NOTA della redazione per i blogger: per il mese di febbraio, sono stati sospesi i voti agli articoli, ecco perché tutti i blogger ricevono una bassa valutazione con il voto 1; vogliamo dunque chiarire che non è un giudizio negativo al pezzo qui proposto. Grazie per continuare a scrivere su VxL.




Storie di calcio - IV stagione - V episodio

"Dobbiamo aiutare Brehme, abbiamo il dovere di restituirgli qualcosa di ciò che ha dato al calcio tedesco".

Oggi 20 febbraio 2024, il calcio mondiale e l'Inter vengono sconvolti da una brutta notizia: è morto Andreas Brehme. Aveva solamente 63 anni e con lui se ne va una parte di storia del pallone tedesco capace di conquistare la coppa del mondo nel 1990, un campionato tedesco col Bayern Monaco e la Supercoppa di Germania, uno scudetto, una Coppa UEFA e una Supercoppa Italiana con l'Inter e infine due titoli tedeschi e la Coppa di Germania col Kaiserslautern. 
Un difensore e centrocampista che ha vissuto i suoi anni d'oro con quel mancino fatato e con il quale sapeva effettuare dei cross al bacio per gli attaccanti. Era ambidestro e sapeva farsi valere con efficacia anche con l'altro piede.

Signori, oggi voglio rendere omaggio ad Andreas Brehme per tutti il "Beckenbauer di Uhlenhorst."

Nato ad Amburgo nel nord della Germania Ovest, il 9 novembre 1960, il giovane si innamora del pallone già da piccolo insieme al papà Bernd un ex calciatore dilettante. A soli cinque anni entra nel settore giovanile del Barmbek-Uhlenhorst, una squadra del suo quartiere natale dove militava nella serie cadetta tedesca della Repubblica Federale. Il padre guidò la prima squadra e lo sottopose agli allenamenti duri e per potenziare le doti calcistiche. 

"Mio padre mi insegnò a calciare con entrambi i piedi. Punizioni e cross, non a caso le mie specialità. Quando poi entrai a far parte del Barmbek, passavo delle ore con i due portieri". 

Il ragazzo si allena in tutti i modi e in fase di possesso non riesce spesso ad anticipare chi ha davanti. A quindici anni si allena con la prima squadra e nonostante avesse deciso di non continuare gli studi, decise di lavorare come apprendista meccanico. Gli allenamenti duri con il papà si rivelano subito convincenti, Andy riesce a segnare anche su un calcio di punizione e da calcio d'angolo. Il resto della rosa chiese al padre di concedergli molta fiducia, perché non riceveva trattamenti di favore.
Brehme debutta così nella terza divisione tedesca nell'annata 1978/79 con la Oberliga-Nord a soli diciassette anni. Il suo sogno è quello di vestire un giorno, la maglia dell'Amburgo e un giorno riesce nell'intento di fare un provino. Andy da spettacolo nella selezione dove riesce a rifilare due tunnel ad Hartwig e ironia della sorte perse ben quattro denti. Il General Manager del club lo giudica come un vero presuntuoso, ma frettolosamente.
Tuttavia al provino con l'Amburgo arriva una brutta notizia: non potrà giocare in Prima squadra, ma solamente nella Seconda in Terza divisione. Brehme è orgoglioso, ma se ne va sbattendo la porta con questa frase:

"Tanto vale continuare a giocare con il Barmbek".

La svolta arriva nel 1980 dove grazie all'amicizia tra il padre e Magath si trasferisce al Saarbrücken nel 1980 dove disputa una grande stagione nella Serie B tedesca, mentre l'anno successivo nonostante le belle prestazioni ottenute, il club retrocede in Serie C 
Viene ceduto al Kaiserslautern nel 1981 per 127 milioni marchi tedeschi (65mila euro) e per Andy il suo momento magico continua sul più bello grazie al suo rendimento ormai giunto all'apice. Il giovane compone con Hans-Peter Briegel (futuro campione d'Italia con il rampante Verona guidato da Osvaldo Bagnoli) un ottimo tandem. Infatti, il club riesce ad arrivare in semifinale di Coppa Uefa al primo anno dopo aver estromesso il Real Madrid e ai quarti nella seconda annata, mentre in campionato nelle stagioni 1981/82 e 82/83, la squadra ottiene sia il quarto posto che la sesta posizione. Nonostante gli addii di Briegel e Feldkamp, Andy si rivelerà ancora decisivo nell'annata 1984/85 con undici reti in 33 partite.

