Provo ad uscire dal torpore mentale che accompagna i miei giorni di distanziamento sociale, imposto dal governo per cercare di allentare la morsa di questo orribile mostro che ha stravolto il mondo.
Da un mese ormai mi muovo meccanicamente tra le mura domestiche, facendo di tutto ma non pensando a nulla. La casa non è mai stata così linda ed ordinata, a dispetto di tre figli adolescenti che ne vivisezionano ogni spazio vitale ad oltranza; pranzi e cene sono curati e originali quasi in stile Master Chef, sforno croccante pane fresco due volte alla settimana per evitare di uscire a comprarlo, svolgo al pc il lavoro che sporadicamente mi si palesa, seguo su Netflix interminabili serie televisive suggerite da mia figlia, mi alleno quotidianamente prelevando da internet circuiti e tabata più o meno impegnativi a seconda della voglia e la sera, abbandonato a peso morto il corpo sul mio confortevole letto, mi immergo con Sky nelle immagini sportive del passato, soffermandomi ovviamente in prevalenza su quelle dedicate alla mia squadra del cuore.

Stamattina, intorno alle 7,00, nel silenzio surreale di casa e dintorni (solitamente questa è l'ora in cui la vita quotidiana comincia a prendere le sue mille forme a seconda del contesto), mentre mi godevo On demand la cavalcata trionfale degli ultimi 8 scudetti vinti consecutivamente, un soffuso calore si è insinuato nel mio corpo teso; così, facendomi avvolgere da quella emozione tanto inattesa quanto gradita, ho lasciato andare i pensieri, che rincorrendosi in un pirotecnico vortice, mi hanno fatto interiormente esclamare: QUANTO E' BELLO ESSERE JUVENTINA! 
Il bianco e il nero sono i colori dell'abito ideale che e mi sono cucita addosso sin dall'infanzia e con il quale non mi sono mai sentita nuda; questa squadra, che mi accompagna ormai da tempo immemore (giusto per non rivelare la mia età...), per me è stata ora rampa di lancio, ora scialuppa di salvataggio, sempre e comunque bandiera da difendere e simbolo da brandire; le ho fatto da scudo con arringhe (a volte, in verità, alquanto improbabili) nei momenti difficili, mi ci sono croggiolata in quelli esaltanti. Mai ho scisso il mio esistere dal mio essere juventina, quasi a costituire una caratteristica peculiare da inserire nella carta d'identità.

Ho assistito ad ascese dirompenti ed implosioni disarmanti, fulgida gloria alternata a sogni infranti; ho ammirato la Juventus austera ed elegante dell'era Agnelli/Boniperti, guidata dall'inimitabile Trap, incensato la Juventus di fine secolo scorso, che con Lippi ci ha fatto salire sul tetto del mondo, catechizzato (ma mai disconosciuto) quella potente e arrogante del periodo di Moggi, seguito come non mai la Juventus ferita ed orgogliosa del purgatorio in serie B, incitato e protetto la Juventus della "Terra di mezzo", ancora disorientata dagli eventi che ne avevano sconvolto la stabilità, prima di tornare a pensare in grande, amato la Juventus grintosa e guerriera di Conte, che ci ha nuovamente impresso nell'albo nazionale, adorato la Juventus sorniona e operaia di Allegri, con cui siamo entrati nella storia del nostro Paese, riacquisendo al contempo tanto insperata quanto meritata caratura internazionale, al punto da stimolare l'ambizione del migliore giocatore del mondo a farne parte.

La Juventus è passione e condivisione, un abbraccio stretto con chi ti sta accanto allo stadio dopo un gol, un like di condivisione su un post di uno sconosciuto, un cuore che batte in milioni di toraci, un coro urlato al cielo senza bisogno di microfoni e amplificatori. Come un grande amore, la Juventus mi ha procurato moti di gioia e di rabbia, mi ha mandato in estasi e fortemente deluso, mi ha esaltato e devastato, ma non mi ha mai lasciata indifferente.

Per tutto ciò che ho scritto e per tutto ciò che ancora di più provo (così come credo molti altri innamorati del pallone come me (cit.)), la Juventus è e deve essere soprattutto SPERANZA che tutto ricominci presto e sia ancora più bello.

FINO ALLA FINE