Aspettavo come una manna il ritorno di Max Allegri sulla panchina della Juventus e, sia chiaro, sono ancora convinta delle sue capacità e certa che saprà gestire questo complicatissimo momento. Però …
La Juventus di inizio stagione appare come un impasto per pizza passato di lievito, che entra in campo avvolgente e piena di buoni propositi ma poi, alla prima avversità, si sgonfia. Era accaduto domenica scorsa ad Udine, dopo il primo svarione dì Sczeszny (ieri molto bravo) e si è ripetuto contro l’Empoli, non appena gli ospiti sono passati in vantaggio, dopo 20 minuti…

Condizione fisica ancora approssimativa, condizione mentale disastrosa, con il tanto decantato DNA bianconero scarnificato da anni di mediocrità generale e di immolazione all’icona Ronaldo, che a mio avviso, nulla di buono ha portato a livello generale, avendo la squadra, durante la sua permanenza, perso le caratteristiche che ne avevano determinato le pregresse fortune, quella unità d’intenti e sacrificio collettivo, relegate ai margini dalla ingombrante presenza (in campo e fuori) del fuoriclasse portoghese. 
In mezzo un allenatore fermo da due anni ed evidentemente anche lui annebbiato dalla lunga pausa e dal forte cambiamento di scenari nel frattempo determinatosi.

L’addio di Ronaldo a soli 5 giorni dalla chiusura del mercato ha creato non pochi imbarazzi: al netto della necessità di trovare un centravanti vero, se la società avesse potuto disporre prima delle somme derivanti dal costo del cartellino e dal risparmio del suo ingaggio, probabilmente avrebbe affrontato il mercato in maniera diversa, non fossilizzandosi sulla sola estenuante operazione Locatelli (pur condotta sapientemente), ma cercando al contempo altri profili, indispensabili per provare ad essere competitivi in questa stagione; a cominciare da un terzino sinistro, non potendosi continuare ad  affidare quella fascia al sempre più avulso Alex Sandro, passando per un centrocampista tecnico ed esperto, capace di creare gioco e non di improvvisare in mezzo al campo come attualmente fanno i nostri asseriti “costruttori di gioco”; per finire, ripeto, con un centravanti di peso, che consenta di riempire l’area e dare un senso alla potenzialità dei giocatori di fascia e al nostro trequartista per eccellenza, quel Paulo Dybala, che spero ormai tutti abbiano capito, non possa che giocare dietro la prima punta e non come tale.

Adesso ci sarà la sosta; non so se sarà un bene, forse la squadra avrebbe avuto bisogno di lavorare insieme per trovare il bandolo della matassa, o forse un po’ di aria nuova aiuterà a schiarire le idee. Certo è che al rientro il calendario si presenta proibitivo e contro il Napoli dovrebbero essere a disposizione non più di 13 effettivi. Il mio vecchio Max cosa inventerà? Saprà donare nuova linfa a questa Juve sbiadita e spaurita? Saprà ripetere l’exploit del 2015/16? Ma ha le carte per poterlo fare? E lui riuscirà ad immergersi di nuovo nel clima rovente di campo e spogliatoio? 
Io lo spero, ma come sempre starà ai posteri l’ardua sentenza.