Si gioca a calcio dalla metà dell'ottocento. Un campo poco più lungo di un centinaio di metri e largo circa settanta, ventidue giocatori (undici per parte), un pallone e un arbitro (di quest'ultima componente in verità si potrebbe pure fare a meno, soprattutto quando si presenta al campo un individuo desideroso di ergersi protagonista come Mr. Fourneau ieri sera). Più di ogni altra cosa il calcio è soprattutto un gioco semplice. Un gioco nel quale può cimentarsi praticamente chiunque, indipendentemente dalle caratteristiche fisiche e tecniche. Il problema di questo nostro amato gioco molto spesso sono gli allenatori, soprattutto quando sono giovani e desiderosi di marchiare a fuoco la storia del calcio con le loro teorie innovative.
È il caso di Pirlo, ex grandissimo centrocampista e purtroppo per me da agosto allenatore della Juventus.
Pirlo si è presentato alla conferenza stampa inaugurale esponendo la sua idea su come la squadra avrebbe dovuto giocare sotto la sua guida. Niente di particolarmente innovativo ovviamente, lo scopo del gioco è sempre quello di risalire il campo e depositare il pallone nella porta avversaria. Ha quindi semplicemente elencato quei tre o quattro principi in voga nel calcio contemporaneo: recupero palla alto, pressing costante, possesso palla. Tutti entusiasti i giornalisti e i tifosi quel giorno e pazienza se qualcuno faceva notare in maniera timida, quasi sommessa, che quei concetti di gioco erano gli stessi applicati dalla quasi totalità delle squadre e soprattutto erano gli stessi del calcio di Sarri, a quanto sembra rigettato dalla squadra durante la stagione che si era appena conclusa (inutile precisare che si dice squadra ma in realtà si parla dei tre padroni dello spogliatoio). Il grande dilemma dell'estate era se la Juventus avrebbe continuato a giocare con la difesa a 4 o se sarebbe tornata a difendere a 3, rinverdendo i gloriosi tempi della bbc, la leggendaria linea difensiva cui, secondo la letteratura juventina sempre propensa a premiare sofferenza e sacrificio, si devono questi nove scudetti consecutivi ma in realtà rivelatasi muraglia contro i Maccarone e i Meggiorini, brecciolino al cospetto dei vari Lewandoski, Ronaldo ecc… 

Pirlo tra la voglia di continuare a 4 come tutte le big europee e questo crescente ritorno di moda della difesa a 3 decide di non scegliere. O meglio sceglie una cosa ibrida: si difende a 4 e si attacca a 3. Quello che si è visto finora, al netto delle pochissime partite fin qui disputate, è tanta confusione. La costante di queste prime giornate è una squadra che appena entra in possesso del pallone si lancia nella metà campo avversaria con sette uomini per poi trovarsi esposta al rischio di subire contropiedi epocali una volta perso il controllo della palla. Contro Sampdoria, Roma e in ultimo ieri sera a Crotone i nostri avversari hanno sempre avuto nel corso della partita più di un’occasione per colpire in contropiede. Il nostro possesso palla è come al solito sterile, i giocatori più esterni sono sempre isolati e costretti a tentare l’uno contro uno che non in ogni occasione può essere vincente. Il gioco sulle fasce è affidato ad un solo elemento che non ha mai, in questa brillante idea di gioco, il supporto del terzino in sovrapposizione. Soprattutto quello che più preoccupa è la confusione (tanta) che sembra attanagliare la squadra che fatica enormemente a districarsi tra i due schieramenti proposti dal tecnico. Il risultato sono giocatori fuori posizione e palloni lanciati in avanti dopo un inutile e rischioso giro palla tra i difensori. Per la seconda volta dopo Roma paradossalmente andiamo leggermente meglio dopo aver subito un’espulsione, quando, ormai rimasti in dieci, il Mister deve temporaneamente mettere da parte le sue velleità rivoluzionarie e ricorrere ad un sincero ed affidabile 441. A quel punto si inizia a vedere un possesso di palla più sicuro e soprattutto si percepisce la sensazione di giocatori più a loro agio nel ricevere il pallone e giocarlo in posizioni più congeniali alle loro caratteristiche. 

