Prosegue da parte di molti tifosi bianconeri il processo di beatificazione di Maurizio Sarri, al quale oltre a (non meglio identificati) meriti nel (altrettanto non meglio identificato) miglioramento della qualità di giocato della Juventus rispetto al passato, vengono ormai attribuite doti mistiche, quasi taumaturgiche, non ultimo un coraggio eroico per aver osato sostituire Cristiano Ronaldo in ben due partite consecutive, una delle quali addirittura di Champions League!!! Chiosa di molti commenti social sull'argomento è stato: lui sì che ha gli attributi, altro che Allegri!

Eccolo lì, il fantasma di Acciuga che aleggia anche in questa circostanza, la citazione agnostica dell'uomo che non scompare mai, nonostante lui in realtà, dall'alto della sua intelligenza, si sia praticamente smaterializzato, non apparendo mai in pubblico, né rilasciando alcun tipo di  intervista e così non dando adito ad alcuna speculazione mediatica della stucchevole diatriba inspiegabilmente creata da tifosi malcontenti e opinionisti malpensanti. 

A me però come sempre  piace andare controcorrente e omettendo in questa sede qualsiasi considerazione sugli aspetti tecnico-tattici della Juventus 2019/20 (avrò modo di farlo a tempo debito...), esprimo alcune personali osservazioni sull'episodio, che si riveleranno probabilmente impopolari, basandosi su una chiave di lettura diversa dall'onda molto poco anomala del branco.

Assunto obiettivo e inappuntabile: Ronaldo è un giocatore; quando un giocatore non è in forma è giusto escluderlo dalla formazione titolare e quando gioca male è sacrosanto sostituirlo per il bene della squadra. Ecco, appunto, direte, e quindi dove avrebbe sbagliato il novello Santone?
Provo a  spiegarlo.
Ronaldo per la Juventus non rappresenta soltanto un giocatore della rosa (anzi, direi che questo aspetto è il meno rilevante per la società in termini di valore aggiunto realmente percepibile), bensì una colossale posta di bilancio iscritta alla voce "ricavi". L'impegno finanziario sostenuto dalla società per acquisirne il diritto alle preziose prestazioni aveva del resto il precipuo scopo non tanto di innalzare il livello tecnico della squadra (il che difatto non si è verificato più di tanto), bensì quello di sfondare il muro internazionale della commercializzazione del Prodotto-Juventus adoperando il Marchio-Ronaldo.
E che il portoghese fosse personaggio assai particolarenecessitante di una gestione ad hoc che prevalicasse i consueti confini tecnico-tattici, è stato sin da subito chiaro e indiscutibile.

Massimiliano Allegri allenava già la Juventus quando gli è stato confezionato questo "regalino" e certamente qualche imprecazione in maremmano sarà passata per la sua arguta mente, perché quella icona, quel semi-dio, quell'anarchico gestore di se stesso avrebbe in un modo o nell'altro alterato gli equilibri su cui si era retta sin lì la sintonia del suo gruppo, dentro e fuori dal campo.

Ma il dictat della società sarà stato impietoso: "Ronaldo è Ronaldo, non si può inquinare l'accostamento alla nostra immagine alterandone l'umore; gioca dove vuole e quando vuole, vedi tu cosa devi fare!". E lui, da fiero aziendalista (nel senso più meritorio del termine), ha eseguito gli ordini.

Dio solo sa se e quante volte anche al livornese sarebbe piaciuto sostituirlo nelle partite in cui la sua irritante apatia danneggiava la prestazione della squadra (a dire il vero in meno occasioni rispetto a quanto visto in questo primo scorcio di anno Sarriano, ma guai a dirlo...), ma in quelle circostanze il tanto biasimato Max riusciva senza clamore a fare buon viso e cattivo gioco, sostituendo magari qualche compagno e ricorrendo alle sue alchimie tattiche, con modifica di ruoli e/o assetti, in modo da portare comunque a casa il risultato.

Di tale duttilità tattica e mentale  invece difetta Maurizio Sarri, capace di inculcare il suo credo calcistico unicamente attraverso sedute di allenamento sfinenti e monotone all'inverosimile, ma non di adattarsi alle situazioni (anche i più immensi dell'universo hanno qualche difettuccio, amici bianconeri).
Così, verace e ruspante come sempre, non si è posto il problema di come gestire la precarietà di Ronaldo, non utile alla sua causa, limitandosi a fare ciò che il manuale del buon (scusate dell'ottimo, del megagalattico, del favoloso) allenatore suggerisce in questi casi: sostituirlo. Sic et sempliciter!
E si badi bene che non sto difendendo il comportamento di Ronaldo, assolutamente censurabile, né enfatizzando il concetto di lesa maestà.
Ciò che però si rischia di essere stato leso è il portafoglio della Juventius FC Spa, che se non ricucirà in fretta lo strappo con il fenomeno n.7 (normalmente meritevole di una esemplare punizione per l'indecoroso comportamento), potrebbe avere pesantissime ripercussioni economiche scaturenti dalla frattura con il gioiello.

Concludo sostenendo che in questa storia a mio avviso, il vero Brave heart è stato Massimilano Allegri, capace di gestire l'intoccabile (inevitabilmente carente sotto il profilo della continuità), senza alterarne più di tanto la suscettibilità e ciononostante portando a casa vittorie su vittorie.

Ma questa, mi rendo conto, essere valutazione troppo oltranzista.

Quindi mi fermo qui.