando un intervento altrettanto incerto di Van Der Sar, su un tiro da lontano di Nakata, regalò a Montella la palla per consegnare lo scudetto alla Roma.

Il gol del Toro spegne la Juventus. Il movimento del pallone cala di ritmo, si rivede il solito gioco posizionale che ha caratterizzato questa stagione quasi per intero.  L’azione, priva di velocità, si sviluppa soltanto attraverso una fitta rete di passaggi orizzontali e si risolve sempre con l’inevitabile tocco all’indietro oppure con un cross dalla trequarti di Cuadrado spesso facile preda della retroguardia granata. Il Toro intasa le vie centrali ed è sempre attento a portare gli adeguati raddoppi di marcatura. Chiesa viene guardato a vista, Ronaldo e Morata restano soffocati dalla fitta gabbia di maglie granata. La Juventus non ha idee e non trova sbocchi. La solita linea offensiva a cinque, che la squadra forma quando entra il possesso di palla, si infrange come sempre contro il muro avversario. Chiellini, nel tentativo di forzare il destino, maltratta un paio di palloni alla sua maniera, esibendosi in passaggi filtranti destinati a perdersi nel vuoto. Il Toro prende confidenza, pur con limiti tecnici evidenti tenta di proporre alcune iniziative che però non incontrano il successo. Per rivedere la Juventus dalle parti di Sirigu occorre attendere fin quasi allo scadere del tempo, quando, dal solito cross da trequarti campo di Cuadrado, Morata è bravo a prendere il tempo ad Izzo e ad impegnare Sirigu con un colpo di testa purtroppo abbastanza centrale.

Sul risultato di parità si conclude quindi un primo tempo che ha visto la Juventus mostrare due facce praticamente opposte. Quella determinata e autorevole dell’inizio di gara, coronato dalla rete di Chiesa che aveva regalato l’illusione di una partita in discesa, e quella superficiale e autolesionista che ha portato la squadra a regalare al Torino il gol del pareggio. Qualche messaggio rilanciato dalle solite chat di whatsapp accompagna come al solito l’intervallo. Delusione per il gioco espresso e critiche verso giocatori e allenatore. La tolleranza verso una squadra che continua ad offrire prestazioni sconcertanti pare ormai ai minimi termini. 

Nessun cambio operato dai due allenatori durante la pausa ma la Juventus lascia la testa dentro lo spogliatoio. Al fischio di inizio del secondo tempo si compie il disastro. Esattamente come ad Oporto, la Juventus riesce a subire gol pochi secondi dopo il calcio di avvio della ripresa. Morata batte all’indietro per Danilo, il terzino brasiliano reinventato centrocampista allarga per Cuadrado che appoggia verso Kulusevski. Tutto molto lentamente, al punto che lo svedese riceve palla spalle alla porta sotto la pressione di due avversari. E’ chiuso. Non può liberarsi e allora non trova di meglio da fare che effettuare un passaggio all'indietro centrale, in una zona di campo priva di maglie bianconere. Il tocco oltretutto è troppo morbido e lento. Sul pallone si avventa Sanabria. Il tifoso bianconero già immagina quale sarà l’epilogo. Una scena già vissuta nella recente partita contro la Lazio, quando sempre Kulusevski, nella stessa identica situazione di gioco, lanciò in porta Correa per il gol del momentaneo vantaggio laziale. Sanabria punta De Ligt che lo costringe ad allargarsi. Da posizione defilata, con poco angolo di porta a disposizione, l’attaccante granata lascia partire un sinistro forte ma sul primo palo. Il resto, come in occasione del primo gol del Torino, lo fa ancora Szczesny. Il portiere polacco si tuffa praticamente dentro la porta, spingendo il pallone in rete. Inguardabile tutto. L’errore di Kulusevski è grave, quello di Szczesny decisivo. Il secondo regalo offerto dal portiere polacco, questa volta in collaborazione con Kulusevski, è stato scartato. Il buffo inno del Toro risuona nello stadio vuoto per celebrare il gol del vantaggio granata.

