Quando Massimiliano Allegri è diventato allenatore della Juventus per la seconda volta, ci aspettavamo un cambio di passo importante in casa bianconera. Non è arrivato, anzi sono riapparsi i vecchi fantasmi del passato, quelli che tanto facevano paura a Sarri e che invece non scalfivano la personalità tranquilla di Andrea Pirlo. Con Allegri non te lo puoi permettere. Vincere è davvero l'unica cosa che conta. Lo recita il suo passato, costruito sui risultati piuttosto che sulle prestazioni. Stucchevoli coloro che nelle ultime settimane hanno continuato a posizionarlo sullo sgabello dell'immunità da critiche: che cosa sarebbe successo infatti se al posto di Max fossero stati seduti in panchina i vari Pirlo, Sarri, Pioli o Inzaghi? 

Tutti bolliti. Bersagliati dalla stampa solo perchè non hanno ancora l'identikit del grande manager. Poco importa, nel calcio purtroppo il passato fa la differenza: nonostante la partenza ad handicap, nella quale Allegri ha le sue responsabilità, la Juventus si è ripresa da grande squadra, ha vinto due gare insidiose (contro Bologna e Cagliari) e adesso comincia a rivedere la zona Champions alla portata, grazie anche ai due passi falsi dell'Atalanta. La Coppa dalle grandi orecchie sta lì, a 4 p.t di distanza.
Non è più un'utopia, comincia ad essere una possibilità. Ma la Juve ha da risolvere diverse problematiche interne. Sulla bocca di tutti sta il nome di Morata, il suo addio è sempre più probabile e solo un discreto girone di ritorno potrà cambiare le carte in tavola, convincendo la dirigenza bianconera ad investire i 35 milioni di euro previsti per riscattarlo dall'Atletico Madrid. Ad oggi appare difficile, anche se Allegri ha cercato di difendere i suoi soli 7 gol in campionato con la scusa dell'attaccante moderno che protegge bene la palla e aiuta la manovra offensiva della squadra.

Discorso simile per il centrocampo, a detta dei tifosi il vero tallone d'Achille bianconero. Quante volte abbiamo contestato i vari Rabiot, Bentancur e Arthur a causa della loro lenetezza e dei numerosi svarioni che sovente hanno costretto la Juventus ad uscire dal campo con zero punti? Perchè il problema sta proprio lì. E Allegri lo ha capito, al punto che ormai sembra aver abbandonato la teoria del "corto muso", visto che quando i bianconeri si trovano a dover difendere un prezioso vantaggio, spesso subiscono gol e rischiano addirittura di perdere la partita.
Non accusiamo però tutta la difesa, De Ligt non è uno sprovveduto e quando entra Chiellini il muro può essere eretto. E' semmai Bonucci che comincia a traballare, dimostrando ancora una volta di non essere il vero leader della squadra quando le cose non vanno per il verso giusto. E qui arriva il mercato di riparazione: riuscirà la dirigenza bianconera ad acquistare almeno un terzino sinistro di spinta e di contenimento?
Attacco, centrocampo e difesa. Tre indizi che fanno la prova di come questa Juve non sia ancora guarita dal morbo che l'affligge. C'è però una speranza che forse in casa bianconera non hanno considerato in ottica Champions: il crollo di una delle prime quattro. Ci sentiamo di escludere l'Inter che sta facendo un campionato a sè, così come il Milan e l'Atalanta, nonostante il solo punto conquistato nelle ultime due gare. Sul Napoli invece i dubbi aumentano, visto che le squadre di Spalletti calano fisicamente tra dicembre e febbraio, addirittura lo Spezia è riuscito ad espugnare il Maradona. Curiosità: il 6 gennaio, alla ripresa del campionato, ci sarà proprio Juventus Napoli, la sfida delle sfide.

Insomma, se la Champions resta in bilico il Napoli potrebbe essere la vittima sacrificale tra le prime quattro.
E la Juve, se saprà essere la vera Juve, potrà approfittarne.