Partendo dall’assunto che il fuoriclasse portoghese non possa in alcun modo rappresentare un problema per un qualsivoglia allenatore, è comunque lecito chiedersi come si svilupperà la convivenza tra CR7 e Maurizio Sarri, ormai prossimo tecnico della Juventus.

L’unione dei due “coniugi” appariva impossibile fino a due stagioni fa, quando entrambi vestivano i colori delle dirette avversarie della Vecchia Signora, rispettivamente per lo scudetto e per la Champions League, ossia Napoli e Real Madrid, e l’anno appena trascorso può essere considerato transitorio sia per il tecnico toscano che per il campione lusitano.

Cristiano ha confermato, semmai ce ne fosse bisogno, di essere dominatore incontrastato del campo e ha dato il suo contributo nell’agevole vittoria dell’ottavo scudetto bianconero, dimostrando di poter registrare ancora numeri importanti nonostante l’età che avanza e le ostiche difese italiane. L’unico rimpianto è quello di non essere riuscito a trascinare la Juventus oltre i quarti di Champions, fino a quella vittoria che il suo stesso arrivo a Torino aveva stabilito non troppo implicitamente come obbiettivo stagionale.

Sarri, alla sua prima esperienza in una “big” europea come il Chelsea, ha vissuto una stagione ricca di tensione ma in fin dei conti positiva, partita male e proseguita in crescendo una volta superato il “Sarri wall”, ossia quel periodo iniziale di adattamento necessario alle squadre allenate dal tecnico perennemente in tuta per assimilare le sue idee. La conquista dell’Europa League con la schiacciante vittoria in finale sull’Arsenal non è bastata tuttavia per far scoccare la scintilla che avrebbe potuto portare alla permanenza a Londra, con il richiamo dell’Italia che ha prevalso su qualsiasi altra prospettiva di carriera. Anche con i Blues, l’allenatore toscano è rimasto coerente con se stesso, trasmettendo gli stessi principi di gioco che erano stati osservato a Napoli, con leggere differenze dovute al cambiamento degli interpreti in campo e ad un campionato molto più dinamico e fisico di quello nostrano, come la Premier League. I suoi mantra non sono mutati: difesa alta, giro palla asfissiante, sovrapposizioni e inserimenti sistematici.

In generale un’idea di calcio agli antipodi rispetto a quella di Massimiliano Allegri, il quale insiste sulla fase difensiva e lascia completa libertà offensiva ai suoi calciatori, aspettando che la giocata del singolo paghi la cauzione per tutti nei momenti di difficoltà, in una visione di questo sport che si potrebbe definire, rubando un termine al basket, “Jordianana”.  Nella Juventus di Allegri, di conseguenza, Ronaldo ha trovato il suo habitat naturale e ha accentrato in sè il potere di un anarchico attacco, svariando su tutto il fronte offensivo, per poi accentrarsi e finalizzare.

Nel 4-3-3 di stampo sarriano, CR7 ricoprirà probabilmente la posizione di ala sinistra, ipotizzando una permanenza di Higuain o l’acquisto di un altro centravanti puro, tuttavia, l’esterno sinistro d'attacco ideale per Sarri, non ha le caratteristiche di Ronaldo, né a livello di attitudine né di movimenti, e riconduce a calciatori come Hazard o Insigne, con gol nei piedi ma con la capacità di tagliare verso il centro del campo e trovare gli inserimenti dei compagni con lanci millimetrici, più che di attaccare la porta come è solito fare l’attaccante ex Real e Manchester United.

Fatte queste considerazioni sorge spontaneo chiedersi se sarà il quattro volte pallone d’oro a fare un passo indietro, adattandosi al nuovo ruolo, spinto dalla prospettiva di nuovi successi, oppure se dovrà essere Sarri ad abbassare il capo dinanzi alla folgorante grandezza di Ronaldo, lasciandogli il diritto di poter decidere e districandolo da quei soffocanti automatismi che caratterizzano la fase offensiva di tutte le sue squadre e che rischiano di limitare lo scintillante talento del 7 bianconero. L'unica soluzione praticabile è il compromesso, come in ogni matrimonio sano, con entrambi che dovranno giocoforza adattarsi alla situazione e tener conto delle richieste dell'altro per il bene proprio e della squadra, con l’obbiettivo di una convivenza vincente e longeva, che allontani i fantasmi del più classico dei divorzi.