La Juventus tenta subito una reazione, per rabbia più che per convinzione. Un destro da fuori di Chiesa, uno che ha un’anima differente rispetto al resto della squadra, leggermente deviato, scivola fuori ad un passo dal palo. Nell’azione successiva, è Ronaldo di testa, sull’unico spunto offerto da Kulusevski nel corso della partita, ad impegnare Sirigu in una difficile deviazione. Esaurita la fiammata scaturita dallo svantaggio, la Juventus si spegne nuovamente. Il gol di Sanabria ha tagliato le gambe alla squadra bianconera. Per lunghi tratti di partita la sconfitta sembra un’eventualità sempre più concreta e difficile da scongiurare. Il Torino si abbassa, gioca negli ultimi trenta metri, sempre attento a chiudere gli spazi e ad alzare la densità al centro, dove la Juventus come di consueto finisce per imbottigliarsi. La reazione dei bianconeri è confusa. Sempre affidata ad iniziative individuali piuttosto che ad un’idea di gioco corale. Il tempo inizia a scorrere impietoso. Le occasione avute da Chiesa e Ronaldo sono tutto quello che la Juventus è riuscita a produrre una volta passata in svantaggio. Troppo poco. Il Torino nemmeno ci pensa più di proporsi nella metà campo bianconera. Sta vincendo un derby che avrebbe risvolti vitali nella lotta salvezza grazie a due regali, di Szczesny in particolare.

Mentre il cronometro scorre, il tifoso avvilito davanti alla tv inizia a porsi una serie di domande. Si chiede per quale motivo Danilo debba essere impiegato da mediano, in un ruolo non suo, si chiede perchè insistere con Kulusevski schierato “a piede invertito” quando è evidente ormai a chiunque che in quella posizione oltre a non essere utile risulta pure dannoso, si chiede perchè continuare a proporre ostinatamente  quella solita idea di gioco che da inizio stagione non produce altro che confusione.

Pirlo si sveglia intorno al settantesimo minuto. Richiama in panchina Kulusevski, peggiore in campo assieme a Szczesny, e Danilo. Al loro posto entrano in campo Ramsey e Bernardeschi. Vedere in campo la maglia bianconera numero 8 accende di nostalgia il tifoso davanti alla tv. Per un attimo vive l’illusione di ritrovare sul prato dell’ex stadio comunale Claudio Marchisio. Immagina quasi di vederlo portare ordine a questa banda anarchica, sparpagliata sul campo senza più nessun criterio. Del grande centrocampo del passato, più di Pirlo, di Vidal e di Pogba, è forse proprio Marchisio il giocatore di cui ci sarebbe maggiormente bisogno in questo momento. Abbandonati i ricordi nostalgici, il tifoso davanti alla tv registra due mezze occasioni per Ronaldo arrivate da un paio di cross. Sotto certi aspetti sembra di rivivere la partita di Napoli. Gol regalati senza quasi subire tiri in porta e la fastidiosa sensazione che non segneremo nemmeno se la partita durasse quattro giorni.

Il trascorrere del tempo affievolisce sempre di più le possibilità della Juventus di raggiungere il pari. Mancano poco più di dieci minuti, quando Cuadrado calcia in area una punizione dalla trequarti. La respinta laterale della difesa granata viene raccolta da Bernardeschi che controlla e crossa verso il centro dell’area. Chiellini tenta di raggiungere il pallone con una mezza rovesciata. Il tocco del difensore juventino cambia la direzione del cross, spiazzando la difesa granata e raggiungendo Ronaldo appostato sul secondo palo. Il portoghese appoggia in rete da pochi passi. L’esultanza della squadra è però immediatamente frustrata dalla bandierina alzata dell’assistente di Fabbri. Il gol è annullato. Visto in diretta non sembrano esserci margini per sperare in un intervento del Var. Il primo replay invece lascia il dubbio che un piede di Bremer possa aver tenuto in gioco Ronaldo nel momento decisivo. Trenta secondi sono già trascorsi e il gioco tarda a riprendere. Una timida fiammella inizia ad alimentare piccole speranze. Passano altri trenta secondi. Ronaldo va a prendersi il pallone dalle mani di Sirigu. Lui è convinto che il suo gol sia buono. Passa un minuto e finalmente arriva la conferma da parte del Var. Il gol è regolare. La Juventus ha pareggiato. Dopo Chiesa, segna anche Ronaldo. L’unica costante di questa stagione. Gli unici due a trovare la strada della porta con una buona regolarità.

