Storie di calcio - III stagione - XIV episodio

"Una vita da mediano. A recuperar palloni. Nato senza i piedi buoni. Lavorare sui polmoni.
Una vita da mediano. Con dei compiti precisi. A coprire certe zone. A giocare generosi."

Nel 1999 usciva nelle nostre radio "Una vita da mediano" di Luciano Ligabue. Il singolo raccontava la vita delle persone che ogni giorno raggiungono i loro obiettivi tra sudore, sacrificio e dedizione, ma soprattutto parlava di coloro che pur vivendo nell’ombra, riescono a ritagliarsi un loro spazio per consentire ad altri di guadagnarsi la gloria e gli onori della cronaca. Tra questi rientra un certo Michele Pazienza che di strada ne ha fatta per arrivare molto in alto. Dalla Daunia passando per Foggia, Napoli e Torino.

Nato a San Severo il 5 agosto del 1982, il giovane cresce nel Gruppo Sportivo Apocalisse, una società calcistica giovanile gestita dallo zio (nonchè suo allenatore) Luigi Cassone. Un giorno, il Foggia decise di prenderlo in seria considerazione, il centrocampista approdò alla corte dei Satanelli proprio nel 1999 (anno dove uscì la canzone di Ligabue). A soli trentacinque chilometri di distanza, il ragazzo dimostra di essere uno dei perni della squadra rossonera in Serie C2. La terza categoria è il campionato dove si affronta la volontà di raggiungere la promozione. Ci riuscirà Pasquale Marino che alla fine della stagione conquisterà la promozione in C1. 

Intanto, su di lui iniziano a puntare lo sguardo alcune squadre importanti. La prima è l'Udinese. Andrea Carnevale fece un passo in avanti e lui sa che anche giocando al fianco dei più grandi campioni ha allenato il suo guardare. Spesso e volentieri, la società friuliana andò a pescare dalla Puglia, dove i grandi club non si spingono. Pazienza passò all'Udinese nel 2003. Avviene il cosiddetto triplo salto dalla C2 alla massima categoria.

Quel trasferimento può regalargli molto di più che "semplici" gioie calcistiche. Luciano Spalletti lo diede molta fiducia e nel frattempo, i bianconeri disputano un campionato straordinario arrivando a conquistare il quarto posto che vale la qualificazione alla Champions League.

Nel 2005 ebbe l'opportunità di vestire la maglia della Fiorentina. A Firenze trova Cesare Prandelli sulla panchina dei Viola. Saranno degli anni importanti per la squadra toscana che disputerà delle annate incredibili. Il giovane è l’elemento di fatica del centrocampo e nel frattempo il suo percorso di crescita può dirsi ufficialmente completato. Però, non mancano all'appello i suoi momenti negativi, tra cui la rottura del legamento crociato.

Nel gennaio del 2008, lo chiama il Napoli che appena era tornato in Serie A, cercava in tutti i modi di contrastare il dominio delle squadre del nord. La sua maturità calcistica era ormai finita e per lui arrivò il definitivo salto di qualità. I tifosi lo daranno anche un soprannome: "Compitino." Walter Mazzarri faticò di fare a meno delle sue abilità tattiche e del suo lavoro.

"Mazzarri è stato importante per la mia crescita, è stato l’allenatore che mi ha dato più fiducia di tutti. E’ il tecnico che mi ha fatto giocare con più continuità. Lui aveva bisogno di un calciatore difensivo, che sapesse restare concentrato per tutti i 95’, uno sul quale poter contare. Io gli davo delle certezze. Dal punto di vista tecnico avevo delle lacune, ma riuscivo a sopperire con dei compiti che mi dava."

Per tre stagioni e mezzo si guadagna un posto da titolare anche in Champions League. Quando lascerà la squadra partenopea da svincolato, il giovane prova una sensazione come se il Napoli non lo volesse più dare una possibilità.

"Ho aspettato il Napoli fino a febbraio, ma da parte loro non c’è stata piena fiducia. Ho quindi deciso di non incontrare più la società e quando si è poi fatta avanti la Juve non ci ho pensato due volte."

Nell'estate del 2011, la Juventus puntò su Antonio Conte che aveva in mente un grande progetto, per dare il via ad un nuovo ciclo vincente. La dirigenza bianconera, oltre ad Arturo Vidal ed Andrea Pirlo, scelse proprio lui: Michele Pazienza. Il centrocampista divent una delle pedine di un centrocampo fortissimo.

"Sono venuto alla Juve perché ho sentito la fiducia della società. Cercherò di dare il massimo per conquistarmi un posto in squadra e per dare il mio apporto. Qui mi vengono chieste applicazione e cura per i dettagli, perché sono quelli che poi fanno la differenza. Ho trovato tanti campioni che mi hanno impressionato anche per la loro semplicità e per la loro disponibilità nel rendersi esempio per i nuovi arrivati. Parliamo gente che ha vinto tanto."

E il classico gregario chiamato a farsi trovare pronto nel momento giusto, ma lo spazio a disposizione è poco. Colleziona solamente otto presenze in campionato, troppo pochi per un giocatore che ha scelto questi colori bianconeri.

Torna così all'Udinese agli inizi del 2012 sotto la guida di Francesco Guidolin. Dopo sette anni, il sanseverese fa ritorno ad Udine dove sarà un titolare inamovibile. A fine stagione, i friuliani fanno ritorno in Champions League per il secondo anno consecutivo.

Nelle due ultime stagioni ha vestito la maglia del Bologna, senza regalare soddisfazioni alla corte dei rossoblù. Pazienza giocherà fino all'età dei trentacinque anni girando prima in Serie B con il Vicenza, poi con la Reggiana in Serie C e infine con il Manfredonia a pochi chilometri da casa sua.

Oggi allena l'Audace Cerignola che nell'annata precedente ha conquistato la promozione in Serie C dopo quasi ottantacinque anni. 

Ho un ricordo su Michele Pazienza. Spesso, tornava a San Severo per andare a trovare la madre e ogni mattina fece la colazione al bar dove aveva lavorato il mio papà. Un giorno mi disse:

" Ti farò conoscere Michele Pazienza."

Detto fatto!!! Il centrocampista, mi aveva regalato un suo autografo quando giocava ancora nel Napoli. Non male per un bambino che ha ricevuto un piccolo pensiero, specialmente se si tratta di un calciatore delle nostre parti.

Già, la Daunia, una terra ricca di borghi antichi che conserva un pò di tutto.

Un abbraccio Pasqui