Rullo di tamburi, fiato alle trombe, puntare, mirare… Fuocoooooo! Il Nemico è colpito, missione compiuta.
Mi rendo conto che in questo tragico momento storico ricorrere ad una metafora del genere può apparire azzardato, ma davvero dopo l’eliminazione dagli ottavi di Champions League della Juventus, l’aria che si respira intorno al suo allenatore è proprio questa. E incuriosisce (...) che il “nemico” - oltre che da opinionisti più o meno preparati, ma indubbiamente molto più che meno faziosi (avendo trovato nell’hastag #allegriout l’unica fonte di visibilità) - venga considerato tale da una sostanziosa coltre di sostenitori bianconeri, il che assume contorni tanto paradossali quanto sociologicamente inquietanti. 

Da sempre poco romantico, viziato e decisamente pretenzioso, ormai il popolo bianconero si identifica in “allegriano” ed “anti-allegriano”, e in base alla fazione di appartenenza il tecnico viene dipinto come l’anticalcio o come genio incompreso. E siccome io di questa divisione faccio dichiaratamente parte, ieri sera, mentre, di ritorno dallo Stadium, l’autostrada To-Mi scorreva nervosa quanto me sotto le ruote della mia macchina, immaginando gli scenari che dal fischio finale dell’arbitro si erano cominciati a delineare e che erano destinati ad ingrossarsi come un’onda trasformata in tsunami, che dato il mio schieramento mi avrebbe investita in tutta la sua debordanza, mi sono chiesta: “Ma quando è cominciato tutto questo?”.
Direi che, non considerando lo choc iniziale dell’arrivo post fuga contiana del livornese a Vinovo, il momento zero coincide con la finale di Cardiff, persa 4-1 contro il Real Madrid. Poco importava che i Blancos allora vincessero Champions con la stessa frequenza e naturalezza di un battito di palpebre, che annoverassero tra le proprie fila il Ronaldo più forte di sempre, contornato da fuoriclasse del calibro di Modric, Marcelo, Sergio Ramos, Benzema, Isco, Casimiro.
Fu disfatta, fallimento totale, da attribuire ad un unico soggetto: Massimiliano Allegri, reo di avere nel frattempo conquistato  consecutivamente 3 campionati e altrettante coppe Italia, di aver raggiunto un’altra finale di Champions due anni prima, di avere eliminato in quella stessa edizione il Barcellona di Messi, reo, insomma, di avere illuso tutti che la Juve di Mandzukic e Pjanic fosse imbattibile. Attenuanti zero, accuse tante, che da quel momento si trasformarono con una progressione inarrestabile prima in etichette, poi in tormentoni, fino a divenire un vero e proprio mantra. Allegri l’aziendalista, il non giochista, il difensivista, lo speculatore. A nulla sono valsi da allora altri due campionati e una ulteriore coppa Italia vinti, partite di Champions indimenticabili, punti, gol, record su record infranti. Niente: Max Allegri il non giochista, il catenacciaro, L’ANTI-CALCIO!

Lui ad inizio 2019 denuncia pubblicamente la necessità di forti cambiamenti nella rosa e la Juventus, orfana del neo-defenestrato AD Marotta e arroccata dietro i nuovi poteri dirigenziali fortemente accentratori, decide di congedarlo, non senza tributargli l’onore delle armi.
Allora io mi chiedo “Perché? Perché non ascoltare la Voce di chi per 5 anni ha preso per mano la squadra e l’ha consegnata dopo venti anni ad una dimensione internazionale nuovamente elevatissima?
Perché farsi influenzare dai tam-tam mediatici dei nemici che ne chiedono lo scalpo, così di fatto riconoscendone la forza e pericolosità?"
Ma intanto parte del popolo bianconero inneggia al cambiamento, “Finalmente  cominceremo anche noi a divertirci” (eh già perché vincere 11 trofei in 5 anni era stato veramente alienante…). Anche perché nel frattempo era arrivato un certo Cr7, assoldato per portarci “Quella la”, per trasformare il sogno in realtà, che però il suo primo anno, con il livornese alla guida, si era infranto contro l’Ajax ai quarti di finale. COLPA DI ALLEGRI!!!

Arriva l’asserito guru del gioco corale e propositivo, Maurizio Sarri, nonostante la sua  dichiarata e mai celata idiosincrasia per il mondo Juve, il suo noto integralismo tattico e la incapacità di adattamento. La squadra gioca male, non c’è compattezza né coerenza, allenatore da una parte con i suoi dogmi, giocatori dall’altra. Si scatena la pandemia, che blocca il mondo e anche il campionato di calcio, al tempo illuminato dal gioco di dall’entusiasmo della Lazio di Simone Inzaghi, che sembrava destinata a trionfare, ma che dopo la lunga sosta si presenta ai nastri di ri-partenza senza più certezze, così consentendo alla Juventus di mantenere il titolo di campione d’Italia. Si esce però  dagli ottavi di Champions contro il Lione. EH, PERÒ IL GURU NON AVEVA I GIOCATORI ADATTI AL SUO SISTEMA (come se la mancanza di duttilità fosse un dettaglio trascurabile nella valutazione delle competenze di un allenatore). 

