"Sei bello così", mi dicevano i miei genitori quando ero ancora piccolo e insicuro. Non credevo di esserlo, è una delle piaghe dell'essere adolescenti, giudicarsi e sentirsi giudicati, ma la bellezza non è forse negli occhi di chi guarda?  Facciamo un passo avanti,  oggi vivo la mia vita, tra nuove certezze e paranoie sul futuro, studio e qualche passione, tra cui spicca quella per la palla e il rettangolo verde, in particolare per i colori nerazzurri. Da sempre il calcio mi ha regalato quelle emozioni che forse non sapevo trovare nelle altre persone della mia età. Ricordo come fosse ieri la magica notte di Madrid quando El prinsipe stendeva avversari con dribbling eleganti e finalizzava, rapido ma letale come un cobra nascosto tra l'erba di quel prato spagnolo. Citare solo Milito è riduttivo per quella squadra che mi ha fatto sognare, ma se parlassi di ognuno di loro potrei stare qui dinanzi allo schermo per interminabili ore. Le sensazioni che seguirono erano totalmente palpabili e si ​​​​palesarono in forma fisica in quell'abbraccio tra Mourinho e Materazzi. Si poteva chiaramente percepire l'immensa  gioia di chi ha vinto tutto, mista all'amarezza di chi sa che qualcosa è finito e già guarda al recente (recentissimo) passato con nostalgia. Bellezza. 

Non parlo di gioco, non parlo di tiki taka, gol da cineteca o dribbling funambolici; parlo di quello che riempiva i miei occhi, di quelle sensazioni che permeavano la mia mente e pulsavano nelle mie vene. Cosa c'è di più bello di emozionarsi cosi ? "Per una partita?", potrebbe chiedere qualcuno che non condivide il nostro viscerale amore per questo sport.  "Sì, per una partita", mi limiterei a rispondere io, senza la presunzione di spiegare lo splendore del sole sul mare a chi non vede più lontano del proprio naso.  Oggi sono ancora qui, a scrivere queste parole, ad esultare come un bambino per ogni gol e a soffrire 90 e più minuti insieme ai ragazzi.  Nel momento in cui scrivo l'Inter è prima a +11 sul secondo posto e si avvicina (con tutte le scaramanzie del caso) allo scudetto. L'accusano di non essere bella, sono d'accordo. Secondo gli standard estetici, non lo è.  Non fa del possesso palla e del dominio la sua caratteristica, ha pochi giocatori dalla tecnica sopraffina. Allo stesso tempo, non c'è niente di meglio di guardare quegli 11 leoni soffrire per la maglia, nulla mi fa alzare più velocemente dal divano di una cavalcata poderosa di Lukaku, di una palla recuperata al 90o da un immenso Barella o di una corsa da gazzella di Hakimi, con tanto di esclamazione: "Corri treno!!".  Sopra ogni altra cosa, mi consola osservare la serenità e l'affetto creatisi nel gruppo, ​ grazie a Mister Conte che, nonostante i suoi mille difetti, ha saputo dare un senso di appartenenza che mancava da tempi immemori, anni di sciagurate avventure di calciatori che non hanno onorato i colori.  Ancora una volta: Bellezza, come quella di quel 2010, con le dovute proporzioni.  Mi sorge quindi spontaneo un dubbio, forse i miei genitori non mi mentivano. Pensavano davvero fossi bello così com'ero anche se non corrispondevo a quello che la gente comune definirebbe tale. Probabilmente era davvero così, come è con me per la mia amata Inter. Allora posso finalmente rispondere alla domanda: sì, la bellezza è negli occhi di chi guarda e tu per me, cara Inter, sei bella così.