Da una parte la fazione di chi vuole rimettere in moto il campionato, dall'altra quella composta da coloro che preferiscono finirla qua. In mezzo a tutto si colloca, come sempre, il gioco del calcio, visto da diversi tifosi come il pretesto per denunciare apertamente una situazione critica che rischia di diventare traumatica. Quel che è certo, però, è che lo sport italiano incide sul Pil dell'Italia in modo rilevante e proprio il calcio, essendo tra le prime cinque aziende del Paese, produce un movimento di denaro da non sottovalutare affatto. Un po' quello che ha lasciato intendere Gravina, perchè con la sicurezza di tutti i membri, dai calciatori ai responsabili delle pulizie, è doveroso in qualche modo ripartire e salvare per quanto possibile la stagione, evitando di passare un'intera estate in tribunale fra sentenze e ricorsi. Una posizione non condivisa da tutti, soprattutto dal Ministro Speranza, che nei giorni scorsi aveva dichiarato come il calcio fosse l’ultimo dei suoi problemi. Non la pensa così Vincenzo Spadafora, voglioso invece di ripartire in totale sicurezza, come fatto trapelare a seguito di una videoconferenza con i rappresentanti della FIGC.

Premesso che la salvaguardia della salute di ciascuna persona venga prima di qualsiasi fattore, riteniamo che se aspettiamo la nullità dei rischi per la salute degli atleti, il campionato di Serie A può già dirsi terminato e sarebbe solo una continua perdita di tempo proseguire questo acceso dibattito. I calciatori, infatti, se paragonati alle altre categorie di lavoratori, sono già di per sé dei privilegiati, potendo beneficiare di corsie preferenziali per quanto riguarda i controlli sanitari; è il caso dei numerosi tamponi che vengono loro riservati anche solo a scopo preventivo. Ma quante persone in ambito lavorativo hanno pagato anche con la vita il fatto di non aver ricevuto neppure un solo tampone pur essendo in presenza di sintomatologia da Covid?

Non assegnare il campionato di Serie A non sarebbe di certo un dramma, anzi, forse la soluzione più corretta sarebbe proprio quella di assegnarlo all’ordine dei Medici e degli Infermieri, ma la storia recente ci insegna che la chiave di uscita non sta inserita in un lockdown a oltranza o in una totale fiducia alla scienza, visti i pareri contrastanti dei più autorevoli scienziati del pianeta.
Non ultimo, il pensiero espresso dal premio Nobel per la Medicina Luc Montaigner, il quale ha supportato la tesi che vedrebbe il virus uscito da un laboratorio di Wuhan con il DNA dell’HIV.

Dall’ultima riunione della Lega è emerso che le 20 società di Serie A hanno confermato all’unanimità la volontà di portare a termine la stagione, qualora il Governo ne consentisse lo svolgimento nel pieno rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza. Una posizione importante e caratterizzata da una forte vena di positività, a discapito della contrarietà verso la ripresa della stagione che avevamo percepito fino a qualche giorno fa. Forse la riflessione alla fine ha messo tutti d’accordo, anche perché se il campionato 2019/20 di fatto non si concluderà, anche il prossimo sarebbe sicuramente già falsato in partenza, viste le controversie che sorgerebbero per tutta l’estate in tribunale per il capitolo retrocessioni e vincitori.
Le posizioni ormai sembrano essersi delineate, ma se davvero si parla di ripartenza, questa deve coinvolgere anche lo sport.
Sicurezza e sguardo al futuro, ormai il calcio è pronto per ripartire.