Sarri viene accompagnato alla porta, e al suo posto, dopo una rodante gavetta di 24 ore in U23, viene proclamato tecnico della prima squadra Andrea Pirlo “Siii, vecchio cuore bianconero!” Inneggiano i tifosi (nonostante il bresciano sia di comprovata fede milanista…).
L’anno va come va, la squadra è sempre meno squadra, ma Ronaldo segna a raffica, così consentendo di raggiungere faticosamente l’ultimo posto utile per qualificarsi in Champions (Faraoni o mio Faraoni…), si vincono Coppa Italia e super Coppa italiana (squadra arroccata nella propria metà campo contro il Napoli che fallisce anche un rigore al novantesimo ed io felicissima di ciò, al contrario di coloro che dopo la vittoria contro l Fiorentina nell'andata della semifinale di quest'anno ha dichiarato il proprio sdegno per una vittoria ottenuta al novantunesimo su autogol...), ma si esce ancora una volta agli ottavi di Champions, questa volta contro il Porto.
Qualcosa non va, il maestro sembra incapace di leadership, si affida all’amico Baronio ignorando i suggerimenti del vice Tudor (si Tudor, quello che sta facendo cose egregie in quel di Verona). Viene esonerato e al suo posto si decide di richiamare Allegri.  - Noooo - penso io, Perché? Perché Max hai accettato? Perché non sei andato a goderti l’atmosfera rassicurante ed intangibile di Madrid? Ti pagavano anche di più! Questa squadra è disastrata, da tre anni ormai si commettono errori su errori in fase di campagna acquisti e di scelta di gestione tecnica, non c’è un filo logico, non c’è omogeneità di organico, siamo pieni di parametri zero costosissimi e prestiti che rientrano perché nessuno vuole riscattarli. E poi c’è Ronaldo che fa le bizze e non si sa che Juve sarà e se lui ne farà parte. Sì, no, forse… alla fine (ma proprio fine perché mancavano tre giorni alla chiusura del mercato) è no e a campionato già iniziato, il portoghese prende e va!
L’inizio è disastroso. C’è da mettersi le mani nei capelli, si perdono punti su punti, si prendono gol incredibili, si commettono errori marchiani.
Max ci mette la faccia e dice “Ci vuole un po’ di tempo ma ci sistemiamo”. Il girone di Champions viene vinto (eh vabbè, però ne prendi 4 dai campioni d’Europa a Londra e in casa lo batti con una ripartenza!) e in campionato da novembre non si perde più e si cominciano a risalire posizioni. Ma l’organico, già di per sé poco coerente (basti pensare che Ronaldo è rimpiazzato in fretta e furia  da Moise Kean …) viene progressivamente falcidiato: Dybala una in campo e quattro fuori, Arthur rientra a fine ottobre dopo praticamente due anni di inattività, Danilo si procura a Roma contro la Lazio una lesione muscolare gravissima, Chiesa, appena rientrato da un infortunio muscolare che lo ha tenuto fuori 50 giorni,  si flagella il ginocchio sinistro, sempre all’Olimpico, ma questa volta contro la Roma, Chiellini prosegue la sua personalissima via crucis verso l’addio al calcio,  e anche Bonucci, sfruttato all’inverosimile, comincia a cedere al peso incessante degli anni.
A fine gennaio arrivano Zakaria e soprattutto Vlahovic, una vera ira di Dio in attacco e la squadra inizialmente sembra trasformata, con il nuovo tridente formato da Morata (che finalmente può abbandonare l’inadeguatissimo ruolo di centravanti per consonassi a quello assai più congeniale di seconda punta), Vlahovic e  Dybala; l’illusione però dura lo spazio di tre partite, perché poi l’argentino si rompe per la quarta/quinta volta in stagione, seguito a ruota da Bernardeschi, De Sciglio, Alex Sandro, Zakaria, Mc kenney. Squadra decimata, partite su partite, turnover impossibile.  
E se ad un organico già problematico togli cosi tanti elementi insieme e nel frattempo devi giocare due incontri a settimana, beh, credo che neanche il mago Oudini in panchina potrebbe fare meglio!

La Juventus che si schianta contro il Villareal è figlia di quattro anni di azzardi pretenziosi ed errori marchiani, del deragliamento dai binari della crescita costante e dell’assestamento in alto per eccesso di ambizione e prosopopea di dirigenti egocentrici, sovra menzionati e probabilmente sopravvalutati. Ed è inutile e pretestuoso paragonare i numeri di questa stagione con quelli delle due precedenti, dopati dalla presenza di Ronaldo fino allo scorso agosto, che ha mascherato con 30 gol a stagione le enormi pecche di organico e conduzione.

Il soldato Max è stato richiamato alle armi, armato di elmetto e senza trincee; le munizioni sono scarse, l’addestramento è appena iniziato; si sono perse delle battaglie, e altre se ne perderanno, ma tanti passi in avanti sono stati compiuti, a cominciare dal restituire a 25 acini la fisionomia di un grappolo, che tradotto significa, ri-immettere coesione e unità di intenti a quello che fino a qualche mese fa era un insieme (male assortito) di giocatori, adesso  diventato squadra. Ci sono stati errori? Sicuramente; ma non vedere da dove si è partiti e in che condizioni si sta operando significa essere miopi o faziosi o prevenuti. Pretendere gioco propositivo con l’attuale centrocampo della Juventus, additando il Mister  come colui che impedisce scientemente alla squadra di costruire, è frutto di incompetenza o malafede. Ma tant’è.

Massimiliano Allegri è e resterà personaggio divisivo, perché così lui vuole essere, non concedendosi mai alla retorica e al buon tempismo,  provocando in campo e fuori con decisioni e dichiarazioni sempre contro tendenza.
E così... si è con lui o contro di lui, spesso dimenticandosi di essere prima di tutto (e in teoria semplicemente) tifosi della Juventus.