Questa mattina facendo colazione ho letto sui giornali la notizia della pena, definita lieve, inflitta a Fagioli per il caso scommesse. Si parla di sette/otto mesi di squalifica grazie ad un "maxisconto" per essersi autodenunciato alla procura federale ed aver intrapreso un percorso di guarigione dalla ludopatia che lo affligge.

Otto mesi, in pratica un campionato, e gli organi di informazione cercano anche di farli passare per un regalo, visto che le sanzioni partono dai tre anni di squalifica. Potrebbe sembrare così, poi magari ci si informa un po' meglio e si scopre che le scommesse riguardavano principalmente il tennis, e che le rare scommesse sul calcio riguardavano partite di campionati stranieri o coppe europee. Nessuna possibilità quindi che il vizio del gioco di Fagioli possa aver in qualche modo alterato il risultato sportivo.

Però in Italia piace sguazzare nel torbido, nei giorni scorsi ho perfino sentito nominare la parola "calcioscommesse". Potrei accettarlo da qualche ragazzino ignorante, trovo inaccettabile che venga scritta e pronunciata da giornalisti adulti che dovrebbero ricordarsi cosa è stata la vicenda del calcioscommesse. Qui si parla di giovanotti annoiati e pieni di soldi che decidono arbitrariamente di sputtanarsi il futuro scommettendo grosse somme, in pratica il danno lo fanno solo a loro stessi.
Il calcioscommesse, quello vero, se permettete era un'altra cosa, era un'organizzazione criminale che mirava ad alterare i risultati sportivi con la complicità dei calciatori; però come detto a qualcuno piace l'attenzione morbosa che si crea accostando la vicenda ad un vero atto criminoso, in fondo chi se ne frega della reputazione di un giovane sportivo ludopatico se c'è da vendere qualche copia o acchiappare qualche click in più.

Per un caso del destino la squalifica di Fagioli è uguale a quella comminata a Toney in Premier League. Per chi non lo sapesse Toney è stato squalificato otto mesi per aver scommesso 234 volte sulle squadre in cui giocava (per 13 volte sulla sconfitta...) e su se stesso sembrerebbe una posizione un filo più grave rispetto a quella di Fagioli...

La differenza nel valutare la gravità dei fatti può non piacere ma è accettabile, quello che non è accettabile è la differenza abissale nell'approccio ai problemi. In Inghilterra puniscono il giocatore facendogli saltare un Mondiale, poi con calma e sangue freddo portano avanti il processo sportivo fino ad arrivare ad una conclusione. E' chiaro l'intento di colpire Toney minimizzando il danno per la sua squadra di club, che non ha responsabilità e che ha potuto programmare la sua assenza, e salvaguardare il regolare svolgimento del campionato.

Da noi? Da noi abbiamo una FIGC, specchio fedele del suo presidente, che ha ricevuto notizia dell'inchiesta sulle scommesse direttamente dai legali di Fagioli il 30 di Agosto, non si è mossa forse pregustando l'ennesimo procedimento ai danni della Juventus, e poi si è trovata le forze dell'ordine nel ritiro di Coverciano; a quel punto è partito il tourbillon di dichiarazioni di Gravina sulla gravità del fenomeno e sulla vicinanza della federazione a questi sfortunati giovani. Fagioli verrà squalificato, ma cosa succederà, se oltre agli emigrati Tonali e Zaniolo, dovessero uscire altri nomi di giocatori impegnati nel nostro campionato? Sono certo che Gravina riuscirà a favorire e penalizzare chi gli farà più piacere, magari riuscendo a dare qualche soddisfazione in più all'amico Ceferin, che gli avrà già dato una lista delle squadre che gradirebbe vedere in Europa il prossimo anno. La storia delle plusvalenze insegna.

Sicuramente il mio non è un punto di vista oggettivo, io odio Gravina dal più profondo del cuore, e non perché sono Juventino, lo odio perché mi mette in faccia cosa è diventato il mio (?) paese. Siamo in mano a questa gente senza un minimo di preparazione, gente la cui qualità maggiore sono gli agganci politici, una masnada di professionisti dell'inciucio. D'altra parte se pensiamo che lo sport italiano è nelle mani di Malagò, cosa altro possiamo dire? Sì Malagò, uno talmente potente e raccomandato da godere di un'impunità straordinaria, intoccabile anche dagli organi di informazione che evidentemente quando c'è da parlare di lui se la fanno sotto. Lui è il simbolo più fulgido di questa casta di incompetenti intoccabili, uno talmente sicuro di sè da farsi garante della trasparenza nel comitato organizzatore delle fortunatamente non fatte Olimpiadi di Roma, talmente sicuro di sè da dimenticarsi di essere stato il presidente del comitato organizzatore dei mondiali di nuoto a Roma, un evento che è rimasto nella storia solo per gli immensi sprechi e le ricche mazzette.

Il problema è che questi personaggi non governano solo lo sport.