Tic... tac... tic... tac...

Non è l’orologio di Capitan Uncino ingoiato dal coccodrillo, ma l’orologio della mia ansia.
Tic... tac... che ne sarà di Gianpaolo? Tic... tac... ma davvero si pensa a Spalletti? Tic... tac... Quel Spalletti che non sta nelle mie corde e che è sotto contratto con l’Inter? Tic... tac... E se finisse poi come i dirigenti ex interisti alla corte dell’enigmatico Chiainamilan? Tic... tac... certo c’è anche Ranieri... un gran signore per tutti i tempi. Tic... tac... e se toccasse a Pioli? Altro scarto dell’Inter qualcuno mi può dire... però... però anche Gasperini venne scartato dall’Inter... no questa non vale anche perché purtroppo Gasperini dall’Atalanta mica si schioda.

Un’ansia da separazione causata dal differenziale posto tra una fiducia quasi totale in Gianpaolo e la realtà che si è manifestata plasticamente e drammaticamente (seppur di sport stiamo parlando) in campo.  

Tic... tac... ripenso alle parole di diversi amici supporter della Doria che mi declamavano le gesta del maestro alimentando la mia speranza di scoprire un nuovo Sacchi che sopisse il dispiacere per la scelta (indovinata) di Gattuso di andarsene verso altri lidi.
E invece il nulla, il disastro. Gianpaolo da maestro diventa il comandante del Titanic e si schianta nel nulla.
Zero gioco, zero idee, zero grinta. E così il tic... tac... cominciava ad aumentare in decibel allontanando la possibilità per Gianpaolo di gustarsi il panettone.
Fortunatamente però  il lavoro ti prende e per alcune ore la tua mente di tifoso si rilassa, ma poi appena torni verso casa l’ansia aumenta quando ti avvisano che è fatta per Spalletti.

Tic...tac... “ma come” pensi, “uno scarto dell’Inter? Un personaggio a tratti talmente arrogante da farti cambiare canale? Colui che è riuscito a farsi tutti nemici per il trattamento riservato a Totti?”. Cominci a visualizzare a quanto ti prenderanno per il sedere gli amici interisti.

Poi il tic... tac... per un attimo riduce la sua intensità e ripensi a quanto certi scarti dell’Inter siano diventati potenza ennesima nel Milan. Pensi a Pirlo e a Seedorf, Ibra, persino Aldo Bet e tanti altri. Dunque perché non pensare che possa succedere anche con Spalletti e che magari il toscano non mi diventi simpatico?
Arrivi a casa e informi moglie e cani che stiamo per cambiare allenatore. La notizia non mi pare sconvolga il loro quotidiano. Il cane più giovane ti porta la sua pallina, forse è un segnale; la più anziana ti abbaia una richiesta di biscotti per cani e la moglie ti propone un piatto di ravioli al pomodoro. 

All’improvviso il tic... tac..., dopo gli ottimi ravioli innaffiati da semplice acqua per lasciare fegato e cervello leggero, riprende vigore. Spalletti pare non riesca a trovare l’accordo con l’Inter sulla buona uscita. Probabilmente anche Marotta ha ripensato a Pirlo e company e dunque meglio stringere i cordoni della borsa per non essere domani magari cornuti e mazziati.

Il tic.. tac ora è gigantesco. Si è sondato Marcelino ti dicono. Non è che conosco bene il mister spagnolo esonerato dal Valencia. Mi pare buono ma approfondisco le info. E cosa scopro? Che nel 2016 era in predicato di allenare l’Inter che però preferì virare su Pioli.

Il tic... tac... mi spacca i timpani. Sì perché il Milan pare che, abbandonato Marcelino, punti proprio su Pioli. Altro scarto dell‘Inter. Però Pioli era nella rosa dei miei preferiti traghettatori assieme a Ranieri e Donadoni.  

Tic... tac... adesso l’ansia ti fa affrontare un nuovo capitolo: che idee ha la dirigenza? Perché Spalletti era sintomo di un piano d’azione medio lungo con rinforzi appropriati già a gennaio. Ma se viri su Pioli pensi a breve e forse non farai investimenti a gennaio non sapendo che guida tecnica avrai nella prossima stagione. E quanto soffrirai in questa?

Alle 23,00 dai un ultimo sguardo ai media e ai social. Pare proprio che l’opzione Spalletti sia sfumata e che Boban è Maldini incontreranno a breve Pioli. 
Pensi brevemente a Gianpaolo e ti senti un poco triste per il suo naufragio. Chiudi iPad e iPhone chiedendoti se “domani sarà un altro giorno” e soprattutto quanto dovrai ancora soffrire prima di vedere un “grande Milan”.