Viviamo in un’epoca sempre più caratterizzata da nette divisioni ideologiche: vegetariani vs carnivori, omosessuali vs etero, campanilisti vs esterofili, juventini vs tutti…; vere e proprie fazioni, rigidamente contrapposte e decisamente restie ad ogni forma di moderazione ed apertura mentale.

In questo quadro si collocano gli irriducibili nostalgici del porta a porta, della penna che scorre sul foglio, del profumo di cellulosa, che in quanto tali catechizzano con vigore l’invasione di internet, etichettando la comunicazione virtuale come causa di isolamento e frustrazione sociale, sentenziando l’aridità mentale delle nuove generazioni, censurandone la pigrizia e la mancanza di spirito di iniziativa. Accade però (il karma…) che, messi a dura prova dalla perseveranza di un virus che continua a ricacciare indietro la nostra sacrosanta voglia di libertà, proprio nel forzato isolamento riscopriamo l’importanza di poter essere comunque in contatto tra noi, di poterci scambiare pensieri, idee, emozioni, grazie ai sempre più efficaci e sofisticati mezzi di interscambio digitale, tanto intangibile quanto sconfinato e inarginabile.

Così prolificano i gruppi su Whatsapp, si espandono i profili su Instagram, si accentuano le richieste di amicizia su Facebook, cinguettano sempre di più i seguaci di Twitter, impazzano i siparietti di Tick Tock; insomma, ecco che i social network si trasformano magicamente in una sorta di liana di Tarzan, cui ci stiamo aggrappando per fluttuare nel mondo attraverso la sterminata foresta del web.

Impatto decisamente negativo ha prodotto la pandemia sulle manifestazioni sportive, normalmente destinate a fungere da centro di raccolta, con stadi, palazzetti, autodromi, strade colmi di gente trasudante passione e partecipazione e adesso, per necessità, svolte nello spettrale silenzio di tribune semi-vuote, in cui risuonano echi di voci isolate e di secchi suoni di oggetti, rendendo tutto tristemente freddo e distaccato.

In questo quadro ci si appresta ad assistere nella prossima estate ai Campionati Europei di calcio, con gare che dovrebbero svolgersi non in una unica sede, bensì in 12 città di diverse Nazioni (Roma, Copenaghen, Bucarest, Amsterdam, Dublino, Bilbao, Budapest, Glasgow, Baku, Monaco di Baviera, Londra e San Pietroburgo); formula questa, a suo tempo ideata dagli organizzatori proprio per coinvolgere quanto più pubblico possibile, per creare sinergia tra i diversi Paesi, per avvicinare, unire, scambiare, condividere.

Invece tutti gli incontri si svolgeranno a porte chiuse (o comunque con numero di presenze molto ridotto), rendendosi conseguentemente necessario fornire strumenti alternativi di coinvolgimento degli appassionati, senza l’attenzione dei quali l’appeal della manifestazione crollerà, con buona pace degli introiti – già falcidiati dall’ammanco dei botteghini e dell’indotto connesso – derivanti dagli sponsor, centro nevralgico del sostentamento economico del torneo e del movimento calcistico in generale.

Se il tifoso non va allo stadio, lo stadio va dal tifoso! Questo potrebbe essere lo slogan di un sistema mediatico improntato a creare solida empatia tra il pubblico e l’evento, ricorrendo ad iniziative che nonostante la svilente atmosfera circostante, stimolino lo spettatore a seguire la propria squadra e la manifestazione, alimentino un vivido sodalizio attraverso programmi di fidelizzazione accattivanti ed innovativi.

Per quanto riguarda la Nazionale italiana, personalmente punterei a creare quanto più possibile un contatto diretto tra la squadra e i tifosi, paradossalmente sfruttando la distanza reale, per colmarla con contenuti di real communication tra i normalmente inarrivabili campioni dalle scarpe bullonate e la gente comune, abituata ad idolatrarli, bramarli e vanamente inseguirli. In questa prospettiva, ho immaginato una serie di iniziative social, in cui i protagonisti del calcio giocato e gli spettatori si fondano da remoto in tutt’uno, così donando al Campionato Europeo una dirompente forza aggregante.

Bypassando proposte quali Fantacalcio e Scommesse su risultato, numero di gol, marcatori e quant’altro, che saranno certamente implementate, queste le mie idee.

  1. FORZA AZZURRI! – Iniziativa riservata ai più giovani, che entro un dato termine prima dell’inizio della manifestazione devono ideare il personaggio simbolo della nostra nazionale (un animaletto, un oggetto, un cibo animato), pubblicandolo attraverso un predeterminato canale social; la vittoria sarà decretata a maggioranza dal voto dei giocatori azzurri.
  2. LA CURVA IN SALOTTO - Composizione di gruppi organizzati di tifoserie, che devono concertare in collegamento tra loro cori e slogan, da intonare durante la partita per incitare insieme la nostra squadra.
  3. PAESE CHE VAI USANZA CHE TROVI – Gara a quiz con domande di cultura generale sulla città in cui di volta in volta giocherà la nostra Nazionale.
  4. IL CAMPIONE SONO IO – Torneo di Play Station e/o X Box (con le piattaforme coinvolte sponsor dell’iniziativa), con iscrizione possibile solo attraverso specifiche pagine social. Due gironi, uno composto da tifosi e l’altro da giocatori della Nazionale. I due primi classificati si sfideranno nella super -finale.
  5. INDOVINA CHI VIENE A CENA - Gara a quiz con domande sulla nazionale italiana di calcio; in premio un buono sconto sull’acquisto di cibo in specifici fast food (sponsor dell’iniziativa), consegnato tramite società di food delivery (altro sponsor dell’iniziativa) il giorno della partita degli azzurri.
  6. VINCA IL MIGLIORE – Sfida ad eliminazione diretta basata su prove di abilità tecnica (palleggi e virtuosissimi vari), filmate e fatte pervenire attraverso specifico canale social ai calciatori della nazionale, che saranno arbitri delle sfide fino a decretare il vincitore finale.
  7. ASCOLTA ME, MISTER – Realizzazione di un breve filmato contenente un suggerimento tecnico-tattico per mister Mancini, che valuterà i consigli e giudicherà il migliore, interagendo con il vincitore e spiegando i motivi della scelta.

Queste le rudimentali idee di un’attempata cinquantenne, che ancora ama la domenica impastare la pasta fresca e tirarla con il mattarello, fare la spesa al mercato e non on line, fermarsi a guardare i ragazzini sfrenati che giocano a calcio sulla spiaggia rovente, ma che non si è mai posta barriere mentali e spera sempre che le contingenze si trasformino in opportunità.

Eccomi qui, io sono già pronta, anzi prontissima a seguire gli azzurri ed incitarli con tutta la mia passione, che vi assicuro essere reale e non virtuale!