Ripartire dopo un periodo buio è arduo, ancor di più se ti chiami FC Internazionale Milano e da anni, troppi, sei intrappolato nel limbo della mediocrità. 
Non sarà una partita e l’eventuale qualificazione in Champions che ne conseguirà a decretare se l’andamento della stagione possa essere considerato positivo o negativo, il responso è inequivocabile: l’Inter ha fallito per l’ennesimo anno. 

È vero che la qualificazione alla Coppa dei Campioni rappresenta l’obbiettivo stagionale dichiarato, se si tralasciano le sciagurate affermazioni del certaldese Spalletti che auspicava una fantastica quanto fantasiosa lotta scudetto con Napoli e Juve. Tuttavia è altrettanto vero che la sensazione che aleggia è che i nerazzurri occupino una delle posizioni valide per la qualificazione all’ “Europa dei grandi”, più per demeriti altrui che per il proprio valore. 

Quando si è l’Inter non è accettabile puntare il dito contro la sfortuna e gli infortuni, oppure contro gli arbitri e il VAR . Allo stesso modo non si può trovare il capro espiatorio delle vicissitudini nerazzurre in Icardi, in Wanda o chicchessia.

I problemi della squadra meneghina nascono da una serie di fattori che hanno creato una commistione fatale, la quale ha logorato giocatori e ambiente.  Al tutto si aggiungono alcune scelte non facilmente condivisibili della società e la mancanza di una gestione efficace delle varie situazioni da parte di Spalletti, dimostratosi, ancora una volta, allenatore preparato sotto l’aspetto tattico ma limitato dal punto di vista del carattere e della comunicazione. 
Con il tempo l’aria alla Pinetina è divenuta greve e dei cambiamenti si sono rivelati prima possibili e poi necessari. 
A pagare le spese di questa stagione sarà con ogni probabilità il tecnico toscano, che le valigie forse le ha già chiuse da un po’.

CONTE E LA RESURREZIONE NERAZZURRA  - Definita per sommi capi la situazione in casa Inter, pensando a chi possa essere il miglior successore dell’allenatore ex Roma e Udinese, l’attenzione non può non ricadere su Antonio Conte, fresco vincitore della causa multimilionaria che ha visto uscire sconfitto il Chelsea. 
L’allenatore salentino trova il suo habitat naturale proprio nelle difficoltà e si esalta quando c’è da dare nuova linfa alla squadra e rivitalizzare l’ambiente. 
Le sue più gloriose vittorie sono arrivate dopo grandi fallimenti: settimo posto della Juventus, trasformato in 3 scudetti; decimo posto del Chelsea, tramutato in una Premier League vinta.

Tra i successi di Conte si può annoverare anche la cavalcata non vincente, ma comunque emozionante di Euro 2016, portata avanti da quelli che nel ciclismo verrebbero definiti gregari e infrantasi solo contro il muro tedesco, dopo dei calci di rigore che passeranno alla storia anche per la divertente, per tutti tranne che per gli italiani, rincorsa di Zaza. Inutile sottolinearlo, anche in questo caso la squadra veniva dalla umiliante eliminazione dai Mondiali brasiliani del 2014. 

L’Inter ha bisogno disperatamente di un uomo come Conte, ancor prima che di un allenatore come Conte. 
A prescindere da ogni questione tattica e di mercato, l’impresa di rinsaldare i legami nello spogliatoio e creare un gruppo saldo e vincente sembra alla portata dell’ex C.T della nazionale. 

Se, invece, ci si volesse concentrare sul campo, la rosa nerazzurra potrebbe rivelarsi funzionale al 3-5-2 di marca Conte, con il probabile arrivo di Godin, un mercato finalmente libero dalle costrizioni del Fair Play Finanziario, la presenza in squadra di Nainggolan e una possibile convivenza in attacco di Icardi (non è esclusa una sua permanenza) e Lautaro. 

Qualunque sia il modulo, chiunque scenda in campo, l’Inter necessita di un pilota in grado di guidarla fuori dal tunnel buio che percorre da anni senza intravedere il bagliore dell’uscita, di un condottiero che permetta ai fedeli tifosi nerazzurri di tornare a gioire.
E quell’uomo risponde al nome di Antonio Conte.