Rinfrancata da un pareggio che sembrava essere ormai sfuggito, la Juventus si riversa nella metà campo granata. Il Toro subisce la carica. Un assalto più di nervi che di idee e che produce un palo di Bentancur con un tiro di destro da fuori area toccato in maniera decisiva da Sirigu, un colpo di testa di Ronaldo che chiama il portiere granata alla parata a terra e una serie di mischie da cui non sortiscono gli effetti sperati. La partita si anima. In varie zone del campo di accendono duelli vecchia maniera. L’arbitro Fabbri ha il suo da fare nel mantenere la situazione sotto controllo. Le speranze della Juventus di vincere il derby si spengono su una grottesca simulazione di Bernardeschi che, entrato in area e con la possibilità di calciare in porta, seppur da posizione defilata, preferisce tuffarsi alla ricerca di un rigore che non potrebbe mai superare il controllo del Var. La simulazione di Bernardeschi testimonia la mancanza di lucidità di questo gruppo e  spegne definitivamente la partita della Juventus. Nei minuti di recupero due occasioni per il Toro con un colpo di testa di Sanabria che scheggia la traversa, poi con una punizione di Baselli, entrato nel finale per rinforzare gli argini, parata da Szczesny. 

Finisce l'incontro. Per l'ennesima volta in stagione, la Juventus butta via punti contro squadre che occupano la parte bassa della classifica. Un pareggio contro il Torino, un punto conquistato in due partite contro il Benevento, il pareggio di Crotone, la sconfitta contro la Fiorentina. Troppi passi falsi per una squadra che pretende di lottare per lo scudetto. Le dichiarazioni di Pirlo nel dopo partita trasmettono l'impressione di un uomo che non sembra minimamente rendersi conto della situazione in cui si trova la squadra che crede di allenare. Parla di aggiustamenti, di cose da sistemare, di approcci al secondo tempo da migliorare (contro il Benevento il problema era l’approccio al primo tempo…). La verità, e ormai dovrebbe essere evidente a chiunque, è che la nave imbarca acqua da tutte le parti e rischia di colare a picco da un momento all'altro. Questa stagione si sta rivelando un totale disastro. Non abbiamo alcuna idea del valore dei giocatori in rosa, non abbiamo più nessuna certezza su cui fondare le basi della ricostruzione, il rischio di bruciare il capitale investito nei giocatori è elevatissimo. In questo momento la zona Champions è più lontana di quanto non dica la classifica. Ogni settimana scende in campo una squadra sempre meno convinta, una squadra sempre più fragile e incapace di reagire, una squadra che non è una squadra. La sosta natalizia di dicembre, dopo il tonfo interno contro la Fiorentina, era probabilmente il momento giusto per dichiarare fallito l'esperimento Pirlo e prendere una decisione forte per tentare di raddrizzare la stagione. I segnali, chiari fin da subito, sono stati colpevolmente ignorati, lasciando la barca in balia del mare in tempesta, fidandosi forse una volta di troppo di quel gruppo di senatori a quanto si racconta decisivi nell'allontanamento di Sarri e che in questa stagione non hanno offerto il minimo contributo, forse più interessati ad improbabili sogni di gloria europei con la nazionale che alla Juventus.

Auguri di buona Pasqua alla redazione e agli utenti di vivo per lei.