Perdere non è mai semplice, soprattutto se porti sulla spalla quella patch, dal peso emotivo infinitamente superiore ai pochi grammi reali, che contraddistingue i campioni in carica dai comuni mortali. 
Tutto si può dire tranne che il Bayern non ci abbia provato: tra andata e ritorno non si contano le situazioni pericolose create, con la sensazione che l'istinto del goal di un certo 9 polacco avrebbe fatto la differenza. Oltre quella del pallone d'oro ad honorem dello scorso anno Lewandowski, altre assenze hanno frenato i fenomeni bavaresi, ma come si suol dire (forse anche troppo spesso) con i se e con i ma non si fa la storia. 
La storia l'hanno fatta, invece, i ragazzi di Pochettino, di quel PSG che da tempi immemori porta l'etichetta di squadra incompiuta e non adatta a giocarsi fino in fondo la Champions. Soffre ma non è mai domo il Paris, anche quando è chiuso in 35 metri, perché bastano pochi secondi a Neymar e Mbappè per ribaltare il campo e trovarsi in area avversaria. Nel primo tempo ci riescono sistematicamente, con la difesa dei rossi che non sa che pesci prendere ed è costretta a prendere i numeri di targa dei due fenomeni parigini, semplicemente devastanti. Ma non si vince la Champions per caso e lo dimostra il Bayern quando al 40' fa quello che al Paris non è riuscito (tra pali, traverse e imprecisioni) ossia capitalizzare. Ci arriva con rabbia Choupo-Moting su quel pallone vagante in area e lo spinge dentro di testa, dopo il tiro respinto da Navas. 

Si va all'intervallo sull'1 a 0, è ancora lunghissima. Alla ripresa il canovaccio non cambia di una virgola, il Bayern attacca con pazienza e sfruttando le fasce, unica possibile strada per la porta avversaria, che è chiusa al centro da un'elevatissima densità. Ci provano in ogni modo a scardinare la porta blindata eretta dal PSG, ma ogni tentativo è vano e a nulla portano i cambi di Flick, condizionati da una rosa ridotta all'osso dalle defezioni. Da sottolineare, tuttavia, che tra quelle sostituzioni c'è Musiala, un 2003, buttato dentro in una partita determinante, quanto abbiamo da imparare qui in Italia!? Nel frattempo, l'asse Francia-Brasile dell'attacco della squadra di casa continua ad essere sinonimo di qualità e velocità, ma non riesce mai a chiudere la partita, anche grazie ad un Neuer che fa delle letture la sua arma migliore e gioca a 30 metri dalla porta con naturalezza. Non hanno effetto i disperati tentativi finali del Bayern con Martinez improvvisato punta per sfruttare i traversoni: i campioni sono fuori. Non si commetta l'errore comune e ormai ripetuto alla noia di dare i perdenti per finiti, spacciati, senza fame. La testa all'uscita dal campo è alta, altissima e da una sconfitta così si può solo che migliorare e trovare ulteriori stimoli per riprovarci. 

Esplodono di gioia, nel frattempo, i padroni di casa, che riescono a consacrarsi definitivamente come grande d'Europa e alla seconda semifinale consecutiva non hanno alcuna intenzione di lasciare nuovamente il lavoro incompiuto.
Esulta un camaleontico Pochettino, che ha saputo adattarsi all'avversario e fare della fase difensiva e dei contrattacchi fulminanti le sue armi migliori (a dimostrare ancora come le discussioni su quale tipo di calcio sia adatto a vincere lascino il tempo che trovano), con un Kylian Mbappè che, con una semifinale in cassaforte e un Europeo che si preannuncia da protagonista, può guardare con fiducia al primo pallone d'oro della sua carriera.