Rileggendo 'Il mio albero di Natale' di Ancelotti mi sono imbattuto in cinque righe molto attuali: 'Spesso il pensiero generale è quello che, dopo tanti anni di professionismo come calciatore, si possano avere le competenze per allenare a qualsiasi livello. Sbagliato: l' esperienza di giocatore può aiutare nella gestione della relazione interpersonale con i calciatori, ma niente più'. 

Pirlo è senza dubbio un profondo conoscitore di calcio e dell'ambiente Juve, come pochi. Nessuno, credo, possa nutrire dubbi sullo spessore del calciatore, libero in campo sempre da pressioni e con una gestione della palla ai confini del mistico visionario. E uno che pretende la palla anche quando è in mezzo a due avversari non soffre certamente di mancanza di personalità.

Indubbi meriti dunque. Sembra che questi meriti diano, per ora, una discreta rendita. Chi lo ha seguito nei corsi di allenatore, Ulivieri per esempio, garantisce sulla sua preparazione. I giornalisti lo lodano e, dentro la narrazione anti e post-Sarri, accusato, probabilmente a ragione, di molto poca Juventinità e scarso rapporto con i calciatori, ne arricchiscono il personaggio tinteggiando un futuro roseo, rivedendo in lui il ripristino dello stile Juve e della pacata moderazione di chi sa il fatto suo.

Qualche amico, però, ha provato, tra il serio e lo scherzoso, a rifilargli un 'ora sono cazzi suoi' di avvertimento, perché Gattuso e Inzaghi sono i primi a sapere, per aver provato sulla propria pelle, che nel calcio conta solo il presente, la memoria è cortissima e due partite perse di seguito potrebbero bastare a sovvertire ogni compiacenza di cui sopra. 

Ci sono poche certezze su quello che sarà. Di sicuro allenatori debuttanti che siano andati bene se ne sono visti pochi. Se Pirlo riuscirà a vincere alla prima, supportato dagli amici/senatori e dal suo staff in cui spicca, non a caso, il ruolo di Tudor, sarà stata un'eccezione che confermerebbe una regola. Che la Juve confidi nel manifestarsi di un'eccezione per la buona riuscita di una stagione è cosa quantomeno anomala, se non pericolosa. Un rischio, forse una follia, che sarà stata lucida se arriverà almeno il decimo scudetto. 

Proprio con lui, arrivato dal Milan nel primo dei nove scudetti, con il marchio del calciatore scomodo e quasi finito, tra le incertezze, proprio come oggi. Un cerchio che si chiuderebbe e un nuovo ciclo che si aprirebbe, magari con una Champions, nella degna manifestazione di un disegno infinito sopra ogni ragionevole e più ottimistica aspettativa. 

In bocca al lupo Mister, ne hai tanto bisogno.

 

Paolo Costantino