Dopo i mondiali messicani disputati nel 1986, il giovane tenta per la seconda volta di giocare con l'Amburgo, ma senza nulla di fatto e così decise di trasferirsi al Bayern Monaco. Nel 1986 vincerà la sua prima Bundesliga e nascerà un autentica amicizia con Lothar Matthäus, astro nascente del calcio tedesco nonché un vero leader. Brehme diventerà un jolly per i Bavaresi, ma il cambio di ruolo con Jupp Heynckes non lo aiuta ad esprimersi al meglio e nonostante avesse conquistato la Supercoppa di Germania, il giovane si trova scontento (anche in virtù della finale persa nella Coppa dei Campioni contro il Porto) e su consiglio di Briegel, decide di trasferirsi all'Inter di Giovanni Trapattoni.

Già, proprio il club nerazzurro guidato da Ernesto Pellegrini che si era fatto avanti per portare Brehme sotto la Madonnina con una cifra da capogiro: 1 miliardo e 800 milioni di lire. Il Trap era intenzionato a costruire un'Inter "alla tedesca."

"Lothar convinse in breve tempo la dirigenza nerazzurra affinché indagasse anche me. Bastò una sua telefonata e mi misi subito dopo a preparare la mia valigia".

I giornalisti italiani, però, lo snobbano e puntarono tutto su Lothar dove gli dedicheranno alcune prime pagine. 
Trapattoni pensò di integrare Giuseppe Baresi come terzino sinistro e con Brehme in mediana, Matthäus come mezzala sinistra con Matteoli al rincalzo. Quando costui raggiunse uno stato di forma sorprendente, l'allenatore nerazzurro fa uscire Baresi, con Brehme a sinistra libero a spingere crossare per le punte e in particolare per la torre Serena, e di concludere a rete e Matteoli regista basso.

Tutto cambia alla seconda giornata di campionato, quando l'Inter mentre era sotto per uno a zero contro il Pisa, decise di mandare in campo nel secondo tempo il centrocampista nuorese al posto di Baresi, invece Brehme viene inserito come laterale mancino. Il match finirà per 4-1 in favore dei nerazzurri, mentre il centrocampista tedesco sigla con un destro terrificante la rete del pareggio. Dall'ora gli viene assegnato il ruolo sulla corsia mancina, progettando così le basi per lo scudetto dei record quella dei 58 punti su 68 disponibili, una cifra insensata nella massima serie a diciotto squadre. Con tre gol in 31 presenze, tanti assist e cross, il giovane diventa il miglior terzino sinistro di quel campionato. 
Con l'arrivo di un altro connazionale, ovvero Jurgen Klinsmann, si andò a formare il cosiddetto trio tedesco e Brehme continua a mantenersi ad alti livelli e vincerà anche la Supercoppa Italiana, mentre due anni più tardi alzerà al cielo di Roma il suo primo trofeo europeo: la Coppa Uefa vinta nella notte di Roma nel 1991. L'avventura interista per Andy si concluderà l'anno successivo quando i nerazzurri decisero di ingaggiare Corrado Orrico e il club meneghino disputerà un'annata da dimenticare.
Il ragazzo decise di tentare la fortuna in Spagna al Real Saragozza, ma in Aragona vivrà una stagione negativa con una sola rete in 24 presenze. Però, la vita gli riserverà una seconda giovinezza e a farsi davanti ci penserà di nuovo il Kaiserslautern. Per cinque anni tornerà ad essere il vero Brehme e il club tedesco vivrà una bellissima favola.
Dopo la retrocessione in Serie B nell'annata 1995/96, la rosa si rimbocca le maniche e riportano i Diavoli Rossi nella massima serie tedesca e proprio nella stagione 1997/98, il Kaiserslautern conquista una storica Bundesliga da neopromossa e per Andy si trattava dell'ultimo capolavoro dopo una carriera calcistica da protagonista e il ritiro definitivo arrivò alla tenera età di 37 anni.
Le soddisfazioni arrivarono anche nella nazionale maggiore dove venne inserito tra i primi undici nella spedizione deludente degli Europei del 1984. Due anni più tardi sfiora la vittoria del mondiale messicano persa in finale contro l'Argentina per 3-2, mentre nel 1988 la Germania Ovest padrona di casa all'Europeo dell'88 si ferma in semifinale per mano dei Paesi Bassi che vinceranno il torneo.