La partita di ieri sera a Crotone ha seguito il copione degli ultimi anni. La Juventus soffre le squadre aggressive che chiudono gli spazi e pressano con insistenza (oltretutto senza disdegnare entrate decise e mani addosso sempre troppo tollerate dall’altrimenti severissimo Mr. Fourneau). Il vantaggio del Crotone arriva su rigore, probabilmente giusto ma che a parti invertite probabilmente non sarebbe stato accolto con la stessa tranquillità. Resto comunque dell’idea che un rigore sia una cosa seria e che non sia sufficiente un tocchetto ai danni di un giocatore già mentalmente predisposto a lasciarsi cadere e ad urlare per concederne uno. Evidentemente in Italia gli arbitri non sono della mia stessa opinione, per cui mi adeguo rassegnato. Segna Simy, il tizio che due anni fa fissò con una incredibile rovesciata il risultato su un 1-1 che tanto complicò la nostra marcia verso lo scudetto, senza che Buffon dia nemmeno lontanamente la sensazione di poter impedire l’inevitabile. La Juventus tenta una reazione ma quello che si vede in campo è solamente tanta confusione. Arthur, meno convincente rispetto a Roma quando il suo ingresso portò ossigeno ad una squadra in evidente difficoltà, tiene troppo il pallone rallentando la manovra. Kulusevski e Chiesa sembrano cercare gli stessi spazi, spesso ostacolandosi a vicenda e lasciando Morata troppo solo in avanti. Portanova, la mossa a sorpresa della serata, fa quello che ci si aspetta da un debuttante, porta entusiasmo, energia ma non può essere lui a dare ordine alla squadra. Il pareggio comunque arriva dopo pochi minuti, intorno al ventesimo. Segna Morata, che a fine partita sarà il migliore in campo dei nostri, con un tocco ravvicinato al termine di un’azione semplice, efficace e bella iniziata da lui stesso con un tocco per Kulusevski che, sulla trequarti in posizione centrale, trova un ottimo varco in profondità per Chiesa, bravissimo a scattare e soprattutto ad offrire una palla tagliata rasoterra al centravanti spagnolo lanciatosi in area per concludere, da attaccante vero, l’azione da lui stesso avviata. Il gol però non cambia di molto la partita. Il Crotone, corre, pressa e mena (in tranquillità), la Juventus continua a proporre un gioco troppo prevedibile e troppo poco fluido. Dopo una buona iniziativa di Portanova conclusa con un tiro debole e centrale, bisogna aspettare gli ultimi minuti del primo tempo per vedere altre due occasioni. La prima per la Juventus sprecata da Portanova che tira addosso a Cordaz un pallone filtrante offertogli da Morata, la seconda per il Crotone con un cross rasoterra che attraversa l’area piccola senza che Buffon si schiodi dalla linea di porta. 

Durante l’intervallo la sensazione è che sarà complicato vincere questa partita e soprattutto da fastidio prendere coscienza del fatto che rischiamo anche di perderla. Non ha convinto la Juventus, non ha convinto neppure Mr. Fourneau che si è esibito in una direzione di gara contraddittoria, soprattutto nella distribuzione dei cartellini gialli, nettamente penalizzante per la Juventus con due ammonizioni a Kulusevski e Portanova che stonano con la condotta di gara di un arbitro piuttosto tollerante verso i ripetuti interventi al limite del regolamento dei crotonesi. L’intervallo non propone alcuna novità e la partita riprende con le stesse formazioni del calcio d’inizio. La Juventus sfiora immediatamente il vantaggio con un tiro al volo di Bentancur che scivola ad un passo dal palo, risponde pochi minuti dopo il Crotone con una bella combinazione che libera Cigarini al tiro da posizione molto favorevole. Il destro del centrocampista per fortuna non inquadra la porta. Entra Cuadrado al posto di Portanova. Arriva il sessantesimo minuto e Mr. Fourneau decide di imprimere a fuoco il suo marchio sulla partita. Espelle Chiesa per un duro contrasto con Cigarini. Dal replay non si vede il piede a martello, non si vede il tentativo di far male all'avversario che infatti dopo la sua brava sceneggiata concluderà senza problemi l’incontro. Addirittura i telecronisti di Dazn, mai particolarmente favorevoli alla Juventus, sembrano perplessi sulla decisione dell’arbitro. Ormai è fatta. Per la Juventus si prospetta di nuovo mezz’ora in dieci come contro la Roma. Quello che non sono riuscito a capire è cosa ci facesse Chiesa in quella posizione del campo così lontana dalla sua area di competenza. Non voglio azzardare conclusioni ma resta il piccolo dubbio che il modulo di gioco sia responsabile della confusione di ruoli che stiamo vedendo in queste partite. Che non sia la serata giusta lo si capisce nitidamente quando un bellissimo colpo di testa di Morata termina la sua corsa contro il palo interno per poi essere sputato fuori dalla porta. Si dispera lo spagnolo, noi e Pinsoglio con lui. Pirlo effettua altre due sostituzioni: inserisce Rabiot per Arthur e Bernardeschi per Kulusevski. La squadra si schiera con un più classico 441 e sfrutta in mezzo al campo la fisicità del francese per riequilibrare l’inferiorità numerica. Con l’ingresso di Rabiot sale di livello Bentancur, fin lì limitatosi al ruolo di scudiero di Arthur.
