VOX POPULI VOX DEI recita quella locuzione latina dall'uso spesso improprio che vorrebbe far coicidere una verità con un pensiero diffuso. Ed è proprio una vox populi quella che si autoalimenta senza soluzione di continuità dal giorno dell'eliminazione della Juventus in Champions da parte del Lione: il fallimento sportivo di una stagione e il conseguente ridimensionamento futuro della rosa come unica possibile soluzione per evitare un tracollo a causa della voce costi. Sarebbe, infatti, impresa ardua negare che la politica dei parametri zero, alla ricerca di potenziali occasioni di mercato e di salvifiche plusvalenze, abbia appesantito nel tempo e non di poco i bilanci di questi ultimi anni. Come sarebbe stato difficile non immaginare che la presenza dell'investimento Cristiano Ronaldo, senza un ritorno in termini di risultati sportivi oltre che di merchandising, avrebbe portato in maniera automatica alla messa in discussione di molte delle operazioni di mercato parallele che si sono rese necessarie e di chi ne è stato direttamente promotore.

ALLEGRI, SARRI E LA ROSA - Ma in realtà non è solo un problema di bilancio. I più attenti e meno smemorati ricorderanno le ultime conferenze di Allegri che, negli estremi tentativi di spazzare le nubi dell'esonero ormai troppo cariche di pioggia, aveva provato a fornire la ricetta del rilancio dopo la cocente eliminazione Ajax: «Ho in mente la nuova Juve da sei mesi, Non posso dirvi cos'è. Prima devo parlarne al presidente e vedere se è d’accordo». Probabilmente Agnelli sarebbe stato anche d'accordo ma Allegri avrebbe ormai potuto fare solo da consulente esterno, perché la panchina sarebbe stata affidata da lì a poco a Sarri. L'erede di Allegri, entrato in punta di piedi, ha accettato senza particolari pretese la rosa messagli a disposizione, salvo difendersi successivamente dalle critiche del non gioco con la puntualizzazione che non si sarebbe visto nessun gioco simil-Napoli per caratteristiche dei calciatori troppo diverse. Erano le prime avvisaglie di una stagione che non sarebbe stata all'insegna del Sarrismo ma del Tirareaacamparismo.

RIDIMENSIONAMENTO? NO, GRAZIE - Entrambi gli allenatori toscani, prima di essere esonerati, erano consapevoli del fatto che l'organico palesasse dei limiti. Se è vero che la valutazione dell'età media delle squadre che si affermano in Champions porta a preferire un valore abbastanza alto, è altrettanto vero che è mancato nell'ultima stagione proprio l'apporto in termini di esperienza e carisma di alcuni dei più 'anziani' abituati a giocare partite importanti: la presenza di Matuidi, la presenza-assenza di Khedira, Ramsey e Higuain mostrano, oltre ad una carta d'identità sbiadita, una sproporzione tra ingaggi e resa di campo, non più sopportabile dopo una stagione segnata dai mancati introiti derivanti dall'infausta epidemia e dal mancato accesso alla Final Eight di Lisbona. Più che un ridimensionamento era necessario soprattutto un naturale e auspicato svecchiamento che è stato troppo ritardato; un circolo virtuoso che porterà anche e non solo ad un salutare contenimento dei costi.

CENTROCAMPO E RINASCIMENTO - Se c'è stato un reparto che in questi ultimi anni ha mostrato difficoltà questo è senza dubbio il centrocampo. La fine della dinastia Pirlo Vidal Pogba non ha mai trovato in realtà degni eredi: Pjanic, imprigionato dal tatticismo, non ha mai espresso con continuità tutto il suo potenziale. La speranzosa crescita esponenziale di Bentancur e quella inaspettata di Rabiot nell'ultima parte di stagione non potevano bastare a compensare tutti gli infortuni e lo scarso rendimento degli altri compagni di reparto. Non deve stupire che i primi innesti indichino senza esitazioni e finalmente il desiderio di rinfoltire l'erba della zona più importante del campo, quella in cui si vincono e si perdono le partite: Arthur, 24 anni, già rimpianto dai tifosi catalani, Kulusevsky, 20 anni, duttile sia da mezz'ala che da trequartista o attaccante esterno destro nel 4-3-3, tra i migliori giovani della passata stagione (10 gol e 8 assist), la scommessa Mckennie, 22 anni, fisico, corsa e buona visione di gioco. Loro, con qualcun altro che porterà quei dieci gol che mancano ancora al reparto, rappresentano la scelta forte di trovare una nuova Chiesa che l'Architetto del centrocampo Pirlo dovrà rimettere al centro del villaggio. E se si pensa che a difesa di questo villaggio ci saranno De Ligt e Demiral, pronti a ricevere l'eredità di Chiellini e Bonucci, questo villaggio ha tutte le carte per assurgere a città, alla stregua di una Firenze medicea, sotto il segno di bellezza e Rinascimento.

 

Paolo Costantino