La svolta arriva proprio ai mondiali italiani del '90 e per puro caso il commissario tecnico è proprio Franz Beckenbauer che tanto ammirava Brehme e decise di spostarlo come terzino sinistro. Diventerà uno schiacciasassi e tra i gol più belli citiamo quello del 24 giugno a San Siro contro i Paesi Bassi campioni in carica con un destro a giro chirurgico che si infila nell'angolino più lontano.
Una volta eliminati la Cecoslovacchia e l'Inghilterra in semifinale, si arrivò così alla rivincita del mondiale messicano contro l'Argentina e ad avere la meglio furono proprio i tedeschi. Il match di Roma è però molto diversa rispetto all'Azteca. Una gara molto tattica e noiosa, povera di grandi emozioni e proprio a sei minuti dalla fine arriva un calcio di rigore per la Germania Ovest per un contatto tra Sensini e Voller. Sugli spalti si aspettavano che il rigore lo calciasse Lothar Matthäus, ma invece il centrocampista tedesco lasciò gli onori ad Andy.

"Prendi il pallone e vai a vincere questo Mondiale."

Di fronte a lui c'era colui che ci fece porre fine alle notti magiche: Sergio Goycochea il "killer" dell'Italia. Quando l'arbitro fischia il rigore, i tedeschi sono in ansia e Andy con il destro mette angolatissimo il pallone sulla destra di Goycochea con costui che non ci arriva. È goal. L'Argentina tenta il massimo per trovare il pareggio e al fischio finale la Germania Ovest conquista il suo secondo titolo mondiale e si riprende una grossa rivincita.

"La vittoria della Coppa del Mondo rappresenta ancora oggi, dentro di me, il momento più bello della mia carriera da calciatore. Nel luglio 2020 abbiamo organizzato un paio di eventi celebrativi in Germania, per ricordare insieme quel trionfo. Uno di questi si è tenuto sulla terrazza della mia casa".

Brehme disputerà il suo ultimo europeo giocato nel 1992 con la clamorosa vittoria della Danimarca appena ripescata proprio sulla Germania e niente di meno la sua ultima rassegna mondiale negli Stati Uniti con la nazionale che viene eliminata ai quarti.
In seguito ha allenato il Kaiserslautern e l'Unterhaching, mentre nella stagione 2005/ 06 divenne il vice allenatore di Trapattoni al Stoccarda. 

Dopo la quiete, arriva la tempesta. Nel 2010, arriva il divorzio con la moglie Pilar e il suo patrimonio viene azzerato, con la sua casa a Montecarlo che viene ipotecata e con un debito al collo di 200 mila euro. Per rinascere, Andy decide di partecipare ad un programma televisivo, mentre Beckenbauer e Straube intervengono per far sì che la sua vita eviti un baratro totale. 
Grazie all'ex giocatore e commissario tecnico della Germania, Andy diventerà l'osservatore del club bavarese e ripagò così tutti i suoi debiti. 

Resta l'immagine di una leggenda che lo ha contribuito a diventare un grande. Dalla Germania passando per Milano dove ha nel suo cuore i colori nerazzurri

Mi sono innamorato dell'Italia, quell'Inter era una squadra fantastica".

Gute Reise Andy