Intorno alla mezz’ora il centrocampista uruguaiano lavora un bel pallone in mezzo al campo e apre per Cuadrado largo a destra, il colombiano si accentra e calcia in porta. In realtà non calcia benissimo ma sulla traiettoria del tiro interviene Morata rapidissimo a correggere in rete. La Juventus è in vantaggio. Pinsoglio lascia la panchina per correre a celebrare il gol. Si torna a centrocampo, passa un minuto e il gioco non riparte. “Ci risiamo”, penso. Passa un altro minuto e sul viso di Mr. Fourneau fa capolino un ghigno malefico. A quel punto mi rassegno a vedere annullato un gol che dai replay proposti sembrava regolare. Passano altri due minuti, giustificati da Mr. Fourneau con la solita poco credibile scusa di assenza di audio nel suo auricolare, e alla fine annulla il gol per fuorigioco. Al telespettatore viene proposto un fermo immagine non in linea, con il pallone che sembra ancora non aver lasciato il piede di Cuadrado e soprattutto due righe che per definirle parallelle occorre sfidare tutte le leggi della geometria. Da questa immagine una porzione di piede di Morata risulta in fuorigioco. Il gol viene annullato. Pinsoglio si risiede in panchina scuro in volto. Gli ultimi minuti non regalano altre emozioni al tifoso e allo spettatore neutrale. Il Crotone difende con ordine, la Juventus cerca spazi che non riesce a trovare, Mr. Fourneau si concede un ultimo tocco di classe proprio nel finale trasformando una netta punizione dal limite per la Juventus in un fallo di Morata. Pazienza, finisce così. Finisce con un pareggio che non può essere visto come un risultato positivo nonostante la lunga inferiorità numerica e anche le tante assenze. Senza lanciarsi in giudizi affrettati sul mercato condotto dalla società e sulla composizione della rosa, uscita dalle trattative nuovamente sguarnita di terzini, al momento la maggiore preoccupazione riguarda la guida tecnica.
La Juventus allo stato attuale non ha un allenatore, Pirlo non è un allenatore. Probabilmente diventerà un ottimo tecnico e avrà una carriera ricca di gloria e soddisfazione, ma in questo momento è soltanto un giovane mister fresco di patentino con nessuna esperienza in panchina. Questo significa che si è calato nell’avventura juventina puntando su idee mai collaudate prima. E’ evidente la voglia di mettere in pratica queste idee, integrali nel loro concepimento e finora mai sottoposte alla prova del campo. Per adesso si sono viste solamente tante inutili complicazioni e un gioco che rispecchia molto quello giustamente finito sotto accusa la scorsa stagione. Il recupero palla alto è disordinato e poco efficace, il possesso risulta sterile e spesso faticoso fin dalle prime battute all’interno della nostra area, le occasioni da gol sono affidate agli spunti individuali e a giocatori che troppo spesso ricevono palla fuori posizione, in situazione di gioco “scomoda” e, a dispetto del gran numero di uomini che vengono portati in fase offensiva, isolati. In alcuni momenti della partita si ha la sensazione del “tutti dietro al pallone” come da bambini all’oratorio ed è perenne il pericolo di subire contropiedi rischiosi. Personalmente non sono mai stato favorevole alla scelta di Pirlo, presentato una settimana prima dell’investitura in prima squadra come tecnico dell’under 23. Percorso che, stando alle parole di Agnelli, avrebbe dovuto permettergli di acquisire la necessaria esperienza per lanciarsi in futuro nel mondo dei grandi. Il finale della scorsa stagione culminato con l’eliminazione subita per mano del Lione, la necessità di rimuovere Sarri, di rinnegare una scelta di cui temo la società si sia pentita dopo pochi mesi, l’influenza (nefasta) dei padroni dello spogliatoio, hanno spinto la società a compiere una scelta che mi auguro si riveli ben ponderata ma che, se ci atteniamo alla cronologia degli eventi, sembrerebbe presa d’impulso.