Ancora una volta, come canterebbe Achille Lauro dal palco di Sanremo, ci siamo cascati di nuovo. Proprio noi, che abbiamo azionato le leve del nostro cervello immaginando Massimiliano Allegri sulle panchine delle grandi di Premier League (United, Arsenal) oppure di Liga (Real Madrid, Barcellona), o magari di Bundes (Bayern Monaco, Borussia Dortmund). Sempre noi, i quali immaginavamo il buon Max a difendere gli interessi della Roma o addirittura del Napoli al posto del martoriato Gattuso. Non ci abbiamo capito niente. Perchè? Semplice, i segnali criptati che Allegri ha lanciato al Club di Sky vanno in una sola direzione: il clamoroso ritorno alla Juventus! 

Non è un caso che il tecnico livornese sia stato invitato a parlare proprio nel periodo più cupo dei bianconeri da dieci anni a questa parte. Così come non è un caso che la squadra di Pirlo continui a naufragare ogni settimana attraverso prestazioni oscene che hanno coinvolto persino l'icona leggendaria di Cristiano Ronaldo, in senso negativo ovviamente. E nel bel mezzo della bolgia infernale che ha visto il Benevento di Inzaghi conquistare l'Allianz Stadium eccolo arrivare in studio con la sua eleganza (almeno nel vestiario) a intrattenere la folla sulle mancanze della Serie A e sul rapporto etico che dovrebbe instaurarsi tra allenatore e giocatore, nel segno della tecnica, qualità calcistica che domina sulla fisicità. 

Poi, quando viene toccato l'argomento Juventus gli occhi si sono illuminati. Allegri avrebbe potuto sbeffeggiare la sua ex società vantandosi delle due finali di Champions conquistate oppure spiegare in maniera chiara ed eloquente i motivi veri del suo addio nell'estate del 2019. Non lo ha fatto, anzi, ha preferito ringraziare il Presidente Agnelli per i cinque anni trascorsi assieme, augurando a Pirlo tutto il bene possibile per il proseguo della stagione. L'unica frecciata, più che giusta, è stata lanciata a Cristiano Ronaldo, quando alla domanda precisa su chi sia il migliore tra lui e Messi ha risposto "uno è più forte, l'altro è più grande", facendo riferimento all'eccessiva industria mediatica che si nasconde dietro a Cr7.

L'indizio più pesante lo ha pronunciato quando è stato in grado di centrare il vero problema della Juventus: l'equilibrio. Una squadra, quella bianconera, che ogni anno appare sproporzionata sia in attacco che in difesa. In quella famosa estate del 2018, quando arrivò Ronaldo, ci chiedevamo che cosa sarebbe successo se Paratici e Nedved avessero ascoltato il consiglio di Marotta acquistando tre ottimi giocatori per reparto, al posto di sborsare una cifra superiore ai 100 milioni per un calciatore che andava per i 34 anni. I nostri dubbi erano più che giustificati, ma furono considerati blasfemi da tutti i tifosi. Adesso risuonano come non mai, perchè se la Juventus non ha mai alzato trofei in Europa in tutti questi anni è stato per via della mancanza di equilibrio fra reparti.

Ma che equilibrio intendeva Allegri? Quello che ricopre i novanta minuti di una partita; il momento di attaccare e far male all'avversario; l'attimo in cui difendere di reparto (a 4 o a 5) diventa un dovere; oppure l'astuzia di trattare la palla in modo semplice ma efficace, a differenza dei vari Bentancur e Arthur, per non parlare di Bernardeschi. Insomma, l'epoca in cui vincere era davvero l'unica cosa che conta. Adesso alla Juventus sembra davvero essere finito un ciclo, portato a termine da una scelta folle che ha bruciato in panchina l'inizio della carriera da allenatore di Andrea Pirlo, simbolo indiscusso di questa Juve. I tifosi, come detto, sono furiosi con tutti, e adesso rimpiangono, sognano e tengono il cerino in mano.

Ma stiano sereni, perchè basterà una chiamata di Agnelli per far tornare Massimiliano Allegri. Il livornese è rimasto sul vago, come giusto che sia, perchè vorrebbe un campionato straniero ma un'eventuale permanenza in Italia non sarebbe così snervante. Proprio il tanto criticato Max per il suo gioco vecchio stile, macchinoso e noioso, adesso tornerebbe utile alla Juventus al fine di recuperare il terreno perduto già dalla prossima stagione. Come è ingiusto il calcio quando regala questi episodi di falso moralismo. Eppure, noi ci eravamo cascati di nuovo, sospesi tra la sorpresa e la delusione, aspettando la polemica ma rimanendo in una sorta di limbo concettuale che ci ha spiazzato.
E' il nostro calcio, signori, è tutto qui.