Storie di calcio - stagione III - episodio IV

A 17 anni ero già un soldato ed ho dovuto assistere all’orrore e alla bestialità della guerra. Ma la mia formazione come persona è iniziata a 22 anni, quando, come prigioniero, sono arrivato in Inghilterra. La gente fu gentile, non vedevano un soldato nemico in me ma soltanto un altro essere umano. Dopo la fine delle ostilità decisi di andare a visitare la mia famiglia che non vedevo da sei anni. Alcuni degli abitanti della zona mi diedero un cesto con tutta roba che allora era razionata, come burro, zucchero, pancetta, e una busta con 50 sterline. Mi fecero commuovere.”

Durante la vigilia dell'Immacolata (proprio nel bel mezzo dei mondiali), ho avuto modo di guardare un film emozionante sul calcio. Un soldato tedesco, che aveva combattuto nella seconda guerra mondiale, scopre di avere delle grandi doti nel diventare un ottimo portiere. Il Manchester City ricorda ancora oggi questa mitica leggenda, capace di difendere una maglia e di conquistare il suo unico trofeo: la Coppa di Inghilterra. Diamo il benvenuto a Bert Trautmann "il portiere hitleriano".

Nato a Brema il 23 ottobre 1923, il giovane era un militare tedesco paracadutista della Luftwaffe. Per tre anni ha combattuto nel fronte orientale, ricevendo con sé ben cinque medaglie tra cui la Croce di Ferro. Nel marzo del 1945 venne catturato dagli americani e vide per poco la morte in faccia.
I soldati statunitensi lo chiusero in una prigione di Ashton-in-Makerfield, nel Lancashire. 
Ed è lì che Bert scoprì la vocazione per il ruolo di portiere. Al ragazzo gli fu proposto di tornare in patria, ma quest'ultimo decise di rimanere perché oramai quella era diventata casa sua. 
La sua carriera partì nel St Helens Town e durante un amichevole con il Manchester City, gli osservatori videro le grandi parate fatte dall'ex soldato tedesco e si giocarono un jolly fondamentale. Infatti, pochi giorni dopo i Citizens, offrirono al ragazzo il suo primo contratto professionistico.
Frank Swift era sul punto di ritirarsi e la società scelse Trautmann come il vero erede. Però durante la conferenza stampa, i giornalisti vengono a sapere che Bert era nazista e agli occhi dei tifosi era un tedesco che fino a qualche anno prima aveva combattuto e magari ucciso i loro padri, fratelli e amici.

In venticinquemila protestarono contro l'ingaggio di Trautmann, ma Alexander Altman che era un massimo esponente della comunità ebraica, difese il ragazzo:
"Sono convinto che la rabbia dei tifosi non fosse rivolta a me, ma piuttosto alla Germania. Un tedesco che appariva in Inghilterra a pochi anni dalla fine del conflitto per giocare a calcio lasciò interdette molte persone. Riaprì ferite. Con l’aiuto dei miei nuovi compagni ho superato tutte le difficoltà. Ed è così che l’Inghilterra è diventata casa mia. Proprio come lo era stata la Germania."

Le prime esperienze sono difficili, ma quando la gente vide Bert compiere delle parate eccezionali, si pentirono e dalla rabbia si passò subito agli applausi. Il ragazzo ebbe anche un brutta esperienza nella finale della Coppa d'Inghilterra. 
Durante il match contro il Birmingham City, si dislocò cinque vertebre al collo in uno scontro di gioco con Peter Murphy. Il dolore era fortissimo. Non poteva muovere il collo, cadde a terra per tre volte e nonostante tutto lasciò la porta inviolata. Alla fine Trautmann continuò a giocare e al fischio finale i Citizens conquistarono la coppa.
Quando ricevette la medaglia dal principe Filippo, il portiere tedesco si lamentava di avere il torcicollo.
Il giorno dopo, i giornali vennero a conoscenza di questo giovane che aveva giocato la finale con il collo rotto e tutti iniziarono a chiamarlo eroe: "Tutti mi cominciarono a chiamare eroe ma la verità è che se io all’epoca avessi saputo di avere un osso del collo rotto mi sarei precipitato fuori dal campo e in ospedale."

Con il City giocò fino al 1964 per un totale di cinquecentoquarantacinque presenze. Al suo addio al calcio giocato c'erano più di sessantamila spettatori. 
Fu nominato nel 1997 ufficiale dell'Ordine al merito di Germania e nel 2004 ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico per aver migliorato le relazioni tra i due paesi. Nel 2005 entrò nella Hall of Fame del calcio inglese e nel 2011 nella Hall of Fame des deutschen Sports.

Una leggenda che rischiò la sua salute, la sua stessa vita per la squadra. 
Gordon Banks dirà di lui:
"Per me la cosa più importante è che era un incredibile uomo di sport e giocava ogni partita come se ci dovesse qualcosa, se dovesse qualcosa a tutti perché era stato un prigioniero di guerra tedesco ed era stato comunque accettato. Per me era più vero il contrario, noi avremmo dovuto essere grati a lui per essere rimasto e averci mostrato che gran portiere era. Io di sicuro ho imparato molto da lui."

Un abbraccio Pasqui